Qual è il futuro del Canale di Suez?
IN UN’ÈRA trascorsa, una pubblicazione acclamò il Canale di Suez come “la meraviglia del secolo”. È lungo più di centosessanta chilometri, e taglia l’istmo di Suez collegando il Mediterraneo al mar Rosso.
Quando fu aperto nel 1869, il Canale di Suez provvide una nuova via per i viaggi dall’Oriente all’Occidente. Ridusse la maggioranza dei viaggi dall’Europa all’India di quasi 6.500 chilometri. Perché? Perché le navi che si servivano della via d’acqua non dovevano più circumnavigare il Capo di Buona Speranza, l’estrema punta meridionale dell’Africa. Il canale contribuì perciò notevolmente alle economie nazionali e all’espansione degli scambi commerciali del mondo.
Ma nella guerra dei sei giorni del giugno 1967 fra Arabi e Israeliani, il traffico del Canale di Suez fu arrestato. Vi furono affondate diverse navi, che ostacolarono la via d’acqua. Sotto la superficie sono inoltre mine esplosive, bombe e altri detriti bellici. Molto di questo materiale vi fu accumulato come conseguenza della “Guerra di logoramento” che vi fu dal 1968 al 1970 e del conflitto arabo-israeliano dell’ottobre 1973.
Con l’andar del tempo, si parlò molto delle prospettive di un riaperto Canale di Suez. Ovviamente, affinché si potesse percorrere di nuovo, doveva esser liberato di molti suoi detriti. All’inizio del 1974 le forze egiziane, una squadra di sommozzatori della Marina Reale Britannica e circa 500 militari dell’Esercito e della Marina degli Stati Uniti compirono in cooperazione il lavoro di sgombro del canale. Si pensava che per riaprire il canale ci volesse un anno. In seguito, l’Egitto si prefisse di attuare elaborati piani nell’intera zona del canale.
Poiché il Canale di Suez può avere un ruolo futuro negli affari del mondo, potremmo chiederci: Che cosa rivelano le pagine della storia circa questo canale costruito dall’uomo? Quali piani hanno riguardo a esso gli Egiziani? E come il riaperto Canale di Suez influirà sugli scambi e sulla situazione economica del mondo?
Via d’acqua con una storia antica
Il primo canale costruito dall’uomo nell’Istmo di Suez esisteva nel quattordicesimo secolo avanti l’Èra Volgare! Cominciava a Bubasti (vicino all’odierna Zagazig) e seguiva l’Uadi Tumilat dal fiume Nilo a Eroòpoli, all’estremità settentrionale degli odierni laghi Amari.
Infine, i depositi di limo riempirono parte del vecchio golfo di Eroòpoli. Così, nel settimo secolo a.E.V., il faraone Neco, che è menzionato nella Bibbia, cominciò a scavare il canale a sud dei laghi Amari. (2 Cron. 35:20–36:4; Ger. 46:2) Neco non finì mai quel canale. I suoi operai morirono in gran numero. Secondo lo storico Erodoto: “Egli desisté per molto tempo dalla sua impresa, in seguito a un oracolo che l’avvertì ‘che lavorava per il barbaro’”, che la via d’acqua avrebbe aiutato i suoi nemici. Infine, i Persiani conquistarono il paese del Nilo, e Dario il Grande portò a compimento il canale.
I Romani e antichi califfi arabi fecero altro lavoro nell’antica via d’acqua. Comunque, il califfo Abū Ja‘far al-Mansūr lo chiuse nel tardo ottavo secolo E.V. per arrestare la fuga di provviste verso i suoi nemici. Tuttavia, il pensiero di un canale che attraversasse l’Istmo di Suez interessò governanti più recenti. Fra loro fu Napoleone Bonaparte, che affidò a Lepère il compito di occuparsi dell’idea, solo per metterla da parte quando questo ingegnere ebbe erroneamente concluso che il mar Rosso era circa nove metri più alto del Mediterraneo.
Il “Canale del deserto” di De Lesseps
Rimase a Ferdinand De Lesseps, diplomatico francese in pensione, fare dell’odierno Canale di Suez una realtà. Egli formò la Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez, che, una volta completata la futura via d’acqua, avrebbe dovuto controllarla per novantanove anni. In seguito il canale sarebbe tornato al governo egiziano. Il lavoro cominciò nel 1859, con 25.000 lavoratori o fellahin egiziani. Più tardi, i lavoratori vennero da Francia, Italia e Balcani.
L’apertura del Canale di Suez, il 17 novembre 1869, fu un evento festoso. I bagliori illuminarono le piramidi. Sulla via d’acqua fu una flotta di sessantotto navi di varie nazioni, guidate dal panfilo dell’imperatrice francese Eugenia. A Ismailia, situata a metà percorso, il kedivé (o, viceré) Ismail tenne un ballo per circa 6.000 persone. Ci furono anche alcune disgrazie, come quando a Porto Said esplosero inaspettatamente fuochi d’artificio. Inoltre, mille uomini dovettero essere mandati a liberare una fregata egiziana incagliata nel canale. Certo, la cosa importante era che “il canale del deserto” era stato completato con successo. Era un canale che non richiedeva chiuse per far sollevare e abbassare le navi, come fa il Canale di Panama.
Sviluppi ulteriori
Nel 1875 la Gran Bretagna acquistò dal viceré d’Egitto 176.602 azioni del capitale della Compagnia del Canale di Suez. In seguito la via d’acqua fu diretta da una commissione formata principalmente da Britannici e Francesi. Secondo la Convenzione del Canale di Suez del 1888, il canale doveva essere aperto a tutti i paesi in pace e in guerra, condizione che le nazioni belligeranti spesso non hanno rispettata.
Le truppe britanniche di stanza nella zona del canale partirono nel giugno 1956, e il mese seguente, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti ritirarono le offerte d’aiuto finanziario per la Diga Alta di Assuan. Questo fu tra i fattori che portarono il 26 luglio 1956 alla cattura del Canale di Suez, da parte del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, che intendeva usare i pedaggi del canale per finanziare la costruzione della diga. Il 29 ottobre 1956, gli Israeliani invasero l’Egitto. Due giorni dopo fu attaccato dalla Francia e dalla Gran Bretagna allo scopo di ristabilire il controllo internazionale del canale. Il combattimento fu fermato il 6 novembre 1956, dall’azione delle Nazioni Unite, e nel marzo 1957 la via d’acqua fu riaperta sotto il controllo egiziano. Dieci anni dopo fu chiusa a causa della guerra arabo-israeliana del giugno 1967.
Grandi piani per il “Canale grande”
Come fu costruito in origine, il Canale di Suez ebbe una superficie ampia quasi 70 metri. In fondo aveva un’ampiezza di 21 metri e aveva una profondità di 8 metri. Comunque, la via d’acqua è stata allargata e approfondita parecchie volte per accogliere navi più grandi. Perciò, adesso ha una profondità di 14 metri e una superficie ampia oltre 119 metri. Quando il canale è percorribile, le navi vanno in entrambe le direzioni, nonostante che la maggioranza delle vie d’acqua abbiano il traffico in una sola direzione. Le navi sono disposte in convogli e passano nella più ampia zona dei laghi o nella deviazione di undici chilometri di Bala.
Se l’Egitto realizzerà comunque i progetti attuali, il “Canale grande” diverrà molto più grande. Si espanderà fino a un’ampiezza di 159 metri navigabili e a 19 metri di profondità per il 1978, e a un’ampiezza navigabile di 192 metri e a una profondità di 23 metri per gli anni ottanta. Suez e Porto Said dovranno divenire porti franchi. E si progettano per queste zone aeroporti internazionali. È stato anche proposto un gigantesco piano d’irrigazione, per portare la vegetazione in milioni di metri di sabbioso deserto. Si progettano da entrambi i lati del canale zone agricole e industriali, con tre città principali e cinque porti.
Quali sono le prospettive di un Canale riaperto?
Il piano di sei anni dell’Egitto per Suez provvederà migliaia di posti di lavoro e dovrebbe migliorare così il quadro occupazionale interno. È anche probabile che sia attratto capitale estero. Infatti, gli uomini d’affari del mondo già guardano in direzione del Canale di Suez. Per esempio, alcune fabbriche giapponesi stanno considerando di stabilire fabbriche nelle zone di libero scambio.
Circa due anni fa, uno studio delle Nazioni Unite rivelò che la chiusura del Canale di Suez era costata al mondo 1,7 miliardi di dollari l’anno per maggiori spese di spedizione e affari perduti. Così, la riapertura della via d’acqua avrebbe senza dubbio un profondo effetto sugli scambi e sull’economia del mondo. Sarebbe probabilmente un aiuto per i paesi come la Somalia e il Sudan, che una volta inviavano attraverso il canale il 60 per cento delle loro esportazioni in mercati esteri e furon costretti a interrompere la loro vendita di frutta in Europa quando fu chiuso. La riapertura del canale recherebbe inoltre beneficio ai porti mediterranei come Barcellona e Marsiglia.
È probabile che attraverso il riaperto Canale di Suez siano trasportate grandi quantità di petrolio. Certo, nemmeno il futuro ampliamento della via d’acqua consentirà il passaggio di certe superpetroliere. Tuttavia, la misura di circa un terzo delle petroliere del mondo consentirebbe loro di percorrere il “Canale grande”. Tali bastimenti possono fare un viaggio dai porti del golfo Persico a luoghi dell’Europa occidentale in circa sedici giorni passando per il Canale di Suez, in paragone con i trenta giorni che occorrono per circumnavigare il Capo di Buona Speranza.
Le navi veloci che viaggiano dall’Europa all’Estremo Oriente seguendo il periplo del Capo hanno comunque significativi attracchi in città portuali lungo la rotta. Il canale non è per le loro attività una via essenziale. Quindi, resta da vedere quale effetto la riaperta via d’acqua avrà in effetti sugli scambi e sull’economia mondiale. Se il Canale di Suez diverrà il punto focale di qualche conflitto futuro è pure incerto. Si ammette che circostanze non previste dagli odierni pianificatori ottimisti del mondo possano avere un grande effetto sul futuro del “Canale grande”.
[Cartina a pagina 16]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Mar Mediterraneo
Porto Said
Lago Manzala
CANALE DI SUEZ
Qantara
Ismailia
PENISOLA DEL SINAI
Lago Timsah
Grande Lago Amaro
Piccolo Lago Amaro
EGITTO
Suez
Porto Taufiq
Golfo di Suez