Il cuore difettoso della nostra piccola Linda
QUANDO nacque alla maternità di Falun, in Svezia, la nostra piccola Linda era affetta da una gravissima cardiopatia detta trasposizione dei grossi vasi. L’aorta, l’arteria che va dal cuore al corpo, e l’arteria polmonare che va ai polmoni avevano invertito le posizioni. In tal modo il sangue ossigenato dai polmoni di Linda circolava solo fra i polmoni e il cuore e non veniva portato alle altre parti del corpo.
Come può sopravvivere un bambino con una simile malformazione? Durante la gravidanza ci sono dei collegamenti naturali che rimangono aperti per un po’ dopo la nascita, ma poi questi passaggi si chiudono così che può avvenire una circolazione normale. Nel breve periodo in cui si passa da un tipo di circolazione all’altro, il sangue ossigenato può circolare nell’organismo anche in caso di trasposizione dei grossi vasi.
Benché Linda nascesse tre settimane prima del tempo e pesasse solo 2 chili e 650 grammi, appariva piuttosto sana, a parte il colore leggermente bluastro del viso. Questo fatto preoccupò i medici di Falun che la trasferirono all’Ospedale S. Göran di Stoccolma per sottoporla a esami più accurati. Sospettavano ci fosse un problema di trasposizione. Contemporaneamente furono somministrati a Linda dei farmaci per impedire che il passaggio fra i due atri si chiudesse e poi venne messa nell’incubatrice.
Intervento con palloncino
L’esame confermò i nostri timori: Linda era affetta da trasposizione dei grossi vasi. Per salvarle la vita, i medici eseguirono una settostomia atriale con palloncino. L’intervento consiste nell’inserire attraverso la vena ombelicale uno speciale catetere nell’atrio destro del cuore e poi in quello sinistro attraverso il passaggio ancora aperto nella parete o setto che divide i due atri. Gonfiando quindi un palloncino all’estremità del catetere e poi ritraendolo attraverso il setto atriale, il foro si allarga abbastanza da fornire al resto del corpo sangue ossigenato. Con questo metodo si rimanda l’intervento di correzione definitiva a quando il bambino avrà circa nove mesi.
Fummo poi informati che l’operazione necessaria non si sarebbe potuta eseguire in Svezia a meno che non si alimentasse con sangue la macchina cuore-polmoni. Avendo degli scrupoli circa l’errato uso del sangue, dovuti alla nostra conoscenza della Bibbia, non potevamo accettare questo tipo di intervento. — Levitico 17:10, 11; Atti 15:28, 29.
Quale fu la nostra prima reazione udendo di questo contrattempo? Eravamo disperati. ‘Che ne sarà della nostra piccolina? Sopravvivrà a una simile operazione? E un intervento del genere sarà possibile senza l’uso di sangue?’ Ad ogni modo, riponemmo la nostra fiducia in Geova Dio dall’inizio alla fine di quella durissima prova, ed eravamo sicuri che ci avrebbe fatto una via d’uscita. — I Corinti 10:13.
La settostomia atriale con palloncino riuscì. Il sangue di Linda venne ossigenato in modo soddisfacente e dopo pochi giorni potemmo tornare a casa. Eravamo molto grati di com’erano andate le cose fino a quel momento e apprezzammo vivamente la gentilezza e la comprensione dei medici e degli altri componenti del personale ospedaliero. Lasciammo anche al primario una copia dell’opuscolo I Testimoni di Geova e il problema del sangue, che spiegava le ragioni per cui rifiutavamo il sangue.
Una situazione senza via d’uscita
Cominciò quindi la lunga attesa per vedere come Linda avrebbe reagito. Dapprima sembrò che stesse abbastanza bene e cresceva regolarmente di peso. Poi a quattro mesi cominciò a perdere l’appetito. Un nuovo esame rivelò un rigonfiamento nella parete cardiaca. L’operazione doveva essere eseguita prima del previsto. Perché riacquistasse le forze veniva nutrita con un tubo attraverso il naso.
Avevamo disposto di farla operare in Svezia al Royal Caroline Hospital da un chirurgo che si era già occupato di vari testimoni di Geova. Lo informammo che non avremmo permesso l’uso di sangue, solo per sentirci dire che senza di esso l’operazione non era possibile. Decidemmo di contattare altri ospedali.
Ovunque fummo accolti con gentilezza e comprensione, ma nessuno sembrava disposto a eseguire l’operazione senza sangue. L’opinione generale era che non si poteva operare senza correre rischi una bambina così piccola impiegando la macchina cuore-polmoni senza alimentarla con sangue.
Calorosa accoglienza a Londra
Contattammo il National Heart Hospital di Londra per vedere se erano disposti a operare Linda, e ancora una volta ci fu mostrata grande comprensione. Il primario si espresse in modo positivo riguardo all’operazione, poiché avevano già eseguito interventi su bambini piccoli senza usare sangue. L’intervento sarebbe stato eseguito dal famoso cardiochirurgo dott. Magdi Jacoub.
Certi amici Testimoni vennero a prenderci al nostro arrivo in Inghilterra e ci portarono direttamente all’ospedale dove fummo ricevuti con un largo sorriso. “Oh, questa dev’essere Linda dalla Svezia!”, esclamò un’infermiera ancor prima che potessimo presentarci. Sentimmo subito che Linda era in buone mani.
Ci fu poi il primo colloquio con il dott. Jacoub. Eravamo molto nervosi, ma lui si dimostrò amichevole e tranquillo, così che nutrimmo un’immediata fiducia in lui.
Un’operazione delicata
Prima dell’operazione Linda fu sottoposta a molti esami. Il dott. Jacoub fu tenuto al corrente delle sue esatte condizioni. Poi giunse il giorno dell’operazione e fu trasportata in barella nella sala operatoria. Naturalmente eravamo in grande apprensione, poiché non sapevamo in che condizioni sarebbe stata Linda quando l’avremmo rivista.
Dopo ore di ansiosa attesa fummo informati che Linda era appena uscita dalla sala operatoria e che potevamo vederla. La nostra cara piccola Linda era viva! Ci sentimmo colmi di gratitudine e di apprezzamento. Quando la vedemmo, nonostante tutti i tubi, sembrava un’altra bambina, con le labbra rosse e le guance rosee. Eravamo profondamente commossi e non potemmo trattenere lacrime di gioia.
All’improvviso le porte si spalancarono ed entrò il dott. Jacoub. Appariva serio. Prima diede un’occhiata penetrante a tutte le apparecchiature poi ci guardò e il suo volto fu illuminato da un largo sorriso. Capimmo che l’operazione era riuscita.
Dopo tutte queste incredibili esperienze giunse per mio marito il momento di riprendere il lavoro in Svezia. Io sarei rimasta presso i nostri cari amici in Inghilterra per attendere gli eventuali sviluppi.
Una guarigione sorprendente
Il quarto giorno dopo l’operazione le venne tolto il respiratore, e il giorno successivo provai l’indescrivibile gioia di prendere nuovamente in braccio Linda. Soffriva tanto, ma dopo non molto ricominciò a sorridere.
In precedenza ci avevano detto che potevano volerci fino a otto settimane dopo l’operazione prima che potessimo cominciare a pensare di fare ritorno a casa. Appena due giorni dopo l’operazione, però, i valori dell’esame emocromocitometrico di Linda erano tornati normali. La sua guarigione fu così rapida che un medico esclamò: “È sorprendente!” Sì, Linda si riprese in modo tale da superare ogni aspettativa. Poi un giorno il primario disse: “Quella bambina svedese . . . credo che potremo mandarla a casa presto”. Fu come musica per i miei orecchi. Tornammo a casa 12 giorni dopo l’operazione.
È stata un’esperienza dolorosa, eppure, ripensandoci, possiamo ricordare molti lati positivi. Siamo vivamente grati a tutto il personale medico per la gentilezza, le premure e la comprensione mostrateci, specie riguardo alle nostre idee sul problema del sangue.
A parte tutto l’appoggio ricevuto dai nostri amici della congregazione a cui siamo associati, siamo profondamente commossi per l’aiuto datoci dagli amici Testimoni in Inghilterra. Abbiamo visto che esiste veramente una fratellanza internazionale dove amore, interesse e prontezza a dare una mano sono realtà.
Soprattutto, il nostro pensiero va a Geova Dio che ci ha sorretto in maniera incomparabile. Nelle difficilissime situazioni in cui ci siamo trovati abbiamo pregato spesso per avere una guida. In ogni occasione Egli ci ha indicato la via e le nostre forze sono state rinnovate. Spesso, quando guardiamo la nostra piccola Linda, diciamo grazie per l’abilità e la pazienza mostrate dai medici, ma soprattutto diciamo grazie a Geova Dio del dono della vita. — Da una collaboratrice.
[Immagine a pagina 19]
La piccola Linda dopo l’operazione