Le Nazioni Unite: Qualcosa di meglio?
NEL preambolo dello Statuto delle Nazioni Unite vengono enunciati questi nobili fini: “Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, . . . [e desiderando] unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, . . . abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi per il raggiungimento di tali fini”. — F. Gaeta e P. Villani, Documenti e testimonianze, 2ª ed., Milano, 1971, pp. 974-5.
L’ONU ha ‘raggiunto questi fini’? Ha convinto le nazioni a unire le loro forze per mantenere la pace e la sicurezza? No, finora no, sebbene abbia cercato in tutta sincerità di essere qualcosa di molto meglio della Lega o Società delle Nazioni. Tuttavia, la generazione che ne vide la fondazione nel 1945 è stata successivamente afflitta da guerre, rivoluzioni, invasioni, colpi di stato e aggressioni in molte parti della terra. E questa violenza ha interessato molte delle nazioni che avevano preso la risoluzione “di mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.
Non si sono dimostrate qualcosa di meglio
Ma forse coloro che criticano le Nazioni Unite perché non sono riuscite a impedire queste calamità dimenticano un fatto importante: la forza dell’organizzazione dipende dai poteri che il suo statuto le conferisce e dall’impegno delle parti costituenti di tener fede agli obblighi che lo statuto impone loro. Anzitutto, in base al loro Statuto le Nazioni Unite non sono un governo mondiale con poteri assoluti su tutte le nazioni membri.
L’articolo 2(7) stabilisce: “Nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno Stato”. (Op. cit., p. 976) L’UNCIO (United Nations Conference on International Organization), che si riunì a San Francisco dal 25 aprile al 26 giugno 1945 per elaborare lo statuto definitivo, ritenne necessario ‘far sì che le Nazioni Unite, nelle condizioni mondiali prevalenti, non andassero oltre i limiti accettabili o non superassero certi limiti’.
Avete notato la precisazione: “Nelle condizioni mondiali prevalenti”? L’UNCIO affermò che, se quelle condizioni fossero cambiate, questo regolamento poteva essere elaborato ‘secondo che lo stato del mondo, l’opinione pubblica mondiale e l’effettiva interdipendenza del mondo lo rendessero necessario e appropriato’.
Lo scopo delle Nazioni Unite “di mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, come previsto dal loro statuto, è qualcosa che l’umanità vorrebbe vedere realizzarsi. Il mondo sarebbe davvero molto più sicuro se le nazioni ubbidissero all’articolo 2(4) dello Statuto dell’ONU: “I Membri devono astenersi . . . dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato”. (Op. cit., p. 976) Ma il tornaconto delle nazioni membri ha ripetutamente vanificato gli sforzi dell’ONU di conseguire il suo scopo. Anziché rispettare l’impegno preso nei confronti dell’ONU di “risolvere le loro controversie internazionali con mezzi pacifici”, le singole nazioni o interi blocchi di nazioni hanno spesso fatto ricorso alla guerra, asserendo che ‘la questione apparteneva essenzialmente alla loro competenza interna’. — Op. cit., p. 976, articolo 2(3,7).
Non solo le nazioni hanno ignorato le procedure di pace dell’ONU ma si sono fatte beffe delle sue decisioni atte a risolvere i conflitti, sfidandole apertamente. E i loro uomini di stato sono saliti di frequente sul podio dell’ONU, pronunciando lunghi discorsi nel tentativo di giustificare i loro atti di aggressione. Molte volte purtroppo le nazioni, eludendo in questo modo le norme stabilite per mantenere la pace, hanno paralizzato l’ONU nei momenti più critici, mettendone seriamente in dubbio la credibilità. I funzionari dell’ONU che assistono a queste sedute si accorgono spesso che i loro sforzi vengono frustrati. Alla fine questi discorsi si rivelano di solito semplici cavilli con cui si tenta di sminuire o giustificare la violenza e gli spargimenti di sangue in corso. Non c’è da meravigliarsi se il segretario generale dell’ONU, Javier Pérez de Cuéllar, ha detto che le Nazioni Unite “erano considerate in alcuni circoli una torre di Babele e, nella migliore delle ipotesi, un luogo per colloqui diplomatici spesso inutili”.
C’è un’altra ragione per cui l’ONU ha avuto difficoltà a dimostrare d’essere qualcosa di meglio della precedente Lega. Quando il 24 ottobre 1945 cominciò a operare, “non venne messa in atto nessuna coerente strategia di pace”, ha osservato Pérez de Cuéllar. In mancanza d’essa, come potevano le Nazioni Unite diventare quello strumento efficace per garantire la pace mondiale inteso in origine?
Che tipo di pace?
Pérez de Cuéllar risponde: “La pace non significherà la cessazione di ogni conflitto. Permetterà solo di risolvere i conflitti con mezzi che non siano la forza o l’intimidazione. . . . Le Nazioni Unite cercano di abituarci a questa idea”. Quindi la sola pace che l’ONU può conseguire è il controllo della violenza.
Questa è realmente una pace sicura? È vero che “possono diventare Membri delle Nazioni Unite tutti gli . . . Stati amanti della pace”. (Op. cit., p. 977, articolo 4[1]) Ma anche se una nazione è amante della pace al momento in cui diventa membro dell’ONU, continuerà sempre ad esserlo? I governi cambiano e i nuovi governanti adottano una nuova politica. Che dire se in una nazione va al potere un governo estremista, con accese mire nazionalistiche e grandi ambizioni territoriali? Che dire se quella nazione comincia ad armarsi con armi nucleari e chimiche? Le Nazioni Unite si troverebbero con una bomba a orologeria fra le mani. Tuttavia, come mostra quanto è accaduto di recente nel Medio Oriente, una tale svolta negli avvenimenti potrebbe spingere le nazioni a dare pieni poteri all’ONU per eliminare questa minaccia alla loro sicurezza.
Le nazioni possono migliorare l’ONU?
Le nazioni si stanno rendendo conto come mai prima di ciò che l’UNCIO definì “l’effettiva interdipendenza del mondo”. Nessuno stato può più vivere isolato. Le nazioni fanno tutte parte di un’unica comunità internazionale. Tutte devono affrontare una serie di problemi comuni: gli effetti devastanti dell’inquinamento ambientale, povertà, malattie debilitanti, traffico di droga in ogni continente, terrorismo, sofisticate armi nucleari negli arsenali di un numero sempre maggiore di nazioni. Questi fattori pongono le nazioni davanti a una scelta: o cercare la pace e la sicurezza sotto gli auspici delle Nazioni Unite o commettere un suicidio globale.
L’ex ministro degli Esteri sovietico Shevardnadze ha osservato: “Le Nazioni Unite possono funzionare in maniera efficiente se ricevono un mandato dai loro membri, se gli stati acconsentono a delegare loro su base volontaria e temporanea una parte dei propri diritti sovrani e ad affidare loro l’adempimento di certi compiti negli interessi della maggioranza”. E ha aggiunto: “Solo in questo modo potremo rendere duraturo e irreversibile il periodo di pace”.
Se questo fosse possibile, allora la voce dell’ONU potrebbe autorevolmente denunciare qualsiasi nazione che minacciasse la pace del mondo. Essendo investita di poteri effettivi, potrebbe bloccare gli aggressori con forza e rapidità. Ma le nazioni membri daranno mai all’ONU questo mandato, ‘mettendo a disposizione le loro forze armate, il loro aiuto e i loro mezzi’ per garantire la pace? (Articolo 43[1]) Potrebbero farlo, se una crisi minacciasse di indebolire il fondamento stesso su cui poggiano le rispettive sovranità nazionali. Se le nazioni vedessero che ‘unendo le loro forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale’ sotto gli auspici dell’ONU si potrebbero eliminare queste minacce, il loro rispetto per l’ONU potrebbe aumentare.
Forse vi state chiedendo: ‘Il ruolo avuto dall’ONU nella crisi del Golfo è stato il primo passo in questa direzione?’ Potrebbe darsi. L’economia di molte nazioni è stata pericolosamente vicina a un rovinoso crollo. E il collasso delle loro economie strettamente collegate fra loro avrebbe significato il crollo del mondo intero. Così le nazioni hanno fatto quadrato intorno alle Nazioni Unite. Il Consiglio di Sicurezza ha approvato una serie di risoluzioni dell’ONU per porre fine in modo pacifico alla crisi, e quando esse non hanno sortito l’effetto voluto, ha appoggiato una risoluzione dell’ONU sull’impiego della forza nel Golfo.
Il segretario di Stato americano James Baker, nel chiedere questa risoluzione, ha detto: “La storia ci dà un’altra possibilità. Ora che la guerra fredda è finita, abbiamo la possibilità di costruire il mondo sognato dai fondatori delle . . . Nazioni Unite. Abbiamo la possibilità di trasformare questo Consiglio di Sicurezza e queste Nazioni Unite in veri strumenti di pace e di giustizia per il mondo intero. . . . Ora che la guerra fredda è finita dobbiamo realizzare il nostro comune ideale di un mondo giusto e pacifico”. E parlando del dibattito dell’ONU sul ricorso alla forza nel Golfo ha osservato: “Penso che sarà uno dei più importanti nella storia delle Nazioni Unite. Possiamo star certi che contribuirà molto a determinare il futuro di questo organismo”.
I testimoni di Geova sono fermamente convinti che le Nazioni Unite avranno un ruolo chiave negli avvenimenti mondiali dell’imminente futuro. Non c’è dubbio che si tratterà di sviluppi emozionanti. E i risultati avranno effetti di vasta portata sulla vostra vita. Vi esortiamo a chiedere ai testimoni di Geova della vostra zona ulteriori particolari sull’argomento. La Bibbia fa un chiaro quadro di come fra breve le Nazioni Unite saranno investite di potere e autorità. L’ONU farà allora alcune cose davvero sorprendenti che probabilmente vi sbalordiranno. E vi farà piacere sapere che c’è qualcosa di meglio alle porte, qualcosa che sicuramente porterà pace e sicurezza eterne!
[Immagine a pagina 9]
Guido De Marco, presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU (a destra), e il segretario generale Pérez de Cuéllar alla 45ª seduta dell’Assemblea
[Fonte]
UN photo 176104/Milton Grant