Come aiutare i figli adulti di alcolisti
“Se siete cresciuti in una famiglia in cui c’era un alcolista, dovete rivedere tutto ciò che avete imparato in maniera distorta e liberarvi dalla confusione emotiva creata da tale situazione. Non si scappa”. — Dott. George W. Vroom.
SUL campo di battaglia giace un soldato: è gravemente ferito e perde molto sangue. I soccorsi arrivano subito, e il ferito viene portato d’urgenza in ospedale. Il soldato è sopravvissuto, ma i suoi problemi sono tutt’altro che finiti. Le sue ferite vanno curate, e forse egli risentirà per anni gli effetti del trauma subito.
Per i figli di un alcolista la casa può essere come un campo di battaglia in cui vengono attaccati i fondamentali bisogni umani. Alcuni bambini sono vittime di abusi sessuali; altri vengono picchiati; molti soffrono di carenze affettive. “È lo stesso senso di terrore che un bambino potrebbe provare sentendo cadere delle bombe o sparare raffiche di mitra attorno a casa sua”, dice un giovane, riflettendo sulla sua infanzia. Non c’è da meravigliarsi se molti figli di alcolisti manifestano gli stessi sintomi da stress postraumatico che provano i reduci di guerra!
È vero che molti figli superano questi traumi e alla fine se ne vanno di casa. Ma entrano nell’età adulta portandosi dietro ferite che, pur non essendo visibili, sono altrettanto reali e persistenti di quelle del soldato ferito. “Ora ho 60 anni”, dice Gloria, “e risento ancora dei traumi subiti essendo nata in una famiglia in cui uno dei genitori era un alcolista”.
Cosa si può fare per aiutare queste persone? ‘Partecipate al loro dolore’, raccomanda la Bibbia. (Romani 12:15, Phillips) Per far questo, bisogna capire quali ferite provoca in genere il vivere con un alcolista.
“Non ho mai avuto un’infanzia”
Un bambino ha bisogno di attenzione, di cure e di essere costantemente rassicurato. Nelle famiglie in cui c’è un alcolista spesso queste attenzioni mancano. In alcuni casi c’è un ribaltamento dei ruoli, e ci si aspetta che sia il figlio a prendersi cura del genitore. Albert, ad esempio, cominciò a lavorare per mantenere la famiglia a 14 anni! Una bambina di nome Jan portava tutto il peso dei lavori domestici poiché uno dei suoi genitori era alcolizzato. Inoltre era soprattutto lei ad accudire la sorellina e i fratellini, tutti più piccoli di lei. E tutto questo cominciò quando lei aveva solo sei anni!
I bambini non sono adulti, e non possono comportarsi come tali. Quando i ruoli dei genitori e dei figli vengono ribaltati, i bambini-adulti di oggi diventano gli adulti inappagati di domani. (Confronta Efesini 6:4). John Bradshaw, un consulente familiare, scrive: “Crescono fino ad avere un corpo da adulti. Hanno l’aspetto di adulti e parlano come adulti, ma dentro di loro c’è un bambino insaziabile che non ha mai avuto le cose di cui aveva bisogno”. Queste persone possono sentirsi come si sentiva una cristiana che ha scritto: “Dentro di me soffro ancora tantissimo per il fatto che, quando ero bambina, i miei più fondamentali bisogni emotivi non sono stati soddisfatti”.
“Dev’essere colpa mia”
Robert aveva solo 13 anni quando suo padre morì in un incidente. “Io mi sforzavo di essere bravo”, ricorda Robert con gli occhi bassi. “So che facevo cose che non gli piacevano, ma non ero un bambino cattivo”. Robert ha sofferto di un grave senso di colpa per il fatto che suo padre era un alcolista, e ha portato questo peso per molti anni. Quando disse le parole riportate sopra, Robert aveva 74 anni!
È piuttosto normale che i figli si addossino la responsabilità se un genitore è un alcolista. Incolpando se stessi hanno l’illusione di poter controllare la situazione. Janice dice: “Pensavo che se fossi stata più brava mio padre non avrebbe bevuto più”.
La verità è che nessun figlio — e nessun adulto — può provocare, controllare o guarire il problema del bere che qualcun altro ha. Se un vostro genitore è un alcolista, qualunque cosa vi sia stata detta o data a intendere, non è affatto colpa vostra! E forse dovreste valutare attentamente se, ora che siete adulti, vi sentite ancora indebitamente responsabili delle azioni e del comportamento di altri. — Confronta Romani 14:12; Filippesi 2:12.
“Non posso fidarmi di nessuno”
La fiducia si costruisce sulla franchezza e sull’onestà. L’ambiente dell’alcolista si basa sulla segretezza e sulla negazione.
Da piccola Sara sapeva che suo padre era alcolizzato. Tuttavia essa ricorda: “Mi sentivo in colpa anche solo a pensare quella parola, perché nessun altro in famiglia la pronunciava”. Susan ha avuto un’esperienza simile: “Nessuno in famiglia parlava mai di ciò che stava succedendo, della propria infelicità, o di quanto eravamo arrabbiati con [il mio patrigno, che era un alcolista]. Credo che ignoravo deliberatamente il tutto”. Quindi la realtà — il fatto che un genitore è un alcolista — spesso viene negata, tenuta nascosta. “Imparai a non vedere le cose perché ne avevo viste abbastanza”, dice Susan.
La fiducia è ulteriormente danneggiata dal comportamento imprevedibile dell’alcolista. Ieri era allegro, oggi è infuriato. “Non sapevo mai quando sarebbe scoppiata la tempesta”, dice Martin, figlio ormai cresciuto di un’alcolista. L’alcolista non mantiene le promesse, non per negligenza, ma semplicemente a motivo dell’alcool. La dottoressa Claudia Black spiega: “Il bisogno di bere diventa la cosa principale per l’alcolista. Tutto il resto passa in secondo piano”.
“Maschero i miei sentimenti”
Quando non possono esprimere i sentimenti liberamente, i bambini imparano a soffocarli. Vanno a scuola con “il sorriso sulle labbra e un nodo allo stomaco”, dice un libro (Adult Children—The Secrets of Dysfunctional Families), e non osano rivelare i loro pensieri per paura di far conoscere il segreto di famiglia. Esteriormente, tutto va bene; interiormente, i sentimenti repressi cominciano a covare.
Quando si è adulti, tentare di reprimere i sentimenti nascondendoli dietro una facciata di sorrisi in genere non funziona. Se non si possono esprimere a parole, i sentimenti possono manifestarsi con disturbi psicosomatici come ulcere, mal di testa cronici, e così via. “I miei sentimenti mi stavano letteralmente consumando”, dice Shirley. “Avevo tutti i malanni di questo mondo”. Il dott. Timmen Cermak spiega: “Il modo in cui i figli, una volta adulti, reagiscono allo stress è quello di ignorarlo, ma non si può prendere in giro Madre Natura. . . . Il fisico sottoposto per anni a grande stress e tensione comincia a cedere”.
Dopo essere sopravvissuti
I figli adulti di alcolisti sono forti; il fatto stesso che sono sopravvissuti al trauma subìto nell’infanzia ne è una prova. Ma sopravvivere non basta. Bisogna apprendere nuovi concetti nel campo dei rapporti familiari. Può essere necessario combattere sensi di colpa, ira e scarso amor proprio. I figli adulti di alcolisti devono fare appello a tutte le loro forze per rivestire quella che la Bibbia definisce “la nuova personalità”. — Efesini 4:23, 24; Colossesi 3:9, 10.
Non è una cosa facile. LeRoy, figlio adulto di un alcolista, si è sforzato per 20 anni di applicare i princìpi della Bibbia nella sua famiglia. “Ogni volta che ricevevo gli amorevoli consigli della Società, mediante il libro Vita familiare e altre pubblicazioni, non riuscivo ad afferrare il concetto.a Come risultato, non applicavo bene le informazioni. . . . In maniera insensibile, cercavo meccanicamente di trovare e applicare regole, come i farisei”. — Vedi Matteo 23:23, 24.
Con una persona come LeRoy, limitarsi a suggerire di “essere più amorevole”, di “comunicare” o di “disciplinare i figli” forse non basta. Perché? Perché può darsi che tale persona non abbia mai visto applicare questi suggerimenti, perciò come può farli suoi? LeRoy si rivolse a degli specialisti per capire fino a che punto risentiva dell’alcolismo del padre. Questo spianò la strada al suo progresso spirituale. “È stato un periodo molto difficile della mia vita, ma anche un periodo di grande crescita spirituale”, egli dice. “Per la prima volta nella vita sento veramente che sto cominciando a capire cos’è in effetti l’amore di Dio”. — 1 Giovanni 5:3.
Una cristiana di nome Cheryl ha tratto beneficio dall’aiuto di un’assistente sociale esperta di problemi familiari connessi con l’alcolismo. Si confidò anche con un anziano che mostrò empatia. “È solo da quando mi sono liberata di tutti i miei ‘scheletri nell’armadio’ che mi sento in pace con Geova e con me stessa”, dice. “Ora considero Geova come un Padre (cosa che prima non ero mai riuscita a fare), e non mi sento più così defraudata per non aver ricevuto dal mio padre terreno l’amore e la guida di cui avevo bisogno”.
Amy, figlia adulta di un alcolista, trovò molto utile darsi da fare per sviluppare “il frutto dello spirito”. (Galati 5:22, 23) Imparò anche a confidare i propri pensieri e sentimenti a un anziano comprensivo. “Egli mi ricordava a chi voglio davvero far piacere”, dice Amy, “cioè a Geova Dio e a Gesù Cristo. Cercare il loro amore e la loro approvazione non è mai autolesionistico”.
Guarigione completa
La Bibbia contiene la promessa scritta di Gesù Cristo che quelli che vengono a lui gravati da ansietà troveranno ristoro. (Matteo 11:28-30) In più, Geova è chiamato “l’Iddio di ogni conforto, che ci conforta in tutta la nostra tribolazione”. (2 Corinti 1:3, 4) Maureena dice: “Ho imparato che Geova è Colui che non mi abbandona mai sotto l’aspetto fisico, psicologico o emotivo”.
Viviamo in un’epoca che la Bibbia chiama gli ultimi giorni, un’epoca in cui molti — anche all’interno della cerchia familiare — sarebbero stati “senza amore, duri . . . e intrattabili”. (2 Timoteo 3:2, 3, Parola del Signore) Ma Dio promette che presto porterà un pacifico nuovo mondo in cui asciugherà ogni lacrima e cancellerà ogni dolore. (Rivelazione 21:4, 5) Una cristiana che è cresciuta in una famiglia in cui c’era un alcolista dice: “Speriamo di riuscire ad entrare tutti insieme in quel nuovo mondo, dove riceveremo la guarigione completa che solo Geova può dare”.
UN’ESPERIENZA
“Sono la figlia adulta di un alcolista. Mio padre divenne schiavo dell’alcool quando avevo otto anni. Quando beveva diventava violento. Ricordo che l’intera famiglia viveva nel terrore. In un periodo in cui avrei dovuto avere un’infanzia felice, imparai a reprimere i miei sentimenti, le mie necessità, i miei desideri e le mie speranze. Mamma e papà erano troppo presi dal problema di papà, e così non avevano mai tempo per me. Non ero degna del loro tempo. Cominciai a sentirmi inutile. A otto anni dovetti assumermi responsabilità familiari che mi costrinsero a crescere all’istante. La mia vita fu come congelata.
“Il comportamento di mio padre era così vergognoso che ne soffriva anche la mia reputazione. Per rimediare cercavo di essere perfetta. Continuavo sempre a dare, cercando di guadagnarmi l’amore degli altri, non sentendomi mai degna di un amore incondizionato. La mia vita divenne una recita, e i miei sentimenti erano repressi. Anni dopo, mio marito e i miei figli mi dissero che ero come un robot, che ero fredda e meccanica. Per 30 anni avevo fatto la serva per loro, avevo sacrificato i miei bisogni emotivi per i loro, avevo dato loro come avevo sempre dato ai miei genitori. E quello era il loro ringraziamento? Fu il colpo di grazia!
“Adirata, confusa e disperata, decisi di scoprire cosa c’era che non andava in me. Allorché parlai con altri che erano cresciuti in famiglie in cui c’era un alcolista, molti sentimenti repressi cominciarono ad affiorare, cose che non avevo mai ricordato prima e che erano state all’origine dei miei frequenti episodi di depressione. Era come se mi togliessi un peso, come una catarsi. Che sollievo sapere che non ero sola, che altri avevano passato le stesse cose e capivano il trauma di essere cresciuti in una famiglia in cui c’era un alcolista!
“Mi rivolsi a un gruppo chiamato Figli adulti di alcolisti, e cominciai ad applicare alcune loro terapie. Certi manuali mi aiutarono a cambiare punti di vista sbagliati. Tenni un diario per far venire a galla altri sentimenti che erano rimasti sepolti per anni. Ascoltai cassette registrate che spiegavano come aiutarsi da sé. Guardai alla TV un seminario tenuto da un uomo che era lui stesso figlio di un alcolista. Il libro Feeling Good (Sentirsi bene), della Facoltà di Medicina dell’Università della Pennsylvania, mi aiutò ad accrescere il mio amor proprio e a modificare modi di pensare distorti.
“Alcuni di questi nuovi modi di pensare divennero strumenti terapeutici, princìpi utili per affrontare la vita e le relazioni con gli altri. Fra quelli che imparai e misi in pratica ci sono: Ciò che conta non è cosa ci è successo, ma come noi vediamo o consideriamo quello che è successo. Non si devono soffocare i sentimenti; bisogna invece analizzarli e poi esprimerli in maniera costruttiva oppure lasciarli andare. Un’altra frase che mi ha aiutata è: ‘Comportati in maniera tale da assumere il giusto modo di pensare’. Insistendo su un certo comportamento si possono formare nuovi schemi mentali.
“L’aiuto più importante di tutti viene dalla Parola di Dio, la Bibbia. Grazie ad essa e alle congregazioni dei testimoni di Geova, nonché agli anziani e ad altri Testimoni maturi, sono completamente guarita sotto l’aspetto spirituale, e ho imparato ad avere il giusto amore per me stessa. Ho anche imparato che sono una persona unica, e che in tutto l’universo non c’è nessun altro come me. Ciò che più conta, so che Geova mi ama e che Gesù morì anche per me.
“Ora, dopo un anno e mezzo, direi che sono migliorata del 70 per cento. La guarigione completa verrà solo quando il nuovo mondo di giustizia di Geova avrà sostituito l’attuale mondo malvagio e il suo dio, Satana il Diavolo”.
CONCLUSIONE
La Bibbia dice: “Il consiglio nel cuore dell’uomo è come acque profonde, ma l’uomo di discernimento è quello che l’attingerà”. (Proverbi 20:5) Chi offre aiuto a una persona depressa deve avere discernimento per riuscire ad attingere dalle acque profonde del suo cuore ciò che la turba. Una ‘moltitudine di consiglieri’ è molto preziosa se questi hanno discernimento. (Proverbi 11:14) Anche il seguente proverbio indica l’utilità di ricercare i consigli di altri: “Mediante il ferro, il ferro stesso si affila. Così un uomo affila la faccia di un altro”. (Proverbi 27:17) Quando chi è turbato da qualche problema comunica, ci può essere “uno scambio d’incoraggiamento”. (Romani 1:12) Infine, per ubbidire al comando biblico di ‘parlare in maniera consolante alle anime depresse’, chi consola deve capire le cause e le conseguenze della depressione che affligge chi deve essere consolato. — 1 Tessalonicesi 5:14.
[Nota in calce]
a Come rendere felice la vita familiare, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
[Testo in evidenza a pagina 8]
Molti figli di alcolisti manifestano gli stessi sintomi da stress postraumatico che provano i reduci di guerra!
[Testo in evidenza a pagina 10]
L’ambiente dell’alcolista si basa sulla segretezza e sulla negazione
[Testo in evidenza a pagina 10]
Vanno a scuola con “il sorriso sulle labbra e un nodo allo stomaco”
[Testo in evidenza a pagina 11]
“Ora considero Geova come un Padre (cosa che prima non ero mai riuscita a fare)”
[Testo in evidenza a pagina 12]
L’aiuto più importante di tutti viene dalla Parola di Dio, la Bibbia
[Immagine a pagina 9]
“I miei sentimenti mi stavano letteralmente consumando”