Lo zoo: l’ultima speranza per gli animali?
NEGLI ultimi anni una rivoluzione silenziosa ha cambiato gli zoo più all’avanguardia del mondo. Esteriormente si nota che hanno rinnovato il proprio aspetto in armonia con il concetto più umano di “immersione nel paesaggio”: si cerca di ricreare l’ambiente naturale degli animali, con tanto di piante, rocce, rampicanti, nebbia, suoni e persino con altri animali e uccelli compatibili. Pur essendo costosi — ogni anno solo negli Stati Uniti si spendono circa 1,2 miliardi di dollari per migliorare zoo e acquari — i cambiamenti sono considerati necessari in vista dell’ambizioso nuovo ruolo degli zoo.
La missione per il prossimo secolo
Ora che sul pianeta si profila la minaccia della povertà biologica, i principali zoo del mondo si sono proposti come missione per il XXI secolo la conservazione, l’istruzione e la ricerca scientifica. Ispirati da questo obiettivo e mossi dalla sua urgenza, alcuni zoo hanno addirittura respinto del tutto il nome di zoo, preferendo espressioni come “riserva naturale” o “parco protetto”.
Il manifesto del nuovo orientamento è il libro The World Zoo Conservation Strategy (La strategia di conservazione degli zoo del mondo). Definito da una scrittrice “il più importante documento che la comunità degli zoo abbia mai prodotto”, questo libro è sostanzialmente uno statuto zoologico; “definisce le responsabilità e le opportunità che gli zoo e gli acquari del mondo hanno nei confronti della conservazione della biodiversità”. Fugando qualsiasi dubbio circa il nuovo orientamento, Strategy aggiunge: “In effetti lo stesso diritto di esistere di uno zoo o di un acquario dipende dal contributo che dà alla conservazione”.
L’istruzione del pubblico e la ricerca scientifica, soprattutto per quanto riguarda la riproduzione in cattività, sono essenziali per assolvere questo nuovo ruolo. Tra i giovani d’oggi ci sono i custodi degli zoo di domani, che avranno la responsabilità di preservare i superstiti di un crescente numero di specie che allo stato libero saranno già estinte. Amministreranno con saggezza e impegno questo patrimonio? E l’umanità in generale considererà la natura in maniera più illuminata? A questo fine, Strategy incoraggia ciascuno zoo a compiere un’opera educativa, a considerarsi parte di “una rete mondiale della consapevolezza”.
Gli zoo si uniscono in una rete mondiale
Vista l’enormità dell’impresa che devono affrontare, molti zoo si stanno unendo per formare una rete mondiale, che attualmente comprende circa 1.000 zoo. Organismi internazionali, come l’Organizzazione Mondiale degli Zoo e l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle risorse naturali (IUCN), collegano questi zoo e provvedono coordinamento e guida.
Indicando un motivo urgente per tale collaborazione, il libro Zoo—The Modern Ark (Lo zoo: la moderna arca) afferma: “Se si voleva tenere sotto controllo il pericolo insidioso degli incroci fra esemplari consanguinei, uno zoo non poteva più accontentarsi di gestire il suo piccolo gruppo di tigri siberiane, tanto per fare un esempio. Piuttosto, tutte le tigri siberiane in cattività in tutti gli zoo di un continente — o anche del mondo — dovevano essere trattate come un’unica popolazione”. Sì, per ridurre al minimo o eliminare il problema degli incroci tra consanguinei — che portano a infertilità ed estinzione — ci vogliono centinaia di esemplari di ciascuna specie, e questo va chiaramente al di là della capienza di un singolo zoo. Strategy afferma: “Questo grande appello a tutte le forze disponibili sarà necessario per dare alla biosfera terrestre . . . la massima possibilità di sopravvivenza. È opinione di molti che se non riusciremo a conservare le altre specie non riusciremo nemmeno a salvare noi stessi”. Naturalmente, questo punto di vista pessimistico non tiene conto della promessa biblica della restaurazione di una terra paradisiaca. — Rivelazione (Apocalisse) 11:18; 21:1-4.
Strumenti per aiutare gli zoo
Il problema delle estinzioni ha anche ispirato la creazione di strumenti ad alta tecnologia, accessibili a livello internazionale, per facilitare la riproduzione in cattività: registri genealogici, un annuario (International Zoo Yearbook, o IZY) e la banca dati computerizzata International Species Information System (ISIS).
Ogni registro genealogico zoologico elenca dettagli su ciascun esemplare di una determinata specie animale, in qualunque zoo del mondo si trovi. Questo registro internazionale è la chiave per conservare un pool genetico sano e per tenere sotto controllo il “pericolo insidioso” degli incroci fra consanguinei. Lo zoo di Berlino inaugurò il primo registro genealogico nel 1923, quando iniziò la riproduzione del bisonte europeo, che la prima guerra mondiale aveva portato sull’orlo dell’estinzione.
Per facilitare la circolazione globale di dati scientifici come i registri genealogici, l’annuario IZY e i dati demografici, nel 1974 negli Stati Uniti la banca dati ISIS fu resa accessibile in linea. La sua rete informatica sempre più estesa e l’enorme e sempre crescente mole di dati stanno aiutando gli zoo a collaborare tra loro per trasformare in realtà l’idea dell’iperzoo.
Tra gli strumenti biologici a disposizione degli zoo ci sono l’analisi del DNA, il trapianto di embrioni, la fecondazione in vitro e la criogenia (che permette di congelare sperma ed embrioni). L’analisi del DNA permette agli zoo di identificare i genitori con un’accuratezza del 100 per cento, il che è essenziale per tenere sotto controllo gli incroci tra consanguinei nelle specie che vivono in branchi, dove è difficile controllare paternità e maternità. Il trapianto di embrioni e la fecondazione in vitro, nel frattempo, accelerano la riproduzione. Uno dei modi in cui si ottiene questo risultato è allargando la cerchia dei “genitori” nelle specie in pericolo. I loro embrioni si possono inserire in animali strettamente imparentati — persino in animali domestici — che quindi fanno da “madri di sostituzione”. Grazie a questa tecnica una vacca frisona ha partorito un gaur (bue della giungla) e una gatta domestica un gatto indiano delle steppe, una specie in grave pericolo di estinzione. Inoltre, in questo modo si riducono i costi, i rischi e i traumi derivanti dal trasportare esemplari riproduttori di specie a rischio: basta trasportare una confezione di embrioni o di sperma congelato.
Visto che alcune specie rischiano di scomparire del tutto, diversi zoo si sono persino imbarcati nella scienza della criogenia, congelando sperma ed embrioni per conservarli a lungo. Questo “zoo congelato” permetterebbe di far nascere esemplari di animali decenni, o anche secoli, dopo l’estinzione della specie! Pur essendo piena di incertezze, questa è stata soprannominata l’“ultima spiaggia”.
Studi sugli animali in libertà e prolificità negli zoo
Lo studio scientifico degli animali, compreso il loro comportamento negli habitat naturali, è determinante per la riproduzione in cattività, ed è l’idea che sta alla base dell’“immersione nel paesaggio”. Perché gli animali rimangano sani e si riproducano, gli zoo devono tenere in considerazione i loro istinti e farli “felici”.
I maschi e le femmine dei ghepardi, ad esempio, in libertà rimangono nascosti alla vista l’uno dell’altro e comunicano solo con l’odore dell’urina e degli escrementi. Il maschio fiuta quando la femmina è pronta per l’accoppiamento, e allora rimane con lei soltanto per uno o due giorni. Quando gli zoo seppero di questo comportamento modificarono i recinti in modo da tenere i due sessi visivamente separati tranne che nella breve stagione degli amori, e il sistema funzionò: nacquero dei piccoli.
Mentre per i ghepardi la lontananza del partner giova al rapporto di coppia, non è così per i fenicotteri. Essi si riproducono solo quando sono in stormi numerosi, troppo numerosi per la maggioranza degli zoo. Uno zoo dell’Inghilterra fece dunque un esperimento: “raddoppiò” le dimensioni dello stormo con un grande specchio. Per la prima volta gli uccelli iniziarono il loro coreografico rituale del corteggiamento! Questi esempi vi danno un’idea della complessità delle forme di vita esistenti sulla terra? L’impresa che devono affrontare gli zoo è davvero enorme.
È realistico prefiggersi di salvare gli animali?
A riprova delle potenzialità del nuovo programma, alcune specie riprodotte in cattività sono già state reintrodotte nel loro habitat originale. Tra queste vi sono il condor della California, il bisonte europeo, il bisonte americano, l’orice bianco, il leontocebo dorato e il cavallo selvatico (o, di Przewalski). Nondimeno le prospettive a lungo termine sembrano alquanto fosche.
“La società umana è talmente complessa, e i problemi del mondo talmente numerosi”, dice Strategy, “che nonostante il maggiore livello di consapevolezza e preoccupazione per la natura e l’ambiente non è stato possibile fermare molti dei processi distruttivi”. Di conseguenza, aggiunge, “gli ecologisti devono essere preparati a trovare un modo per superare la crisi prevista”. Naturalmente, questo richiede collaborazione a ogni livello della società. L’attuale grado di collaborazione, secondo un divulgatore scientifico, è “tragicamente insufficiente”. Se i fenomeni che determinano l’estinzione diminuiscono d’intensità ma non si invertono, anche i migliori sforzi potrebbero essere inutili. Si devono creare veri e propri habitat completi, non solo sacche di territorio isolate che portano agli incroci tra consanguinei. Solo allora gli zoo potranno rimettere in libertà con fiducia gli animali che avranno allevato. Ma una speranza del genere è realistica o è solo un’utopia?
È ancora più difficile credere che un unico iperzoo mondiale risolva il problema. “La triste realtà”, dice il prof. Edward Wilson, “è che oggi tutti gli zoo del mondo possono mantenere, al massimo, 2.000 specie di mammiferi, uccelli, rettili e anfibi”: la punta dell’iceberg. Gli zoo hanno quindi il poco invidiabile compito di decidere quali specie proteggere mentre le altre si andranno ad unire al lungo elenco delle specie destinate all’estinzione.
Per gli esperti, questo solleva una domanda preoccupante: Visto che tutti gli esseri viventi sono interdipendenti, quand’è che la biodiversità raggiungerà la soglia critica in cui provocherà una valanga di estinzioni a catena, rischiando di spazzar via buona parte delle forme di vita rimaste sulla terra, esseri umani compresi? Gli scienziati non possono che tirare a indovinare. “L’eliminazione di una, due o cinquanta specie avrà effetti che non possiamo prevedere”, afferma Linda Koebner nel libro Zoo Book. “Le estinzioni stanno provocando cambiamenti prima ancora che noi ne comprendiamo le conseguenze”. Nel frattempo, dice il libro Zoo—The Modern Ark, “gli zoo rimangono tra le più importanti roccaforti della vita in una guerra planetaria di logoramento, una guerra le cui dimensioni non si possono prevedere ma di cui le generazioni future ci riterranno responsabili”.
C’è quindi qualche motivo per sperare? O le generazioni future sono condannate a vivere in un mondo di monotonia biologica, con la prospettiva di estinguersi pure loro?
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Il loro peggiore nemico è l’uomo
[Fonte]
Tigre ed elefanti: Zoological Parks Board of NSW
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Alcuni animali in pericolo: bisonte, ghepardi e rinoceronte nero
[Fonti]
Bisonte e ghepardi: Zoological Parks Board of NSW
Rinoceronte: National Parks Board of South Africa