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  • Una lingua che si vede!
  • Svegliatevi! 1998
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Svegliatevi! 1998
g98 8/9 pp. 19-23

Una lingua che si vede!

COME avete imparato la vostra lingua? Probabilmente sentendo parlare familiari e amici quando eravate piccoli. Quasi tutti acquisiscono la lingua udendo e la esprimono parlando. Nel formulare concetti e idee gli udenti ripetono spontaneamente parole e frasi nella propria mente prima di pronunciarle. Ma se un bambino è sordo dalla nascita, la mente può formulare pensieri in un altro modo? Esiste una lingua in cui si possano trasmettere idee, astratte e concrete, da una persona a un’altra senza mai emettere un suono?

Si vede ma non si sente

Una delle meraviglie della mente umana è la nostra capacità di esprimerci in una lingua e la nostra flessibilità nel farlo. Senza l’udito, però, apprendere una lingua diventa un’attività visiva e non uditiva. Meno male che l’anima umana ha un forte desiderio di comunicare, che ci permette di superare qualsiasi apparente ostacolo. Questo bisogno ha indotto i sordi a creare molte lingue dei segni in tutto il mondo. Via via che sono venuti in contatto fra loro, essendo nati in famiglie di sordi o trovandosi insieme in scuole specializzate e nella comunità, hanno creato una lingua complessa fatta apposta per gli occhi: una lingua dei segni.a

Per Carl, degli Stati Uniti, questa lingua è un dono dei suoi genitori sordi.b Benché sordo dalla nascita, in tenerissima età era già in grado di definire oggetti, collegare insieme segni ed esprimere pensieri astratti nella lingua americana dei segni (ASL). La maggior parte dei bambini sordi con genitori sordi segnanti comincia a produrre i primi segni a 10 o 12 mesi. Il libro A Journey Into the Deaf-World (Viaggio nel mondo dei sordi) spiega che “adesso i linguisti riconoscono che la capacità di acquisire una lingua in modo naturale e di trasmetterla ai propri figli è profondamente radicata nel cervello. È del tutto indifferente se la capacità si manifesta con una lingua dei segni o una lingua parlata”.

Sveta è nata in Russia e appartiene a una famiglia di sordi da tre generazioni. Insieme al fratello, pure sordo, ha acquisito la lingua russa dei segni. Quando a tre anni è stata iscritta a un asilo per bambini sordi sapeva già esprimersi bene nella lingua dei segni. Sveta ammette: “Gli altri bambini sordi non conoscevano la lingua dei segni e imparavano da me”. Molti bambini sordi hanno avuto genitori udenti che non conoscevano la lingua dei segni. Spesso la lingua dei segni è stata tramandata a scuola dai bambini sordi più grandi a quelli più piccoli, che così potevano comunicare con facilità.

Oggi sempre più genitori udenti imparano la lingua dei segni insieme ai figli. Di conseguenza questi piccoli sordi riescono a comunicare efficacemente prima di andare a scuola. Questo è il caso di Andrew, un sordo canadese i cui genitori sono udenti. Essi impararono la lingua dei segni e la usarono con lui fin da piccolo, provvedendogli una base linguistica su cui poté costruire negli anni successivi. Adesso tutti i membri della famiglia possono comunicare tra loro su qualsiasi argomento nella lingua dei segni.

I sordi sono in grado di formulare pensieri, astratti e concreti, senza bisogno di pensare in una lingua parlata. Proprio come ciascuno di noi formula i pensieri nella propria lingua, così molti sordi pensano nella lingua dei segni.

Varietà di lingue

In tutto il mondo le comunità di sordi hanno inventato la propria lingua dei segni o adottato aspetti di altre lingue dei segni. Parte dell’odierno vocabolario dell’ASL fu tratto 180 anni fa dalla lingua francese dei segni. Questi segni si fusero con quelli in uso allora negli Stati Uniti, dando luogo all’attuale ASL. Le lingue dei segni si sviluppano nel corso di molti anni e vengono perfezionate di generazione in generazione.

Di norma le lingue dei segni non seguono l’andamento socio-geografico delle lingue parlate. In Puerto Rico, per esempio, si usa l’ASL anche se si parla spagnolo. Benché sia in Inghilterra che negli Stati Uniti si parli inglese, nella prima si usa la lingua inglese dei segni, che è molto diversa dall’ASL. Anche la lingua messicana dei segni è diversa dalle molte lingue dei segni dell’America Latina.

Quando si studia una lingua dei segni, si rimane colpiti dalla sua complessità e dalla ricchezza di espressioni. Con la lingua dei segni si possono esprimere quasi tutti gli argomenti, i pensieri e le idee. Fa piacere che ci sia una crescente tendenza a produrre letteratura per sordi su videocassette, usando una lingua naturale dei segni per raccontare storie, recitare poesie, descrivere avvenimenti storici e insegnare la verità biblica. In molti paesi l’alfabetizzazione nella lingua dei segni è in aumento.

Leggere quello che non si è mai sentito

Nel leggere, gli udenti in genere si avvalgono della memoria uditiva poiché ricordano il suono delle parole. Perciò capiscono molto di quello che leggono perché l’hanno già sentito. Nella maggioranza delle lingue le parole scritte non sono simili alle idee che rappresentano né le descrivono. Molti udenti imparano questo sistema o codice scritto arbitrario associandolo con i suoni della lingua parlata in modo da leggere con intendimento. Ma provate a immaginare di non aver mai sentito un suono, una parola o una lingua parlata in tutta la vostra vita! Può essere difficile e frustrante imparare un arbitrario codice scritto per una lingua che non si può sentire. Non è strano che leggere una lingua del genere sia molto difficile per i sordi, specie per quelli che hanno perso completamente l’udito nell’infanzia o non ci hanno mai sentito!

Molti centri educativi per bambini sordi in tutto il mondo hanno scoperto i benefìci di usare la lingua dei segni sin dal momento in cui il bambino inizia a sviluppare le sue facoltà linguistiche. (Vedi i riquadri alle pagine 20 e 22). Hanno riscontrato che comunicando con il bambino sordo fin da piccolo in una lingua naturale dei segni e sviluppando un fondamento linguistico si porranno le basi per un maggiore rendimento scolastico, per un migliore inserimento sociale, e anche per la successiva acquisizione di una lingua scritta.

Una commissione dell’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) sull’educazione dei sordi ha detto: “Non è più ammissibile trascurare la lingua dei segni o evitare di promuoverne lo sviluppo nei programmi educativi per i sordi”. Bisogna dire però che qualunque scelta facciano i genitori per il loro bambino sordo in campo educativo, è della massima importanza la piena partecipazione di entrambi. — Vedi l’articolo “Per comunicare con mio figlio ho imparato un’altra lingua” in Svegliatevi! dell’8 novembre 1996.

Capire il mondo dei sordi

Quando i bambini sordi diventano adulti sordi, spesso confessano che quello che più desideravano dai genitori era il dialogo. Mentre la madre anziana stava per morire, Jack, un uomo sordo, cercò di comunicare con lei. Lei si sforzava di dirgli qualcosa, ma non era in grado di scrivere e non conosceva la lingua dei segni. Poi entrò in coma e in seguito morì. Jack continuò ad essere ossessionato da quegli ultimi momenti angosciosi. Quell’esperienza lo spinse a consigliare ai genitori di bambini sordi: “Se volete avere un buon dialogo e un significativo scambio di idee, sentimenti, pensieri e amore con il vostro figlio sordo, ditelo con i segni. . . . Per me è troppo tardi. È troppo tardi per voi?”

Per anni molti hanno frainteso la condizione dei sordi. Alcuni hanno sostenuto che i sordi non sanno praticamente nulla perché non sentono nulla. Molti genitori sono stati iperprotettivi nei confronti dei figli sordi o timorosi di inserirli nel mondo esterno. In alcune culture i sordi sono stati erroneamente definiti “muti”, anche se di solito non hanno disturbi vocali. Semplicemente non ci sentono. Altri consideravano la lingua dei segni primitiva o inferiore alla lingua parlata. Non meraviglia che con una simile ignoranza alcuni sordi si sentissero oppressi e incompresi.

Negli Stati Uniti, negli anni ’30, il piccolo Joseph fu iscritto a una scuola speciale per bambini sordi che proibiva l’uso della lingua dei segni. Lui e i suoi compagni venivano spesso disciplinati perché usavano segni, anche quando non riuscivano a capire le parole degli insegnanti. Quanto desideravano capire ed essere capiti! Nei paesi in cui i provvedimenti per l’istruzione dei bambini sordi sono limitati, alcuni crescono con pochissima istruzione formale. Per esempio, un corrispondente di Svegliatevi! nell’Africa occidentale ha detto: “In Africa la maggioranza dei sordi ha una vita difficile e grama. Fra tutti i disabili, i sordi sono probabilmente i più trascurati e i meno compresi”.

Tutti abbiamo bisogno di essere capiti. Triste a dirsi, certuni, quando vedono un sordo, vedono solo un “incapace”. Le lacune evidenti possono oscurare le vere capacità del sordo. Invece molti sordi si considerano persone “capaci”: sono in grado di comunicare tranquillamente fra loro, hanno amor proprio e ottengono buoni risultati in campo accademico, sociale e spirituale. Purtroppo i maltrattamenti che molti sordi hanno subìto hanno indotto alcuni di loro a diffidare degli udenti. Viceversa, quando persone udenti si interessano sinceramente di comprendere la cultura dei sordi e la lingua naturale dei segni e considerano i sordi persone “capaci”, tutti ne traggono beneficio.

Se desiderate imparare una lingua dei segni, ricordate che la lingua rappresenta il nostro modo di pensare e formulare idee. Per imparare bene una lingua dei segni bisogna pensare in quella lingua. Per questo non basta imparare i segni da un dizionario per essere davvero padroni di una lingua dei segni. Perché non imparare da coloro che usano la lingua dei segni nella vita di ogni giorno, i sordi? Acquisire una seconda lingua da segnanti nativi aiuta a pensare e a formulare le idee in modo diverso, ma naturale.

In tutto il mondo i sordi ampliano i loro orizzonti usando una ricca lingua segnata. Venite a vedere di persona la loro lingua dei segni.

[Note in calce]

a In questi articoli i termini “sordi” e “udenti” vengono usati non solo per distinguere chi ha o non ha handicap dell’udito, ma anche per indicare le diverse culture ed esperienze di vita delle due comunità.

b Si calcola che soltanto negli Stati Uniti ci siano un milione di sordi, i quali possiedono “una lingua e una cultura particolari”. Quasi tutti sono sordi dalla nascita. Si calcola inoltre che ci siano 20 milioni di persone che ci sentono poco ma che comunicano principalmente nella lingua nativa parlata. — Harlan Lane, Robert Hoffmeister e Ben Bahan, A Journey Into the Deaf-World.

[Riquadro a pagina 20]

“A New York si insegnerà ai sordi nella lingua dei segni, poi in inglese”

Così titolava il New York Times del 5 marzo 1998. Felicia R. Lee scriveva: “Con quello che è stato salutato come un cambiamento importantissimo nell’educazione degli studenti sordi, la sola scuola pubblica per sordi della città sarà ristrutturata in modo che tutti gli insegnanti insegnino principalmente in una lingua dei segni basata su simboli e gesti”. E spiegava che molti educatori “dicono che, secondo le ricerche, la lingua principale dei sordi è visiva, non verbale, e le scuole che usano il loro metodo preferito, chiamato lingua americana dei segni, danno agli studenti un’istruzione migliore delle altre scuole.

“Dicono che gli studenti sordi vanno trattati come studenti bilingui, non disabili”.

Il prof. Harlan Lane, della Northeastern University di Boston, ha dichiarato: “Penso che [la scuola di New York] sia all’avanguardia in questo movimento”. A Svegliatevi! ha detto che il fine ultimo è insegnare l’inglese come seconda lingua, una lingua da leggere.

[Riquadro/Immagini a pagina 21]

È una lingua!

Alcuni udenti concludono erroneamente che la lingua dei segni sia una complessa forma di pantomima. È stata perfino definita un linguaggio figurale. Per quanto la lingua dei segni impieghi in modo efficace il viso, il corpo, le mani e lo spazio circostante, la maggior parte dei segni hanno poca o nessuna somiglianza con i pensieri che esprimono. Nella lingua americana dei segni, per esempio, il segno che rende l’idea di “fare” viene eseguito con entrambe le mani chiuse a pugno, con un pugno sopra l’altro, compiendo un movimento rotatorio. Pur essendo comune, questo segno non descrive in modo chiaro il suo significato a un non segnante. Nella lingua russa dei segni (RLS) il segno che rappresenta il concetto di “avere bisogno” viene eseguito usando le due mani, con il pollice che tocca l’anulare e descrivendo un movimento circolare parallelo. (Vedi le foto in questa pagina). Per molti concetti astratti non è possibile avere una somiglianza figurale. Fanno eccezione i segni per cose concrete che possono essere descrittivi, come i segni per “casa” o “neonato”. — Vedi le foto in questa pagina.

Un’altra caratteristica di una lingua è l’uso di un vocabolario strutturato accettato da una comunità. Le lingue dei segni possiedono questa struttura grammaticale. Per esempio, in una frase in ASL quello che potremmo chiamare il “soggetto” in genere viene espresso prima, seguito da un commento al riguardo. Un aspetto fondamentale di molte lingue dei segni è anche quello di mettere le cose in ordine di tempo.

Inoltre molte espressioni facciali assolvono funzioni grammaticali come distinguere una domanda da un comando, una proposizione condizionale o una semplice dichiarazione. La natura visiva della lingua dei segni ha permesso di sviluppare queste e molte altre caratteristiche uniche.

[Immagini]

“Fare” in ASL

“Avere bisogno” in RLS

“Casa” in ASL

“Neonato” in ASL

[Riquadro a pagina 22]

Vere lingue

“Contrariamente al diffuso malinteso, le lingue dei segni non sono pantomime e gesti inventati dagli educatori o versioni cifrate della lingua parlata dalla comunità circostante. Esse si trovano dovunque ci sia una comunità di persone sorde e ognuna è una lingua distinta e completa, che usa lo stesso tipo di meccanismi grammaticali rinvenibili dappertutto nei linguaggi verbali”.

In Nicaragua un tempo le scuole per sordi si prefiggevano di “fare apprendere ai bambini la lettura delle labbra; e come in tutti i casi in cui fu tentato questo sistema, i risultati furono deludenti. Ma non fu un problema: sui campi da gioco e sui pullman scolastici i bambini inventarono un proprio linguaggio dei segni . . . Dopo poco tempo il sistema si stabilizzò in quello che oggi si chiama Lenguaje de Signos Nicaragüense”. Adesso una generazione più giovane di bambini sordi ha sviluppato una lingua più scorrevole che ha finito per essere chiamata Idioma de Signos Nicaragüense. — Steven Pinker, L’istinto del linguaggio, trad. di G. Origgi, Mondadori, Milano, 1997, p. 28.

[Immagini a pagina 23]

Questo è un modo per dire, in ASL, “Dopo essere andato al negozio, lui è andato a lavorare”

1 Negozio

2 lui

3 andare a

4 fatto

5 andare a

6 lavoro

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