I veri Cristiani superano la persecuzione
CRISTO Gesù aveva servito Geova per tre anni e mezzo come suo principale rappresentante sulla terra. Al fiume Giordano egli aveva accettato di fare la volontà del Padre suo, e nonostante tutte le tentazioni e le persecuzioni che Satana e i suoi agenti poterono causare contro di lui Gesù non deviò dal suo patto nemmeno di uno iota. L’ultima sera che come uomo stava con i suoi discepoli disse loro: “Nel mondo avrete tribolazioni, ma fatevi animo! Io ho conquistato il mondo”. (Giov. 16:33, NM) Farsi animo mentre si soffre la persecuzione? Sì, perché si ha la consolante e incoraggiante certezza che la persecuzione può essere superata.
Ma perché Geova permise che il suo diletto Figlio soffrisse la persecuzione? Sì, perché Dio permette che ogni suo servitore sia perseguitato? Non li ama? E non è egli onnipotente? Quindi deve avere qualche buona ragione. Qual è? E dato che i fatti indicano che molti professanti Cristiani non sono riusciti a superare la persecuzione, che cosa ci vuole per superarla?
Nella sua Parola, la Bibbia, Dio ci ha dato risposta a queste domande, proprio come si potrebbe aspettarla. Il racconto che si trova nei primi due capitoli di Giobbe riguarda particolarmente l’argomento. In essi è narrata la conversazione fra Geova e Satana sull’integrità di Giobbe, servitore di Dio. Veramente Giobbe serviva Geova, ma per quale motivo? Dio sosteneva che lo servisse per amore di giustizia; Satana sosteneva che fosse per amore di egoistico guadagno. Toglietegli le ricompense materiali che gli consentono di agire bene diceva Satana, e Giobbe rinuncerà a Dio, sì, maledicendolo in faccia. Poiché questa sfida implicò il nome e la supremazia di Geova come pure il meritarsi di vivere delle sue creature, Geova accettò la sfida e consentì a Satana di aver mano libera con Giobbe, senza togliergli la vita. A quelli che leggono le Scritture l’esito è ben noto. Sebbene Giobbe si chiedesse ripetutamente perché Dio permetteva tali sofferenze, Giobbe non imputò mai a Dio il male, ma espresse la sua suprema fiducia in lui: “Anche se mi facesse morire spererò in Lui”. — Giobbe 13:15, Ti.
Ciò non significa che Giobbe fosse il primo a serbarsi integro, ma il suo caso chiarisce e mette in risalto la contesa. Il semplice fatto che Geova richiamasse all’attenzione di Satana l’integra condotta di Giobbe indica che la contesa era stata già suscitata: e questo infatti avvenne nel giardino di Eden quando Satana riuscì ad allontanare la prima coppia umana. Quel successo indusse Satana a credere di poter allontanare tutte le creature intelligenti di Dio. Per dimostrare che Satana è falso Dio gli permise di continuare nella sua nefanda condotta.
I primi apostoli e discepoli di Gesù superarono la persecuzione come aveva fatto lui. La loro inequivocabile decisione era: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governatore piuttosto che agli uomini”. Con la lapidazione di Stefano cominciò a Gerusalemme una violenta persecuzione contro la congregazione cristiana, facendo disperdere tutti eccetto gli apostoli. Ma ben lungi dall’essere sopraffatti dalla persecuzione, “quelli che erano stati sparsi andarono per il paese dichiarando la buona notizia della parola”. Gesù aveva detto loro di rallegrarsi se fossero stati perseguitati, e la narrazione mostra che fecero appunto questo. — Atti 5:29, 41; 8:1, 2, 4, NM; Matt. 5:11, 12.
E quale violenta persecuzione sormontò l’apostolo Paolo! Egli fu ripetutamente imprigionato, e “dai Giudei cinque volte ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato”, e lasciato come morto. Malgrado tutto ciò continuò a predicare. (2 Cor. 11:23-25) Neppure negli anni seguenti sono mancati esempi di veri Cristiani che hanno superato la persecuzione. Sia che fossero costretti ad operare clandestinamente dagli imperatori pagani o dalle autorità “cristiane” della Chiesa Romana essi rifiutarono di compromettersi ma serbarono la loro integrità, continuando a ‘predicare la Parola’. — 2 Tim. 4:2.
Gesù aveva preavvertito: “Nel mondo avrete tribolazione”, e Paolo nella sua seconda lettera al giovane ministro Timoteo, scrisse: “Tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione con Cristo Gesù saranno pure perseguitati”. (2 Tim. 3:12, NM) Che dire del nostro tempo? In questa metà del ventesimo secolo stanno i Cristiani subendo una simile persecuzione e, in tal caso, la stanno sormontando? Come? Per le risposte a queste domande leggete il seguente articolo.