Matteo (Lezione 54)
Le scritture greche
Malachia aveva terminato di scrivere l’ultimo libro del cànone ebraico. Per circa quattro secoli la penna degli scrittori biblici rimase inattiva. Poi Cristo Gesù venne sulla terra, testimoniò della verità, istituì un nuovo patto, e provvide il riscatto. La documentazione di tali cose dev’essere conservata; la penna per scrivere la Bibbia è ancora una volta chiamata in servizio. Ma questa volta le mani ispirate che la reggono scrivono in una lingua diversa dall’ebraica: questa volta essa traccia il suo messaggio in greco. Perciò questo libro adotta il titolo di “Scritture Greche” per designare quella parte della Bibbia scritta durante gli ultimi sessant’anni del primo secolo dopo Cristo, ed evita in tal modo l’espressione antiscritturale di “Nuovo Testamento”. Otto scrittori ispirati scrissero i ventisette libri delle Scritture Greche. Le diciassette lezioni di questa parte permettono al lettore di esaminare ciascun libro mediante una trattazione pari a quella dedicata ad ogni libro delle Scritture Ebraiche.
Geova Dio si servì di Mosè per dar inizio al cànone delle Scritture Ebraiche. Era quindi appropriato che il Signore Dio si servisse del Profeta più grande di Mosè per cominciare il cànone delle Scritture Greche. Ciò non vuol dire che Gesù abbia letteralmente scritto parte delle Scritture Greche; egli non fece questo. Ma fu la sua nascita come creatura umana e la sua venuta come Messia Cristo che aprì la via ad un afflusso di adempimenti profetici delle Scritture Ebraiche. Avvenimenti della più grande importanza per l’intero universo ebbero luogo qui su questo globo terrestre durante il ministero di Gesù Cristo. Inseparabilmente connesso a tali avvenimenti era non soltanto il provvedimento di un redentore per gli uomini ma pure l’importantissima rivendicazione del nome e della parola di Geova mediante la Progenie promessa. — Gen. 3:15; Gal. 3:16.
Gesù non avrebbe lasciato alla incerta tradizione orale di tramandare il racconto di tali importanti avvenimenti di significato universale. Non fu egli contrario alle tradizioni orali degli anziani? (Matt. 15:1-9; Mar. 7:1-13) Pertanto non avrebbe affidato alle mutevoli tradizioni degli uomini la narrazione degli avvenimenti concernenti se stesso e i suoi primi seguaci, avvenimenti che contrassegnarono l’adempimento di numerose profezie delle Scritture Ebraiche e lo sviluppo iniziale della classe del “regno dei cieli”. Per mano di quattro testimoni egli provvide affinché le buone notizie venissero scritte e fossero preservate per noi in questi “ultimi giorni” della predicazione del vangelo.
“Vangelo” significa “buona notizia” o “buona novella”. La documentazione di quattro Vangeli non soltanto fornisce ragguagli corroborativi ma dà allo studente moderno la possibilità di avere una veduta più completa del ministero terreno di Cristo. Sovente quello che un racconto omette un altro lo considera; uno potrebbe mettere in evidenza un certo aspetto, mentre un altro Vangelo potrebbe sottolineare altre caratteristiche. Ogni racconto serve al suo proposito; nessuno deve essere trascurato; insieme si integrano per salvaguardare interamente i punti essenziali relativi al primo avvento di Cristo. I tre Vangeli di Matteo, Marco e Luca seguono generalmente lo stesso procedimento, hanno un punto di vista comune, e trattano i medesimi avvenimenti. Per questa ragione sono chiamati Vangeli “sinottici”. Applicato a questi Vangeli, il termine assume il significato fondamentale di “veduta simile”. Non si deve dedurre che queste tre narrazioni del Vangelo siano semplici riassunti della vita di Gesù. Molti avvenimenti vennero omessi come trascurabili; altri furono considerati in dettaglio. Quanto si è detto risulterà chiaramente dall’esame particolare di ciascuno dei quattro Vangeli.
Matteo era ebreo. Prima di ricevere l’invito a seguire il Cristo egli si chiamava Levi ed era un pubblicano, uno di quegli impopolari esattori di pedaggi e tasse. (Matt. 9:9; Luca 5:27) A suo tempo diventò uno dei dodici apostoli. (Matt. 10:3; Mar. 3:18; Luca 6:15) Il suo nome significa “dono di Jah”. Matteo scrisse il suo Vangelo principalmente per gli Ebrei, componendolo prima nella lingua degli Ebrei di quel tempo, l’aramaico, e traducendolo egli stesso più tardi nel greco comune o koiné. Oltre che dalla sua composizione originale in aramaico, dall’attenzione prestata alle profezie messianiche e dal modo in cui vennero adempiute da o in Gesù di Nazaret, è evidente che era particolarmente rivolto agli Ebrei. Questo scrittore del Vangelo cita ripetutamente le Scritture Ebraiche e in moltissimi casi indica come furono adempiute da Gesù Cristo come Messia. Il Vangelo di Matteo è il vangelo del Regno ed esalta la predicazione di questo vangelo del Regno. Non segue un ordine cronologico, bensì un ordine secondo il soggetto. S’interessa principalmente degli avvenimenti della Galilea, oltre agli avvenimenti finali di Gerusalemme. Anziché mirare a fare una narrazione molto dettagliata, l’intento di Matteo è di esporre le parabole e i discorsi di Gesù. Questa è la sua particolare caratteristica.
L’epoca della composizione dei Vangeli non può essere fissata con precisione. Pare che Matteo abbia scritto il suo racconto in aramaico non molti anni dopo l’ascensione di Cristo. Iscrizioni alla fine di numerosi manoscritti asseriscono che fu otto anni più tardi, ossia nel 41 d.C. (questi manoscritti sono tutti posteriori al decimo secolo). Qualche tempo dopo Matteo fece seguire al suo racconto in aramaico la sua traduzione greca. È opinione generale che il Vangelo di Matteo sia stato il primo dei quattro Vangeli ad essere messo per iscritto. Ciò sembra probabile, dato che fu scritto principalmente per gli Ebrei. Si può dedurre che i Vangeli siano stati scritti nell’ordine in cui appaiono nelle Bibbie moderne, cioè, Matteo (almeno l’originale aramaico) primo, Marco secondo, poi Luca e Giovanni ultimo. Luca scrisse il suo Vangelo prima di scrivere Atti, e ci sono buone prove che Atti fu scritto verso il 61 d.C. (Luca 1:1-4; Atti 1:1) Ciò significherebbe che verso il 61 d.C. tutti e tre i Vangeli sinottici erano stati messi per iscritto. Col Vangelo di Matteo in aramaico per gli Ebrei si cominciò a mettere per iscritto la buona notizia del Regno come fu annunciata dal Re stesso, Cristo Gesù.
Ed ora un rapido esame del contenuto generale di questo Vangelo. Inizia con la genealogia umana di Gesù e la rivelazione a Giuseppe del miracoloso concepimento del bambino nel seno della vergine giudea, Maria. (Matt. 1:1-25) È chiaro che Matteo tratta questi preliminari in relazione a Giuseppe, com’è altrettanto evidente che Luca presenta il racconto della nascita di Gesù avendo in mente Maria. Su questa base Matteo fornisce la genealogia secondo Giuseppe, mentre Luca la elenca seguendo la linea di Maria. Questo spiega le differenze di queste due genealogie di Gesù. Matteo solo narra la visita dei magi, la fuga in Egitto, e la strage dei bambini a Betlemme ordinata dall’impaurito Erode. (2:1-23) Quindi il racconto salta al ministero di Giovanni Battista e al battesimo, unzione e tentazione di Gesù. In seguito fa un altro salto nel tempo, questa volta di circa sei mesi, descrivendo la più grande campagna di predicazione svolta in Galilea. Fu allora che l’unto Re annunciò per la prima volta: Il regno dei cieli è vicino”. La sua fama si estende; da tutta la Palestina le moltitudini accorrono per ascoltare il suo messaggio e vedere i suoi miracoli. (4:1-25) Con questa introduzione Matteo presenta dunque la più completa narrazione che abbiamo del famoso sermone sul monte pronunciato da Gesù. — 5:1–7:29.
Intanto l’unto Re ha celebrato due volte la Pasqua a Gerusalemme, circostanze che né Matteo né Marco né Luca menzionano nel loro Vangelo. Molti miracoli sono stati compiuti e sono stati scelti i dodici apostoli. Queste cose Matteo le riferisce, ma non nel loro ordine cronologico. Ciò si potrebbe notare consultando il prospetto che si trova dopo la lezione 57 su Giovanni. (Questo prospetto indica in ordine cronologico gli avvenimenti riportati nei Vangeli, dove sono registrati, e se vengono considerati da uno, due, tre o da tutti e quattro i Vangeli. Ciò facilita un paragone delle quattro narrazioni. Indica pure il tempo approssimativo e il luogo degli avvenimenti). Matteo prosegue nella sua esposizione dell’intensa campagna di Gesù in Galilea, citando miracoli, tramandandoci le parabole di Gesù e la loro spiegazione, e notando particolarmente il terzo giro di predicazione in Galilea quando Gesù mandò gli apostoli a due a due, affinché l’opera di testimonianza fosse estesa. (9:35–11:1) Qui Matteo s’interrompe per parlare dell’invio dei discepoli da parte di Giovanni Battista, allora in prigione, perché si informassero se Gesù fosse Colui che doveva venire, suscitando i buoni commenti di Gesù riguardo a Giovanni, seguiti dalla sua condanna delle città della Galilea per la loro incredulità verso di Lui. (11:2-24) Dopo il ritorno degli apostoli viene narrato il miracoloso pasto provveduto a 5.000 persone e più tardi a 4.000, miracoli che furono separati da un giro in Fenicia e nella Decapoli. (14:13-21; 15:21-38) La campagna in Galilea giunge all’apice con la trasfigurazione e le profezie della morte e risurrezione di Gesù. — 16:13–17:13, 22, 23.
Una volta ancora il racconto di Matteo fa un balzo nel tempo, saltando completamente la fine del ministero di Gesù in Giudea e la maggior parte di quello in Perea. Egli considera alcuni degli avvenimenti accaduti durante il viaggio nella Perea in cammino verso Gerusalemme per l’ultima Pasqua, e la sua morte. (19:1–20:28) I Vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca raccontano molto accuratamente gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, e seguono generalmente un ordine cronologico. Ma la narrazione di Matteo contribuisce definitivamente nel descrivere gli ultimi giorni. Per esempio, egli solo riferisce le parabole della festa nuziale, delle dieci vergini, dei talenti, e delle pecore e dei capri. (22:1-14; 25:1-46) Solo Matteo narra completamente la severa condanna degli scribi e dei Farisei da parte di Cristo Gesù. (23:1-39) Nessun altro Vangelo parla del suicidio di Giuda o dei soldati di guardia al sepolcro. (27:3-10, 62-66) Matteo narra anche dell’incontro di Gesù con i suoi discepoli in Galilea dopo la risurrezione, e delle istruzioni date loro di andare e fare discepoli in tutte le nazioni, battezzandoli e ammaestrandoli. (28:16-20) Ma spesso gli altri Vangeli colmano una lacuna del racconto di Matteo. Provvidenzialmente, dalla bocca di due, tre e quattro testimoni quasi tutti gli avvenimenti relativi al soggiorno terreno di Gesù sono confermati; ma dove manca la testimonianza molteplice lo spirito santo ha operato facendo rendere una testimonianza fidata almeno da uno scrittore.
[Domande per lo studio]
1. Chi diede inizio alla composizione del cànone delle Scritture Greche?
2. Quale modo di trasmettere il racconto di questi importanti avvenimenti dispose Gesù Cristo, e perché?
3. Perché sono stati provveduti quattro racconti evangelici?
4. Quali sono i Vangeli sinottici?
5. Per chi fu scritto principalmente questo Vangelo, e perché date tale risposta?
6. Qual è la sua caratteristica particolare?
7. Quale informazione è data circa il tempo in cui fu scritto il Vangelo di Matteo in particolare e gli altri Vangeli in generale?
8. Riassumete la narrazione di Matteo fino al sermone sul monte.
9. Quali ulteriori avvenimenti ci portano al termine della campagna svolta in Galilea?
10. Quali attività di ministero tralascia il racconto di Matteo? eppure quali preziose informazioni egli solo porta a nostra conoscenza, intorno agli avvenimenti finali della vita terrena di Gesù a Gerusalemme?