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  • Di quale Dio siete testimoni?

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  • Di quale Dio siete testimoni?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
w64 15/8 pp. 488-494

Di quale Dio siete testimoni?

“Voi siete miei testimoni — oracolo di Jahve — e io sono Dio”. — Isa. 43:12, Ga.

1. (a) Che cosa dovrebbe essere in grado di fare un vero Dio? (b) Qual è l’atteggiamento dell’ateo verso Dio, come indica un comunicato dell’Associated Press?

Ogni Dio che è un vero Dio deve dare la prova che è un Dio. Egli dovrebbe avere almeno due o tre testimoni che è un Dio, o anche il solo Dio che esista. Oggi l’ateo respinge perfino l’idea che vi sia un dio ed esclama con superbia: “Io sono testimone che non vi è dio!” Un comunicato dell’Associated Press di Seattle, del 6 maggio dell’anno scorso, diceva: “Il maggiore German S. Titov, astronauta sovietico, ha proclamato oggi di non credere in Dio. Egli ha detto di non aver visto ‘né Dio né angeli’ durante i suoi diciassette giri intorno alla terra. ‘Fino al primo volo orbitale compiuto da Yuri Gagarin nessun Dio ci ha aiutato a costruire il nostro razzo’, egli ha detto. ‘Il razzo è stato fatto dalla nostra gente. Io non credo in Dio. Credo nell’uomo, nella sua forza, nelle sue possibilità e nella sua ragione’. Il maggiore Titov ha commentato la sua fede materialistica dopo che egli e sua moglie avevano trascorso quasi due ore visitando l’esposizione scientifica degli Stati Uniti alla Fiera Mondiale di Seattle”. — Times di New York del 7 maggio 1962.

2, 3. (a) Che cosa si può dire della credenza in Dio dei tempi antichi? (b) Che cosa ci è detto circa gli dèi della filosofia indù?

2 L’ateo di oggi, sia egli comunista o di un’altra fede politica, pensa che in questa moderna èra nucleare e spaziale sia divenuto antiquato credere in un invisibile dio. Nei tempi antichi credere in un Dio o in molti dèi faceva parte della vita quotidiana della gente in generale. Poteva anche esservi stato uno scambio di dèi. Un notissimo scrittore del settimo secolo prima dell’Èra Volgare dice: “V’ha egli una nazione che abbia cambiato i suoi dèi, quantunque non siano dèi?” “E dove sono i tuoi dèi che ti sei fatti? Si lèvino, se ti posson salvare nel tempo della tua sventura! Perché, o Giuda, tu hai tanti dèi quante città”. (Ger. 2:11, 28, VR) In seguito, nel primo secolo della nostra Èra Volgare, vi fu un eminente Romano chiamato Petronio Arbiter, favorito dell’imperatore Nerone e autorità assoluta in questioni di gusto riguardo alla scienza del vivere nei lussi. Nella sua opera intitolata “Satires”, capitolo 17, Petronio si riferì alla religione di stato romana e disse: “Il nostro paese è così popolato di divinità che potete trovare un dio con la stessa facilità di un uomo”. Naturalmente, ci si rivolgeva all’imperatore romano come a una divinità.

3 Giustamente un altro scrittore dello stesso primo secolo, largamente letto oggi, disse: “Vi [sono] quelli che son chiamati ‘dèi’, sia in cielo che sulla terra, come vi sono molti ‘dèi’ e molti ‘signori’”. (1 Cor. 8:5) Dal tempo di questo scrittore gli dèi dei popoli sono aumentati di numero. L’Encyclopedia Americana, Volume 14 (edizione del 1929), pagina 196b, dice sullo sviluppo della filosofia indù in India:

Come risultato fu creato un intero pantheon di dèi. Fu lasciata la briglia sciolta e libero sfogo all’immaginazione. Dèi e dee in abbondanza popolarono il firmamento, benché, comunque, solo alcuni trovassero la deificazione nel senso che divennero oggetto di adorazione. Furono creati nuovi mondi, e Indra divenne il governante di 330.000.000 di divinità. Venne all’esistenza la trinità dell’induismo, con Brahma, il creatore, Visnu, il preservatore, e Siva, il distruttore.

Secondo l’Americana Annual del 1963, pagina 321, l’India di oggi ha una popolazione di 439.235.082 abitanti, di cui l’84,99 per cento sono indù. Questo significherebbe che vi è un dio per ogni indù e mezzo circa.

4. Quali cose conosciamo in merito agli dèi in Giappone, in Russia e nella cristianità?

4 Fino al 1946 l’imperatore giapponese era considerato divino, secondo l’insegnamento religioso che la linea di discendenza imperiale risaliva ininterrotta al tempo in cui Jimmu, pronipote di Amaterasu, dea del sole, aveva stabilito il trono giapponese nel 660 a.C. Fu più che ragionevole che il 31 dicembre 1945, l’imperatore Hirohito proclamasse onestamente di non essere un dio. Solo dal 1953, anno della morte del dittatore russo Stalin, fu parzialmente distrutto in tutto il mondo comunista il culto di Stalin. Ma che dire della cristianità? Essa, naturalmente, adora la sua Santa Trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo. Ma che altro?

5, 6. (a) Com’è considerato il papa della Chiesa Cattolica Romana, secondo il Dizionario Ecclesiastico? (b) Quali altri commenti sono fatti in merito a questo capo della chiesa?

5 Da un’autorevole opera cattolica romana riconosciuta, l’Ecclesiastical Dictionary* (Dizionario Ecclesiastico), di Lucius Ferraris, canonista del diciottesimo secolo dell’ordine dei frati francescani, citiamo parte di ciò che dice sotto la parola papa:

“Il papa ha tale dignità ed eccellenza che non è semplicemente un uomo ma, per così dire, Dio, e il vicario di Dio. . . . Quindi il papa è incoronato di una triplice corona, come re del cielo, della terra e dell’inferno. . . . Il papa è, per così dire, il solo principe dei fedeli di Cristo, il più grande re dei re, che possiede il completo potere, al quale è affidato il governo del regno terrestre e celeste. . . . Il papa ha un’autorità e una potenza così grandi che può modificare, dichiarare o interpretare la legge divina limitando, spiegando”, eccetera.

6 Il papa Niccolò I, dell’858-867 d.C., soprannominato il Grande “a motivo della stupenda opera che compì per stabilire il papato di Roma come potenza secolare e sovrana, superiore a tutte le altre”,* disse quanto segue: “L’imperatore Costantino conferì l’appellativo di Dio al papa: il quale, perciò, essendo Dio, non può essere giudicato dall’uomo”. Uno dei successivi papi, Innocenzo III, del 1198-1216 d.C., disse: “Il papa occupa il posto del vero Dio”. La legge canonica cattolica romana, nel commentario, definisce il papa “nostro Signore Dio”. Non è senza significato il fatto che all’elezione di un nuovo papa, durante la cerimonia chiamata Adorazione, sia cantato quello che viene chiamato Te Deum (che significa: Lodiamo te, o Dio).*

SFIDA AGLI “DÈI”

7. A quale sfida, dunque, ci troviamo ora dinanzi, e quali domande sulla questione richiedono una risposta?

7 Oggi ogni adoratore che asserisce di avere un dio è sfidato ad agire quale testimone del suo dio. Infatti, tutti gli dèi, cioè tutti quelli che sono chiamati “dèi” e sono adorati come dèi, vengono sfidati a presentare i loro testimoni per dimostrare che sono dèi o il solo vivente e vero Dio. Oggi, perciò, tutti gli adoratori devono affrontare questa domanda: Di quale Dio siete testimoni? Quali testimoni, che cosa potete dire e quale prova potete presentare per dimostrare che il vostro dio, quello che descrivete quale oggetto della vostra adorazione, è una realtà, un dio verace, vivente, storico e attivo, meritevole di adorazione? Che cosa sapete del vostro dio? Potete dimostrare in modo soddisfacente anche a voi stessi che egli è Dio o un dio? O vi vergognate di essere testimoni del vostro Dio?

8. (a) Perché è inutile adorare e servire un falso Dio? (b) Con quali due mezzi dovrebbe essere possibile dimostrare chi è il vero Dio?

8 Ogni persona ragionevole ammetterà che non c’è scopo nell’adorare e servire un falso dio. Non si ottiene nessun beneficio duraturo adorando un dio che non esiste. L’adoratore inganna se stesso o si lascia ingannare da altre persone religiose, e infine vi è solo delusione. Non dobbiamo desiderare di farci trascinare dall’emozione e dal sentimentalismo religioso. Dobbiamo agire come persone sensate sia in materia di religione che nelle cose secolari. Non c’è nessun vantaggio nel nascondere a noi stessi la prova concernente un Dio che è una realtà verace, vivente e potente. Se gli dèi, i nostri o quelli degli altri, sono falsi, dobbiamo desiderare di saperlo. Se, fra tutti gli innumerevoli dèi adorati oggi, vi è il solo vivente e vero Dio, dobbiamo cercarne la prova e considerarla seriamente. Mediante la sua stessa evidenza e l’evidenza prodotta dai suoi testimoni sulla terra, il vero Dio dev’essere in grado di dimostrare davanti alla corte dell’universo che è l’Iddio, l’Essere divino, degno dell’adorazione di chiunque.

9. Perché il tempo attuale è appropriato affinché il vero Dio dimostri la sua Divinità?

9 Il tempo attuale offre al vero Dio la massima opportunità di dimostrare la sua Divinità. Malgrado le sue conquiste scientifiche, il mondo dell’umanità si trova nella condizione più deplorevole, afflitto non solo da malattie fisiche e mentali, con la crescente fame dovuta alla crescente popolazione mondiale, ma anche da crescenti turbamenti, politici, razziali e religiosi, il tutto coronato da ciò che sembra matematicamente certo, una terza guerra mondiale in un’èra nucleare e spaziale. Porre rimedio alla situazione mondiale è al di là della semplice potenza e ingegnosità dell’uomo; ci vuole l’intervento di un’intelligente potenza sovrumana. Così, dunque, ora come mai prima, è il tempo in cui gli adoratori religiosi si rivolgano ai loro dèi. Se il profeta Geremia, di ventisei secoli fa, fosse qui, ripeterebbe la sua sfida al popolo afflitto: “Dove sono i tuoi dèi che ti sei fatti? Si lèvino, se ti posson salvare nel tempo della tua sventura! Perché, o Giuda, tu hai tanti dèi quante città”. — Ger. 2:28, VR.

10. Che cosa si può chiedere in merito a tutti quelli che asseriscono di essere Divinità?

10 Veramente, quando tutte le religioni popolari sono messe insieme non v’è scarsità di dèi, ma che cosa possono fare tutti questi dèi, sia da soli, che insieme, in merito alla situazione mondiale che peggiora? Come la spiegano? Quale previsione, quale predizione, quale profezia pronunciano essi circa il modo in cui finirà? Quale profezia annunciano in merito al futuro dell’umanità? Quale prova possono dare, mediante ciò che fecero in passato, di poter far avverare la loro profezia sul futuro, così che possiamo credere che sono veraci e fidati e in grado di mantenere la loro promessa? Dicano in anticipo ciò che accadrà e poi lo facciano accadere, altrimenti ammettano di essere falsi dèi, la cui adorazione non reca alcun beneficio.

11. (a) Vi è un Dio che ha diritto di sfidare tutti gli altri dèi, e perché? (b) Ha egli molti seguaci sulla terra?

11 Oggi vi è un Dio che lancia questa sfida a tutti gli altri che sono chiamati dèi e che sono adorati come dèi. Che diritto ha egli di sfidare tutti gli altri? Ha questo diritto perché nel primo secolo dell’Èra Volgare e anche prima predisse la situazione odierna e ne spiegò il significato e le cause, e predisse pure il risultato e il meraviglioso futuro che vi sarebbe stato quindi per l’umanità. Di tutti quelli che oggi sono adorati come dèi, egli è il Solo che abbia fatto questa cosa straordinaria. Naturalmente, con la sua sfida egli avrà suscitato il risentimento e l’antagonismo degli adoratori di tutti gli altri cosiddetti dèi. Per questo oggi, come in passato, egli è l’Iddio di una minoranza perseguitata, un piccolo gruppo davvero in paragone col numero complessivo degli adoratori religiosi. No, questa minoranza non è costituita dai Giudei naturali, che sono oggi 12.792.800 in tutta la terra. È un gruppo molto più piccolo, che ora porta il nome del suo Dio. Esso ha ereditato la fede del vero eletto popolo di Dio di diciannove secoli fa, o del primo secolo dell’Èra Cristiana. Per questa ragione è chiamato con gli stessi nomi che si applicavano a quel tempo.

12, 13. Come questo Dio conforta quelli che lo adorano, e qual è il suo nome?

12 Prima di lanciare questa sfida agli dèi di tutti gli altri gruppi religiosi, il suo Dio parla profeticamente mediante il profeta Isaia e conforta questa minoranza perseguitata, e facendo questo il suo Dio rivela il proprio nome. In Isaia 43:1-4 (Ga) leggiamo le sue parole:

13 “E ora così dice Jahve che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: ‘Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Dovessi tu camminare sull’acqua, sarei con te, i fiumi non ti sommergerebbero: passassi in mezzo al fuoco, non ti scotteresti, la fiamma non ti brucerebbe; poiché io sono Jahve tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto, Chush e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei pregiato e io ti ho amato, darò uomini in tua vece e nazioni in cambio della tua vita’”.

14. A chi si applicò per la prima volta Isaia 43:1-4, e in che senso?

14 Questa dichiarazione non si applica oggi alla Repubblica d’Israele che si stabilì nella cosiddetta Terra Santa nel 1948, anche se essa fa risalire la sua discendenza naturale al patriarca ebreo Giacobbe di trentasette secoli fa. Ai giorni del profeta Isaia queste parole di Geova Dio si applicarono in senso letterale ai discendenti naturali di Giacobbe, e si adempirono in essi nel successivo sesto secolo prima dell’Èra Cristiana. In che modo? Ebbene, un rimanente di superstiti dei discendenti naturali di Giacobbe, o Israeliti, fu liberato dalla lunga schiavitù nel paese di Babilonia. Il suo Dio Geova lo aveva ricomprato, e il modo in cui aveva fatto questo aveva avuto ripercussioni politiche sull’Egitto, sull’Etiopia e su Seba per mano del nuovo Impero Persiano stabilito da Ciro il Grande. Quindi Geova, suo Salvatore, ricondusse in patria, nella terra di Palestina, il fedele rimanente del suo popolo, benché dovesse far questo attraverso il fuoco e l’acqua, per così dire, o attraverso i fiumi e l’infuocato deserto.

15. (a) Quale cambiamento Gesù mostrò che aveva avuto luogo ai suoi giorni, e come fu esso vigorosamente illustrato? (b) A chi si applicarono dopo ciò le parole profetiche di Isaia, e perché ad essi?

15 Tuttavia, nel primo secolo dell’Èra Cristiana, il grande profeta di Geova, Gesù Cristo, spiegò che Geova, che era stato fino a quel momento il loro Dio, rigettava i discendenti naturali di Giacobbe, gli Israeliti, perché gli avevano disubbidito e avevano rigettato i suoi profeti. Questo ripudio degli Israeliti naturali fu vigorosamente espresso quando la loro città santa di Gerusalemme venne distrutta nell’anno 70 e i superstiti vennero dispersi fino alle estremità della terra. Nello stesso tempo Gesù Cristo rese chiaro che l’applicazione delle parole profetiche d’Isaia era stata trasferita ai suoi fedeli seguaci perché avesse un adempimento più elevato, più completo e spirituale. Parlando di questo trasferimento, Gesù Cristo disse agli Israeliti o Giudei senza fede e disubbidienti: “Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una nazione che ne produca i frutti”. (Matt. 21:43) I fedeli, dedicati seguaci di Gesù Cristo sono quelli che costituiscono la nuova nazione a cui è dato il regno di Dio. Essi ne producono i frutti col genere di vita spirituale che conducono e con la predicazione mondiale della buona notizia del regno di Dio e delle sue benedizioni per tutte le famiglie della terra.

16. Nei rapporti di Dio col suo popolo, chi fu creato e da chi, e che cosa dimostra questo?

16 Come avvenne all’antica nazione di Giacobbe o Israele prima che Geova Dio la rigettasse, così avviene a questa nuova nazione a cui egli dà il regno di Dio, affinché regni con Gesù Cristo nei cieli per benedire tutta l’umanità rimasta sulla terra. Non sono loro a creare Geova nella loro mente come loro Dio, ma egli ha creato loro come nazione spirituale, un Israele o Giacobbe spirituale. Essi non lo hanno formato, né hanno formato statue immaginarie di lui, ma Geova Dio li ha formati come nazione spirituale con Gesù Cristo quale Re dei re. Di conseguenza, Geova non è un falso dio, un dio fatto dall’uomo, ma, come Dio e Creatore, egli ha fatto loro.

ERA NECESSARIO UN RADUNAMENTO

17. Perché era necessario il radunamento di quelli che credono nel vero Dio, ma quale interruzione lo impedì per un certo tempo?

17 Dopo la morte di Gesù Cristo e dei dodici apostoli, i suoi fedeli seguaci furono dispersi dalla persecuzione e dagli oppressori religiosi. Nell’ultima parte del diciannovesimo secolo un fedele rimanente di dedicati, battezzati seguaci di Cristo fecero un tentativo di unione da tutte le parti della terra. Ma nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale, e il clero religioso della cristianità si valse delle passioni patriottiche e nazionalistiche, delle ambizioni e delle disposizioni di emergenza del tempo di guerra per opprimere e disperdere, se non sterminare, questi cristiani che adoravano Geova quale solo, vivente e vero Dio. Ma migliaia di anni prima, egli aveva promesso di radunare i suoi adoratori e servirsene in modo speciale per la sua gloria. Nello stesso capitolo di Isaia egli proseguì dicendo:

18. Questo vero Dio aveva forse fatto qualche dichiarazione circa il radunamento dei suoi adoratori dispersi?

18 “Non temere, perché io sono con te; dall’oriente farò venire la tua stirpe, dall’occidente io ti radunerò. Dirò al nord: ‘Dammelo’ e al mezzogiorno: ‘Non impedirlo; fa’ venire i miei figli da lontano e le mie figlie dall’estremità della terra, quanti sono chiamati con il mio nome e che io per la mia gloria ho creato e plasmato’”. — Isa. 43:5-7, Ga.

19. Come mostrò Gesù di sapere che questo radunamento doveva aver luogo?

19 Gesù Cristo predisse il medesimo radunamento nella sua profezia sulla fine di questo mondiale sistema di cose. Egli non l’applicò al radunamento dei Giudei sionisti in Palestina e all’istituzione della Repubblica d’Israele, ma al fedele rimanente dei suoi dedicati seguaci. Egli disse: “Le potenze dei cieli saranno scosse. E allora il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, e allora tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria. Ed egli manderà i suoi angeli con gran suono di tromba ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità all’altra dei cieli”. — Matt. 24:3, 29-31.

20. In che modo Geova diede prova di essere un Dio di parola riguardo al radunamento dei membri della sua nazione?

20 Perciò nell’ottavo secolo prima dell’Èra Cristiana, Geova Dio predisse mediante il profeta Isaia il radunamento dei suoi adoratori cristiani e diciannove secoli fa lo mise in risalto mediante la profezia di suo Figlio Gesù Cristo. Adempì Geova Dio tale profezia? Dimostrò egli di essere un Dio di veraci profezie? Ha egli dimostrato di essere il fedele, onnipotente Dio che mantiene la sua promessa e può tener fede alla parola data? Sì! Contrariamente all’aspettativa del clero religioso della cristianità, e con sua grande molestia e irritazione, Geova liberò il fedele rimanente dei suoi adoratori dalla schiavitù babilonica e li radunò stabilendo un’unità mondiale, più stretta ed estesa che nel passato. Anche gli uomini principali del rimanente, che durante la prima guerra mondiale erano stati imprigionati, furono liberati dalla prigione e prosciolti da tutte le false accuse che erano state mosse loro per mandarli in prigione.

21. Che cosa compresero ora riguardo a Geova coloro che erano radunati, e di che cosa si resero conto?

21 Mediante la sua Parola scritta, sulla quale risplendeva la luce delle profezie adempiute, Geova indusse il rimanente ad apprezzare maggiormente l’importanza e il valore del proprio nome. Comprese che era un popolo, non per il nome di Gesù, ma per il nome di Geova, come aveva spiegato molto tempo fa anche il discepolo cristiano Giacomo quando aveva applicato la profezia di Geova in Amos 9:11, 12. (Atti 15:13-19)* Grazie alla rivelazione del significato delle Sacre Scritture essi compresero sempre meglio che dovevano servire come cristiani testimoni di Geova. Per mezzo del suo spirito santo egli li aveva creati per la Sua gloria, poiché li aveva generati perché fossero suoi figli spirituali e li aveva unti col suo spirito per predicare ed essere coeredi di Gesù Cristo nel suo regno celeste. Geova li aveva formati come nazione spirituale portandoli nel Suo nuovo patto mediante il Mediatore Gesù Cristo. Geova ne aveva fatto la sua visibile organizzazione sulla terra, un’organizzazione teocratica. Ora, liberandoli nel 1919 e riorganizzandoli per il suo ulteriore servizio, aveva dimostrato di essere per loro un Dio vivente.

22, 23. (a) Quale loro mancanza richiamò Geova alla loro attenzione? (b) Quali furono alcune delle accuse mosse loro, e che cosa avrebbero dovuto affrontare?

22 Prima di ciò essi non avevano compreso tanto pienamente e chiaramente che egli era il loro Dio. Riguardo a questo fatto essi erano stati spiritualmente ciechi e sordi, come la cristianità, che adora quello che chiama un “dio trino”, una trinità di tre persone coeguali e coeterne che si dice siano tutte in un solo Dio. La loro lentezza a vedere e a udire era dovuta in larga misura all’influenza della cristianità, con la quale erano stati associati e che li aveva oppressi e tenuti schiavi. Non avevano agito da “servitore di Jahve”. Nel precedente capitolo di Isaia (42:18-25, Ga), Geova aveva richiamato l’attenzione su ciò e sulle dolorose conseguenze di ciò, dicendo loro:

23 “Sordi, udite; ciechi, fissate lo sguardo per vedere. Chi è cieco se non il mio servitore? Chi è sordo come colui al quale io mandavo araldi? Chi è cieco come il perfetto? Chi è sordo come il servitore di Jahve? Si vedono molte cose, ma tu non ci badi; si aprono le orecchie, ma senza sentire. Jahve si compiacque, per la sua giustizia, di mostrare grande e gloriosa la legge. Eppure questo è un popolo depredato e spogliato; tutti sono trattenuti in caverne, rinchiusi nelle prigioni. Essi furono abbandonati alla preda senza un liberatore; ci fu la spogliazione senza che alcuno dicesse: ‘Restituisci!’ Chi fra di voi bada a ciò, vi presta attenzione e ascolta per il futuro? Chi consegnò Giacobbe al saccheggio, Israele ai predoni? Non è stato forse Jahve contro cui peccarono, per le cui vie non vollero camminare, la cui legge non osservarono? [Geova], perciò, ha riversato su [Giacobbe] la sua ira ardente e l’orrore della guerra. Questa ha divampato intorno a [Giacobbe] senza che egli se ne accorgesse, lo ha consunto ed egli non se ne curò”.

LA CHIAMATA DEI TESTIMONI

24. (a) Come potevano alcuni considerare il saccheggio del popolo di Geova? (b) Che cos’era dunque necessario?

24 Lasciando depredare e spogliare il suo popolo perché non aveva visto e udito e ubbidito al suo Dio, Geova permise che sembrasse che il suo Dio non fosse affatto un Dio, o che fosse un Dio debole e così che gli dèi dei suoi persecutori, depredatori e saccheggiatori fossero più forti di Geova. Era ora giunto il momento di fare sparire l’errata impressione che era stata data. Era ora giunto il momento di definire la disputa in merito alla vera Divinità e di mettere a tacere ogni falso dio. Si convochi una corte giudiziaria! Siano chiamati i testimoni, e tutto l’universo assista all’udienza, particolarmente tutte le nazioni della terra! Anziché chiedere l’unificazione di tutti gli dèi e l’unione della loro adorazione in una sola religione che le comprenda tutte, Geova sfida tutti quelli che sono adorati come dèi dalle nazioni a dimostrare che sono dèi.

25, 26. Che cosa fece dunque Geova per il suo popolo, e come ne parlò profeticamente?

25 Affinché il suo popolo dedicato agisse in qualità di suoi rappresentanti in questa corte universale, nel 1919 Geova aprì in senso spirituale i loro occhi e i loro orecchi facendoli uscire dalla schiavitù della babilonica organizzazione religiosa, e in quell’anno essi tennero il primo sensazionale congresso generale degli studenti biblici cristiani internazionali dopo la prima guerra mondiale. Avendo ora i suoi liberi rappresentanti, Geova Dio fa comparire in tribunale tutte le nazioni della terra. Il suo popolo cieco e muto di un tempo deve affrontare tutte le nazioni del mondo in merito alla controversia della Divinità.

26 Emanando profeticamente l’ordine di convocare questa corte nel ventesimo secolo, Geova disse mediante il profeta Isaia, duemilasettecento anni fa: “Fa’ uscire un popolo cieco, che pure ha occhi, sordo, che pure ha orecchie. Si radunino insieme tutti i popoli e si raccolgano le nazioni. Chi fra di loro può annunciare ciò e farci udire le cose passate? Presentino i loro testimoni a giustificazione, ascoltino e dicano la verità”. — Isa. 43:8, 9, Ga.

[Note in calce]

Lucius Ferraris è l’autore di ciò che è chiamato “Prompta Bibliotheca canonica, juridica, moralis, theologica, necnon ascetica, polemica, rubricistica, historica”, una vera e propria enciclopedia di conoscenza religiosa.

Vedere la Cyclopædia di M’Clintock e Strong, Volume 7, pagina 63b.

Vedere le pagine 310, 311, 316 del libro inglese Il tempo è vicino di C. T. Russell, del 1889.

Vedere La Torre di Guardia inglese del 15 gennaio 1928, pagine 19-25.

[Figura a pagina 489]

Indra, uno di “quelli che son chiamati ‘dèi’”

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