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  • w66 15/10 pp. 611-612
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  • “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1966
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1966
w66 15/10 pp. 611-612

“Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale”

AVETE mai visto una persona completamente cieca che non fosse consapevole della sua cecità? O avete mai incontrato una persona così afflitta da paralisi agitante da non potersi nutrire da sola e che tuttavia non sapesse che in lei qualcosa non andava? Difficilmente! Ma sapete che è possibile essere altrettanto ciechi e derelitti in senso religioso o spirituale, riguardo alla relazione con il proprio Fattore, l’Iddio del cielo e della terra, ed esserne tuttavia del tutto ignari?

Sì, vi sono tali persone oggi, come ve ne furono nei tempi biblici. Così Gesù Cristo, il Figlio di Dio, disse che i capi religiosi del suo giorno erano ‘uomini ciechi che guidavano i ciechi e che entrambi sarebbero caduti nella fossa’; sebbene essi stessi gli dicessero: “Non siamo ciechi anche noi, non è vero?” Similmente nel libro di Rivelazione troviamo una certa congregazione cristiana, quella di Laodicea, alla quale è detto, fra l’altro: “Tu dici: ‘Io son ricco e ho guadagnato ricchezze e non ho bisogno di nulla’, ma non sai d’esser miserabile e infelice e povero e cieco e nudo”. — Matt. 15:14; Giov. 9:40; Riv. 3:17.

Tali insensibili peccatori non sono certo inclusi nelle parole iniziali del Sermone del Monte di Gesù: “Felici quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale, poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. Incidentalmente si potrebbe notare che le nove condizioni menzionate da Gesù nei suoi commenti iniziali sono, secondo l’originale greco, stati di felicità anziché “beatitudini”, come sono chiamate di solito. — Matt. 5:3-11.

Tradotte letteralmente, le parole di Gesù, come si osserva nella nota in calce della Traduzione del Nuovo Mondo, edizione del 1950 (inglese), dicono: “Felici quelli che sono mendicanti per lo spirito”. La parola dell’originale greco resa “poveri” o “mendicanti” è ptokhos, che significa non solo i poveri ma i poverissimi, gli indigenti, i mendicanti. È usata per descrivere Lazzaro nella parabola del ricco e di Lazzaro, per fare il maggiore contrasto possibile. — Luca 16:20, 22.

Perché Gesù si riferì a questi “mendicanti per lo spirito” dicendo che erano felici, cioè che erano in uno stato di felicità o favoriti da Dio? Anzitutto, perché, in contrasto con quelli che sono insensibili, indifferenti o che ignorano il loro bisogno spirituale, per questi c’è speranza. Consapevoli della loro condizione spirituale, hanno smesso di andare nella direzione sbagliata.

Quelli che sono veramente consapevoli dei loro bisogni spirituali o sono mendicanti per lo spirito si possono anche dire felici perché faranno qualche cosa in merito. Daranno ascolto alle istruzioni di Gesù: “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto”. Fra le cose che possono chiedere c’è lo spirito di Geova, che Gesù disse il suo Padre celeste era pronto a dare. — Luca 11:8-13.

Inoltre, quelli “che si rendono conto del loro bisogno spirituale” sono felici in senso anticipato, come disse pure Gesù, “poiché a loro appartiene il regno dei cieli”. A rigor di termini, coloro ai quali appartiene “il regno dei cieli” sono un numero limitato dei seguaci di Cristo che si sederanno su troni e governeranno con lui per mille anni. (Luca 12:32; Riv. 20:4-6) Comunque, il principio dichiarato in Matteo 5:3 si applica anche ad altri, alle “altre pecore” di Cristo menzionate in Giovanni 10:16. Queste saranno felici in quanto erediteranno il reame terrestre del regno di Dio, come disse pure Gesù alle “pecore” alla sua destra nell’illustrazione o parabola delle ‘pecore e dei capri’: “Venite, voi che avete la benedizione del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi dalla fondazione del mondo”. — Matt. 25:34.

La felicità di quelli che si rendono conto del loro bisogno spirituale fu illustrata da Gesù nella sua parabola del ricco e di Lazzaro. Lazzaro raffigurò quelli del popolo comune che si rendevano conto delle loro mancanze e imperfezioni spirituali e sui quali i capi religiosi avevano posto grandi pesi. D’altra parte, il ricco raffigurò quelli che erano ricchi religiosamente parlando, che si erano seduti al posto di Mosè e avevano accesso alla Legge di Mosè e occupavano i posti principali nelle sinagoghe. — Matt. 23:2-4.

Comunque, come risultato della predicazione di Gesù ebbe luogo un cambiamento, raffigurato nella parabola dalla morte di ciascuno. I ‘ricchi’ capi religiosi si sentirono tormentati a causa dello schietto messaggio predicato da Gesù, che smascherava la loro avidità, la loro ipocrisia e i falsi insegnamenti religiosi; mentre la classe di Lazzaro, quelli che si rendevano conto del loro bisogno spirituale, accettò la verità che Gesù predicava, divenne il rimanente spirituale dei Giudei e ricevette la speranza del regno celeste. — Luca 16:19-31.

Se volete conoscere la felicità di cui parlò Gesù, anche voi dovete rendervi conto del vostro bisogno spirituale. Come mostrate di rendervi conto del vostro bisogno spirituale? Un modo è quello d’essere “mendicanti per lo spirito”, cioè pregare Dio per avere il suo spirito e per essere aiutati a conoscere e fare la sua volontà. (Luca 11:13) Un altro modo è di studiare attentamente la Parola di Dio, nella quale rivela la sua volontà per le creature terrene. Naturalmente, per capire quella Parola avrete bisogno di aiuto, che Dio ha provvidenzialmente provveduto, come, per esempio, mediante la rivista che ora leggete. — Matt. 24:45-47.

Se volete soddisfare il vostro bisogno spirituale non potete “trascurare la casa del nostro Dio”, ma dovete riunirvi con altri che si rendono conto del loro bisogno spirituale allo scopo di soddisfarlo. Riunendovi insieme ad altri dello stesso cuore e della stessa mente, potete servire i bisogni gli uni degli altri, incitarvi gli uni gli altri all’amore e alle opere eccellenti, dando e ricevendo mutuo incoraggiamento. In queste eccellenti opere è incluso il servire altri ancora che si rendono conto del loro bisogno spirituale con la Parola di Dio. Far questo recherà felicità ancora maggiore! — Neem. 10:39; Atti 20:35; Ebr. 10:23-25.

Si può dire veramente che quelli “che si rendono conto del loro bisogno spirituale” e si sforzano sinceramente di soddisfare quel bisogno sono felici ora e diverranno ancora più felici!

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