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  • w77 1/11 pp. 652-657
  • L’“albero” la cui caduta scuote il mondo

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  • L’“albero” la cui caduta scuote il mondo
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1977
w77 1/11 pp. 652-657

L’“albero” la cui caduta scuote il mondo

“Al suono della sua caduta per certo farò scrollare le nazioni quando lo farò scendere allo Sceol con quelli che scendono nella fossa, e nella terra di sotto tutti gli alberi d’Eden, i più scelti e i migliori del Libano, tutti quelli che bevono acqua, saranno confortati”. — Ezec. 31:16.

1. Perché il taglio di un particolare albero può generare sentimenti di tristezza?

NOI uomini possiamo nutrire affetto per un albero. Spinto da un tale sentimento per un semplice albero, il poeta rivolse a un uomo munito di scure le sue parole di protesta, dicendo: “Taglialegna, risparmia quell’albero! Non toccarne un solo ramoscello! Da giovane mi fece ombra, e ora lo proteggerò”. Un albero maestoso, cresciuto fino alla magnificenza di tutta la sua altezza, può suscitare l’ammirazione di molti osservatori. La bellezza degli alberi destò l’animo del poeta che si espresse con le parole: “Penso che non vedrò mai una poesia bella come un albero. . . . Le poesie son fatte dagli sciocchi come me, ma solo Dio può fare un albero”. A motivo dell’attaccamento di cuore a una tale opera della mano di Dio, quando si abbatte un albero particolare si possono provare sentimenti di tristezza.

2. Riguardo all’adorazione degli alberi, quali domande è bene rivolgerci?

2 L’adorazione degli alberi non è insolita in tutta la terra. L’insistenza dei celebratori religiosi secondo cui ogni anno la ricorrenza del 25 dicembre debba essere contrassegnata da un albero sempreverde adornato in maniera sfarzosa e illuminato brillantemente rivela tale culto degli alberi. Per migliaia d’anni c’è stato un “albero” che ha suscitato l’attenzione e l’ammirazione dell’intero mondo del genere umano. Il modo in cui si comportano e agiscono verso di esso mostra che sono adoratori di questo “albero” d’importanza mondiale. La fredda incredulità e l’ansiosa curiosità potrebbero spingerci a chiedere: Cos’è questo “albero”? L’adoro io?

3. Perché il genere umano pensa che questo “albero” non cadrà mai?

3 È un vecchio “albero”, che ora ha più di 4.200 anni. Quindi si poté descrivere e se ne poté parlare più di due millenni e mezzo fa. Da scritti di quel lontano passato possiamo ottenere un’ottima descrizione di questo albero, che si è rafforzato per tanto tempo e ha messo nella nostra terra radici così profonde da far pensare al genere umano che non si possa mai far cadere con nessun mezzo. Eccone la descrizione:

4, 5. Secondo Ezechiele 31:3-9, che cosa contribuisce all’incomparabile bellezza di questo “albero”?

4 “Un cedro del Libano, dai bei rami, con folti rami che fanno ombra, e di alta statura, così che la sua cima era fra le nubi. Le acque lo fecero crescere; le acque dell’abisso lo fecero divenire alto. Coi suoi corsi [l’acqua dell’abisso] andava tutto intorno al luogo dove era piantato; e [l’acqua dell’abisso] mandava i suoi canali a tutti gli alberi del campo. Perciò si fece più alto nella sua statura di tutti gli altri alberi del campo.

5 “E i suoi rami si moltiplicavano, e i suoi ramoscelli continuarono ad allungarsi a causa della molta acqua nei suoi corsi d’acqua. Sui suoi rami fecero i loro nidi tutte le creature volatili dei cieli, e sotto i suoi rami partorirono tutte le bestie del campo, e alla sua ombra dimoravano tutte le popolose nazioni. E divenne bello nella sua grandezza, nella lunghezza del suo fogliame, poiché il suo sistema di radici era su molte acque. Altri cedri non lo uguagliavano nel giardino di Dio. In quanto ai ginepri, non avevano alcuna somiglianza rispetto ai suoi rami. E i platani stessi non gli eran simili nei rami. Nessun altro albero del giardino di Dio gli somigliava per bellezza. Bello è il modo in cui lo feci nell’abbondanza del suo fogliame, e tutti gli altri alberi d’Eden che erano nel giardino del vero Dio lo invidiavano”. — Ezec. 31:3-9.

6. Perché non si può attribuire all’uomo il merito di aver piantato i cedri del Libano?

6 La Repubblica del Libano ha avuto molto spazio nelle notizie del mondo nei recenti anni, ma i cedri dei monti del Libano sono stati famosi per millenni. (Nota Giudici 9:15). Nessun uomo vi piantò quegli alti e larghi cedri. I cedri erano già nel luogo prima che la confusione della lingua umana alla Torre di Babele facesse spargere i costruttori in ogni direzione dall’antica Babilonia sul fiume Eufrate, nel secondo secolo dopo il diluvio universale. Il merito di aver piantato quei cedri spetta al Creatore del cielo e della terra. Perciò Salmo 80:10 ne parla come dei “cedri di Dio”, e Salmo 104:16 li chiama “i cedri del Libano che egli [Geova] piantò”.

7. Come Dio parlò del luogo dell’albero del cedro, e significò questo che il Paradiso fosse stato restaurato sulla terra?

7 Il fatto che di questi cedri, insieme ai ginepri e ai platani, si dica che erano in Eden e nel “giardino di Dio” non significa che il giardino di Eden fosse restaurato dopo il diluvio del giorno di Noè, nel 2370 a.E.V. Piuttosto, il luogo di questo cedro particolare era così piacevole, così edenico, così simile alla dimora originale dell’uomo, da essere come “il giardino di Dio”. La parola ebraica per “giardino” (gan) significa, basilarmente, “luogo recintato o circondato”; e ricordiamo che l’originale “giardino d’Eden” aveva un passaggio “ad oriente del giardino” attraverso cui furono cacciati i disubbidienti Adamo ed Eva e dove Dio pose i cherubini “per custodire la via dell’albero della vita”. — Gen. 3:24.

8. Dove Ezechiele 28:11-14 dice che il re del porto marittimo libanese di Tiro si trovava, e perché?

8 Ai giorni della profezia di Ezechiele il paese del Libano, famoso per i suoi cedri, era così bello che Ezechiele fu ispirato a dire al re di Tiro (porto marittimo del Libano): “Mostrasti d’essere in Eden, il giardino di Dio. . . . Tu sei l’unto cherubino che copri, e io ti ho posto. Mostrasti d’essere sul santo monte di Dio”. (Ezec. 28:11-14) Molto appropriatamente, dunque, nel settimo secolo a.E.V. si disse che questo cedro del Libano specialmente “bello” era in Eden, nel “giardino di Dio”. Era perciò in un luogo altamente favorito, con eccellenti possibilità.

SUO SIGNIFICATO NEL 1977 E.V.

9. Secondo ciò che si dice dimori all’ombra di quel ‘bel’ cedro del Libano, che sorta di cosa raffigura?

9 Noi, dei tempi moderni, non ci interessiamo tanto delle cose di oltre 2.500 anni fa, quanto specialmente di quelle del nostro giorno, delle cose che hanno relazione con noi e che influiscono su di noi. Quindi questo ‘bell’albero’, questo “cedro del Libano”, raffigura qualcosa che è nella scena moderna? Come faremo a determinarlo in maniera corretta? Ebbene, prima di tutto la profezia dice che non solamente gli uccelli facevano i nidi sui suoi larghi rami e le bestie selvagge partorivano i loro piccoli sotto di esso, ma “alla sua ombra dimoravano tutte le popolose nazioni”. Inoltre: “Al suono della sua caduta [io, Geova,] per certo farò scrollare le nazioni”. (Ezec. 31:6, 16) Quelle parole assumono particolari accenti politici. Esse indicano che questo eretto “cedro del Libano” raffigura qualcosa di politico. Proprio così!

10. In armonia con il suo significato politico, a chi è rivolta la profezia circa il “cedro del Libano”?

10 Anche l’antica applicazione della profezia di Ezechiele rende certo che il “cedro del Libano” raffigura qualcosa di politico. In quel tempo, a chi fu rivolta la profezia? Ce lo narra Ezechiele, dicendo: “E accadde ancora che nell’undicesimo anno [607 a.E.V.], nel terzo mese [il mese primaverile di Sivan], il primo giorno del mese [cinque giorni prima della festa di Pentecoste], la parola di Geova mi fu rivolta, dicendo: ‘Figlio d’uomo, di’ a Faraone re d’Egitto e alla sua folla: “A chi somigli nella tua grandezza? Ecco, un Assiro, un cedro del Libano, dai bei rami con folti rami che fanno ombra, e di alta statura, così che la sua cima era fra le nubi”’”. — Ezec. 31:1-3.

11. Che cosa fu indicato dal paragone di Faraone e la sua folla con “un Assiro”?

11 Ah, eccolo! “Faraone re d’Egitto e [la] sua folla” furono paragonati al cedro insolitamente alto e dai larghi rami che si erge su un monte del Libano. Si dice anche che assomigliano a “un Assiro”, ma la maggior parte della profezia si riferisce al “cedro del Libano” e a ciò che accade a esso anziché all’“Assiro”. Il loro paragone con “un Assiro” darebbe l’idea di grande forza militare e politica. Fino a venticinque anni prima della profezia di Ezechiele, l’Impero Assiro era stato la potenza mondiale del giorno e aveva eclissato l’Impero Egiziano, la precedente potenza mondiale della profezia biblica. Esso aveva anche occupato parte del territorio egiziano. Ma ora, nel giorno del profeta Ezechiele, l’Egitto era il principale contenditore contro l’Impero Babilonese, la nuova potenza mondiale, la Terza Potenza Mondiale. Quindi il paragone di Faraone e della sua folla con “un Assiro” indica che anche allora l’Egitto era un fattore politico che Babilonia doveva ancora prendere in considerazione.

12. Come, anche al tempo di Ezechiele, l’Egitto era ancora simile a quell’alto ombroso “cedro del Libano”?

12 Anche al tempo di Ezechiele il governo giudaico di Gerusalemme si era rivolto all’Egitto per avere aiuto militare contro l’impero di Babilonia in espansione. (Ezec. 17:7-17) Non c’è dubbio che l’Egitto esercitava ancora influenza internazionale. (Ger. 37:5-7) Così Faraone re d’Egitto e la sua folla erano ancora come un’alta struttura politica e militare che giungeva più in alto dei cedri del Libano, i quali possono crescere fino all’altezza di 30 metri o più. Come un cedro del Libano che allarga i suoi rami più bassi tanto da far sembrare tozzo il cedro più elevato, l’Egitto di quel tempo pure sfidò Babilonia e offrì ombra alle nazioni che scelsero di allearsi con il paese del Nilo venendo sotto la protezione dei suoi ampi rami di assistenza militare. L’Egitto appariva ancora con “bei rami” alle nazioni afflitte di quel tempo, che preferirono l’alleanza con l’Egitto alla sottomissione a Babilonia, la cui potenza Geova Dio impiegava allora come suo strumento per eseguire l’ira divina.

13, 14. Oggi, il “cedro del Libano” raffigura l’Egitto del nostro tempo, o che cosa, e secondo quale base scritturale?

13 Tutto questo è molto interessante ed emozionante per due millenni e mezzo fa, ma che dire di oggi? Certamente la profezia del “cedro del Libano” non può riferirsi all’Egitto del nostro giorno moderno, che ora è occupato dalla Repubblica Araba d’Egitto sotto il dominio musulmano. Conveniamo che oggi la profezia non può applicarsi in tal modo. Specialmente perché la Bibbia ispirata non l’applica in tal modo. Quindi cos’è oggi questo cedro del Libano così magnificamente “bello”? A che cosa o a chi assomigliano ora Faraone re d’Egitto e la sua folla, nel nostro ventesimo secolo? Cos’è oggi il simbolico “cedro del Libano”, la cui caduta scuoterà fra breve il mondo?

14 L’“albero” condannato simboleggia qualcosa che oggi in genere non si riconosce. Che cosa? Un Egitto spirituale! Se, ora, ci rivolgiamo all’ultimo libro della Sacra Bibbia, lì, in Rivelazione 11:8, l’ispirato apostolo Giovanni scrive: “E i loro cadaveri saranno sull’ampia via della grande città che in senso spirituale è chiamata Sodoma ed Egitto, dove fu anche messo al palo il loro Signore”. Colui che è chiamato “loro Signore” è il Signore Gesù Cristo, e quelli i cui cadaveri giacciono esposti nell’ampia via della città sono i fedeli seguaci o discepoli di Cristo. In Rivelazione 11:3, quei discepoli del Signore Gesù Cristo son chiamati “i miei due testimoni”, e sono uccisi per aver predicato alle nazioni un messaggio tenebroso e impopolare.

15. Quale obiezione si fa all’applicazione del termine “Egitto” di Rivelazione 11:8 al letterale paese d’Egitto?

15 In quale “grande città” furono uccisi questi “testimoni” moderni e i loro cadaveri furon lasciati esposti alla pubblica vergogna? Non nella città capitale dell’Egitto moderno. Certo Gesù Cristo, il “Signore” di questi testimoni, non fu messo al palo nell’Egitto del primo secolo, poiché Rivelazione 11:8 dice che i “testimoni” del Signore furono uccisi ed esposti nello stesso luogo in cui egli fu messo al palo nell’anno 33 della nostra Èra Volgare. Siamo aiutati a capire quando notiamo che la “grande città” è simbolica e “in senso spirituale è chiamata Sodoma ed Egitto”. Questo escluderebbe quindi la città letterale di Sodoma, che allora non esisteva, e anche il paese letterale d’Egitto, che allora era soggetto all’Impero Romano. Quindi, in senso spirituale, dove il Signore Gesù Cristo fu messo al palo e i suoi veri discepoli furono uccisi ed esposti?

16, 17. Quindi, in quale “grande città” simbolica fu messo al palo il Signore Gesù Cristo?

16 Ebbene, una “città” è un’organizzazione politica, e una “grande città” sarebbe una grande organizzazione politica, un grande sistema di governo. L’antica Sodoma fu una volta un’organizzazione politica, e l’antico Egitto fu un paese con un potente sistema politico che ne fece per secoli la Prima Potenza Mondiale della profezia biblica. Di conseguenza, ciò che “in senso spirituale” è chiamato Egitto dev’essere il sistema di dominio politico mondiale, la struttura politica del dominio dell’uomo mediante governi di istituzione umana. In mezzo a tale “grande città” il Signore Gesù Cristo fu “messo al palo” nel 33 E.V., fuori della città di Gerusalemme. Il mondo del genere umano è parte integrante di questo sistema di cose. Quindi il luogo dove Gesù Cristo fu messo al palo fu questo mondo che sostiene questo sistema di cose. Conformemente, egli disse ai suoi discepoli:

17 “Finché sono nel mondo, io sono la luce del mondo”. (Giov. 9:5) “Se il mondo vi odia, sapete che prima di odiare voi ha odiato me. Se faceste parte del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Ora poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia”. — Giov. 15:18, 19.

18. Come la morte di Gesù quale agnello di sacrificio in un particolare giorno è in armonia con l’idea che fu messo al palo nell’Egitto spirituale?

18 Non nell’Egitto letterale, fuori di cui egli una volta fu tratto da fanciullo, ma in quello che è chiamato Egitto “in senso spirituale” Gesù Cristo fu sacrificato come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. (Matt. 2:13-21; Giov. 1:29, 36) Non per puro caso il Signore Gesù Cristo fu sacrificato come l’Agnello di Dio il giorno di Pasqua del 33 E.V. Perché no? Perché era stato prefigurato dall’agnello sacrificato dagli Israeliti in quel primo giorno di Pasqua dell’anno 1513 a.E.V. laggiù nell’antico Egitto. Gli Egiziani che non sacrificarono un agnello pasquale e non ne aspersero il sangue sugli stipiti e sull’architrave delle loro porte persero i loro primogeniti di uomini e bestie. Questo indusse Faraone a rilasciare gli Israeliti dalla schiavitù affinché uscissero come un popolo libero e affrancato.

19. Così da che cosa i discepoli di Cristo sono liberati in corrispondenza con la liberazione d’Israele dall’antico Egitto?

19 In quell’antica liberazione dell’eletto popolo di Geova, che cosa raffigurò il paese d’Egitto? Inoltre, che cosa raffigurarono Faraone e la sua folla? Il paese d’Egitto colpito dalle piaghe raffigurò questo sistema di cose mondano, e Faraone e la sua folla raffigurarono i fattori dominanti di questo sistema. Fu in questo “Egitto spirituale” che “Cristo, la nostra pasqua, è stato sacrificato. Quindi [noi, discepoli di Cristo,] osserviamo la festa”. (1 Cor. 5:7, 8) In piena armonia con questa verità, l’Egitto da cui i fedeli discepoli dell’Agnello Gesù Cristo sono liberati è questo sistema di cose mondano. Ecco perché ai discepoli di Cristo viene detto in Galati 1:3, 4: “Abbiate immeritata benignità e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Egli diede se stesso per i nostri peccati, affinché ci liberasse dal presente sistema di cose malvagio”.

20. Che cosa raffigura dunque nel nostro giorno il “cedro del Libano”, e quando questo ebbe inizio?

20 Da ciò, che cosa concludiamo giustamente? Che il “cedro del Libano”, che nel giorno del profeta Ezechiele raffigurò “Faraone re d’Egitto e [la] sua folla”, oggi raffigura qualcosa di più grande. Esso raffigura il sistema di cose mondiale in cui i fattori politici dominanti governano tutte le nazioni della terra. Benché sia assomigliato al cedro che era l’invidia di tutti gli altri alberi nel paese edenico del Libano, questo sistema di cose non fu piantato da Geova Dio, il quale piantò quegli alberi sempreverdi nel letterale paese del Libano, che allora era simile al “giardino di Dio”. Da quanto mostra la storia del Piantatore, la Sacra Bibbia, il simbolico, politico “cedro del Libano” ebbe inizio sulla terra ai giorni del potente cacciatore, Nimrod, fondatore del primo impero babilonese, nel secondo secolo dopo il diluvio del giorno di Noè. Proprio come Nimrod, pronipote di Noè, si ribellò contro la sovranità universale di Geova, l’Iddio di Noè, così anche il simbolico “cedro del Libano” non riconosce la sovranità dell’Iddio Altissimo ma la sfida. — Gen. 10:8-12; 1 Cron. 1:8-10.

21. Quale via popolare hanno seguito le nazioni del mondo verso il “cedro del Libano”?

21 Attingendo alle risorse umane a sua disposizione come ad acque dell’abisso, esso ha tentato di esaltarsi al di sopra di Geova Dio, innalzando, per così dire, la sua cima nelle nubi. Ha moltiplicato i suoi ramoscelli e ha esteso i suoi rami in modo da esercitare dominio su tutta la terra, lo “sgabello” dei piedi di Dio. (Isa. 66:1; Matt. 5:35) Sotto la sua forte struttura han preso dimora fino a questo giorno tutti i governi istituiti dagli uomini, anche “tutte le popolose nazioni”. (Ezec. 31:4-6) Nel corso del tempo, anche la nazione d’Israele, che Geova Dio piantò nella Terra Promessa di Palestina, fu tentata a seguire la via di queste nazioni mondane, con suo grande danno. Ma fra quelli che hanno seguito questa via popolare, c’è stata un’eccezione. Qual è questa eccezione? Vogliamo prendervi parte, e ottenere benefici eterni, o vogliamo imitare la via di “tutte le popolose nazioni”? Per fare la scelta giusta, ora abbiamo bisogno di aiuto!

[Figura alle pagine 652 e 653]

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