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Giovanni — Approfondimenti al capitolo 8Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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la luce del mondo La metafora che Gesù usò in riferimento a sé stesso può aver fatto ricordare ai presenti i quattro enormi candelabri che si trovavano nel cortile delle donne e che venivano accesi durante la Festa delle Capanne, o dei Tabernacoli (Gv 7:2; vedi App. B11). La luce di questi candelabri riusciva a illuminare l’ambiente circostante fino a una notevole distanza. L’espressione “luce del mondo” inoltre richiama alcuni brani del libro di Isaia, in cui era predetto che “una gran luce” sarebbe stata vista da “quelli che abitavano nel paese della profonda ombra” e che colui che viene definito il “servitore” di Geova sarebbe stato “luce delle nazioni” (Isa 9:1, 2; 42:1, 6; 49:6). Nel Discorso della Montagna, Gesù usò la stessa metafora parlando ai suoi discepoli. Infatti disse: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5:14). L’espressione “luce del mondo” (dove il termine greco kòsmos si riferisce all’intera umanità) concorda con quanto Isaia disse sul conto del Messia, cioè che sarebbe stato “luce delle nazioni”. Come si legge in At 13:46, 47, inoltre, Paolo e Barnaba spiegarono che le parole profetiche di Isa 49:6 contenevano un comando rivolto a tutti i discepoli di Cristo, quello di continuare a essere una luce per le nazioni. Sia il ministero di Gesù che quello dei suoi discepoli avrebbero illuminato spiritualmente le persone e le avrebbero liberate dai falsi insegnamenti religiosi.
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