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Atti — Approfondimenti al capitolo 23Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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io sono fariseo Tra quelli che ascoltavano Paolo c’erano alcuni che lo conoscevano (At 22:5). Quando Paolo disse di essere figlio di farisei, i farisei del Sinedrio non pensarono che Paolo stesse cercando di ingannarli, dal momento che sapevano che era diventato un fervente cristiano. Avranno capito che stava riconoscendo che avevano un retaggio comune. In questo contesto le parole di Paolo a proposito del suo essere fariseo potevano alludere a qualcosa di specifico: Paolo si definì un fariseo, e non un sadduceo, perché come i farisei credeva nella risurrezione. In questo modo stabilì una base comune con i farisei lì presenti. Sollevando questa questione controversa, a quanto pare sperava che alcuni membri del Sinedrio sarebbero stati dalla sua parte; e la strategia risultò vincente (At 23:7-9). Le parole di Paolo qui in At 23:6 sono in armonia anche con quanto in seguito lui disse riguardo a sé quando si difese davanti al re Agrippa (At 26:5). E quando da Roma scrisse ai cristiani di Filippi, Paolo accennò di nuovo al suo passato da fariseo (Flp 3:5). È degno di nota inoltre il modo in cui in At 15:5 si fa riferimento ad altri cristiani che erano stati farisei. (Vedi approfondimento ad At 15:5.)
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