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  • L’abuso di alcool: un problema costoso
    Svegliatevi! 1982 | 8 dicembre
    • L’abuso di alcool: un problema costoso

      L’ABUSO di alcool è un problema costoso che investe tutti. “Anche me?” chiederete. “Io non sono un alcolizzato!” Ma per quanto sembri sorprendente, anche se non bevete affatto, in un modo o nell’altro l’abuso di alcool influisce su di voi, come su chiunque altro. Perché?

      Secondo il Consiglio per l’Alcolismo (NCA) degli Stati Uniti, in quella nazione ci sono dieci milioni di alcolizzati. Se si pensa che ciascun alcolizzato in media danneggia direttamente altre quattro persone — la sua immediata cerchia familiare — ciò significa che l’alcolismo influisce direttamente e sfavorevolmente su altri quaranta milioni di persone. E si ricordi che queste cifre riguardano un solo paese.

      Ma quali sono gli effetti? Se qualcuno dei vostri cari beve troppo, probabilmente paura, timore, delusione e anche ira non vi sono sconosciuti. Le statistiche dell’NCA rivelano che l’abuso di alcool è un fattore determinante in almeno il 30 per cento dei divorzi e dei casi di delinquenza minorile, il 55 per cento delle liti o delle aggressioni domestiche e il 90 per cento dei casi denunciati di abuso all’infanzia. Che caro prezzo!

      C’è poi l’elevato prezzo che si paga in fatto di salute. Il bere forte e prolungato è stato messo in relazione con varie malattie croniche tra cui cirrosi epatica, mal di cuore, gastrite, ulcere e pancreatite, oltre al rischio di contrarre varie forme di cancro. Il forte consumatore di alcool paga dunque un prezzo altissimo dal punto di vista fisico!

      Ma il problema vi riguarda anche se non bevete. A causa dell’abuso di alcool pagherete più cari i capi di abbigliamento, l’automobile, e in sostanza tutti i manufatti. Il governo americano calcola che l’abuso di alcool costi alle fabbriche 20 miliardi di dollari all’anno in produttività perduta. Questo a sua volta significa merci più care e più scadenti.

      Il costo dell’abuso di alcool è particolarmente elevato quando il bevitore ha un lavoro da cui dipende la vita di altri. Immaginate quanto sono costosi gli errori di giudizio causati dal bere quando sono commessi ad esempio da conducenti di mezzi pubblici, da piloti di aerei o da chirurghi.

      Guidate la macchina? Secondo l’NCA, l’abuso di alcool è connesso al 50 per cento di tutti gli incidenti stradali mortali (tra i morti ci sono vittime innocenti). E anche se evitate di essere investiti da un automobilista ubriaco, sentite gli effetti del suo problema al momento di pagare l’assicurazione della macchina.

      Bisogna comunque riconoscere che, nel caso di molti, l’alcool ha un effetto gradevole e distensivo. Se il consumo è moderato, pare abbia poco o nessun effetto negativo su di loro. È dunque solo naturale chiedere: Cos’è esattamente l’alcolismo? Come si può riconoscere? Cosa si può fare al riguardo?

  • Alcolismo: i fatti, i miti
    Svegliatevi! 1982 | 8 dicembre
    • Alcolismo: i fatti, i miti

      Quale di questi è il tipico alcolizzato?

      1 2 3 4 (Vedi foto nella rivista stampata)

      IL NUMERO 4, dite? Forse il mito più diffuso circa l’alcolismo è che il tipico alcolizzato sia il relitto umano sdraiato su un marciapiede nei bassifondi. In effetti, meno del 5 per cento degli alcolizzati si trova nei bassifondi delle grandi città. E gli altri? Stanno a casa a badare ai figli, curano i pazienti o lavorano in un ufficio.

      Di tutti i più gravi problemi sanitari, nessuno probabilmente è più offuscato dal mito che l’alcolismo. Quali sono dunque i fatti? È necessario riconoscerli se si vuol curare l’alcolismo. E lo si può curare con buoni risultati.

      ● Cos’è un alcolizzato?

      Secondo Marty Mann, fondatore e consulente del Consiglio Nazionale per l’Alcolismo, “l’alcolizzato è colui che a causa del bere ha un problema continuo e crescente in qualsiasi aspetto della vita”. La parola chiave è “continuo”. Facciamo un esempio: Se il bere causa un problema nella vita domestica, nella vita sociale, negli affari o nella professione di un normale bevitore, questi può bere di meno, anche se la cosa richiederà vera determinazione. Ma non è così per l’alcolizzato. Oh, sì, può darsi cerchi di ridurre la quantità. Ma per quanto sia deciso,a una volta cominciato a bere, non riuscirà a frenarsi, e così il bere gli causa un problema “continuo”.

      ● Perché l’alcolismo è definito una “malattia”?

      La definizione generale di malattia è “alterazione della funzione o della struttura di qualsiasi organo o parte del corpo, contrassegnata da certi sintomi riconoscibili”. L’alcolismo corrisponde alla definizione? Secondo l’Ordine dei Medici Americani, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e numerosi altri organismi medici e governativi, sì.

      In che senso c’è un’“alterazione della funzione” nel corpo dell’alcolizzato? Ebbene, l’alcool influisce su di lui in modo diverso da come influisce sugli altri. Nei primi stadi consuma spesso enormi quantità di alcool senza ubriacarsi. Poi avrà anche vuoti di memoria, non ricordando quello che ha detto o fatto mentre beveva, anche se era del tutto cosciente e appariva normale. E come vedremo, ci sono dei sintomi riconoscibili.

      L’alcolismo non è un problema di natura strettamente fisica. L’alcolizzato ne risente anche dal lato mentale, emotivo e spirituale, e bisogna tener conto di questi fattori nel cercare di aiutarlo.

      ● È vero che alcuni sono predisposti all’alcolismo?

      Ci sono crescenti prove che lo sono. Per esempio, da uno studio effettuato in Danimarca dal 1970 al 1976 risulta che i figli degli alcolizzati erano quattro volte più soggetti all’alcolismo dei figli di non alcolizzati. E questo anche se erano stati allevati da genitori adottivi non alcolizzati.

      Nel corso di un altro studio, condotto all’Università di Washington a Seattle, si è riscontrato che i giovani nella cui parentela ascendente c’erano degli alcolizzati sviluppavano nel sangue elevate concentrazioni di acetaldeideb quando bevevano alcool. Science Digest indica che l’“accresciuta quantità di acetaldeide potrebbe accentuare il senso di ebbrezza e di piacere che l’alcool dà, costituendo un forte stimolo a bere di più”.

      Tali risultati, però, non sono definitivi e indicano solo che una certa predisposizione all’alcolismo potrebbe essere ereditaria.

      ● L’alcolismo è guaribile?

      Se per “guaribile” si intende la capacità di tornare a bere in modo normale e controllato, questo è accaduto così di rado che la maggioranza degli esperti direbbe di no. La dottoressa Sheila Blume, direttrice della Sezione per l’Alcolismo e l’Abuso di Alcool dello Stato di New York, si è espressa in questi termini: “Dico ai miei pazienti di immaginare di trovarsi da questa parte dello stretto di Long Island e d’essere invitati a raggiungere a nuoto il Connecticut attraversando acque infestate da pescicani. Di centinaia di nuotatori, uno o due potrebbero farcela, ma voi ci provereste?”

      L’alcolismo però si può tenere sotto controllo e la maggioranza dei consulenti e degli alcolizzati in cura convengono che il modo migliore per farlo è di praticare l’astinenza totale.

      ● Alcolismo e ubriachezza sono la stessa cosa?

      No. L’ubriachezza è il risultato del consumo eccessivo: una temporanea perdita del controllo delle capacità fisiche e mentali. Ma non tutti quelli che si ubriacano sono alcolizzati. E non tutti gli alcolizzati si ubriacano. Per esempio un alcolizzato in cura può non bere affatto. Ma è sempre alcolizzato; se cominciasse a bere, alla fine perderebbe il controllo.

      La Bibbia condanna sia il forte bere che l’ubriachezza come cose moralmente errate. (Proverbi 23:20, 21; I Corinti 5:11-13; 6:9, 10) Ma non è detto che l’alcolizzato debba ubriacarsi. Può rimanere sobrio non bevendo. Ma se egli, pienamente consapevole della sua condizione, decide di continuare a bere e continua a ubriacarsi, allora ha un problema morale: quello dell’ubriachezza.

      ● È solo questione di forza di volontà?

      “La maggioranza degli alcolizzati hanno una buona dose di forza di volontà”, risponde Marty Mann. “Si alzeranno e andranno a lavorare quando chiunque altro, sentendosi come loro, rimarrebbe a letto e chiamerebbe il dottore”. Se gli alcolizzati fossero semplicemente privi di forza di volontà, senza dubbio la maggioranza di essi sarebbero relitti umani dei bassifondi.

      Forse il mito secondo cui gli alcolizzati sono dei deboli ha origine da ciò che accade quando bevono: perdono il controllo. Quindi l’alcolizzato deve esercitare la sua forza di volontà per astenersi dal primo sorso.

      ● E i tranquillanti?

      L’alcolizzato che si sveglia con un tremito convulso e non vuole bere di prima mattina potrebbe ricorrere a un tranquillante. Ma forse non si rende conto che il corpo non sa la differenza. L’alcool è un sedativo, e altera l’umore, come i tranquillanti, i sonniferi, gli analgesici, perfino le medicine contro il raffreddore (contenenti antistaminici) alterano l’umore. E qualsiasi sostanza che alteri l’umore può essere pericolosa per l’alcolizzato.

      Molti esperti raccomandano perciò agli alcolizzati che se vogliono progredire sulla strada della riabilitazione devono non solo astenersi dall’alcool ma da qualsiasi sostanza che altera l’umore.

      ● In che modo l’alcolizzato differisce dalla persona normale nel bere?

      La maniera di bere dell’alcolizzato va oltre ciò che si considera normale. Per esempio, se qualcuno di vostra conoscenza cominciasse a introdursi furtivamente in un ripostiglio per bere latte, certo pensereste che qualcosa non va. Non è normale farlo. Eppure molto spesso gli alcolizzati bevono di nascosto, e nascondono anche bottiglie da usare in seguito. Le persone normali non si comportano così.

      La differenza più grande, però, tra l’alcolizzato e la persona normale è il sapersi controllare quando beve. Chi beve in compagnia, anche chi beve molto, può decidere di solito quando e quanto berrà. L’alcolizzato non ci riesce. Beve sempre più di quanto vorrebbe.

      Gli altri sono sempre più preoccupati per il fatto che bevete? Siate onesti con voi stessi. ‘Posso smettere in qualsiasi momento voglia’, potreste dire. E probabilmente è così. Ma il fatto di non bere non prova nulla, perché anche gli alcolizzati più inveterati ci riescono a volte per un po’. Inoltre, come vi sentite nei periodi di astinenza: calmi e rilassati o nervosi e tesi? Ricordate che il segreto è di sapersi controllare. Infatti il libro Alcoholics Anonymous afferma: “Se quando bevete fate fatica a controllare la quantità, probabilmente siete alcolizzati”.

      ● Perché l’alcolizzato non vede quello che gli sta accadendo?

      Man mano che la condizione dell’alcolizzato peggiora, egli perde il rispetto di sé che è sostituito da ansietà, senso di colpa, vergogna e rimorso. Per accettarsi, adotta inconsapevolmente dei meccanismi di difesa.

      Razionalizzazione: Giustifica in vari modi il bere e i suoi effetti: “Sono nervoso”, “Sono depresso”, “Ho bevuto a stomaco vuoto”.

      Proiezione: Sposta su altri i suoi penosi sentimenti. Ora considera gli altri “odiosi”, “maligni”, “meschini”, “contro di me”.

      Repressione: Rifiuta il ricordo di episodi penosi, convincendosi effettivamente che non sono mai accaduti. E mentre la moglie è sconvolta per la sbornia che il marito ha preso la notte prima, lui magari si china su di lei e le chiede: ‘Qualcosa ti turba stamattina?’ E lei non crede ai suoi orecchi!

      Euforia: A volte è euforico o felice ricordando le bevute. Così potrebbe dire: ‘Sì, ho bevuto un po’ la notte scorsa, ma mi sentivo proprio bene’, quando invece non stava affatto ‘bene’. L’alcool ha alterato la sua percezione.

      Questi meccanismi di difesa erigono un muro che impedisce all’alcolizzato di vedere quello che gli succede intorno. Ha bisogno di aiuto.c

      ● Che genere di aiuto è necessario?

      ‘Tutto quello che occorre è aiutarlo a smettere di bere’, potete pensare. Ma ha bisogno d’altro.

      Aiuto fisico: Bisogna disassuefarlo senza pericolo dall’alcool (“disintossicarlo”). Questo può richiedere il ricovero in ospedale per poter curare anche altri problemi di salute connessi all’alcool. Ma la guarigione fisica non basta. Altrimenti, una volta che si sente meglio, può pensare: ‘Ora posso farcela’.

      Mentale: Dovrebbe conoscere i fatti relativi all’alcolismo, essendone cosciente e accettando le ragioni logiche per cui deve astenersi dagli alcolici. Questa conoscenza lo aiuterà nella lotta che dovrà ingaggiare per mantenersi sobrio.

      Sociale: Deve imparare a sopportare se stesso e gli altri.

      Emotivo: Deve imparare a combattere le ansietà e gli altri sentimenti negativi che sorgono in lui. Deve imparare a essere felice senza alcool.

      Spirituale: Poiché si abbandona a sentimenti di disperazione e di paura ha bisogno di un aiuto che gli infonda speranza e fiducia.

      ● Dove trovare tale aiuto?

      Pur essendoci varie forme di trattamento, una cosa indispensabile è questa: avere qualcuno a cui parlare, qualcuno che sa il fatto suo ed è comprensivo, forse qualcuno che ha avuto il problema e l’ha superato. Questo può infondere speranza, poiché l’alcolizzato sa che anche lui può essere ricuperato.

      Molti alcolizzati sono stati aiutati da qualche centro di riabilitazione per alcolizzati. In questi centri lavorano esperti in molti campi, inclusi medici, psichiatri, psicologi e assistenti sociali addestrati. Qui il paziente viene sottoposto di solito a un approfondito processo educativo grazie al quale apprende cose riguardo all’alcolismo che gli permettono di accettare il problema.

      Anche sedute di psicoterapia collettiva condotte da consulenti addestrati possono dare al paziente aiuto pratico per risolvere i suoi problemi e permettergli di aprirsi e rendersi conto degli inconsci meccanismi di difesa che ha usato. Poiché se una cosa non gli è chiara non può cambiarla, tale capacità di penetrazione lo aiuterà nella riabilitazione. Ma qualunque terapia venga usata, l’obiettivo fondamentale è di aiutare il paziente a far fronte ai suoi problemi emotivi senza ricorrere all’alcool.

      Una volta finita la cura, però, l’alcolizzato in fase di ricupero può trovarsi a faccia a faccia con le realtà che lo spingevano a bere. Forse continua a nutrire sentimenti negativi riguardo a sé, ha problemi familiari o un lavoro incerto. È chiaro che ha bisogno di qualcuno che continui ad aiutarlo. Per ricevere tale aiuto alcuni si rivolgono a gruppi locali di volontari formati di alcolizzati riabilitati che si impegnano a dare aiuto reciproco.d

      C’è però un’altra fonte da cui ricevere aiuto, una fonte che può dare all’alcolizzato in fase di riabilitazione forza “oltre ciò che è normale” nella quotidiana lotta per far fronte ai problemi e mantenere la sobrietà. Qual è? — II Corinti 4:7, 8.

      “Il mio successo”, dichiara un alcolizzato in fase di riabilitazione, “è dovuto alla mia fede in Geova, al potere della preghiera e all’aiuto datomi dai miei fratelli cristiani. Senza tutto questo ora sarei nel fango, o sarei morto, a causa dell’alcool”. Sì, è stato studiando la Bibbia con i testimoni di Geova e assistendo alle adunanze cristiane che quest’uomo ha acquistato vera fede in Dio e amorevoli compagni cristiani. Ma come possono essi dare aiuto?

      Studiando la Parola di Dio, l’alcolizzato in cura può essere aiutato a cambiare mentalità. (Romani 12:1, 2) Il senso di colpa e il rimorso diminuiscono man mano che impara a conoscere Geova come un Dio misericordioso e clemente. (Esodo 34:6, 7) I principi biblici inoltre gli mostrano come migliorare la vita familiare, come essere quel tipo di lavoratore che ogni principale vorrebbe avere, e come evitare pensieri e azioni che creano inutile ansietà e preoccupazione. — Efesini 5:22-33; Proverbi 10:4; 13:4; Matteo 6:25-34.

      Mentre stringe una fiduciosa relazione con Geova Dio, impara a gettare su Geova in preghiera i suoi pesi e le sue preoccupazioni. Con l’aiuto di amorevoli amici cristiani, impara a esprimere chiaramente i suoi sentimenti e i suoi bisogni e si rende conto di poter avvicinare altri senza paura. Tali relazioni infondono quel senso di sicurezza e di dignità di cui l’alcolizzato in fase di ricupero ha tanto bisogno. — Salmo 55:22; 65:2; Proverbi 17:17; 18:24.

      Allora, il fatto che bevete preoccupa voi o altri? Il bere vi ha causato problemi in uno o più aspetti della vita? Allora fate qualcosa! Perché continuare per una strada che può procurarvi tante pene e tanti dolori? Conoscendo i fatti (non i miti) e agendo di conseguenza, è possibile superare il problema dell’alcolismo e condurre una vita felice e produttiva.

      [Note in calce]

      a Naturalmente, può trattarsi sia di un alcolizzato che di un’alcolizzata.

      b L’acetaldeide è una sostanza che viene prodotta quando il corpo scompone l’alcool.

      c In un prossimo numero di Svegliatevi! sarà trattato quale aiuto può dare la famiglia.

      d Naturalmente chi desidera vivere secondo i principi biblici deve stare molto attento quando sceglie da chi ricevere aiuto. Non vorrebbe avere niente a che fare con le terapie o le attività di un’organizzazione che gli farebbero in qualche modo violare i principi cristiani o lo incoraggerebbero in tal senso.

      [Testo in evidenza a pagina 8]

      C’è una fonte da cui ricevere aiuto, una fonte che può dare forza “oltre ciò che è normale”

      [Testo in evidenza a pagina 8]

      Il bere vi causa problemi? Perché continuare per una strada che può procurarvi tante pene e tanti dolori?

      [Riquadro a pagina 5]

      Sintomi dell’alcolismo

      (Si noti che questi sono “alcuni” sintomi dell’alcolismo e che l’insorgenza di questi sintomi può variare da persona a persona).

      Possibili sintomi iniziali

      ● Beve tutto d’un fiato (“Gli altri bevono così lentamente”)

      ● Beve di nascosto

      ● Beve prima degli altri (“Che fa se bevo un bicchierino prima degli altri”)

      ● La tolleranza è alta

      ● Ha vuoti di memoria (“Come sono arrivato a casa stanotte?”)

      Possibili sintomi nella fase media

      ● Comincia a perdere il controllo

      ● Nega il problema

      ● Cambia tipo di alcolico (“È meglio che passi alla birra. Non tollero il whisky”)

      ● Cerca di astenersi

      ● Beve da solo

      Possibili sintomi più avanti

      ● Perde ogni controllo

      ● Gli episodi di ubriachezza aumentano di frequenza e di intensità

      ● Diminuita la tolleranza

      ● Irragionevoli timori e ansietà

      ● Delirium tremens

      [Immagine a pagina 6]

      Il suo corpo sa la differenza?

      [Immagine a pagina 7]

      I bevitori normali si comportano così?

  • Vittoria sull’alcolismo
    Svegliatevi! 1982 | 8 dicembre
    • Vittoria sull’alcolismo

      Un uomo racconta

      AVEVO l’impressione che i numeri del telefono si fondessero insieme mentre cercavo di comporre il numero di casa mia. Le cinque pillole che avevo ingerito poco prima stavano ora avendo il loro effetto culminante. Mi tenevo stretto al telefono pubblico per non cadere, quando udii la voce di mia madre: “Pronto. Chi parla?”

      “Sono io”, balbettai, concentrandomi al massimo. “Stasera non vengo a casa. Dormo da un amico”. Ogni parola era una lotta. Avevo la sensazione che la mia lingua pesasse venti chili.

      “Oh, no!” disse mia madre sospirando. “Hai preso di nuovo le pillole! Sei drogato!”

      Riattaccai la cornetta e raggiunsi barcollando la macchina. Non avrei passato la notte da un amico. Sarei invece andato fino alla spiaggia. Percorrendo una strada di grande traffico mi trovai sulla corsia sbagliata. Le macchine provenienti dalla direzione opposta mi evitarono per un pelo mentre superavo lo spartitraffico e imboccavo la strada per la spiaggia. Parcheggiai l’auto e mi addormentai. Mi svegliai il giorno dopo.

      Questo è solo un episodio indicante come l’alcolismo mi è quasi costato la vita. ‘Ma che c’entrano le pillole con un alcolizzato?’ vi chiederete. Ebbene, a quell’epoca non capivo il legame. Ma l’avrei scoperto, a mie spese.

      Lasciate che vi racconti prima qualcosa del mio passato: avevo cominciato a prendere pillole quand’ero adolescente. Inizialmente prendevo tranquillanti, dato che mia madre ne aveva sempre molti a portata di mano. Un paio d’anni più tardi, un collega di lavoro mi fece conoscere il secobarbitale, un sedativo molto forte. Ora ottenevo lo stesso effetto con meno pillole. Mamma e papà mi avevano messo in guardia contro l’eroina e la marijuana. Ma le pillole che prendevo non erano così pericolose, o almeno così pensavo io.

      Nel giro di un anno ero fortemente assuefatto e prendevo trenta pillole al giorno.

      Non è che volessi sentirmi sempre euforico.a Ma avevo bisogno di quelle pillole per andare avanti. Se non le prendevo, diventavo molto nervoso e ansioso e mi prendeva un tremito irrefrenabile.

      Fracassai varie macchine e fui arrestato, dopo di che i miei genitori mi mandarono in un ospedale per farmi disintossicare. La cura fu lenta e le sofferenze che provai sono indescrivibili. Ebbi fra l’altro allucinazioni, tremito, paure esagerate e irragionevoli. Per esempio, dato che la mia ragazza non aveva il telefono e io non potevo ricevere telefonate, a un’ora prestabilita la chiamavo da un telefono pubblico. Ma avevo sempre paura, una paura esagerata, di non trovarla.

      Dopo circa tre settimane fui dimesso dall’ospedale, pronto a ricominciare una nuova vita. ‘Ora i miei guai sono finiti’, pensai fra me. I miei guai, però, erano tutt’altro che finiti.

      Cominciai a bere. Con mia sorpresa, sin dall’inizio potevo consumare enormi quantità di alcool senza ubriacarmi. Ma dopo non molto mi accorsi che cadevo in uno stato di depressione sempre più profonda. Avevo terribili momenti di ansietà durante i quali avevo paura di mettermi al volante della macchina o anche solo di parlare con qualcuno. Mi tremavano le mani e sudavo freddo. Molti giorni riuscivo appena a raggiungere il mio posto di lavoro, tremante e spaventato. Altre volte non ce la facevo proprio. Ero confuso e avevo sintomi paranoici: ero distrutto fisicamente e mentalmente. Infine un giorno telefonai al principale per dirgli che non potevo andare a lavorare. “Questo significa che sei licenziato, lo sai”, mi avvertì.

      “Lo so, ma non posso farci niente. Credo d’avere un esaurimento nervoso”. Riattaccai, ma pochi minuti più tardi il telefono squillò.

      “Non m’importa come farai”, disse il mio principale, “ma fa in modo di arrivare al reparto medico della ditta, e subito!”

      Fu ciò che feci. Spiegai ai medici il problema che avevo avuto coi sedativi e che credevo d’avere un esaurimento.

      “Fred, tu non hai un esaurimento nervoso”, mi spiegò un medico. “Sei alcolizzato”.

      “Ma è impossibile”, replicai. “Bevo solo tre o quattro birre ogni sera”.

      “Non è la quantità di quello che bevi, ma l’effetto che l’alcool ha sul tuo organismo. Il tuo problema è che sei un soggetto facile all’assuefazione. Devi imparare a vivere senza alcun tipo di droga, si tratti di alcool o di pillole. Devi imparare a essere felice senza droga”.

      Mi fece quindi ricoverare in un centro di riabilitazione per alcolizzati dove rimasi vari mesi. Lì imparai molte cose sull’alcolismo. Per esempio appresi che essendo un alcolizzato dovevo evitare ogni tipo di sedativo. Non importa che sia sotto forma di liquido (alcool) o di pillole (come i tranquillanti). L’effetto che produce sul corpo dell’alcolizzato è pressoché identico. Al centro compresi anche l’importanza della nutrizione, delle vitamine e del condurre un’esistenza organizzata ed equilibrata con autodisciplina.

      Il vero segreto del mio ricupero, però, è nelle parole del medico. “Devi imparare a essere felice senza droga”. L’alcolizzato è estremamente ansioso. Si preoccupa di tutto. Ma grazie allo studio della Bibbia ho imparato a essere “felice senza droga”. Avevo già una certa conoscenza della Bibbia. Ma grazie a uno studio più serio, ho imparato a conoscere Geova Dio, ad avvicinarmi a lui in una relazione di Padre e figlio. Posso gettare su di lui le mie ansietà per non preoccuparmi eccessivamente della vita. (Matteo 6:34) Ho anche trovato la compagnia di altri cristiani che mi trattano come uno della loro famiglia. Apprezzo profondamente il loro continuo amore e appoggio.

      Naturalmente mi sono reso conto che per me è indispensabile la totale astinenza dall’alcool e dagli psicofarmaci. Ora sono passati diversi anni. Ma sono veramente contento, felice. Ho il mio Dio, Geova, la mia famiglia e amorevoli fratelli e sorelle cristiani. Cos’altro si potrebbe desiderare? — Da un collaboratore.

      Una donna racconta

      Bevevo solo quando ero in compagnia. Ricordo che mio marito e io avevamo di rado alcolici in casa tranne che in occasioni speciali. Ma allora non mi rendevo conto che continuando a bere il mio organismo tollerava di più l’alcool e che infine non avrei più potuto farne a meno.

      A poco a poco il bere produsse un drastico cambiamento nella mia personalità. Mi accorsi che diventavo aggressiva e violenta. Picchiavo i miei figli, ritenendomi pienamente giustificata nel farlo. Ripensandoci, capisco che in effetti ero adirata con me stessa. Divenni paranoica e sospettosa. Quando entravo in una stanza, se vedevo due persone che parlavano, ero convinta che parlassero di me perché ero loro antipatica. I miei figli cercavano di tranquillizzarmi, dicendo: “Mamma, ti vogliamo bene”. Ma io ero convinta che non poteva essere vero.

      L’orribile guerra che si combatteva dentro di me è qualcosa di indescrivibile. Dopo che avevo bevuto il senso di colpa e la vergogna che provavo erano insopportabili. Mi ripromettevo di non farlo mai più, ma ci ricascavo sempre.

      Amici fidati e degni di rispetto mi consigliarono di diminuire, d’essere moderata. Tentai ogni cosa immaginabile per smettere di bere. Mi trasferii in un’altra località, pensando che questo mi avrebbe aiutato. Poi fui sicura che avrei risolto il problema passando a un altro tipo di alcolico. Così cominciai a bere vino. Ma per quante cose provassi, non riuscivo né a bere di meno né a smettere.

      Col passare degli anni, continuai a bere di nascosto e più di quanto gli altri non si rendessero conto. Sotto l’effetto dell’alcool svolgevo bene le mie funzioni. Riuscivo ancora a fare il mio lavoro e ad aver cura della famiglia e della casa, finché avevo l’alcool. Per nasconderlo alla mia famiglia, divenni un’abile simulatrice. Le bottiglie del mobile bar erano solo una copertura. I miei familiari gettavano via i liquori o li annacquavano. Ma io avevo altre bottiglie nascoste. Una volta avevo venticinque bottiglie nascoste in vari punti della casa: nel bagno, nel garage, nella macchina, nell’armadio della biancheria, nella borsa e nei miei cassetti.

      A questo punto facevo fatica a dormire la notte. L’alcool non era sufficiente per farmi dormire. Così andai dal medico che mi prescrisse dei sonniferi. (Non gli dissi che bevevo). Ogni sera per addormentarmi prendevo le pillole insieme all’alcool.

      In tutto questo tempo mio marito non era riuscito a convincermi che ero alcolizzata. “Guardami!” dicevo per difendermi. “Non sono una vagabonda che dorme per strada! Ho allevato i tuoi figli e continuo a lavorare. Come puoi mai pensare che io sia una persona così terribile?”

      Poi una notte scoprii che avevo finito la mia scorta di alcool. Per otto anni circa avevo fatto assegnamento su di esso e sulle pillole per dormire. Quella fu la notte più spaventosa della mia vita. Ebbi allucinazioni e udii cose strane. Immaginai, anzi, mi convinsi, che qualcuno mi avrebbe uccisa. Man mano che le ore della notte passavano mi sentivo sempre peggio. Ero sicura che sarei morta prima che facesse giorno.

      Nondimeno la mattina dopo andai subito al negozio di liquori. E quando trangugiai quel liquore, che cambiamento avvenne in me! Mi sentii all’improvviso padrona di me stessa. Ma quel giorno, più tardi, persi effettivamente ogni controllo. Picchiai duramente mia figlia. A quel punto mi resi conto d’avere bisogno dell’aiuto di esperti e accettai di entrare in un centro di riabilitazione per alcolizzati. Ma non pensavo ancora che l’alcool fosse il mio problema! Ero convinta che stavo perdendo la ragione e che per quello avevo bisogno di bere.

      “Beve?” mi domandò il consulente al centro.

      “Sì, ma non bevo tanto”, dissi mettendomi sulla difensiva. Allora egli mi mostrò un prospetto con i vari sintomi dell’alcolismo e mi chiese di spuntare quelli che mi riguardavano. Quando ebbi finito cominciai a pensare: ‘Forse sono alcolizzata’. Ero spaventata.

      Durante i tre mesi di degenza al centro, imparai molte cose sull’alcolismo e sull’effetto che aveva avuto su di me, su come mi aveva cambiata. Facendo conoscenza con altri pazienti in cura e sentendoli parlare compresi che erano proprio come me.

      Il mio programma di riabilitazione, programma che ancora continua, include però qualcos’altro che mi è stato di grande aiuto. Infatti in una lettera che mi riguarda il centro di riabilitazione ha scritto: “La sua religione le ha dato grande equilibrio nel programma di ricupero”. Vedete, come testimone di Geova frequento regolarmente ogni settimana delle adunanze dove imparo a mettere in pratica i principi biblici. Questo mi ha permesso d’essere felice senza bere. E la mia felicità aumenta man mano che faccio conoscere ad altri le cose meravigliose che imparo dalle Scritture.

      Avvicinandomi maggiormente a Geova Dio ho riscontrato direttamente la veracità di Filippesi 4:6, 7: “Non siate ansiosi di alcuna cosa, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio con preghiera e supplicazione insieme a rendimento di grazie; e la pace di Dio che sorpassa ogni pensiero guardi i vostri cuori e le vostre facoltà mentali mediante Cristo Gesù”. Sì, la “pace di Dio che sorpassa ogni pensiero” mi permette di progredire sulla strada della riabilitazione GIORNO PER GIORNO. — Da una collaboratrice.

      [Nota in calce]

      a I sedativi producono un effetto depressivo; possono far sentire “su” in quanto riducono l’ansietà, dando un senso di rilassatezza, rendendo meno ansiosi.

      [Testo in evidenza a pagina 10]

      ‘Se non prendevo le pillole, diventavo molto nervoso e ansioso’

      [Testo in evidenza a pagina 10]

      “Devi imparare a essere felice senza droga”, spiegò il medico

      [Testo in evidenza a pagina 12]

      “Mi ripromettevo di non farlo mai più, ma ci ricascavo sempre!”

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