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Alternative alla trasfusione di sangueSvegliatevi! 1970 | 8 febbraio
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dal punto di vista medico ma su cui i genitori non hanno nulla da obiettare”.
Fra quelli che apprezzarono specialmente questo atteggiamento vi sono coloro che sono contrari alle trasfusioni di sangue per i rischi che comportano. Senza dubbio in molti casi l’espansione del volume plasmatico sarebbe del tutto efficace, e senza i rischi che accompagnano le trasfusioni di sangue! Secondo questo Consiglio, finché tali ‘sostituti’ hanno qualche probabilità di successo vi si dovrebbe ricorrere se i genitori sono contrari all’uso di trasfusioni di sangue.
Oltre a ciò, questo Consiglio suggerisce ulteriormente: “I rappresentanti locali di sette religiose che hanno la probabilità d’essere implicati in cause per il trattamento medico dovrebbero essere consultate dalla corte, poiché tali sette conoscono di frequente medici o esperti non medici disposti a curare i bambini in casi urgenti in modi non contrari alle credenze dei genitori”. Ragionevole! Giusto! Ammette le differenze d’opinione e le alternative, riconoscendo che alcune di queste si possono anche trovare fra “esperti non medici”.
Alternative alle trasfusioni di sangue
Chi segue il corso della medicina moderna non può fare a meno di notare che c’è una definita tendenza a usare altri trattamenti piuttosto che le trasfusioni di sangue. Pertanto il dott. B. F. Rush, professore di chirurgia, scrisse: “Mentre alcune istituzioni e organizzazioni usano con entusiasmo le soluzioni saline, un numero maggiore continua a fare quasi completo assegnamento sulle trasfusioni di sangue”. — Medical Science, maggio 1967, pagina 62.
Che questo “numero maggiore” sia molto indietro rispetto ai tempi si capisce da ciò che riferì 1969 World Book of Science Service sotto l’intestazione, “Il bisogno di sangue”, pubblicato nell’Herald-Examiner di Los Angeles del 16 febbraio 1969:
“Alcuni decessi sono stati attribuiti alla mancanza di sufficiente sangue corrispondente. Ma perché il panico? . . . Non siamo del tutto senza alternative. . . . alternative che possono essere preferibili al sangue donato. Eccetto in circostanze insolite . . . la maggioranza delle persone possono rifabbricare i loro propri globuli rossi del sangue a tre giorni dalla perdita. . . .
“Il liquido più universalmente usato è stata la soluzione di glucosio per via endovenosa. I chirurghi impegnati in ricerche per l’Esercito degli U.S.A. hanno pure usato con successo normali soluzioni saline in centinaia di interventi chirurgici, comprese operazioni a cuore aperto. Essi hanno riscontrato che la soluzione sterile evita ogni rischio di reazioni a trasfusioni, sangue contaminato, reazioni allergiche ed epatite sierosa o virale.
“Il dott. Stanley Dudrick dell’U. di Pennsylvania, per accelerare i processi di riedificazione del corpo, arricchisce il glucosio normale con molte sostanze nutrienti e l’introduce per mezzo di un catetere attraverso la vena giugulare. E tra breve Robert Geyer dell’Università di Harvard potrebbe offrire la migliore soluzione. Egli ha quasi messo a punto un vero sostituto del sangue emulsionando gli stessi idrocarburi da cui si fa il teflon”.
Una testimonianza simile ci è fornita dal dott. Rush nel suo articolo, “Si dovrebbero usare soluzioni saline di riserva per trattare le emorragie e lo choc emorragico?” Egli riferisce che alcuni medici sono così entusiasti di queste soluzioni da riferirsi ad esse come “sangue bianco”, e dice che alcuni corpi medici nel Vietnam hanno adottato l’uso delle soluzioni saline. Egli dice pure di cento operazioni in cui fu rimosso in tutto o in parte lo stomaco e nelle quali solo due ricevettero sangue durante l’operazione e che trentaquattro casi di notevole perdita di sangue furono trattati solo con soluzioni saline.
Una scoperta fondamentale, egli dichiara, è che le soluzioni saline siano somministrate in quantità da tre a quattro volte superiori alla quantità di sangue perduto. Risulta che questo avviene perché lo “choc” richiede la sostituzione del liquido non solo nei vasi sanguigni ma anche nello “spazio extravascolare”, per cui tali soluzioni sono specialmente efficaci.
Un altro scrittore mostra che nello “choc” dovuto a ustioni le alternative alle trasfusioni di sangue sono maggiori: “La soluzione di lattato di Ringer risulta il più efficace agente singolo disponibile per trattare lo choc che accompagna le ustioni indipendentemente dal paziente o dall’estensione del danno”. Una ragione di ciò pare sia che diluendo il torrente sanguigno con tali soluzioni si favorisce l’afflusso di sangue nei capillari. — Annals of Surgery, ottobre 1966.
A causa dei rischi associati alle trasfusioni di sangue le autorità hanno esortato a controllare negli ospedali quante trasfusioni di solo mezzo litro fanno perché possono recare pochissimo bene, ma fare molto male e perfino uccidere. Un medico ha chiesto se questo non debba farsi riguardo alle trasfusioni di più litri a causa dei rischi notevolmente accresciuti che esse comportano. Dopo aver descritto questi rischi, dichiarò: “Non si dovrebbe mai fare nessuna trasfusione se è sufficiente un’altra terapia”. — New York State Journal of Medicine, 15 gennaio 1965.
Quanto siano efficaci le alternative alle trasfusioni di sangue in varie situazioni sarà chiaramente indicato da ciò che segue.
Nell’anemia
Alcuni medici prescrivono per abitudine le trasfusioni di sangue nell’anemia. Quanto possa essere sconsiderato tale trattamento viene mostrato dal dott. B. S. Leavell, professore di medicina e primario di ematologia all’Università della Virginia: “Ora riguardo alle anemie dovute alla difettosa produzione di sangue . . . Abbiamo alcune pazienti che hanno fatto leggeri lavori di casa e sono andate avanti bene finché l’emoglobina è scesa a due grammi e mezzo . . . Varia a seconda dell’individuo . . . Questo mostra semplicemente che nei pazienti con difetti intrinseci . . . non serve a molto far loro trasfusioni se sopravvivono . . . sono pervenuti a una situazione abbastanza stabile e a questo paziente affetto da anemia drepanocitica . . . abbiamo fatto trasfusioni finché ha raggiunto il livello normale e in pochi mesi è tornato al punto di prima”.
Egli narra pure il caso di un giovane uomo d’affari che aveva l’influenza e andò all’ospedale. “Era affetto da leggera anemia che non venne esaminata, ma era così ansioso di uscire che il medico gli fece una trasfusione per affrettare la sua guarigione. Ricevette quasi mezzo litro di sangue nonostante che durante la sua somministrazione cominciasse ad aver freddo e mal di schiena . . . Infine morì”. — Uses and Misuse of Blood Transfusions.
Quanto precede è confermato da questa esperienza: “Nel 1964, mi ammalai seriamente di anemia e fui trasportato all’ospedale. Il medico disse che soltanto la trasfusione di sangue poteva salvarmi. . . . Quando rifiutai questo trattamento . . . cominciò a darmi un altro trattamento e scrisse sulla mia cartella: ‘Ha rifiutato le trasfusioni di sangue’. Lo stesso giorno che arrivai in ospedale nella mia stanza morì un uomo. Egli aveva ricevuto una trasfusione di sangue un mese prima. Una settimana dopo un altro uomo nella stanza ricevette una trasfusione di sangue per la stessa malattia che avevo io. . . . Comunque, poco dopo ciò l’uomo . . . all’improvviso morì, mentre io guarii”. 1969 Yearbook of Jehovah’s Witnesses.
Interventi chirurgici al cervello senza sangue
Fra le più serie operazioni vi sono quelle che riguardano il cervello. Anche in questo caso, tuttavia, certi neurochirurghi sono stati disposti a rinunciare all’uso del sangue per rispettare gli scrupoli religiosi dei loro pazienti. Uno di questi fu il dott. J. Posnikoff. Scrivendo in California Medicine del febbraio 1967, parlò della “Guarigione dell’aneurisma intercranico senza l’uso della trasfusione di sangue”. Dopo aver presentato la portata del problema (era un grosso aneurisma) e dopo aver descritto in maniera particolareggiata come aveva impiegato la tecnica in due fasi, osserva:
“L’opinione corrente della maggioranza dei neurochirurghi è che la trasfusione di sangue sia assolutamente essenziale nelle operazioni di aneurismi intercranici. Questo caso mostra, comunque, che ciascun aneurisma dovrebbe considerarsi individualmente. È doveroso perciò che non ci rifiutiamo automaticamente di eseguire maggiori interventi su coloro che possono averne disperato bisogno ma che moralmente non possono accettare trasfusioni di sangue”. (Il corsivo è aggiunto).
Un altro neurochirurgo californiano dice di aver eseguito una craniotomia su un bambino di nove anni senza l’uso di sangue. A Filadelfia un neurochirurgo acconsentì a rimuovere un tumore cerebrale senza l’uso di sangue, benché in precedenza non avesse mai eseguito questa operazione senza usare da due litri e mezzo a tre litri di sangue. Non solo questa operazione ebbe completo successo ma la guarigione fu così rapida che tutto il personale ospedaliero ne rimase sbalordito. Alla domanda se l’avrebbe eseguita di nuovo, il neurochirurgo rispose: “Sì, ne sarei molto felice”, e da allora l’ha eseguita di nuovo.
Nel febbraio del 1968 a Brooklyn, New York, un bambino di due anni ebbe la testa perforata da una parte di giocattolo metallico che penetrò alla profondità di due centimetri e mezzo e che i genitori non riuscirono a estrarre. In un ospedale dopo l’altro volevano operare ma si rifiutarono di farlo senza sangue. Infine uno dei principali neurochirurghi di New York, dott. Matthews, fu consultato, ed egli accettò d’occuparsi del caso. Nel giro di qualche minuto poté estrarre l’ostacolo senza neppure ricorrere all’operazione.
Interventi chirurgici al cuore
La chirurgia moderna ha fatto grandi passi avanti nelle operazioni a cuore aperto. E anche qui riscontriamo che alcuni le eseguono senza trasfusioni di sangue mentre altri insistono ancora sul bisogno di sangue. Pertanto il dott. Denton A. Cooley dichiara che l’uso di una soluzione del 5 per cento di glucosio è la procedura normale nel suo ospedale dal 1962. Tuttavia nel 1967, ad Atlanta, in Georgia, a un paziente che aveva scrupoli contro l’uso del sangue fu negata un’operazione a cuore aperto, per cui dovette recarsi in volo a Houston, nel Texas, dove l’intervento a cuore aperto fu eseguito senza l’uso di sangue. Un altro caso fu quello di un bambino di nome Gino, nelle Bahama. Aveva un soffio al cuore che richiedeva un intervento chirurgico. Il chirurgo chiese di usare il sangue in caso di necessità, ‘poiché il ragazzo potrebbe morire in qualsiasi momento’. La madre rimase ferma, comunque, e così l’operazione fu eseguita senza sangue. Ella narra: “Dei tre pazienti operati quel giorno al cuore, Gino era il più grave, tuttavia fu il primo in grado di muoversi. I medici venivano fino in sette alla volta e si meravigliavano della sua rapida guarigione”.
Greg, un bambino di tre anni che abita nello stato di Washington, soffriva di un grave difetto cardiaco. Per il fatto che i genitori erano contrari all’uso del sangue l’équipe dei medici acconsentì a operare senza sangue, ma non senza prima avvertire del rischio che ciò comportava. L’operazione ebbe successo, anche se nel corso d’essa si scoprì che il difetto era persino più grave di quanto si fosse dapprima pensato.
A Gibilterra una donna che studiava la Bibbia con un testimone di Geova seppe di doversi sottoporre a un’operazione al cuore a causa di una valvola ostruita. Comunque, il chirurgo dell’ospedale, venuto a conoscenza dei suoi scrupoli contro l’uso del sangue, si adirò tanto da mandarla a casa. Ma il giorno dopo accadde che uno specialista di malattie cardiache di Londra visitò l’ospedale e, udendo del caso, chiese alla donna di tornare. Dopo averla visitata disse che sarebbe stato lieto di operarla senza sangue, con disappunto e imbarazzo del chirurgo locale che si era rifiutato di farlo. L’operazione ebbe successo in ogni modo.
Negli incidenti
I gravi incidenti presentano una particolare sfida ai chirurghi poiché spesso implicano la perdita di molto sangue e sono veri e propri casi di emergenza. Ma anche in tali casi le alternative sono state ripetutamente efficaci. In California, pertanto, un padre, mentre si trovava al lavoro, cadde da un buco nel tetto, precipitando su un pavimento di cemento dall’altezza di sei metri. Portato d’urgenza all’ospedale, gli furono riscontrate fratture alle costole, al braccio e al polso sinistro e all’osso pelvico, oltre ad avere la commozione cerebrale. Mentre cadeva in coma, continuava a mormorare in spagnolo: “Datemi glucosio. Datemi glucosio”. Dopo cinque giorni uscì dal coma, nel qual tempo i medici volevano togliergli la milza per il pericolo che si rompesse a causa delle continue emorragie. Ma non erano disposti a far questo senza trasfusione di sangue, cosa a cui né lui né la moglie acconsentivano.
Quindi, come narra la moglie: “Dissi ai medici che se si rifiutavano di fare tutto quello che potevano per salvarlo senza usare il sangue sarebbero stati i suoi assassini. Essi risposero che la colpevole sarei stata io. Che cos’altro potevano fare oltre a dargli sangue? Ribattei prontamente: “Perché non gli avete fatto iniezioni del complesso della vitamina B, di ferro e fegato? Somministrategli la vitamina K per favorire la coagulazione del sangue. Come può il suo corpo produrre sangue così rapidamente o più rapidamente di quanto ne perda senza nutrimento?” Il medico rispose che egli non era un salassatore e che la vitamina K poteva essere pericolosa. Gli spiegai che lo sapevo, ma evidentemente ora non riusciva a smettere di perdere sangue e un po’ gli avrebbe fatto bene. Volle sapere come facevo a conoscere tante cose al riguardo, e gli spiegai che questo era ciò che avevano fatto per me anni fa quando ero stata portata d’urgenza all’ospedale per emorragia”. Mentre una settimana dopo questo padre ebbe un’altra crisi, si riprese completamente e senza l’uso di sangue.
In un altro caso un bambino di sei anni nello stato di New York andava in bicicletta quando fu investito da un’automobile. Fu riscontrato che aveva una frattura al cranio, il braccio e la gamba sinistri rotti e gravi lesioni interne compresa la rottura degli intestini e della milza. Tuttavia i chirurghi l’operarono con successo senza l’uso di sangue. Ma quando il giorno dopo sorsero delle complicazioni e il battito cardiaco del ragazzo salì a 216 al minuto, i medici insistettero di dargli il sangue, minacciando di chiedere un’ordinanza della corte. Comunque, furono persuasi a non far questo e impiegarono il dextran. Dopo due ore il suo battito cardiaco cominciò a rallentare e dopo cinque giorni era tornato normale. La guarigione fu rapida e dopo breve tempo il ragazzo tornò a scuola, normale sotto ogni aspetto.
Alla fine del 1968 una giovane donna ebbe un incidente così grave che i medici nutrivano poche speranze per lei. Comunque, si riprese completamente senza l’uso di sangue. Mentre si stava riprendendo, l’infermiera le disse che ella aveva avuto un incidente simile e che le era stato dato il sangue, ma non si era mai ripresa dagli effetti della trasfusione di sangue!
Nei casi di parto
Che vi siano alternative alle trasfusioni di sangue nei casi di parto è pure stato ripetutamente dimostrato. Uno di questi casi fu riferito nel Daily World di Tulsa, nell’Oklahoma, del 6 agosto 1967, sotto l’intestazione “Vivente smentita delle trasfusioni a Tulsa”. Narrava di una madre che in precedenza aveva avuto sette bambini senza nulla più che i comuni disagi. Ma nel parto del suo ottavo figlio, una bambina di due chili e centoventi grammi, sorsero delle difficoltà, ed ebbe gravi emorragie. I medici e le infermiere cercarono invano di arrestare il flusso di sangue. Il resoconto diceva:
“Il medico che l’assisteva prese una decisione: il solo modo di fermare l’emorragia era un intervento chirurgico, ma l’operazione era impossibile di fronte a una tale perdita di sangue. La paziente doveva ricevere una trasfusione di sangue. Essendo membro dei testimoni di Geova, [ella] rifiutò il trattamento suggerito perché era contro la sua credenza religiosa”. Poiché ella continuava a rifiutare, egli le disse: “Credo fermamente che non ci sia speranza; non vedo come possa passare la notte”. Ma sia la moglie che il marito rimasero fermi. “Col passare della notte, l’emorragia diminuì. Il medico riuscì a impedire l’afflosciamento delle vene trasfondendole glucosio e altri espansori liquidi”.
Ella “superò la notte, ma il conto dell’emoglobina . . . era di 2,4 grammi per 100 millilitri di sangue. Avrebbe dovuto essere 16. Il suo ematocrito (relative quantità di plasma e globuli del sangue) era sceso a 7. Avrebbe dovuto essere 40. I medici, sbalorditi che avesse passato la notte, raccomandarono ancora le trasfusioni di sangue, a motivo della grande perdita di sangue. Ella continuò fermamente a rifiutarlo. Passò il giorno . . . Il terzo giorno il suo conto del sangue cominciò lentamente a salire. Quando fu dimessa dall’ospedale, esattamente quattro settimane dopo che vi era entrata, il suo conto del sangue era di 10,2 e continuava a migliorare”. Due settimane dopo ella “andava in giro normalmente per la casa, avendo cura della sua famiglia”.
Nel Kentucky una madre che ebbe un’esperienza simile, ma con il suo primo bambino, la narra con le seguenti parole: “Nell’aprile del 1968 andai all’ospedale per avere il mio primo bambino. Si sviluppò un’infezione ed ebbi tre emorragie in otto giorni dopo la nascita del bambino per cui si rese necessaria l’asportazione dell’utero. Il mio conto del sangue era sceso a 3 quando fu eseguita l’operazione. Quando mi svegliai la mattina dopo mi fu detto da un medico che non conoscevo che il mio conto del sangue era sceso a 2,3 e che sarei morta se non ricevevo trasfusioni di sangue. Comunque, i miei medici si impegnarono a fondo per salvarmi la vita e in sette giorni il mio conto del sangue salì a 7. Dopo un’altra settimana era salito a 9,8 e io andai a casa. Cinque settimane dopo l’operazione era salito a 11, e da allora è di 11,5, più alto di quanto fosse stato per anni”.
Alternative alle exsanguino-trasfusioni
Molti medici ritengono sia una cosa normale che al neonato affetto da ittero si debba cambiare il sangue, ma anche qui alcuni additano delle alternative, almeno in molti casi. Pertanto il dott. P. M. Dunn, scrivendo in The Journal of Pediatrics, considera “La non necessaria exsanguino-trasfusione”. Egli riferisce che “almeno metà” dei bambini col fattore Rh esaminati in uno studio non ebbero bisogno che fosse loro cambiato il sangue, e disse che i rischi che accompagnano tali trasfusioni sono maggiori di quanto si ammetta in genere.
Medical World News del 17 febbraio 1967 riferì che “La carbonella somministrata ogni giorno tiene lontana l’itterizia”. Un pediatra del New Jersey “somministra carbonella per . . . curare l’ittero ed eliminare il bisogno di trasfusioni per la completa sostituzione del sangue”. Con questo metodo egli ha potuto ridurre di oltre il 90 per cento le exsanguino-trasfusioni. E dice: “Non abbiamo avuto tossicità né difficoltà causata dalla carbonella”. In molti ospedali la mortalità da exsanguino-trasfusioni è del 5 per cento. In questo ospedale è dell’1 per cento.
Sedici anni fa nacquero a Reading, in Pennsylvania, tre bambini, due maschi e una femmina, col fattore Rh, quasi nella stessa settimana. Ai due maschi fu completamente cambiato il sangue ed entrambi morirono dopo alcuni giorni. Alla bambina non fu somministrato perché i genitori erano contrari alle trasfusioni di sangue. Furono avvertiti che sarebbe morta oppure sarebbe cresciuta ritardata di mente. Nel 1968 questa ragazza era nella National Junior Honor Society per rimarchevoli successi ottenuti a scuola. Ovviamente il medico si era sbagliato sotto più che un aspetto.
Si potrebbero citare altri esempi indicanti che vi sono davvero alternative alle trasfusioni di sangue e che esse meritano d’essere prese in considerazione dai giudici che si occupano di tali casi. Che l’opinione del Consiglio dei giudici sia davvero saggia si può capire dalla seguente esperienza:
Nel gennaio del 1968 una bambina di tre anni fu improvvisamente colpita da febbre alta e da convulsioni. Quando fu condotta d’urgenza all’ospedale, il chirurgo disse che ciò poteva benissimo esser causato da un tumore maligno e che in tale operazione se ne sorgeva la necessità sarebbe ricorso al sangue, e suggerì di chiedere un’udienza davanti al giudice. Quando la cosa fu spiegata al giudice, che probabilmente c’era un chirurgo disposto a operare senza sangue, egli concesse il tempo per esaminare questa possibilità. Tale chirurgo fu trovato. Ma a causa dell’intromissione di un anestesista, si dovette portare la bambina in un terzo ospedale, dove il chirurgo, capo del personale, dichiarò: “Sì, sono disposto a rischiare l’operazione senza l’uso di sangue”. L’operazione, che durò due ore, ebbe completo successo senza ricorrere al sangue; infatti, solo alcune gocce di sangue andarono perdute.
Si può dire veramente che le parole dell’antico saggio: “Chi ascolta il consiglio è saggio”, si applicano al giudice che dà ascolto all’opinione del Consiglio dei giudici nella questione delle alternative alle trasfusioni di sangue. — Prov. 12:15.
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Battere le palpebreSvegliatevi! 1970 | 8 febbraio
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Battere le palpebre
● Il processo di chiudere e aprire le palpebre è detto battere le palpebre. A quale utile funzione serve ciò? Protegge gli occhi dal danno; pulisce la superficie degli occhi; aiuta a regolare la quantità di luce che entra negli occhi; e mantiene il liquido sulla parte anteriore degli occhi. Quante volte battiamo le palpebre? La maggioranza delle persone battono le palpebre, in media, circa venticinque volte al minuto.
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