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La santità della nostra guerraLa Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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di Geova è in giuoco, ed è per loro un’influenza purificatrice, uno stimolo per conseguire la purezza morale e spirituale.
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Sacerdoti nell’esercito teocraticoLa Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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Sacerdoti nell’esercito teocratico
1. Dalla presenza di chi era santificato il campo israelita, e perché tale presenza era necessaria?
LA SANTITÀ della guerra teocratica esigeva che gl’Israeliti si santificassero per questo servizio di Dio quali sostenitori della sua sovranità universale e giustizieri della sua giusta indignazione contro gli adoratori di falsi dèi. Era quindi necessario che i sacerdoti della tribù di Levi accompagnassero l’esercito israelita. La loro presenza conferiva maggiore santità all’esercito di Geova. Nei giorni in cui la sua sacra arca del patto era custodita nel tabernacolo o tenda vigeva l’usanza di portare l’arca nell’accampamento militare, poiché essa simbolizzava la presenza di Geova Dio con le sue forze combattenti. (1 Sam. 4:4-6; 14:18, 19; 2 Sam. 11:11) Ciò esigeva necessariamente la presenza di sacerdoti leviti nel campo, poiché essi soltanto erano autorizzati a portare l’arca di Geova Dio. Una volta un Israelita non appartenente alla classe sacerdotale morì fulminato per aver toccato l’arca nell’intento di impedire che cadesse dal carro. Se l’arca fosse stata portata dai sacerdoti leviti ciò non sarebbe accaduto. (Deut. 31:9; Gios. 3:17; 6:4-11; 1 Sam. 4:4; 2 Sam. 6:6, 7; 1 Cron. 15:2-15, 26) Inoltre quando l’esercito israelita si trovava di fronte a una battaglia era usanza offrire un sacrificio a Geova Dio, e ciò richiedeva la presenza del profeta di Geova o dei suoi sacerdoti leviti. (1 Sam. 7:9; 13:9) Per di più, prima d’intraprendere una certa strategia bellica il comandante militare timorato di Dio consultava Geova mediante l’arca del patto o mediante l’efod o mediante il sacro Urim e Thummim portati dal sommo sacerdote. I pagani, come Nabucodonosor re di Babilonia, ricorrevano a varie forme di divinazione, ma il popolo di Geova si rivolgeva a lui, il vero Dio, per la sua direttiva in battaglia. (Giud. 1:1; 20:27, 28; 1 Sam. 14:37; 23:2, 6, 9-14; 28:6; 30:8; 2 Sam. 5:19, 23; Ezech. 21:26) Anche questo richiedeva la presenza del profeta di Geova o del sacerdote nel suo campo teocratico.
2. A quale scopo erano ordinati dei sacerdoti direttamente al fronte prima della battaglia? Ma si esigeva forse che essi prendessero le armi e combattessero?
2 Geova ordinò specificamente i suoi sacerdoti al fronte nel dare il seguente comandamento agli Israeliti per le loro battaglie in Terra Santa, la Terra Promessa: “Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli e carri e gente in maggior numero di te, non li temere, perché l’Eterno, il tuo Dio, che ti fece salire dal paese d’Egitto, è teco. E quando sarete sul punto di dar battaglia, il sacerdote si farà avanti, parlerà al popolo e gli dirà: ‘Ascolta, Israele! Voi state oggi per impegnar battaglia coi vostri nemici; il vostro cuore non venga meno; non temete, non vi smarrite e non vi spaventate dinanzi a loro, perché l’Eterno, il vostro Dio, è colui che marcia con voi per combattere per voi contro i vostri nemici, e per salvarvi’”. (Deut. 20:1-4) Era molto appropriato che i combattenti delle guerre di Geova ricevessero dal suo diretto rappresentante, il suo sacerdote consacrato, questo incoraggiamento proprio sul fronte di battaglia. Però, non era richiesto che i sacerdoti impugnassero le armi e prendessero parte al combattimento.
3. Perché il segnale di battaglia esigeva la presenza di sacerdoti nell’esercito, e che cosa effettivamente era questo segnale di battaglia?
3 La presenza dei sacerdoti nel cuore dell’accampamento era anche necessaria per dare il segnale di battaglia. Nessun altro, oltre a loro, avrebbe potuto dare il segnale di battaglia per un attacco vittorioso contro il nemico. Le istruzioni di Geova per mezzo di Mosè erano queste: “Fatti due trombe d’argento; le farai d’argento battuto; ti serviranno per convocare la radunanza e per far muovere i campi. Quando nel vostro paese andrete alla guerra contro il nemico che vi attaccherà, sonerete a lunghi e forti squilli con le trombe, e sarete ricordati dinanzi all’Eterno, al vostro Dio, e sarete liberati dai vostri nemici . . . ed esse vi faranno ricordare nel cospetto del vostro Dio. Io sono l’Eterno, il vostro Dio”. (Num. 10:2, 9, 10) Il racconto biblico concernente l’uso di queste due trombe d’argento indica chi erano quelli che le suonavano: erano i sacerdoti leviti. Quando essi suonavano il segnale di battaglia, gli squilli delle trombe rianimavano l’intero esercito, ed i ranghi dei soldati si schieravano per la battaglia. Lo squillo di tromba era un’invocazione per aver aiuto dall’alto. Era come un segnale a Dio perché entrasse in azione con loro e desse loro la vittoria, poiché era un suono sacerdotale.
4. Quale fattore favorì la vittoria israelita sui Madianiti?
4 Verso la fine dei quarant’anni di vita errante nel deserto gl’Israeliti andarono ad accamparsi nelle deserte pianure di Moab, vicino al fiume Giordano, sulla sponda opposta di Gerico, città della Terra Promessa. Da qui Mosè mandò un contingente militare di dodicimila uomini a combattere contro i Madianiti adoratori di demoni. La narrazione dice: “E Mosè mandò alla guerra que’ mille uomini per tribù, e con loro Fineas figliuolo del sacerdote Eleazar, il quale portava gli strumenti sacri ed aveva in mano le trombe d’allarme. Essi marciavano dunque contro Madian, come l’Eterno aveva ordinato a Mosè”. (Num. 31:1-7; 22:1) Gli squilli delle trombe innalzati a Geova furono esauditi con la vittoria!
5. Con quale svantaggio militare il re Abija di Giuda affrontò il re Geroboamo d’Israele, ma quale altro aiuto vitale ebbe Abija?
5 Alcuni secoli dopo questa guerra teocratica contro i nemici di Geova, il regno delle dodici tribù d’Israele nella Terra Promessa si divise in due, il regno di Giuda e il regno d’Israele. In una circostanza gli eserciti dei rispettivi due re si trovarono su fronti opposti nel campo di battaglia. Il re Abija del regno di Giuda, fedele a Dio, aveva nel campo quattrocentomila uomini contro due volte tanto, ottocentomila idolatri, sotto il re Geroboamo del regno d’Israele. Ma il re Abija di Giuda aveva dalla sua parte più che quattrocentomila guerrieri, ed egli si riferì a questo ulteriore aiuto vitale nel suo appello all’esercito avversario, dicendo: “Quanto a noi, [Geova] è nostro Dio, e non l’abbiamo abbandonato;
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