-
PeccatoAusiliario per capire la Bibbia
-
-
evitare il “pesante carico”, la perdita della pace di mente e di cuore, la debolezza della malattia spirituale, provocate dal peccato. — Sal. 38:3-6, 18; 41:4.
La conoscenza della parola di Dio è la base di tale fede e il mezzo per rafforzarla. (Sal. 119:11; confronta 106:7). Chi s’affretta, senza cercare prima di sapere dove lo portino i suoi passi, non raggiungerà il suo obiettivo ma peccherà. (Prov. 19:2) Rendendosi conto che “un solo peccatore può distruggere molto di buono”, la persona giusta cercherà di agire con vera sapienza. (Confronta Ecclesiaste 9:18; 10:1-4). È saggio evitare la cattiva compagnia di coloro che praticano la falsa adorazione o di persone immorali, poiché possono indurre a peccare e corrompere utili abitudini. — Eso. 23:33; Nee. 13:25, 26; Sal. 26:9-11; Prov. 1:10-19; Eccl. 7:26; I Cor. 15:33, 34.
Ci sono naturalmente molte cose che si possono fare o non fare, oppure che si possono fare in un modo o nell’altro, senza incorrere in un peccato. (Confronta I Corinti 7:27, 28). Dio non impose all’uomo un’infinità di istruzioni che stabilissero nei minimi particolari come fare le cose. È chiaro che l’uomo doveva usare la propria intelligenza e aveva anche ampia facoltà di manifestare le sue preferenze e la sua personalità. Il patto della Legge conteneva molti statuti; eppure non privava gli uomini della loro libertà di espressione. Il cristianesimo, accentuando l’importanza dell’amore di Dio e del prossimo come regola di condotta, consente similmente agli uomini la più ampia libertà che la persona di cuore retto possa desiderare. — Confronta Matteo 22:37-40; Romani 8:21.
-
-
PeceAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Pece
Vedi BITUME.
-
-
PecodAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Pecod
(Pècod o Pecòd) [presta attenzione, reca punizione).
Nome pare di una regione nelle vicinanze di Babilonia. Uomini di Pecod facevano parte delle forze militari che dovevano eseguire il giudizio di Geova sull’infedele Gerusalemme. (Ezec. 23:4, 22-26) In seguito anche Pecod subì la distruzione. — Ger. 50:21.
Pecod viene di solito identificata con la Puqudu delle iscrizioni assire. Il frammento di un’iscrizione di TiglatPileser III rinvenuto a Nimrud indica che Pecod fu inclusa nell’impero assiro e si trovava nelle vicinanze dell’Elam. Perciò, se correttamente identificata con Puqudu, Pecod avrebbe dovuto trovarsi a E del Tigri e a N della sua confluenza con il Kerhah.
È stata avanzata l’ipotesi che in Geremia 50:21 il nome “Pecod” (come Merataim) fosse un appellativo poetico per Babilonia. In tal caso questo versetto, con un gioco di parole, indicherebbe che gli abitanti della città che avrebbe ‘recato punizione’, Babilonia, sarebbero stati anch’essi massacrati. Si noti che un’iscrizione dell’epoca di Nabucodonosor indica che Puqudu era sotto la dominazione di Babilonia. Quindi la resa di Babilonia ai medi e ai persiani deve aver influito anche su Pecod.
-
-
PecoraAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Pecora
Questo ruminante costituisce una delle principali risorse per coloro che si dedicano alla pastorizia. (Gen. 24:35; 26:14) La varietà predominante nella Palestina antica poteva essere, come lo è tuttora, quella delle pecore a coda larga, la cui caratteristica è la coda ricca di grasso che in genere pesa sui kg 4,5 o più. (Confronta Esodo 29:22; Levitico 3:9). Le pecore di solito erano bianche (Cant. 6:6), ma ce n’erano anche di marrone scuro e di macchiate. (Gen. 30:32) Fra i popoli dediti alla pastorizia gli uomini molto ricchi, come Giobbe, avevano migliaia di pecore. (Giob. 1:3, 16; 42:12) A volte gli israeliti avevano qualche agnellino particolarmente caro. — II Sam. 12:3; Ger. 11:19.
Senza pastore, le pecore domestiche sono indifese e timorose. Si smarriscono, si disperdono e sono alla completa mercé dei loro nemici. (Num. 27:16, 17; Ger. 23:4; Ezec. 34:5, 6, 8; Mic. 5:8) Le pecore si lasciano guidare e seguono fedelmente il pastore. Imparano a riconoscerne la voce e a ubbidire a lui solo. — Giov. 10:2-5; vedi PASTORE.
Anticamente fra le regioni adatte all’allevamento di pecore c’erano il Negheb (I Sam. 15:7, 9), Haran (Gen. 29:2-4), il paese di Madian (Eso. 2:16), la regione montuosa di Giuda, dove era situata la città di Carmelo (I Sam. 25:2), il paese di Uz (Giob. 1:1, 3), Basan e Galaad. — Deut. 32:14; Mic. 7:14.
Gli ebrei e altri popoli ricavavano dalle pecore numerosi prodotti. Con le corna di montone si facevano recipienti e strumenti musicali. (Gios. 6:4-6, 8, 13; I Sam. 16:1) Pelli di pecora servivano a volte come abiti (Ebr. 11:37), e pelli di montone tinte di rosso furono usate nella costruzione del tabernacolo. (Eso. 26:14) La lana di pecora filata era probabilmente il materiale più usato per confezionare indumenti. (Giob. 31:20; Prov. 27:26) Le pecore erano oggetto di scambi commerciali (Ezec. 27:21) e servivano anche per pagare tributi. (II Re 3:4; II Cron. 17:11) Sia il latte che la carne di pecora venivano usati per l’alimentazione. (Deut. 14:4; 32:14; II Sam. 17:29; Isa. 7:21, 22) Carne di montone e agnello era sempre presente sulla tavola di re, governatori e altri. — I Sam. 8:17; I Re 4:22, 23; Nee. 5:18; Amos 6:4.
Il tempo della tosatura delle pecore era atteso con ansia, poiché era molto simile a quello della mietitura. L’avvenimento era accompagnato da allegria e conviti. — I Sam. 25:2, 11, 36; II Sam. 13:23, 24, 28.
Sin dai tempi più remoti pecore sono state offerte in sacrificio. (Gen. 4:2, 4; 22:7, 8, 13; Giob. 42:8) Sotto la Legge si dovevano sacrificare tutti i primi nati delle pecore, ma non prima che avessero almeno otto giorni. Per redimere il primo nato di un asino, si doveva offrire una pecora. (Eso. 34:19, 20; Lev. 22:27) Montoni venivano presentati come offerte per la colpa (Lev. 5:15, 16, 18; 6:6), olocausti (Lev. 9:3; 16:3; 23:12) e sacrifici di comunione (Lev. 9:4) e un montone servì come offerta di insediamento per il sacerdozio aaronnico. (Eso. 29:22; Lev. 8:22-28) Ogni giorno due montoni di un anno servivano per l’olocausto continuo. (Eso. 29:38-42) All’inizio di ogni mese e in occasione delle feste annuali, a parte l’olocausto continuo, si sacrificavano agnelli e montoni. (Num. 28:11, 17-19, 26, 27; 29:1-38) Il montone aveva un posto così importante nelle offerte degli israeliti che il profeta Samuele menzionò il “grasso dei montoni” come sinonimo di “sacrificio”. (I Sam. 15:22) A volte però come sacrifici di comunione (Lev. 3:6), offerte per il peccato (Lev. 4:32; Num. 6:14) e offerte per la colpa si potevano offrire anche agnelle. — Lev. 5:6.
USO FIGURATIVO E PROFETICO
Nelle Scritture, con “pecore” spesso s’intende l’indifeso, innocente e, a volte, maltrattato popolo di Geova. (II Sam. 24:17; Sal. 44:11, 22; 95:7; 119:176; Matt. 10:6, 16; Giov. 21:16, 17; Rom. 8:36) Sotto condottieri o pastori infedeli gli israeliti, come pecore di Dio, soffrirono molto. (Ezec. 34:3-5) Viceversa le pecore di Gesù, sia il “piccolo gregge” che le “altre pecore” che ne seguono la direttiva, sono ben curate. — Luca 12:32; Giov. 10:4, 14, 16; Riv. 7:16, 17.
Con “montoni” a volte sono rappresentate persone, specie oppressivi condottieri di una nazione destinati alla distruzione. (Ger. 51:40: Ezec. 39:18) In Ezechiele 34:17-22, i montoni, i capri e le pecore grasse rappresentano gli infedeli capi di Israele che prendevano il meglio e poi insudiciavano quello che rimaneva per le pecore magre e malate, cioè il popolo oppresso, sfruttato e sospinto qua e là. Gesù paragonò a pecore coloro che avrebbero fatto del bene al minimo dei suoi fratelli, mentre paragonò a capri quelli che avrebbero rifiutato di farlo. — Matt. 25:31-45.
Gesù Cristo fu profeticamente paragonato a una pecora portata al macello, e a un’agnella che rimane muta di fronte ai tosatori. (Isa. 53:7; Atti 8:32, 35; confronta I Pietro 2:23). Giovanni il Battezzatore identificò Gesù quale “Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, e nel libro di Rivelazione il Figlio di Dio è ripetutamente chiamato l’“Agnello”. — Giov. 1:29; Riv. 5:6; 6:16; 7:14, 17; 14:1; 17:14; 19:7.
La potenza mondiale medo-persiana fu rappresentata come un montone con due corna di altezza diversa. Il corno più alto indicava evidentemente la supremazia dei re persiani. (Dan. 8:3-7, 20) Nella visione di Rivelazione 13:11, la bestia selvaggia che sale dalla terra ha due corna come un agnello, segno di apparenza inoffensiva. Similmente Gesù paragonò i falsi profeti a lupi in manto da pecore, quindi pericolosi, benché apparentemente innocui. — Matt. 7:15.
PECORE SELVATICHE
Il termine ebraico toh’ (una forma di te’òh) è stato tradotto “bue selvatico” (Di), “bufalo” (ATE) e “antilope” (CEI, VR, ecc.). Tuttavia il lessico ebraico e aramaico di Koehler e Baumgartner suggerisce di renderlo “pecora selvatica”, e così è tradotto in Isaia 51:20 (NW), dove si parla di catturare questo animale con una rete.
La pecora selvatica si distingue da quella domestica per il pelo ruvido anziché lanoso. La varietà di pecora selvatica ora geograficamente più vicina alla Palestina è quella armena, che si trova sui monti dell’Asia Minore e nell’Iran orientale. Il suo montone può raggiungere alla spalla un’altezza di 90 cm.
-
-
PegnoAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Pegno
Proprietà personale, come un anello o un indumento, che il debitore dà al creditore come garanzia di futura restituzione di un prestito. I regolamenti della legge mosaica relativi ai pegni tutelavano gli interessi dei componenti della nazione impoveriti o indifesi. Dimostravano che Dio riconosceva le difficoltà dei poveri e delle vedove.
Se un povero dava il suo mantello come pegno o garanzia di un prestito, il creditore non doveva tenerlo fino all’indomani. (Eso. 22:26, 27; Deut. 24:12, 13) Il povero probabilmente usava il mantello per coprirsi la notte; se ne fosse stato privo, avrebbe sofferto il freddo. Ignorare questa legge significava essere avidi e senza cuore. (Giob. 22:6; 24:9) Eppure, durante l’apostasia di Israele, alcuni non solo prendevano indumenti in pegno dai poveri, ma li usavano nelle loro feste religiose idolatriche. — Amos 2:8.
Chi “non restituiva il pegno” era considerato in Ezechiele 18:10-13 alla stregua di chi rubava e spargeva sangue, tutte cose che facevano ritenere meritevole di morte il peccatore impenitente. Viceversa il malvagio che abbandonava i suoi peccati, restituendo fra l’altro ciò che aveva preso in pegno, avrebbe ‘positivamente continuato a vivere’. (Ezec. 33:14-16) Inoltre era proibito prendere in pegno la macina a mano o la sua mola superiore; questo perché di solito si cuoceva il pane ogni giorno e prendere l’arnese che serviva per macinare il grano sarebbe stato come prendere “l’anima” o vita. — Deut. 24:6.
Le vedove erano tutelate in modo particolare, dato che probabilmente non avevano nessuno che le difendesse o aiutasse. La Legge vietava in modo assoluto di prendere in pegno la veste di una vedova. — Deut. 24:17; confronta Giobbe 24:3.
Inoltre non si poteva entrare in casa altrui per prendervi un oggetto impegnato: il debitore doveva portar fuori il pegno al creditore. (Deut. 24:10, 11) In questo modo veniva rispettata l’inviolabilità della sua casa, e il suo amor proprio non era offeso, come sarebbe accaduto invece se il creditore si fosse sentito libero di entrare in casa sua senza essere invitato. Quindi, oltre a insegnare la compassione e la generosità (Deut. 15:8), le leggi sui pegni incoraggiavano il rispetto per la persona e i diritti altrui.
USO ILLUSTRATIVO
Deuteronomio 15:6 indicava come segno della benedizione di Dio il fatto che gli ebrei avrebbero avuto mezzi sufficienti da ‘prestare dietro cauzione a molte nazioni’.
Se uno avesse “disprezzato la parola”, mancando di restituire ciò che aveva preso in prestito, avrebbe perso ciò che aveva dato in pegno; similmente chi aveva l’obbligo di ubbidire al comandamento di Dio, ma non adempiva quest’obbligo, avrebbe subìto una perdita. — Prov. 13:13.
Le Scritture Ebraiche consigliavano ripetutamente di non rendersi garanti per un estraneo, promettendo in tal modo di pagare il suo debito se lui non l’avesse fatto. (Prov. 11:15; 22:26, 27; vedi GARANTE, GARANZIA). Infatti Proverbi 20:16 parla di ‘prendere la veste’ di chi si fosse reso garante per un estraneo. Questo è in netto contrasto con la comprensione che si doveva mostrare al povero costretto per sua sfortuna a indebitarsi con un altro, come risulta dai versetti già considerati. Chi si rendesse garante per un estraneo non sarebbe semplicemente sfortunato ma colpevole di un’azione stupida; il proverbio vuole evidentemente dire ‘ne subisca pure le conseguenze’. L’ultima parte del versetto invitava a ‘prendere un pegno se si trattava di una donna straniera’. L’uomo che avesse una relazione con una donna del genere si sarebbe impoverito (confronta Proverbi 5:3, 8-10) e avrebbe quindi potuto impegnare i suoi restanti possedimenti per garantire i suoi debiti. Il proverbio sembra dire che non merita alcuna pietà, poiché ha agito contrariamente a ogni sano consiglio avendo rapporti con la “donna straniera”.
-
-
PelegAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Peleg
(Pèleg) [divisione; corso d’acqua].
Figlio di Eber e padre di Reu, della discendenza da Sem ad Abraamo, e perciò uno dei primi antenati di Gesù. Peleg visse 239 anni (2269-2030 a.E.V.) e fu il capostipite di una delle settanta famiglie postdiluviane. — Gen. 11:16-19; I Cron. 1:24-27; Luca 3:35.
Peleg venne così chiamato perché “ai suoi giorni la terra fu divisa”. (Gen. 10:25; I Cron. 1:19) In questi due brani il testo non dice che quella divisione degna di nota fosse avvenuta alla nascita di Peleg, cento anni dopo il Diluvio, ma semplicemente “ai suoi giorni”. Se il nome gli venne dato alla nascita, può darsi che volesse predire la dispersione provocata dalla confusione delle lingue alla torre di Babele. — Gen. 11:1-9; confronta il nome Noè (che significa “riposo”) anch’esso rivelatosi profetico, Genesi 5:29.
-