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FedeAusiliario per capire la Bibbia
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Se non avessero avuto fede in Gesù, in primo luogo non si sarebbero rivolti a lui e perciò non sarebbero stati guariti. – Giov. 7:40, 41; Luca 17:19; Matt. 9:22.
Anche la grande fede del centurione che supplicò Gesù a favore del suo servo poggiava su prove concrete, in base alle quali aveva concluso che una semplice “parola” di Gesù poteva guarire il suo servitore. (Matt. 8:5-10, 13) Si noti tuttavia che Gesù guariva tutti quelli che andavano da lui, non richiedendo fede maggiore o minore secondo la malattia, e non rifiutandosi di guarire qualcuno con la scusa che ne era impossibilitato perché la sua fede non era abbastanza forte, come fanno i cosiddetti “guaritori”. Gesù compiva tali guarigioni come testimonianza, per rafforzare la fede. Nella zona in cui abitava, dove era stata manifestata grande mancanza di fede, preferì non compiere molte opere potenti, non perché non ne fosse capace, ma perché la gente rifiutava di ascoltare e ne era indegna. – Matt. 13:58.
FEDE CRISTIANA
La fede non è posseduta da tutti, essendo un frutto dello spirito di Dio. (II Tess. 3:2; Gal. 5:22) Chi non ha fede non è ben accetto a Geova. (Ebr. 11:6) Perché ora la fede sia gradita a Dio è necessario riconoscere Gesù Cristo, e questo rende possibile avere una buona reputazione presso Dio. (Gal. 2:16) La fede del cristiano non è statica, ma cresce. (II Tess. 1:3) Perciò fu molto appropriata la richiesta dei discepoli di Gesù: “Dacci più fede”. Ed egli provvide loro il fondamento per una fede più forte. Fornì loro maggiori prove e intendimento su cui basare la propria fede. – Luca 17:5.
L’intera vita del cristiano è in effetti determinata dalla fede, fede che gli permette di superare ostacoli simili a montagne che potrebbero intralciare il suo servizio a Dio. (II Cor. 5:7; Matt. 21:21, 22) Inoltre ci devono essere opere in armonia con tale fede e che la manifestano, mentre non sono necessarie le opere richieste dalla legge mosaica. (Giac. 2:21-26; Rom. 3:20) Le prove hanno il risultato di rafforzare la fede. La fede è uno scudo che protegge il cristiano nel combattimento spirituale, lo aiuta a opporsi al Diavolo e a vincere il mondo. – I Piet. 1:6, 7; Efes. 6:16; I Piet. 5:9; I Giov. 5:4.
La fede però non è una cosa ovvia, infatti la mancanza di fede è il ‘peccato che facilmente avvince’. Perché la fede rimanga salda occorre sostenere una dura lotta, resistere a coloro che potrebbero far cadere nell’immoralità, bisogna combattere le opere della carne, sfuggire al laccio del materialismo, evitare le deleterie filosofie e tradizioni umane e, soprattutto, imitare “attentamente il principale Agente e Perfezionatore della nostra fede, Gesù‵. – Ebr. 12:1, 2; Giuda 3, 4; Gal. 5:19-21; I Tim. 6:9, 10; Col. 2:8.
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FegatoAusiliario per capire la Bibbia
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Fegato
Nelle Scritture Ebraiche il termine corrispondente ricorre il più delle volte a proposito del fegato degli animali che li israeliti preparavano come sacrificio. (Eso. 29:13, 22; Lev. 3:4, 10, 15; 4:9) “La parte annessa al fegato” si doveva far fumare sull’altare. L’opera di Keil e Delitzsch, Commentaries on the Old Testament, nel “Pentateuco” (Vol. II, p. 300), descrive come segue questa parte del fegato: “La rete del fegato, o rete dello stomaco ... che inizia dalla divisione fra il lobo destro e il lobo sinistro del fegato, e si stende da una parte sopra lo stomaco, e dall’altra fino alla regione renale.... Questa rete minore è delicata, ma non così grassa come la rete maggiore; tuttavia è sempre inclusa fra le parti grasse”. Nel Pentateuch with Rashi’s Commentary, alla voce “Levitico” (p. 9), viene definita “il rivestimento (membrana) che protegge il fegato”.
Descrivendo il giovane inesperto che cede alle lusinghe della donna immorale, il re Salomone conclude: “Tutto ad un tratto egli le va dietro, . . . finché una freccia gli spacca il fegato, . . . ed egli non ha conosciuto che vi è implicata la sua medesima anima”. (Prov. 7:21-23) Questa è uria descrizione molto appropriata, infatti i medici hanno scoperto che i microrganismi a spirale della gravissima, mortale malattia venerea chiamata sifilide si trovano spesso in gran numero nelle cellule del fegato (pur essendo presenti anche in altri tessuti). Questo si verifica in special modo negli stadi più avanzati della malattia. Similmente anche il germe (gonococco) che provoca la gonorrea, altra malattia venerea, penetra nella membrana che riveste il fegato. L’importanza vitale del fegato viene riconosciuta nell’uso figurativo per descrivere profondo dolore. — Lam. 2:11.
Nabucodonosor re di Babilonia, prima di decidere che direzione prendere nelle sue campagne militari, esaminava il fegato come forma di divinazione. Ezec. 21:21; vedi DIVINAZIONE.
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FeliceAusiliario per capire la Bibbia
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Felice
Nome proprio del procuratore della provincia romana della Giudea che dopo l’ultima visita di Paolo a Gerusalemme nel 56 E.V. lo tenne prigioniero per due anni. Si ritiene che Felice abbia ricoperto la carica di procuratore dal 48 al 52 insieme a Cumano, e da solo dal 52 al 58. Perciò Paolo poté ben dire a Felice, che nel 56 prestava servizio da otto anni: “Questa nazione ti ha avuto quale giudice per molti anni”. — Atti 24:10.
Alcuni storici dicono che Felice era uno schiavo, di nome Antonio, a cui l’imperatore Claudio aveva concesso la libertà insieme a suo fratello Pallante, e che fu un funzionario crudele e immorale. Tacito lo descrive come uno che “pensava di poter fare impunemente qualsiasi malvagità”, e che, “abbandonandosi a ogni sorta di barbarie e avidità, esercitava il potere di re con lo spirito di uno schiavo”. Si dice che sia stato lui a macchinare l’uccisione del sommo sacerdote Gionatan. Svetonio riferisce che si sposò tre volte, e almeno uno dei matrimoni era adulterino, perché Drusilla figlia del re Agrippa I era già moglie di Aziz re di Emesa. Tale descrizione collima con quello che apprendiamo su Felice dalla Bibbia.
Dopo l’arresto di Paolo, il comandante militare romano Claudio Lisia, temendo per la sicurezza del prigioniero se l’avessero lasciato a Gerusalemme, si affrettò a trasferire l’apostolo a Cesarea con una ingente scorta armata, “comandando agli accusatori di parlare contro di lui” alla presenza di Felice. (Atti 23:23-30) Cinque giorni dopo il sommo sacerdote Anania, un certo Tertullo e altri scesero da Gerusalemme presentando accuse assurde contro Paolo. Felice presiedette il processo, senza giungere a una conclusione. Ordinò che Paolo fosse tenuto in prigione, ma con minor sorveglianza e senza vietare ad alcuno dei suoi di assisterlo.
In seguito Felice “fece chiamare Paolo e lo ascoltò intorno alla credenza in Cristo Gesù”. In quell’occasione, in presenza di Drusilla moglie di Felice, Paolo parlò “della giustizia e della padronanza di sé e del giudizio avvenire”. Udendo queste cose “Felice si spaventò” e disse all’apostolo: “Per il momento vattene, ma quando avrò il tempo opportuno ti farò chiamare di nuovo”. In quei due anni Felice fece chiamare spesso Paolo per conversare con lui, sperando inutilmente che l’apostolo gli
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