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Passaggio dalla morte alla vitaLa Torre di Guardia 1965 | 15 giugno
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di persone spiritualmente morte quando disse al figlio ebreo che voleva prima andare a casa a seppellire suo padre: “Continua a seguirmi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”. (Matt. 8:21, 22) Quel Giudeo doveva lasciare che i suoi parenti spiritualmente morti seppellissero suo padre quando questi fosse morto fisicamente e fosse stato pronto per la tomba. Seguendo Gesù egli sarebbe stato sulla via della vita eterna e non tra le persone spiritualmente morte condannate davanti a Dio.
21, 22. (a) Secondo Efesini 2:1, 2, 4-6, chi era un tempo fra le persone spiritualmente morte, e in che modo? (b) Come poterono passare dalla morte alla vita?
21 Coloro che divengono cristiani con una vera credenza un tempo erano fra le persone spiritualmente morte del mondo. L’apostolo Paolo rammentò alla congregazione questo fatto, dicendo: “Dio vi rese viventi benché foste morti nei vostri falli e peccati, nei quali un tempo camminaste secondo il sistema di cose di questo mondo. . . . Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore col quale ci amò, ci rese viventi insieme al Cristo, quando eravamo morti nei falli — per immeritata benignità siete stati salvati — e ci destò insieme e ci fece sedere insieme nei luoghi celesti unitamente a Cristo Gesù”. — Efes. 2:1, 2, 4-6.
22 Perciò, dato che non camminavano più nei loro falli e peccati contro Dio, egli tolse loro la condanna poiché avevano fede in Cristo. Egli li destò dalla morte spirituale e diede loro la speranza della vita eterna nel suo futuro nuovo ordine.
23. (a) In che modo i “morti” hanno udito da allora in poi la voce del Figlio di Dio? (b) Come mostra 1 Pietro 4:5, 6 chi sono tali “morti”?
23 Quando Gesù era come uomo sulla terra, i Giudei udirono direttamente la sua voce. Dando ascolto a ciò che aveva da dire potevano avviarsi ora sulla via della vita eterna. Ma dopo ch’era morto ed era stato risuscitato ed era infine asceso al cielo, potevano udire la “voce del Figlio dell’uomo” solo indirettamente. Come? Ascoltando la predicazione dei suoi insegnamenti o leggendo ciò ch’egli aveva predicato e insegnato. L’apostolo Pietro aveva in mente queste persone spiritualmente morte che udivano la buona notizia relativa a Gesù per mezzo di predicatori quando scrisse: “Questi renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. Infatti, per questo scopo la buona notizia fu dichiarata anche ai morti, affinché fossero giudicati in quanto alla carne dal punto di vista degli uomini ma vivessero in quanto allo spirito dal punto di vista di Dio”. — 1 Piet. 4:5, 6.
24. In che modo tali “morti” sono resi vivi dal punto di vista di Dio?
24 Accettando la buona notizia e camminando in armonia con essa, essi diventano spiritualmente vivi dal punto di vista di Dio. Per mezzo del suo spirito che dà la vita Dio li desta dal loro stato di morte e condanna spirituale e li rianima perché seguano le orme del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo.
25. (a) In che cosa non vengono quelli che passano da uno stato all’altro? (b) Secondo Giovanni, quale qualità esercitano per dimostrare di esser passati dalla morte alla vita?
25 Poiché sono stati liberati dalla condanna, essi non ‘vengono in giudizio’ ma divengono persone che sono ‘passate dalla morte alla vita’, come aveva detto precedentemente Gesù. (Giov. 5:24) Tale passaggio da una condizione di morte nei falli e peccati alla vita spirituale è descritto dall’apostolo Giovanni con queste parole: “Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo d’esser passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il suo fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé”. Affinché i suoi fratelli cristiani continuino a mostrarsi degni della vita eterna nel nuovo ordine di cose di Dio, Giovanni aggiunge: “Figliuoletti, amiamo non a parole né con la lingua, ma con opera e verità”. — 1 Giov. 3:13-15, 18.
26. Che cosa li spinge a fare tale amore, e quindi da quale punto di vista sono vivi?
26 Questo amore è un frutto dello spirito di Dio in tali cristiani, ed esso li spinge ad ubbidire ai comandamenti di Dio. Come ci rammenta 1 Giovanni 5:3: “Poiché questo è ciò che significa l’amore di Dio, che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”. Coloro che osservano i comandamenti di Dio nel modo che si applicano ai seguaci di Cristo sono realmente vivi dal punto di vista di Dio, spiritualmente vivi ora.
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Fuori delle tombe alla “risurrezione di vita”La Torre di Guardia 1965 | 15 giugno
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Fuori delle tombe alla “risurrezione di vita”
1. Quale vita hanno cominciato pur essendo ancora sulla terra quelli che divengono giudici associati con Cristo, e come?
NEGLI scorsi diciannove secoli le persone che Dio ha scelto per divenire giudici associati con suo Figlio nel regno celeste hanno udito la voce del Figlio di Dio e, poiché hanno dato ascolto a ciò che la sua voce diceva loro di fare, hanno cominciato una vita spirituale pur essendo ancora su questa terra. Sono stati giustificati dalla condizione condannata del mondo dell’umanità, morto nei suoi falli e peccati e nel suo spirito odioso. Dio li ha liberati dalla condanna della morte mediante la morte di sacrificio che suo Figlio subì per tutti i credenti. — Rom. 5:1; 8:1-4.
2. A che cosa si riferì Gesù in Giovanni 5:26 con l’espressione “ha in sé la vita”?
2 Gesù Cristo si riferì alla parte che egli aveva avuta in relazione all’atto di Dio di portare i credenti dalla morte alla vita quando disse successivamente: “Poiché come il Padre ha in sé la vita, così ha concesso anche al Figlio d’avere in sé la vita”. Dal modo in cui Gesù ragionò in questo suo discorso egli non si riferì a ciò che alcuni chiamano “vita innata” nel suo Padre celeste o in sé, oppure ‘auto-esistenza’ secondo An American Translation (Una Traduzione Americana). (Giov. 5:26) Conformemente al suo argomento Gesù si riferì al potere di impartire la vita. Quindi la New English Bible (Nuova Bibbia Inglese) (del 1961) rende in questo modo le parole di Gesù: “Poiché come il Padre ha in sé potere vivificante, così l’ha il Figlio, mediante il dono di Dio”. La traduzione cattolica romana di monsignor Ronald A. Knox esprime la stessa idea dicendo: “Come il Padre ha in sé il dono della vita, così ha concesso al Figlio che anch’egli abbia in sé il dono della vita”. La Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane del 1950 presenta lo stesso pensiero: “Poiché proprio come il Padre ha in sé il dono della vita, così ha concesso al Figlio di avere anche in sé il dono della vita”.
3. Perché Dio poteva concedere e concesse effettivamente al Figlio di avere “in sé la vita”?
3 Come, quando e perché il Padre celeste concesse a suo Figlio Gesù Cristo di avere in sé il potere di dare la vita? Poiché Geova Dio è la “fonte della vita”, egli poteva concedere a suo Figlio di avere in sé il potere di dare la vita. (Sal. 36:9) Egli fece questo perché la famiglia umana moriva a causa del peccato commesso dal suo primo padre umano, Adamo. — Rom. 5:12.
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