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MariaPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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abbracciò, esclamando: “Rabbòni!” Ma quello non era il momento di dare sfogo a espressioni di affetto terreno. Gesù sarebbe rimasto con loro solo per poco. Maria doveva affrettarsi a informare gli altri discepoli che Gesù era risorto e che stava per ascendere, come disse lui stesso, “al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro”. — Gv 20:11-18.
4. “L’altra Maria”. Moglie di Clopa (Alfeo) (vedi CLOPA) e madre di Giacomo il Minore e di Iose. (Mt 27:56, 61; Gv 19:25) La tradizione, priva però di qualsiasi base scritturale, vuole che Clopa e Giuseppe, padre adottivo di Gesù, fossero fratelli. Se ciò fosse vero, questa Maria sarebbe zia di Gesù, e i figli di lei suoi cugini.
Questa Maria non solo era una delle donne “che avevano accompagnato Gesù dalla Galilea per servirlo”, ma era anche una di quelle che assisterono alla sua morte sul palo. (Mt 27:55; Mr 15:40, 41) Insieme a Maria Maddalena, si trattenne fuori della tomba in quel triste pomeriggio del 14 nisan. (Mt 27:61) Il terzo giorno, loro due insieme ad altre donne, andarono alla tomba con aromi e olio profumato per spalmare il cadavere di Gesù e, con sgomento, trovarono la tomba aperta. Un angelo spiegò che Cristo era risorto dai morti, quindi ordinò loro di ‘andare a dirlo ai discepoli’. (Mt 28:1-7; Mr 16:1-7; Lu 24:1-10) Mentre erano per via, il risuscitato Gesù apparve a questa Maria e alle altre donne. — Mt 28:8, 9.
5. Maria madre di Giovanni Marco, e anche zia di Barnaba. (At 12:12; Col 4:10) In casa sua si tenevano le adunanze della primitiva congregazione cristiana di Gerusalemme. Suo figlio Marco era molto legato all’apostolo Pietro, che evidentemente ebbe una parte importante nella crescita spirituale di Marco, poiché ne parla come di “Marco, mio figlio”. (1Pt 5:13) Pietro, appena liberato dalla prigione di Erode, andò direttamente a casa di lei “dove parecchi erano radunati e pregavano”. La casa doveva essere piuttosto grande, e la presenza di una serva fa pensare che Maria fosse benestante. (At 12:12-17) Poiché se ne parla come della casa di lei, non di suo marito, probabilmente era vedova. — At 12:12.
6. Maria di Roma. Paolo le inviò saluti nella sua lettera ai Romani, e la lodò per le “molte fatiche” compiute a favore della congregazione di Roma. — Ro 16:6.
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MarinaioPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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MARINAIO
Chi dirige o manovra una nave; navigante o uomo di mare. (1Re 9:26, 27; Ez 27:8, 9; Ri 18:17-19) Nell’antichità quella dei marinai era una vita pericolosa. Nel mare in tempesta erano praticamente indifesi. Il salmista scrisse: “A causa della calamità la loro medesima anima si strugge. Vacillano e si muovono in maniera instabile come un ubriaco, e anche tutta la loro sapienza è confusa. E cominciano a gridare a Geova nella loro strettezza”. — Sl 107:26-28.
In Atti 27:15-19 troviamo una vivida descrizione delle misure prese dai marinai durante una tempesta. La scialuppa, che veniva rimorchiata e al bisogno serviva evidentemente come barca di salvataggio, fu issata a bordo. La nave fu rinforzata con l’aiuto di funi o catene; queste vennero cioè passate sotto lo scafo e fissate sul ponte. Fu calato l’equipaggiamento; questo potrebbe significare che fu ammainata la vela maestra. Il carico venne gettato in mare per alleggerire l’imbarcazione e aumentare le probabilità che rimanesse a galla. — Cfr. Gna 1:5; At 27:38; vedi NAVI, BARCHE.
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MaritoPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
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MARITO
Uomo sposato, indicato dal termine ebraico ʼish (uomo) e dal termine greco anèr (maschio). (Os 2:16, nt.; Ro 7:2, Int) Altri termini ebraici usati spesso in riferimento a un marito sono ʼadhòhn (signore), bàʽal (proprietario; padrone) e rèaʽ (compagno; amico). (Ge 18:12; 20:3; Ger 3:20) In Israele anche un uomo fidanzato era chiamato “marito” e la ragazza “moglie”. — De 22:23, 24; Mt 1:18-20.
Un uomo si fidanzava con una donna o si impegnava a contrarre in futuro il matrimonio versando al padre della sposa o a chi ne faceva le veci il denaro d’acquisto o prezzo della sposa. (Eso 22:16, 17) Essa in tal modo diventava sua proprietà. (Eso 20:17) Egli veniva chiamato bàʽal, che significa “proprietario, padrone”, e la donna beʽulàh, che significa “posseduta come una moglie”. (Ge 20:3; De 22:22; Isa 62:4) All’antica nazione d’Israele Geova disse: “Io stesso son divenuto il vostro proprietario maritale [forma di bàʽal]”. — Ger 3:14; Isa 62:4, 5; vedi EREDITÀ (All’epoca della Legge).
Nella società patriarcale il marito fungeva da sacerdote e giudice della famiglia, e, come mostrano tutte le Scritture, al marito e al padre era sempre accordato profondo rispetto. — Ge 31:31, 32; Gb 1:5; 1Pt 3:5, 6; cfr. De 21:18-21; Est 1:10-21.
Autorità. Quando un uomo sposa una donna, la assoggetta a una nuova legge, la “legge del marito”, secondo la quale il marito può stabilire norme e regole per la propria famiglia. (Ro 7:2, 3) Diventa il capo a cui lei deve essere sottomessa. (Ef 5:21-24, 33) Questa, rispetto alla superiore autorità di Dio e di Cristo, è un’autorità relativa. — 1Co 11:3.
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