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AbbaPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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ABBA
Il termine aramaico ʼabbàʼ corrisponde alla forma enfatica o determinativa di ʼav, che letteralmente significa “il padre” oppure “Padre!” Era l’appellativo confidenziale con cui i bambini si rivolgevano al padre e unisce un po’ della familiarità della parola “papà” alla dignità della parola “padre”, essendo informale eppure rispettoso. Era perciò un appellativo affettuoso più che un titolo ed era fra le prime parole che un bambino imparava a pronunciare.
Questo termine aramaico compare tre volte nelle Scritture. È sempre traslitterato sia nell’originale greco che in quasi tutte le traduzioni italiane. Ogni volta è seguito immediatamente dalla traduzione in greco ho patèr, che letteralmente significa “il padre” o, come vocativo, “Padre!” In ogni caso si riferisce a Geova, il Padre celeste.
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AbbaPerspicacia nello studio delle Scritture, volume 1
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Le altre due volte ricorre nelle lettere di Paolo, in Romani 8:15 e Galati 4:6. In entrambi i casi il termine è usato in relazione ai cristiani chiamati a essere figli di Dio generati dallo spirito e indica l’intimità della loro relazione col Padre. Pur essendo “schiavi di Dio” e “comprati a prezzo”, sono anche figli in casa di un Padre amorevole, e lo spirito santo mediante il loro Signore Gesù li rende ben consapevoli di questa condizione. — Ro 6:22; 1Co 7:23; Ro 8:15; Gal 4:6.
Più che una semplice traduzione dall’aramaico in greco, nell’uso di ʼAbbàʼ e “Padre” insieme alcuni vedono, prima, la fiducia, la confidenza e la sottomissione di un figlio, poi, il maturo riconoscimento della relazione fra padre e figlio e delle responsabilità che comporta. Da questi versetti sembra evidente che, nei tempi apostolici, i cristiani facevano uso del termine ʼabbàʼ nelle preghiere a Dio.
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