Sabato 3 giugno
Felice chi non trova motivo per dubitare di me! (Matt. 11:6)
Vi ricordate il momento in cui avete capito di aver trovato la verità? Pensavate che tutti avrebbero accettato le cose che stavate imparando. Eravate sicuri che il messaggio della Bibbia avrebbe arricchito la loro vita e avrebbe dato loro una speranza per il futuro (Sal. 119:105). E così, pieni di entusiasmo, avete parlato di queste verità a tutti i vostri amici e parenti. Ma molti di loro, anche se vi sembrava incredibile, non volevano saperne. Il fatto che alcuni respingano il messaggio che portiamo non dovrebbe sorprenderci. Ai giorni di Gesù la maggioranza si rifiutò di ascoltarlo anche se lui compiva miracoli e dimostrava così di avere il sostegno di Dio. Ad esempio, Gesù risuscitò Lazzaro, miracolo che i suoi oppositori non poterono negare. Eppure i capi religiosi ebrei non lo accettarono come Messia. Cercarono addirittura di uccidere sia lui che Lazzaro (Giov. 11:47, 48, 53; 12:9-11). w21.05 18:1-2
Domenica 4 giugno
Non trascuriamo di riunirci insieme, ma incoraggiamoci a vicenda (Ebr. 10:25)
Sforziamoci di frequentare le adunanze regolarmente. Riceveremo incoraggiamento dal programma e conosceremo sempre meglio i fratelli e le sorelle. Cerchiamo di stringere amicizie con fratelli e sorelle da cui possiamo imparare, anche se non abbiamo la stessa età o proveniamo da ambienti diversi. La Bibbia ci ricorda che ‘fra gli anziani c’è sapienza’ (Giob. 12:12). E a sua volta chi è più grande d’età può imparare tanto dai giovani. Davide era molto più giovane di Gionatan, ma questo non gli impedì di stringere con lui una forte amicizia (1 Sam. 18:1). Davide e Gionatan si sostennero a vicenda nel servire Geova in mezzo a tante difficoltà (1 Sam. 23:16-18). Come dice Irina, che al momento è l’unica Testimone della sua famiglia, “i nostri compagni di fede possono davvero diventare come dei genitori o dei fratelli in senso spirituale. Geova può servirsi di loro per darci quello di cui abbiamo bisogno”. I nostri amici desiderano incoraggiarci e sostenerci, ma dobbiamo dire loro come possono farlo. w21.06 23:9-11
Lunedì 5 giugno
Il mio Padre celeste agirà allo stesso modo con voi se non perdonate di cuore ciascuno il proprio fratello (Matt. 18:35)
Gesù fece l’esempio di un re che aveva cancellato un grosso debito al suo schiavo, debito che lo schiavo non sarebbe mai riuscito a pagare. In seguito, quello schiavo non fu disposto a cancellare un debito molto più piccolo a un altro schiavo. Alla fine il re fece gettare in prigione lo schiavo spietato. Con le sue azioni lo schiavo fece del male non solo a sé stesso, ma anche ad altri. Per prima cosa, si dimostrò spietato nei confronti dell’altro schiavo facendolo “gettare in prigione finché non avesse restituito quello che doveva”. Inoltre fece del male ai “suoi compagni di schiavitù”, che, avendo visto cos’era successo, “rimasero sconvolti” (Matt. 18:30, 31). Allo stesso modo, quello che facciamo influisce sugli altri. Cosa può succedere se qualcuno ci fa del male, e noi ci rifiutiamo di perdonarlo? Primo, negandogli il perdono e non mostrandogli considerazione e affetto, lo feriamo. Secondo, facciamo sentire a disagio gli altri fratelli che noteranno che tra noi e quella persona le cose non vanno bene. w21.06 25:11-12