GIOVANNI
Approfondimenti al capitolo 9
viene la notte Nella Bibbia la parola “notte” a volte viene usata in senso figurato. Qui Gesù si riferisce al tempo in cui sarebbe stato processato, condannato e messo a morte, e quindi non sarebbe più stato in grado di compiere le opere di suo Padre (Gb 10:21, 22; Ec 9:10; confronta approfondimento a Lu 22:53).
la saliva La Bibbia menziona tre occasioni in cui Gesù usò la propria saliva quando compì guarigioni miracolose (Mr 7:31-37; 8:22-26; Gv 9:1-7). La saliva veniva impiegata comunemente nei rimedi popolari. I miracoli di Gesù però erano compiuti sotto l’influsso dello spirito di Dio, perciò non era la sua saliva a guarire le persone. Prima che l’uomo cieco dalla nascita recuperasse la vista, Gesù gli disse: “Va’ a lavarti nella piscina di Siloam” (Gv 9:7). Senza dubbio questo servì a mettere alla prova la sua fede, proprio come nel caso di Naaman, a cui era stato detto di bagnarsi nel Giordano per poter guarire dalla lebbra (2Re 5:10-14).
piscina di Siloam I resti di una piscina del I secolo, che si pensa siano quelli della piscina di Siloam, sono stati rinvenuti a Gerusalemme a S del monte del tempio. Si trovano alla base dello sperone meridionale su cui in origine fu costruita l’antica città, vicino al punto d’incontro tra la valle del Tiropeo e quella del Chidron. (Vedi App. B12.) Siloam è l’equivalente greco del nome ebraico “Siloe”, forse affine al verbo ebraico shalàch, che significa “mandare (fuori)”, “inviare”. Ecco perché Giovanni traduce il significato del nome Siloam con inviato. In Isa 8:6, dove il nome ebraico Siloe indica una conduttura d’acqua o un canale che serviva per l’approvvigionamento idrico di Gerusalemme, la Settanta usa il nome Siloam. La piscina di Siloam veniva approvvigionata dalla sorgente di Ghihon, una fonte che mandava fuori, o inviava, acqua a intermittenza. Il nome Siloam potrebbe essere collegato proprio a questo. In Gv 9:7 alcune traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in ebraico (definite J7-14, 16-18, 22 nell’App. C4) usano il termine “Siloe”.
giudei Evidentemente le autorità giudaiche o i capi religiosi. (Vedi approfondimento a Gv 7:1.)
è adulto O “è grande abbastanza”, “è maggiorenne”. L’espressione si può riferire all’età in cui sotto la Legge mosaica gli uomini diventavano abili al servizio militare, cioè 20 anni (Nu 1:3). Questo concorda con il fatto che del cieco viene detto che era “un uomo” (Gv 9:1), non un bambino, e che “chiedeva l’elemosina” (Gv 9:8). Secondo alcuni questa espressione si riferisce all’età in cui nella società ebraica si raggiungeva la maturità legale, cioè 13 anni.
giudei Evidentemente le autorità giudaiche o i capi religiosi. (Vedi approfondimento a Gv 7:1.)
espulso dalla sinagoga O “scomunicato”, “escluso dalla sinagoga”. L’aggettivo greco aposynàgogos viene usato solo qui, in Gv 12:42 e 16:2. Chi veniva espulso era disprezzato e tagliato fuori dalla comunità. Questa emarginazione poteva comportare gravi conseguenze economiche per una famiglia ebraica. Le sinagoghe, usate primariamente come luogo di istruzione, erano utilizzate in certi casi come sedi di tribunali locali che avevano l’autorità di infliggere pene come la flagellazione e la scomunica. (Vedi approfondimento a Mt 10:17.)
Da’ gloria a Dio Espressione idiomatica usata per obbligare una persona a dire la verità. Il senso potrebbe anche essere reso con “da’ gloria a Dio dicendo la verità” o “di’ la verità davanti a Dio”. (Confronta Gsè 7:19.)
gli rese omaggio O “gli si inchinò”, “si prostrò a lui”, “lo ossequiò”. Quando il verbo greco proskynèo è usato nel senso di venerare un dio o una divinità viene tradotto “adorare” (Mt 4:10; Lu 4:8). Ma in questo contesto l’uomo cieco dalla nascita che era stato guarito riconobbe che Gesù era un rappresentante di Dio e per questo gli rese omaggio. Vedeva in lui non Dio, o una divinità, ma il predetto “Figlio dell’uomo”, il Messia investito di autorità divina (Gv 9:35). Quando si inchinò a Gesù, lo fece evidentemente alla maniera delle persone menzionate nelle Scritture Ebraiche, le quali si inginocchiavano o prostravano davanti a profeti, re o altri rappresentanti di Dio (1Sa 25:23, 24; 2Sa 14:4-7; 1Re 1:16; 2Re 4:36, 37). Spesso l’omaggio che le persone rendevano a Gesù era frutto della gratitudine per una rivelazione divina o del riconoscimento di una dimostrazione di favore divino, espressi come si usava fare nelle epoche precedenti (Mt 14:32, 33; 28:5-10, 16-18; Lu 24:50-52; vedi anche approfondimenti a Mt 2:2; 8:2; 14:33; 15:25).