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  • Chi scrisse il Pentateuco?
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Svegliatevi! 1972
g72 8/8 pp. 28-30

“La tua parola è verità”

Chi scrisse il Pentateuco?

IL TERMINE “Pentateuco” si riferisce ai primi cinque libri delle ispirate Scritture Ebraiche: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Chi scrisse questi libri?

Nel Pentateuco stesso si possono trovare dichiarazioni che attribuiscono lo scritto a Mosè (le informazioni circa la sua morte furono probabilmente aggiunte da Giosuè). (Eso. 17:14; Num. 33:2; Deut. 31:9) Altre parti della Bibbia attestano similmente che Mosè ne fu lo scrittore. (Gios. 1:7, 8; Giud. 3:4; 1 Re 2:3) Gesù Cristo ovviamente lo accettò come un fatto. Egli disse ai Giudei: “Se credeste a Mosè credereste a me, poiché egli ha scritto di me”. — Giov. 5:46.

Ma numerosi studiosi moderni respingono questa testimonianza, presentando invece la loro cosiddetta “teoria documentaria”. Asseriscono che i documenti su cui si basa il Pentateuco fossero scritti da varie persone e molto tempo dopo l’epoca di Mosè. The Interpreter’s Dictionary of the Bible (vol. 3, pag. 726) dice: “I documenti stessi furono composti in varie epoche, a cominciare dal decimo secolo a.C. e per finire a metà del sesto, quando tutta la storia primaria fu completata”.

Secondo la teoria documentaria, ci sono quattro fonti basilari (alcuni ne vorrebbero aggiungere altre ancora) delle informazioni contenute nel Pentateuco. Si chiamano “J” (Jahwist), “E” (Elohist), “P” (Codice dei sacerdoti) e “D” (la fonte su cui si dice si basi gran parte del libro di Deuteronomio). La base fondamentale della teoria documentaria è che l’uso di diversi titoli riguardo a Dio indichi diversi scrittori. Ma è ragionevole? Non poteva un solo scrittore impiegare logicamente vari titoli per usare varietà o per rivelare un diverso attributo di Dio?

Esaminando solo alcuni capitoli del primo libro del Pentateuco, Genesi, troviamo titoli come “Iddio Altissimo”, “[Colui] che ha fatto il cielo e la terra”, “Sovrano Signore”, “Dio che vede”, “Dio Onnipotente”, “Dio”, il “vero Dio” e “il Giudice di tutta la terra”. (Gen. 14:18, 19; 15:2, NW; 16:13; 17:1, 3, 18; 18:25) Se si assegnasse ciascuna sezione a un diverso scrittore in base ai diversi appellativi usati riguardo a Dio si spezzetterebbe il racconto in frammenti senza significato.

D’altra parte, quando consideriamo il racconto come un coerente tutto, possiamo prontamente vedere che i diversi titoli dati a Dio sono usati con uno scopo, rivelando Geova nei suoi diversi attributi e nelle sue varie opere e azioni con il suo popolo.

Si dovrebbe anche attendere varietà di espressione. La varietà d’espressione, come osservò il prof. Segal dell’Università Ebraica di Gerusalemme, è “un costante aspetto di tutto lo stile narrativo ebraico, e particolarmente nel designare i nomi delle persone”. Illustrando questo punto, richiamò l’attenzione su Esodo capitolo 18, dove “Ietro” e “suocero” sono usati l’uno al posto dell’altro, evidentemente per avere varietà.

Deplorando l’irragionevolezza della teoria documentaria, l’egittologo K. A. Kitchen dice: “Nella critica del Pentateuco c’è da lungo tempo l’usanza di dividere il tutto in documenti separati o ‘mani’. . . . Ma la pratica della critica del Vecchio Testamento di attribuire queste caratteristiche a diverse ‘mani’ o documenti è una manifesta assurdità quando si applica ad altri antichi scritti orientali che rivelano fenomeni precisamente simili”. Egli cita quindi un esempio da una biografia egiziana che, usando il metodo teorico impiegato dai critici del Pentateuco, si potrebbe attribuire a diverse “mani”. Ma questa biografia egiziana “fu concepita, composta, scritta e scolpita in mesi, settimane, o anche meno. Non possono esserci ‘mani’ dietro il suo stile, che varia semplicemente coi soggetti considerati e la questione dell’appropriato trattamento”. — The New Bible Dictionary, pag. 349.

Non solo la teoria documentaria è assurda, in effetti fa violenza alla narrativa biblica. Renderebbe la narrazione di Giuseppe venduto dai suoi fratellastri una goffa combinazione di due racconti contraddittori. Per esempio, The Interpreter’s Dictionary of the Bible (Vol. 3, pag. 713) afferma: “Vi sono due racconti di ciò che accadde, che sono stati uniti provocando confusione. In uno, Giuseppe fu gettato in una fossa e lasciato lì a morire. Fu trovato dai Madianiti, portato in Egitto e lì venduto (verss. 22-24, 28a [sotto ‘fossa’], 28c-30, 36; la fonte è E). Nell’altro, fu venduto a una banda di Ismaeliti di passaggio (verss. 25-27, 28b [sotto ‘argento’], 31-35; la fonte è J). Ruben figura come intercessore a favore di Giuseppe in uno (E), Giuda nell’altro (J). Solo tale separazione offre un intelligibile racconto dell’episodio”.

Ma il racconto ha bisogno di una tale separazione per essere “intelligibile”? La separazione non causa piuttosto confusione, rendendo impossibile al lettore sapere ciò che accadde? Se questa veduta fosse corretta, ciò significherebbe che sia impossibile considerare in modo intelligente il racconto come un tutto armonioso. Tuttavia, nel corso dei secoli, milioni di persone sensate, inclusi dotti studiosi, l’hanno considerato tale.

In breve, questo è ciò che accadde. Scorto Giuseppe da lontano, i suoi fratellastri cominciarono a complottare contro di lui, dicendo: “Ecco, viene quel sognatore. E ora venite e uccidiamolo e gettiamolo in una delle cisterne”. Il primogenito Ruben, comunque, volle sventare l’omicida complotto e li esortò a non uccidere Giuseppe ma a gettarlo in una cisterna asciutta. Quando arrivò Giuseppe, lo spogliarono della sua lunga veste a righe e seguirono la raccomandazione di Ruben. Successivamente, mentre mangiavano, videro venire una carovana di Ismaeliti. Ma ora Ruben se ne era andato. E in sua assenza, Giuda persuase gli altri che, invece di uccidere Giuseppe (come avrebbero fatto lasciandolo nella cisterna), era meglio venderlo ai mercanti di passaggio. “Per cui [i fratellastri di Giuseppe, com’è indicato dal contesto] tirarono su e fecero salire Giuseppe dalla cisterna e vendettero Giuseppe agli Ismaeliti per venti pezzi d’argento. Infine questi portarono Giuseppe in Egitto. Ruben tornò poi alla cisterna, ed ecco, Giuseppe non era nella cisterna”. (Gen. 37:18-29) È difficile capire questo racconto?

Certo non c’è bisogno di affermare che in un racconto l’intercessore fosse Ruben e nell’altro, Giuda. Si trattò di due momenti diversi. La Bibbia dice: “Ruben tornò poi”, indicando che non era presente al tempo in cui Giuda aveva raccomandato di vendere Giuseppe.

Il fatto che i termini “Madianiti” e “Ismaeliti” sono usati apparentemente l’uno per l’altro non pone nessun problema. Essendo discendenti di Abraamo per mezzo dei suoi figli Ismaele e Madian, senza dubbio i due popoli avevano un modo di vivere molto simile, e matrimoni misti poterono favorire ulteriormente l’amalgamazione. Può anche darsi che mercanti madianiti viaggiassero nella carovana degli Ismaeliti.

Pertanto si vede che la “confusione” è non nella Bibbia, ma in quelli che si attengono alla teoria documentaria. La testimonianza biblica che Mosè scrisse effettivamente il Pentateuco è inconfutabile.

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