Feste
Definizione: Giorni di solito caratterizzati da astensione dal lavoro secolare e dalla scuola per celebrare una ricorrenza. Può trattarsi di feste di famiglia o di festività locali. Per i partecipanti possono avere valore religioso o per lo più sociale o secolare.
Il Natale è una celebrazione basata sulla Bibbia?
Data della ricorrenza
Il Dizionario Ecclesiastico della U.T.E.T. (1953-1958), dice: “Riguardo al giorno e al mese di questa nascita [di Gesù] i Vangeli sono muti . . . l’introduz. nella liturgia del 25/12 come festa della Natività di Cristo non sarebbe avvenuta che in vista di opporre una festa cristiana alla festa pagana della nascita di Mitra (solis invicti) celebrata il 25/12 nel paganesimo del sec. III e IV”. — Vol. II, p. 1102.
Luca 2:8-11 indica che al tempo della nascita di Gesù i pastori erano nei campi di notte. Un libro afferma: “Le greggi . . . l’inverno lo passavano negli ovili, e basta questo particolare per dimostrare che la tradizionale data del Natale in inverno non ha molte probabilità di essere esatta, poiché il Vangelo ci dice che i pastori erano nei campi”. — La vita quotidiana in Palestina al tempo di Gesù, di Daniel-Rops, Mondadori, 1986, trad. di Michele Lo Buono, p. 266.
Il Dizionario Enciclopedico Italiano di G. Treccani (1955-1961) dichiara: “Si riconosce ormai universalmente che una festa della natività di Gesù Cristo è ignota ai Padri dei primi tre secoli e che manca una tradizione autorevole circa la data della sua nascita . . . Nella scelta del 25 dic. come giorno del Natale del Salvatore ebbe certo molta influenza il calendario civile romano che dalla fine del sec. 3º celebrava in quel giorno il solstizio invernale e il natale del ‘sole invitto’ (Dies natalis invicti solis) . . . Tra le celebrazioni domestiche e popolari vanno ricordati il ceppo, i fuochi e i falò (sopravvivenze di quelli accesi in antico per il solstizio) . . . l’albero di N. (anch’esso sopravvivenza di riti agrarî)”. — Vol. VIII, p. 242.
La Grande Enciclopedia De Agostini (1972-1978) afferma: “Si celebrava [presso i romani] anche il n. [natale] di certe divinità di cui era significativa la ‘nascita’ (p. es. del Sole Invitto e di Mithra). Per quest’ultimo dio il n. era celebrato il 25 dicembre e costituiva un’importante festa solstiziale, ereditata poi dal cristianesimo come n. di Cristo. I primi n. cristiani datano dall’inizio del sec. IV. Alla scelta del 25 dicembre contribuì anche il simbolismo naturale: festeggiare, cioè, nei giorni in cui la luce comincia a ricrescere, dopo il solstizio d’inverno, il n. di Cristo ‘sole di giustizia e di verità’, che dissipa le tenebre del mondo”. — Vol. XIII, p. 412.
I Magi guidati dalla stella
Quei Magi non erano che astrologi provenienti dall’Oriente. (Matt. 2:1, 2, NM; NE) Anche se oggi l’astrologia va di moda, è qualcosa che la Bibbia disapprova energicamente. (Vedi pagina 104, alla voce “Destino”). Avrebbe Dio condotto dal neonato Gesù persone le cui pratiche condannava?
Matteo 2:1-16 mostra che la stella condusse gli astrologi prima da Erode e poi da Gesù, e che di conseguenza Erode cercò di far uccidere Gesù. Non viene detto che qualcun altro oltre agli astrologi abbia visto la “stella”. Dopo la loro partenza, l’angelo di Geova avvertì Giuseppe di fuggire in Egitto per proteggere il bambino. La “stella” era un segno da Dio o veniva da qualcuno che cercava di far uccidere il Figlio di Dio?
Si noti che il racconto biblico non dice che i Magi trovassero il piccolo Gesù in una mangiatoia, come lo rappresenta l’iconografia natalizia tradizionale. Quando gli astrologi arrivarono, Gesù e i genitori vivevano in una casa. In quanto all’età che Gesù allora aveva, si tenga presente che Erode, in base a ciò che aveva udito dagli astrologi, decretò che fossero uccisi a Betleem e dintorni tutti i bambini dai due anni in giù. — Matt. 2:1, 11, 16.
Lo scambio di doni come parte della festa; favole su Babbo Natale, ecc.
L’abitudine di scambiarsi doni a Natale non si basa su ciò che fecero i Magi. Come indicato sopra, questi non arrivarono al tempo della nascita di Gesù. Per di più non si scambiarono i doni fra loro, ma li offrirono al bambino Gesù, secondo l’usanza dell’epoca nel visitare personaggi autorevoli.
Alla voce “natale” la Grande Enciclopedia De Agostini (1972-1978) dice: “Collegati con la festa del N. sono degli usi che non sempre sono di origine cristiana, anzi per la maggior parte hanno le loro origini nelle religioni e civiltà pre-cristiane. . . . Da un lato una serie di usi che chiaramente derivano dai Saturnali romani, che appunto si celebravano nella seconda metà di dicembre: in particolare l’uso di luminarie, lo scambio di doni, i regali ai bambini”. (Vol. XIII, p. 412) Il vero spirito della “generosità” natalizia è evidente dal fatto che spesso consiste in uno scambio di doni. Questo spirito non reca vera felicità, perché viola princìpi cristiani come quelli riportati in Matteo 6:3, 4 e 2 Corinti 9:7. È ovvio che un cristiano può fare doni ad altri come espressione d’affetto in altri periodi dell’anno, tutte le volte che lo desideri.
A seconda del luogo in cui vivono, ai bambini vien detto che i doni sono stati portati da Babbo Natale, Santa Claus, Père Noël, Knecht Ruprecht, dai Magi, dall’elfo Jultomten (o Julenissen), o dalla Befana. (The World Book Encyclopedia, 1984, Vol. 3, p. 414) Chiaramente si tratta di semplici favole. Raccontando ai bambini queste favole si edifica in loro il rispetto per la verità? Si onora Gesù Cristo, che insegnò che Dio dev’essere adorato con verità? — Giov. 4:23, 24.
Che male c’è a partecipare a celebrazioni di origine non cristiana se non lo si fa per motivi religiosi?
Efes. 5:10, 11: “Continuate ad assicurarvi di ciò che è accettevole al Signore; e cessate di partecipare con loro alle infruttuose opere che appartengono alle tenebre, ma, piuttosto, riprendetele”.
2 Cor. 6:14-18: “Quale associazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale partecipazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia c’è fra Cristo e Belial? O quale parte ha il fedele con l’incredulo? E quale accordo c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? . . . ‘“Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi”, dice Geova, “e cessate di toccare la cosa impura”’; ‘“e io vi accoglierò . . . E io vi sarò padre e voi mi sarete figli e figlie”, dice Geova l’Onnipotente’”. (Un vero amore per Geova e il vivo desiderio di piacergli aiuteranno la persona a liberarsi da usanze non cristiane che potrebbero esercitare un’attrattiva a livello emotivo. Chi veramente conosce Geova e lo ama non pensa che evitando pratiche che onorano falsi dèi o che promuovono la falsità si stia in qualche modo privando della felicità. Il vero amore lo fa rallegrare non dell’ingiustizia, ma della verità. Vedi 1 Corinti 13:6).
Confronta Esodo 32:4-10. Si noti che gli israeliti avevano adottato un rito religioso egiziano e gli avevano dato un nuovo nome: “Festa a Geova”. Ma Geova li punì severamente per questo. Oggi in relazione con le feste noi vediamo solo usanze del XX secolo. Alcune possono sembrare innocue. Ma Geova conosce, per averle viste, le usanze religiose pagane da cui queste hanno avuto origine. Ciò che conta per noi non dovrebbe forse essere la sua opinione in merito?
Esempio: Una folla di persone va a casa di un signore dicendo di voler celebrare il suo compleanno, l’anniversario della sua nascita. Egli non è favorevole alla celebrazione dei compleanni. Non gli piace vedere persone che si abbuffano o si ubriacano o che tengono una condotta dissoluta. Ma alcune di loro fanno proprio queste cose, e portano regali per tutti fuorché per lui! Come se non bastasse, per celebrare l’anniversario scelgono proprio la data in cui è nato uno dei nemici di quest’uomo. Come pensate che egli si senta? Vorreste partecipare a festeggiamenti del genere? Questo è esattamente ciò che si fa con le feste natalizie.
Qual è l’origine della Pasqua della cristianità e delle relative usanze?
L’Encyclopædia Britannica (1910) afferma: “Non c’è nessuna indicazione nel Nuovo Testamento o negli scritti dei Padri apostolici che fosse osservata la festa di Pasqua. La santità di tempi speciali fu un’idea assente nella mente dei primi cristiani”. — Vol. VIII, p. 828.
Un libro di Selezione dal Reader’s Digest, Nel mondo dell’incredibile (1983), dice: “Natale e Pasqua nascono da riti pagani in uso già centinaia d’anni prima della nascita di Cristo”. — p. 283.
Un’enciclopedia cattolica dichiara: “Un gran numero di usanze pagane per celebrare il ritorno della primavera gravitarono sulla Pasqua. L’uovo è il simbolo della vita che germina all’inizio della primavera. . . . Il coniglio è un simbolo pagano ed è sempre stato un simbolo di fertilità”. — The Catholic Encyclopedia (1913), Vol. V, p. 227.
In alcune lingue, come l’inglese e il tedesco, il nome stesso della festività [rispettivamente Easter e Ostern] richiama le origini pagane. A questo proposito Alexander Hislop scrive: “Non è un nome cristiano. Porta in fronte le sue origini caldee. Easter non è altro che Astarte, uno dei titoli di Beltis, regina del cielo, il cui nome . . . come trovato da Layard sui monumenti assiri, è Ishtar. . . . Questa è la storia della Pasqua. Osservanze popolari che ancora accompagnano il periodo della sua celebrazione confermano ampiamente la testimonianza della storia circa il suo carattere babilonese. Le focacce calde con il segno della croce del Venerdì Santo, e le uova tinte della Domenica di Pasqua, figuravano nei riti caldei proprio come vi figurano ora”. — The Two Babylons, New York, 1943, pp. 103, 107, 108; confronta Geremia 7:18.
Le celebrazioni del Capodanno sono discutibili dal punto di vista cristiano?
Un’enciclopedia spiega: “I romani dedicarono questo giorno [il 1º gennaio] a Giano, dio delle porte, degli ingressi e degli incominciamenti. Gennaio viene da Giano, che aveva due facce, l’una rivolta in avanti e l’altra rivolta all’indietro”. — The World Book Encyclopedia (1984), Vol. 14, p. 237.
La data e le usanze connesse con le celebrazioni del Capodanno variano da un paese all’altro. In molti luoghi i festeggiamenti includono gozzoviglie e sbevazzamenti. Comunque, Romani 13:13 consiglia: “Come di giorno camminiamo decentemente, non in gozzoviglie e ubriachezze, non in rapporti illeciti e condotta dissoluta, non in contesa e gelosia”. (Vedi anche 1 Pietro 4:3, 4; Galati 5:19-21).
Cosa c’è dietro le ricorrenze in memoria delle “anime dei defunti”?
L’Encyclopædia Britannica (1910) dice: “Giorno dei morti . . . giorno riservato nella Chiesa Cattolica Romana alla commemorazione dei fedeli defunti. La celebrazione si basa sulla dottrina che le anime dei fedeli che alla morte non si sono purificate dai peccati veniali, o non hanno espiato le colpe passate, non possano raggiungere la Visione Beatifica, e che possano essere aiutate a conseguirla mediante la preghiera e il sacrificio della messa. . . . Alcune credenze popolari relative al Giorno dei morti sono di origine pagana e d’immemore antichità. Così i contadini di molti paesi cattolici credono che quella notte i morti tornino nelle loro case precedenti e si cibino degli alimenti dei vivi”. — Vol. I, p. 709.
A proposito di queste origini, nel libro “Il culto dei morti” si legge: “La mitologia di tutti i popoli antichi è intessuta degli avvenimenti del Diluvio . . . Ne è prova la celebrazione di una grande festa dei morti in memoria di quell’avvenimento, non solo da parte di nazioni più o meno in comunicazione le une con le altre, ma di altre lontanissime e separate sia da oceani che da secoli. Per di più questa festa è celebrata da tutti più o meno lo stesso giorno in cui secondo il racconto di Mosè ebbe luogo il Diluvio, e cioè il diciassettesimo giorno del secondo mese, il mese che all’incirca corrisponde al nostro novembre”. (The Worship of the Dead, di J. Garnier, Londra, 1904, p. 4) Perciò queste celebrazioni iniziarono in effetti in onore di persone che Dio aveva distrutto per la loro cattiveria ai giorni di Noè. — Gen. 6:5-7; 7:11.
Queste feste che onorano le “anime dei defunti” come se fossero vive in un altro reame sono contrarie alla descrizione biblica della morte come stato di assoluta incoscienza. — Eccl. 9:5, 10; Sal. 146:4.
Riguardo all’origine della dottrina dell’immortalità dell’anima umana, vedi le pagine 235, 236, alla voce “Morte” e 33, 34, sotto “Anima”.
Qual è l’origine della festa di San Valentino?
La World Book Encyclopedia (1973) dice: “Il giorno di San Valentino si commemorano due diversi martiri cristiani di nome Valentino. Ma le usanze collegate con questo giorno . . . derivano probabilmente da un’antica festa romana, i Lupercali, che ricorreva il 15 febbraio. La festa si teneva in onore di Giunone, la dea romana delle donne e del matrimonio, e di Pan, il dio della natura”. — Vol. 20, p. 204.
Dove ha avuto origine l’usanza di riservare un giorno in onore della mamma?
L’Encyclopædia Britannica (1959) spiega: “Festa derivata dal culto della dea madre, diffuso nell’antica Grecia. Nelle idi di marzo, in tutta l’Asia Minore, si celebrava formalmente il culto della dea Madre, con cerimonie in onore di Cibele, o Rea, la grande Madre degli dèi”. — Vol. 15, p. 849.
Quali princìpi biblici indicano il punto di vista dei cristiani circa le cerimonie che commemorano avvenimenti della storia politica nazionale?
Giov. 18:36: “Gesù rispose [al governatore romano]: ‘Il mio regno non fa parte di questo mondo’”.
Giov. 15:19: “Se [voi seguaci di Gesù] faceste parte del mondo, il mondo avrebbe affetto per ciò che è suo. Ora poiché non fate parte del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo motivo il mondo vi odia”.
1 Giov. 5:19: “Tutto il mondo giace nel potere del malvagio”. (Confronta Giovanni 14:30; Rivelazione 13:1, 2; Daniele 2:44).
Altre festività locali e nazionali
Ce ne sono molte. Non è possibile prenderle qui in esame tutte. Ma le informazioni storiche indicate sopra danno un’indicazione di ciò a cui bisogna prestare attenzione in relazione con qualsiasi festa, e i princìpi biblici già considerati forniscono una guida sufficiente per coloro che desiderano soprattutto piacere a Geova Dio.