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Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
it-2 “Sedechia”

SEDECHIA

(Sedechìa) [Geova è giustizia].

1. “Figlio di Chenaana”; falso profeta che assicurò al re Acab che il suo tentativo di strappare Ramot-Galaad ai siri avrebbe avuto successo. Sedechia “si fece dei corni di ferro” per illustrare che Acab avrebbe incalzato i siri fino a sterminarli. Poi, quando Micaia, vero profeta di Geova, predisse ad Acab la calamità, Sedechia lo colpì sulla guancia. — 1Re 22:11, 23, 24; 2Cr 18:10, 22, 23.

2. Principe al tempo del re Ioiachim. — Ger 36:12.

3. “Figlio di Maaseia”; profeta adultero e bugiardo fra gli esiliati in Babilonia. Geremia, profeta di Geova, predisse che il re Nabucodonosor avrebbe arso nel fuoco sia Sedechia che il suo compagno Acab. — Ger 29:21-23.

4. Figlio di Giosia e di sua moglie Amutal; ultimo re di Giuda che regnò a Gerusalemme. Quando Nabucodonosor re di Babilonia lo costituì re vassallo cambiò il suo nome, Mattania, in Sedechia. Durante gli 11 anni del suo regno Sedechia “continuò a fare ciò che era male agli occhi di Geova”. — 2Re 24:17-19; 2Cr 36:10-12; Ger 37:1; 52:1, 2.

In 1 Cronache 3:15 viene detto che Sedechia era il “terzo” figlio di Giosia. Benché in ordine di nascita fosse in realtà il quarto figlio (cfr. 2Re 23:30, 31; 24:18; Ger 22:11), può darsi che in questo caso sia menzionato prima del fratello Sallum (Ioacaz) per il fatto che aveva regnato molto più a lungo.

Quando suo padre, il re Giosia, fu ferito a morte a Meghiddo nel tentativo di respingere gli eserciti egiziani al comando del faraone Neco (ca. 629 a.E.V.), Sedechia aveva circa nove anni, cioè tre anni più di suo nipote Ioiachin. Allora il popolo fece re il fratello di Sedechia, il 23enne Ioacaz. Il regno di Ioacaz durò solo tre mesi, poiché il faraone Neco lo depose, mettendo al suo posto Eliachim (a cui diede il nome di Ioiachim), il fratellastro 25enne di Ioacaz e di Sedechia. Dopo la morte di Ioiachim, cominciò a regnare suo figlio Ioiachin. In quel tempo a quanto pare gli eserciti babilonesi al comando di Nabucodonosor assediavano Gerusalemme. Dopo aver regnato per tre mesi e dieci giorni Ioiachin si arrese al re di Babilonia (617 a.E.V.). — 2Re 23:29–24:12; 2Cr 35:20–36:10.

Primi anni di regno. In seguito Nabucodonosor mise Sedechia sul trono di Gerusalemme e gli fece fare un giuramento nel nome di Geova. Questo giuramento impegnava Sedechia a essere un leale re vassallo. — 2Cr 36:10, 11; Ez 17:12-14; cfr. 2Cr 36:13.

Evidentemente all’inizio del regno di Sedechia giunsero messaggeri da Edom, Moab, Ammon, Tiro e Sidone, per indurre Sedechia a unirsi a loro nella coalizione contro il re Nabucodonosor. (Ger 27:1-3; forse per un errore di trascrizione nel versetto 1 si legge Ioiachim invece di Sedechia; vedi NM, nt.). Le Scritture non rivelano cosa ottennero i messaggeri. Forse la loro missione non ebbe successo, poiché Geremia esortò Sedechia e i suoi sudditi a restare sottomessi al re di Babilonia e inoltre presentò ai messaggeri dei gioghi per simboleggiare il fatto che le nazioni da cui erano venuti avrebbero dovuto anch’esse sottomettersi a Nabucodonosor. — Ger 27:2-22.

Sempre all’inizio del suo regno Sedechia (per qualche ragione non indicata nella Bibbia) inviò Elasa e Ghemaria a Babilonia. Se l’episodio è menzionato in ordine cronologico, sarebbe avvenuto nel quarto anno del regno di Sedechia. — Ger 28:1, 16, 17; 29:1-3.

Sedechia si recò personalmente a Babilonia nel quarto anno del suo regno. Questo probabilmente per pagare un tributo e così rassicurare Nabucodonosor della sua immutata lealtà di re vassallo. In quell’occasione Sedechia era accompagnato da Seraia, capo degli alloggi, al quale il profeta Geremia aveva affidato un rotolo che esponeva il giudizio di Geova contro Babilonia. — Ger 51:59-64.

Circa un anno più tardi Ezechiele cominciò a prestare servizio come profeta fra gli ebrei esiliati in Babilonia. (Ez 1:1-3; cfr. 2Re 24:12, 17). Nel sesto mese del sesto anno del regno di Sedechia (612 a.E.V.), Ezechiele ebbe una visione che rivelava l’idolatria, inclusa l’adorazione del dio Tammuz e del sole, praticata a Gerusalemme. — Ez 8:1-17.

Si ribella a Nabucodonosor. All’incirca tre anni dopo (ca. 609 a.E.V.), contrariamente alla parola di Geova dichiarata per mezzo di Geremia e al proprio giuramento fatto nel nome di Geova, il re Sedechia si ribellò a Nabucodonosor e chiese l’aiuto militare dell’Egitto. (2Re 24:20; 2Cr 36:13; Ger 52:3; Ez 17:15) Per questo gli eserciti babilonesi al comando di Nabucodonosor mossero contro Gerusalemme. L’assedio della città cominciò “nel nono anno, nel decimo mese, il decimo giorno del mese”. — Ez 24:1-6.

Forse all’inizio di questo assedio Sedechia inviò “Pasur figlio di Malchia e Sofonia figlio di Maaseia, il sacerdote”, da Geremia per interrogare Geova e sapere se Nabucodonosor si sarebbe ritirato da Gerusalemme. La parola di Geova dichiarata per mezzo di Geremia indicò che la città e i suoi abitanti avrebbero subìto una calamità per mano dei babilonesi. (Ger 21:1-10) Sembra che subito dopo Geremia, ubbidendo a un ordine divino, si sia recato personalmente da Sedechia per avvertirlo che Gerusalemme sarebbe stata distrutta e il suo re portato a Babilonia, per morirvi in pace. — Ger 34:1-7.

Nella Gerusalemme assediata, Sedechia e i suoi principi ritennero opportuno fare qualcosa per osservare la legge di Geova e ottenere il Suo favore. Benché non fosse l’anno del Giubileo, convennero di rimettere in libertà i propri schiavi ebrei. In seguito infransero questo patto rendendo nuovamente schiavi quelli che avevano rimesso in libertà. (Ger 34:8-22) Sembra che ciò sia avvenuto quando un contingente egiziano venne in difesa di Gerusalemme, inducendo i babilonesi a levare temporaneamente l’assedio per far fronte alla minaccia dell’Egitto. (Ger 37:5) Ritenendo a quanto pare che i babilonesi sarebbero stati sconfitti e non avrebbero potuto riprendere l’assedio, coloro che avevano rimesso in libertà gli schiavi ebrei pensarono che il pericolo fosse passato e, perciò, li ridussero nuovamente in schiavitù.

In quel periodo Sedechia inviò “Ieucal figlio di Selemia e Sofonia figlio di Maaseia il sacerdote da Geremia” con la richiesta che il profeta pregasse Geova a favore del popolo, evidentemente perché la predetta distruzione di Gerusalemme non avvenisse. Ma la risposta di Geova, riferita da Geremia, mostrò che il giudizio divino rimaneva inalterato. I caldei sarebbero tornati e avrebbero distrutto Gerusalemme. — Ger 37:3-10.

Poi, quando Geremia decise di lasciare Gerusalemme per andare nel paese di Beniamino, fu arrestato presso la Porta di Beniamino e falsamente accusato di diserzione a favore dei caldei. Per quanto Geremia respingesse l’accusa, Ireia, l’ufficiale responsabile, non gli prestò ascolto ma lo condusse dai principi. Così Geremia fu imprigionato nella casa di Ieonatan. Dopo che era trascorso un considerevole periodo di tempo e che Gerusalemme evidentemente era stata di nuovo assediata dai babilonesi, Sedechia mandò a prendere Geremia. In risposta alla sua domanda, Geremia disse al re Sedechia che sarebbe stato dato in mano al re di Babilonia. Quando Geremia supplicò di non essere riportato nella casa di Ieonatan, Sedechia accolse la sua richiesta e lo mise sotto custodia nel Cortile della Guardia. — Ger 37:11-21; 32:1-5.

Sedechia era un sovrano molto debole, come dimostra il fatto che, quando in seguito i principi chiesero che Geremia fosse messo a morte perché secondo loro minava il morale della popolazione assediata, egli disse: “Ecco, è nelle vostre mani. Poiché non c’è nulla in cui il re stesso possa prevalere contro di voi”. Ma poi accolse la richiesta di Ebed-Melec di salvare Geremia e gli ordinò di prendere con sé 30 uomini per farsi aiutare. In seguito Sedechia ebbe di nuovo un incontro privato con Geremia. Assicurò il profeta che non l’avrebbe ucciso né consegnato nelle mani di coloro che volevano la sua morte. Tuttavia temeva le rappresaglie degli ebrei che erano passati ai caldei e perciò non prestò ascolto all’ispirato consiglio di Geremia di arrendersi ai principi di Babilonia. Dando ulteriore prova del suo timore, il re Sedechia chiese a Geremia di non rivelare l’argomento della loro conversazione privata ai principi sospettosi. — Ger 38:1-28.

Caduta di Gerusalemme. Infine “nell’undicesimo anno di Sedechia [607 a.E.V.], nel quarto mese, il nono giorno del mese”, Gerusalemme venne espugnata. Di notte Sedechia e gli uomini di guerra si diedero alla fuga. Raggiunto nella pianura desertica di Gerico, Sedechia fu portato da Nabucodonosor a Ribla. I suoi figli vennero uccisi sotto i suoi occhi. Poiché in quel tempo Sedechia aveva solo 32 anni circa, i ragazzi dovevano essere ancora piccoli. Dopo avere assistito alla morte dei figli, Sedechia venne accecato, legato con ceppi di rame e portato a Babilonia, dove morì nella casa di detenzione. — 2Re 25:2-7; Ger 39:2-7; 44:30; 52:6-11; cfr. Ger 24:8-10; Ez 12:11-16; 21:25-27.

5. Figlio di Ieconia (Ioiachin), ma a quanto pare non uno dei sette che nacquero mentre era prigioniero a Babilonia. — 1Cr 3:16-18.

6. Uno dei sacerdoti, o un suo antenato, che autenticarono mediante sigillo la “disposizione degna di fede” redatta durante il governatorato di Neemia. — Ne 9:38; 10:1, 8.

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