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  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 15/12 pp. 761-763

La felicità non dipende dai beni materiali

DA CHE cosa dipende la vostra felicità? Dipende essa dai beni materiali? Molte persone non imparano mai che la vera felicità non può derivare dai beni materiali; la loro vana ricerca della felicità, accumulando possedimenti, ottenendo comodità e acquistando apparecchi utili, avrebbe dovuto mostrar loro la verità.

Alcune persone imparano dall’esperienza. Per un certo tempo cercano i beni materiali. Forse fanno debiti per ottenere le cose che pensano le possano render felici. Ne sono assorbiti, specialmente provando l’orgoglio d’essere proprietarie. La brama del possesso inevitabilmente svanisce; esse capiscono che ora hanno bisogno di qualche cosa di nuovo per riavere lo splendore della loro declinante felicità. Infine si rendono conto che i beni materiali danno un piacere passeggero, che la vita di quelli che si fanno abbagliare dai beni materiali è vuota.

Che cosa non va bene? La gente è stata ingannata. È stata indotta a credere che la felicità venga dai beni materiali, che le aspirazioni della vita dell’uomo siano materiali, che l’abbondanza dei beni materiali compensi subito qualsiasi o ogni deficienza spirituale. Come hanno torto! Lo stesso Figlio di Dio dichiarò che, sebbene l’uomo non possa vivere senza pane, egli non può vivere di pane soltanto. L’uomo ha bisogni spirituali, e a meno che questi non siano soddisfatti la sua felicità non può esser completa.

Non molto tempo fa un professore d’inglese dell’Università Wayne di Detroit, nel Michigan, pronunciò un discorso agli studenti della classe che si laureava. Il professor W. O. Ross disse: “Io ho il sospetto . . . che la nostra cultura, che voi, siate fondamentalmente in errore nell’intendere la basilare natura e i bisogni dell’uomo. Voi e tutti noi siamo in errore, io sospetto, perché in quest’ultimo secolo siamo divenuti materialisti. . . . E crediamo, o ci comportiamo come chi crede, che i bisogni dell’uomo siano principalmente materiali, mentre i suoi veri bisogni materiali sono pochi e semplici, e i suoi bisogni per certe qualità mentali o spirituali, come l’amore . . . sono grandemente sproporzionati rispetto a questi bisogni materiali. In altre parole . . . i bisogni dell’uomo sono religiosi, non materiali.

“Io sospetto che l’uomo sia principalmente una creatura religiosa e che sia meglio compresa in termini religiosi. E il preciso errore che gli intellettuali del mondo occidentale hanno compiuto negli ultimi uno o due secoli è stato quello di negare questo fatto, sostenendo che gli uomini siano soltanto complicati pezzi di materia, le cui vere soddisfazioni siano infine quelle dei sensi. Pensarla così, io sospetto, è un errore. . . .

“Forse noi tutti dovremmo esser forti e resistere alla tentazione dei beni materiali, ma non lo siamo, e le invenzioni e le scoperte degli scienziati e le conquiste della tecnica tendono a spingerci in una continua ricerca, sempre desiderosi di una soddisfazione che domani superi quella di oggi. . . .

“Io sospetto che le comodità fisiche siano trappole, poste lungo il cammino del nostro buon progresso. Questo, io sospetto, è ciò che non va! Esse ci fanno allontanare dal nostro vero percorso. Io sospetto che i nostri veri propositi dovrebbero esser quelli di cercar di divenire santi, non uomini ricchi. Non è strano? Noi abbiamo viaggiato tanto, noi gente di questo mondo, allontanandoci dall’ideale della santità, che quando un professore osa dire ad una classe di laureandi che sarebbe più importante per loro esser santi che dottori, o avvocati, o dentisti, tutti trovano difficile prenderlo sul serio. Certo fa dello spirito fuori posto. Ma io vi assicuro che intendo proprio alla lettera ciò che vi ho detto. . . . E perciò, sospetto tutti voi, ciascuno di voi. Non vi sospetto di alcun delitto generalmente riconosciuto. Ma vi sospetto d’esser materialisti, e io sospetto che il materialismo sia un delitto contro l’umanità”. — Vital Speeches of the Day, 15 marzo 1954.

Nel Thorndike-Barnhart Dictionary la prima definizione della parola “santo” è “vero Cristiano”. Questa è la giusta mèta da perseguire nella vita; è la mèta suprema, ed essa è spirituale. Per fare del vero Cristianesimo la propria mèta bisogna imparare intorno a Dio e ai suoi propositi, cercare quale sia la volontà di Dio circa l’uomo e poi osservare tale volontà. Questa è la via che conduce alla felicità eterna; questa è la via da seguire per ottenere la vita per sempre nel nuovo mondo di Dio.

I beni materiali tendono troppo spesso ad oscurare la principale mèta dell’uomo. I beni materiali dovrebbero essere un aiuto per giungere alla giusta mèta anziché una mèta in se stessi. Le persone che sono felici di ciò che possiedono non sono veramente felici; esse si illudono, si ingannano, privandosi della felicità che si ottiene osservando il vero Cristianesimo. La felicità non consiste nel possedere beni materiali; è il frutto dell’amore e del servizio di Dio. Nel sermone del monte Gesù mostrò la via che conduce alla vera felicità: “Felici quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale”. — Matt. 5:3.

Quelli che sono consci soltanto del bisogno delle cose materiali s’accorgeranno che la loro sorte è la scontentezza. “Qualche giorno la gente imparerà”, disse una volta il ricercatore scientifico Charles P. Steinmetz, “che i beni materiali non portano la felicità. . . . Allora gli scienziati si serviranno dei loro laboratori per studiare su Dio”.

Per trovare la felicità dovete dedicarvi allo studio di Dio. Imparate quale sia la sua volontà. Fate la sua volontà. Le cose di questo mondo passeranno, “ma chi fa la volontà di Dio rimane per sempre”. — 1 Giov. 2:17.

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