Domande dai lettori
● Qual è il significato di Ecclesiaste 9:5, 6: “Poiché i viventi sono consci che morranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato. Inoltre, il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, e non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in alcuna cosa che deve farsi sotto il sole”? — U.S.A.
Leggendo il contesto possiamo vedere che Salomone, lo scrittore di Ecclesiaste, parla dal punto di vista della vita che esiste ora, sulla terra, “sotto il sole”, potremmo dire, da un punto di vista strettamente umano, dalla veduta obiettiva di un osservatore. Egli non prende lì in considerazione il proposito di Dio di portare una risurrezione. Egli tratta la situazione dell’uomo descritta dall’apostolo Paolo, in Romani 8:20: “Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità”. Salomone dice che “ogni cosa è vanità”, che “c’è una sola eventualità per il giusto e il malvagio”. — Eccl. 1:2; 9:2, 3.
Questa è la situazione in cui si trova tutto il genere umano. Ricchi e poveri, grandi e piccoli, buoni e cattivi muoiono tutti. L’apostolo Paolo lo espresse dicendo: “In Adamo tutti muoiono”. (1 Cor. 15:22) Certo i giusti non sono basilarmente in una condizione migliore dei malvagi per quanto riguarda la durata della loro vita. Ma questo non smentisce che Dio considera i giusti diversi e che ha provveduto loro una speranza che li sostiene ora e offre la vita in futuro. La dichiarazione dell’apostolo, citata sopra in parte, dice: “Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità, non di propria volontà ma per mezzo di colui [Dio] che la sottopose, in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Rom. 8:20, 21.
Salomone, mettendosi al posto di un osservatore, mostra che la persona “media”, la persona del mondo, sa che morrà, poiché vede tutti gli altri uomini morire. È conscia della morte. L’osservazione rivela pure che quando uno muore non è conscio di ciò che avviene intorno a lui. Gli uomini non possono far nulla per lui; il denaro non conta nulla. Il mondo continua e anche i suoi parenti e amici, nel ritmo accelerato della vita d’ogni giorno, non possono più includerlo nei loro progetti e nelle loro attività e così, per forza, devono infine dimenticarlo. Non che non ricordino che è esistito, ma che non ha più forza, che non è presente nella loro vita. La sua personalità è in gran parte dimenticata e la successiva generazione in effetti non lo conosce affatto.
Il morto non può più esprimere amore, odio o gelosia. Qualunque fosse il potere, l’autorità o la ricchezza che aveva da vivo, questo passa in altre mani, ed egli non ha voce in capitolo al riguardo. (Eccl. 2:21) In questo sistema di cose non ha nessuna porzione a tempo indefinito, e sarebbe davvero escluso completamente da ogni possibilità per sempre se non fosse per il divino provvedimento di un nuovo ordine e della risurrezione dei morti.
Quindi Salomone scrive semplicemente per rappresentare la situazione considerata come se questo presente mondo fosse tutto quello che c’è. Mostra la vanità della vita per chi non è adoratore di Dio. Ma l’apostolo Paolo disse ai cristiani di Tessalonica: “Fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza circa quelli che dormono nella morte; affinché non vi rattristiate come fanno anche gli altri che non hanno speranza. Poiché se la nostra fede è che Gesù morì e sorse di nuovo, così anche quelli che si sono addormentati nella morte per mezzo di Gesù, Dio li condurrà con lui”. — 1 Tess. 4:13, 14.
Salomone fu il “Congregatore” (significato della parola ebraica Qo·heʹleth, titolo del libro di Salomone). Egli si sforzò di congregare il popolo all’adorazione di Geova. Per questo motivo fece una descrizione della futile situazione di questo mondo, e, dopo avere considerato la sua completa vanità e disperazione, additò la giusta Fonte della speranza, dicendo: “La conclusione dell’argomento, avendo udito ogni cosa, è: Temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti. Poiché questo è l’intero obbligo dell’uomo. Poiché il vero Dio stesso porterà ogni sorta di opera in giudizio relativamente a ogni cosa nascosta, in quanto a se è buona o cattiva”. — Eccl. 12:13, 14.