È colpa dell’istituzione matrimoniale?
POICHÉ in tempi recenti i problemi coniugali sono cresciuti a dismisura, alcuni si chiedono: È colpa dell’istituzione matrimoniale? Si dovrebbe accantonare perché inadeguata ai nostri tempi?
Ebbene, se l’operatore di una macchina trascura le istruzioni dell’inventore e la usa male finché si rompe, è colpa dell’inventore? Se durante un lungo viaggio in automobile il conducente non segue la carta automobilistica e si perde, è colpa di chi ha disegnato la carta?
No, il fatto che una cosa venga usata male non significa che non sia buona. Di chi è la colpa di solito? Di chi la usa male.
Possiamo dir questo dell’istituzione matrimoniale? Cosa mostrano i fatti? Si sono avuti risultati migliori rinunciando al matrimonio per altri stili di vita? Che cos’è accaduto ai figli di famiglie divise, e alla società in generale?
Cosa mostrano i fatti?
La storia mostra che quando il matrimonio e la famiglia decadono, l’intero clima morale della società degenera. Il risultato finale non è un miglioramento ma ulteriori problemi. Interi imperi sono crollati quando il popolo non ha cercato di salvare il matrimonio e la famiglia.
Nel nostro tempo le conseguenze cattive nuocciono in special modo ai più innocenti, i bambini che sono vittime di matrimoni falliti. Da un paese dell’Africa Occidentale, il Ghana, giunge questa notizia riguardo a molti bambini provenienti da case divise:
“I bambini di tali famiglie sono quelli che se la passano peggio. Non ricevono mai le buone cure dei genitori; sono trascurati, non amati, negletti, e nessuno s’interessa veramente di quello che fanno. Sono scansafatiche sin dall’infanzia e peggiorano . . . diventando da adulti criminali incalliti, sempre in lotta con la legge”.
L’assenza di un padre interessato pone un peso sull’intera famiglia, particolarmente sui ragazzi che hanno bisogno della sua ferma guida e del suo appoggio. Per esempio, in una famiglia americana il padre era via da casa per settimane di seguito a causa del suo lavoro. Di conseguenza, il bambino di tre anni divenne iperattivo, e la notte si alzava di solito 10 o 11 volte per chiamare il padre. La madre notò che quando il padre era a casa il bambino dormiva pacificamente fino al mattino e si comportava molto meglio. Disse la donna: “Questo ragazzino ha bisogno del papà. Un paio di giorni la settimana va all’asilo e gli insegnanti sanno quando [il padre] è a casa. Lo si capisce benissimo dal suo comportamento”.
Benché si ammetta in genere che sono i bambini quelli che soffrono di più quando i genitori non vanno d’accordo o divorziano o si assentano troppo spesso, che dire degli adulti? Ottengono forse risultati migliori lasciandosi trascinare dalla tendenza moderna a divorziare, separarsi, convivere senza essere sposati, adottare il ‘matrimonio aperto’ o i ‘matrimoni’ di gruppo?
In una condizione migliore?
In molti paesi c’è la spiccata tendenza a porre fine al matrimonio quando sorgono problemi. La rivista Family Circle afferma: “Il ragionamento di tanti libri e articoli è che gli impegni duraturi non possono sopravvivere, che i rischi della separazione si possono affrontare e che probabilmente l’individuo ci guadagnerà dallo scioglimento” del matrimonio.
È così? Il fallimento di un matrimonio farà migliorare la personalità? Per una data percentuale di persone che sono condizionate in tal modo, può sembrare di sì. Ma non per la stragrande maggioranza.
Un’esperienza tipica è quella di una donna che si separò dal marito e cominciò a frequentare circoli di celibi per ‘divertirsi’ e conoscere gente nuova. Col tempo queste conoscenze passeggere si dimostrarono vuote e insoddisfacenti. La maggioranza degli uomini desiderava solo relazioni sessuali.
Questa donna disse dei molti divorziati o separati che aveva conosciuti: “Non dimenticherò mai come apparivano smarrite quelle anime. Mi sentivo smarrita anch’io. È proprio gente sola. Sembra che il matrimonio non abbia più senso, ma c’è una nuova generazione di gente smarrita che cresce di giorno in giorno. Il fatto è che neppure il non essere sposati ha senso”.
“Neppure il non essere sposati ha senso”. Questo fatto è divenuto più evidente dopo aver analizzato i risultati di parecchi decenni di vertiginoso aumento di divorzi e separazioni. Sempre più persone si rendono conto che la vita non è soddisfacente per la maggioranza senza qualcuno che si interessi di loro, qualcuno di cui interessarsi, qualcuno su cui contare, qualcuno a cui mostrare tenerezza, gentilezza e con cui dividere i problemi.
Molti scoprono che, sparita la novità, la nuova libertà di soddisfare i propri capricci senza dover rendere conto a un coniuge non porta i benefici previsti. Non è un modo di migliorare la personalità.
‘Matrimoni di gruppo’
Dato che il matrimonio fra due persone fallisce così spesso, e la solitudine non è piacevole, alcuni raccomandano l’alternativa dei ‘matrimoni di gruppo’, o la vita di comunità, dove ciascuno può avere più di un compagno. Funzionano meglio dei matrimoni tradizionali?
In una comune del Tennessee con oltre 1.000 abitanti furono fatti esperimenti coi “matrimoni multipli”. In seguito un membro della comune disse: “Non funzionava. I comuni problemi che tutti hanno erano solo moltiplicati”. Egli osservò che le coppie sposate “si appartavano” subito, e che i non sposati chiedevano spesso agli sposati: “Possiamo vivere con voi come cugini per avere anche noi una famiglia?”
Dapprima può sembrare interessante cercar di sottrarsi al matrimonio con stili di vita alternativi come i matrimoni di gruppo. Ma non ci si può sottrarre alla natura umana. Prima o poi bisogna affrontarla. E più ci si allontana dal modo in cui l’uomo fu fatto per avere i migliori rapporti col suo simile, più la vita diventa difficile. Questo può dirsi particolarmente riguardo all’intimo amore fra uomo e donna, e all’affetto dei genitori verso i figli.
Bernard O’ Brien, impiegato presso un’agenzia di Kansas City (U.S.A.) che si occupa di problemi familiari, dice: “La gelosia è presente in qualsiasi esperimento come lo era al tempo delle nostre nonne. In sostanza è difficile trovare qualcuno disposto a dividere una persona cara”. Perché? Semplicemente perché fummo creati per sentirci così.
In un’altra comune, quando a una coppia nacquero dei figli l’idea del matrimonio di gruppo “crollò”. Non potevano condividere con altri l’intimo amore tra padre, madre e figlio. Il padre osservò: “Quando sono diventato padre tutte le nozioni comunitarie sono sparite”. Diedero retta al vivissimo desiderio d’avere una famiglia propria, con il padre e la madre al centro, circondati dai figli.
‘Matrimonio aperto’
Il ‘matrimonio aperto’ è quello in cui gli sposi si accordano di lasciare che l’altro abbia relazioni sessuali extraconiugali, in poche parole, che commetta adulterio. Circa sei anni fa il libro Open Marriage, di Nena e George O’Neill, divenne un best seller. Essi raccomandavano le relazioni sessuali extraconiugali, dicendo che potevano essere ‘soddisfacenti e significative’ per alcune coppie, migliorando il loro matrimonio. È andata così?
Dopo avere seguito per anni alcune esperienze, adesso gli autori ammettono che non è affatto andata così. È accaduto esattamente l’opposto. Hanno riscontrato che chi praticava questo tipo di adulterio finiva per diventare molto infelice nei riguardi dell’altro. Il massimo che una qualsiasi coppia era stata insieme dopo aver dato inizio a un ‘matrimonio aperto’ erano stati solo due anni. E hanno concluso: ‘Il matrimonio aperto è stato un fiasco’. Come risultato gli autori hanno pubblicato un altro libro in cui rivolgono un “nuovo invito alla fedeltà sessuale” perché reca la massima felicità nel matrimonio.
Riguardo al ‘matrimonio aperto’, Ed Bader, consulente canadese di problemi coniugali, osserva: “Ogni coppia di nostra conoscenza che ha praticato il matrimonio aperto si è divisa, senza eccezione”. E lo psicologo Larry Cash, pure canadese, rileva: “Il matrimonio aperto, l’idea che gli sposati possano essere perfettamente liberi sul piano sessuale ed emotivo, è assurda. Nei 10 anni da che faccio il consulente, non ne ho mai visto uno che riuscisse. Potrebbe essere un’idea nobile, ma la natura umana non è pronta ad accettarla”.
Ma è veramente “un’idea nobile”? Niente affatto. È del tutto contraria al modo in cui noi uomini siamo fatti sul piano emotivo e mentale. Vogliamo la fedeltà da una persona cara, non l’adulterio. Le intime relazioni che il matrimonio offre non si possono condividere con estranei senza danneggiare o distruggere il matrimonio. Coloro che raccomandano tali stili matrimoniali “alternativi” si stanno rendendo conto dell’utilità di ciò che il Creatore del matrimonio fece scrivere molto tempo fa per nostra informazione: “Il matrimonio sia onorevole fra tutti, e il letto matrimoniale sia senza contaminazione”. — Ebr. 13:4.
Importanza dell’impegno
Coloro che hanno studiato vari stili di vita si sono resi conto di un altro fatto. Ed è che senza l’impegno che il matrimonio comporta, la natura umana è portata a non sforzarsi altrettanto a fondo per risolvere i problemi. Né c’è sicurezza, specialmente per la donna.
Molte donne stanno scoprendo che, vivendo in un mondo controllato soprattutto da uomini, la vita è molto più difficile senza la sicurezza che viene dai vincoli coniugali. Si sono accorte che è sentimentalmente molto inquietante avere una relazione con un uomo che in effetti dice: ‘Ti voglio solo per un po’, e quando mi sarò stancato di te ti cambierò con un modello più giovane’.
La rivista Good Housekeeping ha chiesto ai lettori: “Pensate che convivere senza essere sposati aiuti a costruire una relazione più stabile [o] impedisca una relazione più stabile?” Un certo numero di essi risposero esprimendosi a favore della convivenza senza matrimonio, ma 10 volte più lettori dissero che il non essere sposati pregiudicava una relazione stabile.
Non insolita è l’esperienza di una coppia, narrata dallo Star di Toronto. Vivevano insieme senza essere sposati, ma riscontrarono che “litigavano su tutto” lo stesso, e che la convivenza comportava gli stessi problemi del matrimonio. Senza l’impegno del matrimonio, comunque, pensavano sempre di potersi lasciare. Ma li aiutava questo ad andare d’accordo? No, impediva loro di sforzarsi maggiormente per risolvere i problemi. Quindi si sposarono. In seguito, fecero questo commento: “Da che siamo sposati ce la mettiamo tutta per non litigare. Ci sforziamo entrambi. Abbiamo preso un impegno, quindi non ha senso litigare. Prima c’era sempre la minaccia della separazione, ma ora non sembra che sia così”. Riscontrarono che l’impegno preso li induceva a sforzarsi di più per far riuscire il matrimonio.
Allo stesso modo, la rivista McCall’s pubblicò un articolo intitolato “Perché le donne liberate si sposano”. Esso diceva: “Abbiamo fatto di tutto per realizzarci e ne è valsa senz’altro la pena. Ma recentemente molte di noi hanno fatto una scoperta straordinaria: Manca ancora qualcosa di essenziale”.
Cosa mancava? Due che si sposarono dopo esser vissuti insieme spiegarono: “Il fatto è che non bastava vivere insieme. Vogliamo una vita sicura. Abbiamo deciso che l’idea dell’impegno ci piace”. La rivista McCall’s aggiungeva:
“Impegno! Una parola così vecchia che sembra nuova, e un crescente numero di persone cerca l’occasione di applicarla.
“Sembra che le abbiamo provate tutte. Negli scorsi quindici anni circa siamo stati occupati in una ricerca sentimentale, nella ricerca della felicità, provando tutte le alternative. Abbiamo sperimentato o almeno parlato di matrimonio aperto, nessun matrimonio, figli senza matrimonio, matrimonio per prova.
“Infine, dopo tutti gli sconvolgimenti del cambiamento sociale, la nostra decisione sembra essere che l’impegno è impossibile senza realizzarsi, ma non ci si realizza del tutto se non c’è affetto. . . .
“Quindi nei 10 o 15 anni in cui abbiamo sperimentato varie possibilità in campo sentimentale abbiamo riscontrato che ci mancava la stabilità. Abbiamo riscontrato che le relazioni aperte sono possibili solo se non ci si interessa dell’altra persona”.
L’appagamento dei bisogni emotivi nel matrimonio contribuisce anche alla longevità. Le compagnie d’assicurazione sanno da parecchio tempo che i non sposati corrono più rischi di morire prematuramente che non gli sposati. Per esempio, nel gruppo di uomini divorziati fra i 15 e i 64 anni, l’indice di mortalità era da due a sei volte più alto per ogni principale causa di morte che fra gli uomini sposati. Lo psicologo James Lynch della Scuola di Medicina dell’Università del Maryland conclude: “La solitudine può nuocere al cuore umano, se non spezzarlo”.
Non sorprende che in anni recenti siano state fatte tali scoperte. Erano da prevedere dato che l’istituzione del matrimonio non è qualche cosa che si sia “evoluta” per motivi di convenienza. Il matrimonio fu istituito dal Creatore dell’uomo e della donna. E poiché Dio ha fatto gli uomini, sa in quali relazioni avranno più successo. Quando essi fanno la loro parte entro la disposizione da Lui stabilita, si ottengono i migliori risultati. — Gen. 1:26-28; 2:18-25.
Nulla può sostituire il matrimonio quando si tratta di esprimere amore tra uomo e donna, quando si tratta di sicurezza e di stabilità, e quando si tratta di allevare figli.
NO, LA COLPA NON È DEL MATRIMONIO. LA COLPA È ESSENZIALMENTE DI COLORO CHE LO USANO MALE.
Perciò chi desidera essere felice non deve farsi indurre da filosofie errate a cercare i modi per sminuire o distruggere il matrimonio, come se fosse colpa di tale istituzione. Bisogna cercare i modi per migliorarlo e salvarlo, i modi che contribuiscono a risolvere i problemi coniugali.
Ma se il matrimonio fu istituito per l’uomo e per la donna, perché oggi c’è questa crisi? Cos’è che non va?
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