Uno sguardo al mondo
Una minaccia che si va estendendo
● La micidiale e temutissima malattia chiamata AIDS va estendendo la sua trama di terrore. Secondo Asiaweek, questa malattia è stata diagnosticata in 16 paesi del mondo, e il numero di casi (circa 2.500 finora) si sta raddoppiando ogni sei mesi. Sebbene in Asia non ci sia stata alcuna vittima confermata dell’AIDS, tre casi sospetti (due in Thailandia e uno a Hong Kong) sono sotto osservazione. Le autorità sanitarie dell’Estremo Oriente tengono d’occhio attentamente omosessuali, emofiliaci e drogati per eventuali sintomi della malattia. In Giappone i bagni pubblici gay chiudono i battenti agli stranieri, ma i 300 bar per omosessuali di Tokyo continuano “a fare affari come di consueto”.
Cos’è il peccato?
● Al sesto Sinodo Mondiale dei Vescovi, tenuto a Roma lo scorso ottobre, 221 vescovi cattolici romani si sono riuniti per prendere in esame la penitenza e la riconciliazione. “Il soggetto è stato scelto per il desiderio di invertire il drastico calo nel numero di cattolici che vanno a confessarsi”, riferiva il New York Times. Secondo le stime, negli scorsi 15 anni la diminuzione è stata “nientemeno che del 70 per cento”. Alcuni attribuiscono la diminuzione al fatto che i fedeli rifiutano gli insegnamenti della chiesa su questioni come controllo delle nascite e divorzio, ma altri ne danno la colpa alla gerarchia. Uno dei fattori principali menzionati è la perdita della nozione del peccato. L’Economist di Londra osserva che nella chiesa alcuni “riducono il concetto di peccato a una ‘deviazione sociale, che non richiede perdono ma solo un trattamento terapeutico’; o ne danno la colpa all’‘ingiustizia sociale’, per cui ‘se il peccato c’è, grava sulle spalle di coloro che mantengono in vita il sistema’”. Così circa metà dei vescovi presenti al Sinodo hanno colto l’occasione per parlare di problemi sociali e politici.
Perdura la crisi monetaria
● “A quante altre crisi potrà sopravvivere il sistema economico mondiale?” chiede un editoriale del New York Times. Nazioni come Argentina, Brasile e Filippine, a cui sono stati da poco concessi prestiti, sono di nuovo in difficoltà finanziarie. Nel mondo oltre 40 paesi sono ingolfati nei debiti con l’estero, per un totale di circa 700 miliardi di dollari. Alcuni paesi sono gravati da interessi pari alla metà di quello che guadagnano dalle esportazioni, e la speranza di accrescere le esportazioni è ostacolata dal fatto che l’economia mondiale attraversa un periodo di ristagno. Un altro modo per uscire dalle difficoltà sarebbe quello di dichiarare bancarotta, ma “il costo sotto il profilo umano sarebbe spaventoso e le conseguenze politiche potrebbero essere rivoluzionarie”, dice l’editoriale. Sebbene i tentativi di aiuto compiuti in passato dalle nazioni industrializzate abbiano impedito la bancarotta, “ogni nuova crisi fa sorgere dubbi sull’adeguatezza di quello che è stato fatto”, osserva il Times, e accresce “il rischio che quanto si potrà fare la prossima volta non basti”.
Una nuova “teologia”?
● Dei tanti effetti che può avere la proliferazione di film di fantascienza, uno potrebbe essere quello di cambiare l’immagine di Dio nella mente di alcuni giovani moderni. “L’immagine di Dio che avevano mio nonno e mio padre non significa nulla per me”, spiega un diciassettenne, le cui parole sono citate dal giornale USA Today. “Dio è più che altro uno spirito come La Forza di Guerre stellari e del Ritorno dello Jedi”.
A quanto sembra, alcuni ecclesiastici volgono a proprio vantaggio questa moda. “Questi nuovi film sono una cosa positiva perché sono il simbolo di un essere trascendente e del potere di Dio nella vita attuale”, dice un’autorità della Chiesa Battista. “Utilizziamo i temi di questi film nel nostro insegnamento”. E un rabbino, che vede la tendenza come “un risveglio della teologia con un nome diverso: E.T., Guerre Stellari, War Games, Superman, o altri”, afferma che “la teologia è così importante che è meglio non lasciarla unicamente alle chiese e alle sinagoghe”. Vuol dire che si dovrebbe lasciare ai produttori di film di fantascienza?
Altre notizie allarmanti sul fumo
● Un’indagine del governo britannico rivela che i ragazzi delle scuole secondarie, dagli 11 ai 16 anni, fumano ogni anno sigarette per un valore pari a circa 60 milioni di sterline (145 miliardi di lire). Come mostra l’inchiesta, il primo anno l’1 per cento degli studenti fumano regolarmente e il 3 per cento fumano ogni tanto. Ma verso il quinto anno, coloro che fumano regolarmente sono il 27 per cento — con una media di 47 sigarette la settimana — e il 10 per cento fuma ogni tanto. Per combattere il problema, alcune scuole stanno istituendo ambulatori per fumatori e raccomandando ai negozianti di non vendere più sigarette ai ragazzi. I rapporti indicano che le sigarette sono vendute sciolte ai ragazzi al prezzo di circa 7 penny (circa 170 lire) l’una.
Una recente ricerca condotta in America fa pensare che “il fumo è il principale fattore responsabile della differenza fra la probabilità media di vita degli uomini e quella delle donne”, scrive la rivista Science. Le attuali statistiche compilate per fini assicurativi negli USA mostrano che le donne vivono circa sette anni e mezzo più a lungo degli uomini. I ricercatori hanno riscontrato che le probabilità medie di vita sono invece “praticamente le stesse” nel caso degli uomini e delle donne che non hanno mai fumato. “Questa nuova ricerca non contraddice necessariamente l’idea che lo stress potrebbe essere uno dei fattori che porta alla tomba gli uomini prima” delle donne, ha detto uno dei ricercatori, “perché potrebbe darsi che lo stress spinga gli uomini a fumare, per cui entrambe le cause sono determinanti”. Altri esperti sono scettici in merito a queste scoperte, ma credono che “il fumo sia probabilmente responsabile di circa metà della differenza”. Comunque stiano le cose, i ricercatori ritengono che le giovani donne perderanno ben presto il vantaggio perché il numero di quelle che incominciano a fumare sale ora molto più in fretta di quello degli uomini.
Istruzione senza scuola
● La ventenne Ruth Lawrence è stata ammessa all’Università di Oxford, ma non ha mai frequentato la scuola pubblica. Lo stesso dicasi di Nicholas Everdell, che ora frequenta il King’s College di Cambridge. I genitori hanno preferito istruirli a casa, almeno inizialmente. In Gran Bretagna è d’obbligo l’istruzione anziché la scuola, e 1.100 famiglie hanno approfittato di questa sottile differenza. “Non eravamo contenti delle generali norme morali”, hanno detto i genitori di Ruth. Altri trovano da ridire sulla mancanza di disciplina, mentre per alcuni le scuole sono semplicemente “un disastro”, scrive il Sunday Telegraph. Le autorità sostengono, e non a torto, che nell’istruzione impartita in casa e nei corsi per corrispondenza, anche se sono legali, manca l’elemento di “socializzazione” e l’“apertura” che le scuole normali offrono. Alcuni genitori evidentemente preferiscono proteggere i figli proprio da queste cose.
I problemi dei medici
● Dei 16.000 medici dell’Ontario (Canada) si calcola che dal “12 al 14 per cento ha avuto, ha o avrà problemi con l’alcool e la droga”, riferisce il Sunday Star di Toronto. Secondo una stima moderata, l’abuso di droga fra i medici è “dell’1 per cento rispetto all’1 su 3.000 nella popolazione in generale”. Tra le cause frequentemente citate ci sono la pressione esercitata dal lavoro e la facile disponibilità di droga e alcool. Ma ci sono altri fattori. “Le situazioni in cui un medico viene a trovarsi e la sua formazione non lo preparano per la vita familiare”, dice Frederick Glaser, direttore della divisione di psichiatria presso l’Addiction Research Foundation (un’istituzione che si occupa di ricerche sul vizio della droga). E, secondo William Henderson dell’Ordine dei Medici dell’Ontario, l’idea che il medico sia un “dio” gli rende difficile chiedere aiuto. In un’indagine effettuata su 36 medici che avevano problemi di alcool e di droga, l’86 per cento ha detto che i loro problemi erano direttamente connessi col fatto che erano medici.
Il costo dell’alcolismo
● Come si fa a calcolare il costo economico, sociale e umano dell’abuso di alcool? Oltre al fatto ovvio che riduce la produttività lavorativa, secondo un rapporto del Congresso negli USA metà degli incidenti automobilistici, metà degli omicidi, un quarto dei suicidi e circa il 40 per cento di tutti i problemi familiari che sono di competenza del giudice hanno relazione con l’abuso di alcool. Unendo questi costi indiretti alle spese per cure mediche, l’alcolismo costa alla società americana circa 10.000 dollari per alcolista all’anno. Se si tiene presente che nel paese si calcola ci siano 10-15 milioni di persone che hanno il problema del bere, il rapporto del Congresso pone il costo complessivo dell’abuso di alcool intorno ai 120 miliardi di dollari all’anno. Questo naturalmente non include il prezzo pagato dalle famiglie e da altri in termini di angoscia, dolori e sofferenze.
La longevità dei giapponesi
● Lo scorso settembre in Giappone c’erano ufficialmente 1.354 centenari, secondo il Daily Yomiuri. In cima alla lista c’è Shigechiyo Izumi, che ha 118 anni ed è l’uomo più vecchio del mondo, secondo Il Guinness dei primati. Matsu Maeshiro e sua moglie Makato, che abitano a Okinawa, sono stati la prima coppia giapponese a diventare centenari. Da che fu varata nel 1963 una legge per l’assistenza agli anziani, il numero dei centenari in Giappone è aumentato di quasi 9 volte rispetto ad allora. Il Giappone è molto fiero dei suoi cittadini anziani. Ogni anno il primo ministro assegna premi a coloro che compiono cent’anni, inclusi quelli che vivono all’estero.
Cani, attenzione!
● I cani non possono più essere tenuti come animali domestici a Pechino, anche se sono considerati i migliori amici dell’uomo altrove. Secondo il giornale ufficiale Peking Daily, “in anni recenti un crescente numero di persone ha allevato cani in città, danneggiando le condizioni igienico-sanitarie dell’ambiente e influendo negativamente sull’ordine sociale”. Perciò, dallo scorso novembre, a Pechino non sono ammessi cani senza il permesso ufficiale, che è difficile ottenere, e ai proprietari di cani che ne erano sprovvisti è stato ordinato di uccidere i loro animali. Durante la rivoluzione culturale del 1966-76, il fatto di tenere animali domestici venne considerato tipico del sistema capitalistico, e da allora non se ne sono visti molti né a Pechino né in altre parti della Cina.