Capitolo VIII
Elezione divina secondo l’“eterno proposito”
1. Quale domanda sorse riguardo alla progenie dell’uomo al quale Dio rinnovò la sua promessa del patto?
GEOVA Dio decise di rinnovare a Isacco la promessa del patto fatta a suo padre Abraamo. (Genesi 26:1-5, 23, 24) Benché si sposasse a quarant’anni, Isacco dovette raggiungere i sessant’anni prima di avere figli, due gemelli. Avrebbe Geova, che aveva esaudito la preghiera di Isacco per i figli, fatto un’elezione riguardo a quei due gemelli?
2. Come Geova rivelò quale dei due gemelli avrebbe eletto?
2 Geova indicò la sua elezione durante la gravidanza di Rebecca, dopo che ella lo aveva pregato interrogandolo intorno alla propria condizione: “Geova le diceva: ‘Due nazioni sono nel tuo ventre, e due gruppi nazionali saranno separati dalle tue parti interiori; e un gruppo nazionale sarà più forte dell’altro gruppo nazionale, e il più vecchio servirà il più giovane’”. Esaù fu il primogenito e Giacobbe il secondo gemello. (Genesi 25:20-23) Geova indicò così che non avrebbe fatto di questi due figli gemelli di Isacco una sola nazione, una nazione di due tribù. Piuttosto, dovevano esserci due gruppi nazionali, e il gruppo nazionale del gemello più vecchio doveva essere più debole e doveva servire il gruppo nazionale del gemello più giovane. Questo invertì il diritto naturale del figlio primogenito in quanto alla preminenza. Così Geova rivelò chi avrebbe eletto.
3. Dipese lì l’elezione dalle opere degli uomini o da colui che chiama?
3 L’Iddio Onnipotente e Onnisapiente aveva il diritto di far questo, secondo il suo proposito di benedire tutto il genere umano. Riguardo a ciò, un commentatore biblico del primo secolo scrisse: “Quando Rebecca concepì i gemelli da un solo uomo, Isacco nostro antenato: poiché quando non erano ancora nati né avevano praticato alcuna cosa buona o vile, onde il proposito di Dio riguardo all’elezione continuasse a dipendere non dalle opere, ma da Colui che chiama, le fu detto: ‘Il più vecchio sarà lo schiavo del più giovane’. Come è scritto: ‘Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù’”. — Romani 9:10-13; citazione anche di Malachia 1:2, 3.
4. Perché Geova provò verso Esaù meno amore di quanto ne provò verso Giacobbe, anche prima della loro nascita?
4 Per certo l’Iddio Onnipotente e Onnisapiente non fece una scelta cattiva. Senza dubbio Egli, essendo in grado di leggere nel seno di Rebecca il modello genetico dei gemelli, previde come i due figli avrebbero seguito la direttiva della propria vita. Elesse perciò il gemello giusto, nonostante che questi fosse il gemello più giovane. Sebbene facesse l’elezione secondo il suo proposito, Geova non forzò la situazione. Non predispose che in un giorno di critica decisione il più vecchio Esaù vendesse la propria primogenitura al fratello più giovane Giacobbe per una semplice scodella di minestra di lenticchie. È evidente, comunque, che Geova previde come il nascituro Esaù non avrebbe avuto per le cose spirituali l’apprezzamento e l’amore che avrebbe avuto Giacobbe. Per questo motivo Egli provò verso Esaù meno amore di quanto ne provò verso Giacobbe e fece conformemente la sua elezione, già quando i due gemelli non erano ancora nati ed erano nel seno materno. — Genesi 25:24-34.
5. Predispose Geova come Giacobbe dovesse ottenere la benedizione pronunciata da Isacco, e la invertì Egli?
5 Geova non predispose le tattiche che Giacobbe e sua madre Rebecca infine adottarono per ottenere la benedizione proferita da Isacco, ma Geova permise all’anziano cieco Isacco di pronunciare la benedizione del primogenito su Giacobbe, poiché Giacobbe meritava di averla. (Genesi 27:1-30) Geova non permise a Isacco di invertire tale benedizione, ma, quando Giacobbe fuggiva l’ira omicida del suo fratello gemello Esaù, Dio confermò la benedizione di Isacco su Giacobbe. Questo sostenne l’elezione di Dio, che aveva scelto Giacobbe prima della sua nascita. In che modo?
6. Come l’elezione che Dio aveva fatto di Giacobbe fu sostenuta nel sogno che Giacobbe ebbe della scala usata dagli angeli?
6 Nel luogo della Terra Promessa chiamato Betel, il fuggitivo Giacobbe “sognava, ed ecco, sulla terra era poggiata una scala e la sua cima giungeva fino ai cieli; ed ecco, su di essa salivano e scendevano gli angeli di Dio. Ed ecco, al di sopra d’essa stava Geova, e gli diceva: ‘Io sono Geova l’Iddio di Abraamo tuo padre e l’Iddio di Isacco. La terra sulla quale giaci la darò a te e al tuo seme. E per certo il tuo seme diverrà come le particelle di polvere della terra, e per certo ti estenderai all’occidente e all’oriente e al settentrione e al meridione, e per mezzo di te e per mezzo del tuo seme tutte le famiglie della terra per certo si benediranno. Ed ecco, io sono con te e di sicuro ti custodirò in tutta la via per la quale andrai e di sicuro ti farò tornare in questa terra, perché non ti lascerò finché non avrò realmente fatto ciò che ti ho proferito’”. — Genesi 28:12-15.
7, 8. (a) Che cosa significò questa dichiarazione divina per la linea di discendenza del Messia? (b) A differenza di Esaù, per l’adorazione di chi si distinse Giacobbe?
7 Secondo questa irreversibile dichiarazione dell’Iddio che non mente, la Promessa Abraamica contenuta in Genesi 12:1-7 doveva essere adempiuta da Dio per mezzo dei discendenti o seme di Giacobbe.
8 Questo significava che il Messia, il “seme” della celeste “donna” di Dio, doveva venire dalla linea di discendenza di Giacobbe. Per questo noi seguiamo specialmente la storia dei discendenti di Giacobbe anziché seguire la storia delle nazioni e delle famiglie della terra che devono ancora benedirsi mediante il “seme” messianico. Inoltre, l’Iddio di Abraamo e di Isacco fu chiamato l’“Iddio di Giacobbe”. Questo non può dirsi di Esaù (o, Edom), che non si distinse nell’adorazione di Geova e i cui discendenti divennero nemici degli adoratori di Geova. Il ‘dio di Edom’ fu l’idolo Qos. (2 Cronache 25:14; Ezechiele, capitolo trentacinque) Il tempio in seguito edificato a Gerusalemme fu chiamato “casa dell’Iddio di Giacobbe”. (Isaia 2:3) Come esempio per noi che ora siamo in questi giorni difficoltosi, l’ispirato salmista dice: “Geova degli eserciti è con noi; l’Iddio di Giacobbe è per noi una sicura altezza”. — Salmo 46:11.
ELEZIONE DELLA TRIBÙ REALE
9. (a) Perché i discendenti di Giacobbe si chiamano Israeliti? (b) In quale luogo Giacobbe generò il suo dodicesimo figlio?
9 Mentre per vent’anni era a Paddan-Aram nella valle mesopotamica, Giacobbe si sposò entro la parentela familiare approvata da suo padre Isacco e generò undici figli. Quindi Dio gli disse di tornare nella Terra Promessa, da cui era fuggito. (Genesi 31:3) Fu mentre Giacobbe faceva il viaggio di ritorno che gli fu dato il soprannome di Israele. L’angelo di Dio gli disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe ma Israele, poiché hai conteso con Dio e con gli uomini così che alla fine hai prevalso”. (Genesi 32:28) Da allora in poi, i discendenti di Giacobbe furono chiamati Israeliti. (Esodo 17:11) Quando Giacobbe o Israele tornava in seguito da una visita ulteriore a Betel, dove aveva avuto il sogno della scala, generò il suo dodicesimo figlio, Beniamino. Ma quando diede alla luce questo suo secondo figlio, Rachele, diletta moglie di Giacobbe, morì. Come narra Genesi 35:19, “così Rachele morì e fu sepolta sulla via di Efrata, vale a dire Betleem”.
10. Durante l’ulteriore permanenza di Giacobbe nella Terra Promessa, a quali squalifiche fu soggetto Ruben?
10 Dopo che nel 1761 a.E.V. Giacobbe fu tornato nella Terra Promessa, continuò a dimorarvi come residente forestiero per trentatré anni. In quel tempo avvennero parecchie cose significative, ma non secondo alcun piano di Dio. Isacco, padre di Giacobbe, morì all’età di centottant’anni. (Genesi 35:27-29) Ruben, il più vecchio figlio di Giacobbe, violentò sessualmente Bila la concubina di suo padre e serva di Rachele. (Genesi 35:22) Questo squalificò Ruben dal diritto di primogenito del padre Giacobbe e anche dal privilegio che il Messia reale venisse dalla sua linea di discendenza. Questo non fu per certo predisposto da Geova Dio, poiché Egli non partecipò in nessun modo a tale fornicazione incestuosa. — Genesi 49:1-4.
11, 12. (a) Come Simeone e Levi si squalificarono per ogni opportunità circa la linea di discendenza messianica? (b) Dio che cosa dovette ora fare riguardo all’elezione?
11 Prima della morte di Rachele e dell’atto di scandalosa immoralità di Ruben, Dina la figlia di Giacobbe fu sessualmente violentata da un abitante della Terra Promessa, cioè da Sichem figlio di Emor l’Ivveo, che abitava nella città di Sichem. Tra i figli di Giacobbe ci fu grande indignazione a causa di questa “vergognosa follia contro Israele”. Quindi, allorché gli abitanti maschi di Sichem furon resi inabili perché si conformarono alla richiesta di circoncisione, Simeone secondo figlio di Giacobbe e Levi suo terzo figlio presero le spade e massacrarono tutti quei fiduciosi Sichemiti, dopo di che la città fu saccheggiata.
12 Giacobbe come profeta di Dio disapprovò questa violenza. Egli disse a Simeone e a Levi che in quel modo l’avevano reso “una puzza agli abitanti del paese” e avevano esposto lui e la sua casa all’annientamento per mano dei più numerosi popoli del paese. (Genesi 34:1-30) A causa di tale crudele massacro nell’ira e nel furore, Simeone e Levi si squalificarono entrambi dall’avere il “seme” messianico nella propria linea di discendenza. Questo onorevole privilegio dovette ora andare perciò a qualche altro figlio che non fosse Simeone e Levi e il naturale figlio primogenito Ruben. (Genesi 49:5-7) Geova Dio non aveva certamente predisposto che le cose andassero in questo modo. Ora dovette adattarsi alle nuove circostanze. L’elezione che avrebbe fatta tra i figli di Giacobbe ancora rimanenti Egli l’avrebbe indicata per mezzo del suo profeta, Giacobbe o Israele.
13, 14. Come Giacobbe e la sua casa scesero in Egitto per esservi con Giuseppe?
13 Il figlio primogenito di Rachele, seconda moglie prediletta di Giacobbe, era l’undicesimo figlio della famiglia, cioè Giuseppe. A questo figlio della sua vecchiaia Giacobbe mostrava speciale affetto. Per tale motivo i fratellastri di Giuseppe ne divennero gelosi. Senza che il loro padre lo sapesse, fecero in modo di vendere Giuseppe a mercanti viaggiatori che erano in cammino verso l’Egitto. Al loro padre Giacobbe fecero credere che Giuseppe fosse stato ucciso da una bestia selvaggia.
14 Giuseppe fu venduto schiavo in Egitto, ma grazie al favore dell’Iddio che fedelmente adorava e a cui ubbidiva fu elevato all’incarico di amministratore annonario e primo ministro d’Egitto sotto Faraone. Nell’anno 1728 a.E.V. Giuseppe si riconciliò con i suoi pentiti fratellastri, che erano scesi in Egitto ad acquistare provviste di viveri durante la carestia mondiale. In seguito, per disposizione di Giuseppe, suo padre Giacobbe o Israele si trasferì con tutta la sua casa in Egitto e si stabilì in quello che si chiamava Paese di Gosen. Giacobbe continuò a vivervi per diciassette anni. — Genesi, capitoli 37–47.
15, 16. Giacobbe entrò quindi in Egitto ancora come erede di che cosa, e come Salmo 105:7-15 richiama su ciò l’attenzione?
15 Fu per istruzione di Dio che Giacobbe partì dalla Terra Promessa e scese in Egitto su invito di Giuseppe. (Genesi 46:1-4) Vi scese come ancora erede della Promessa Abraamica e colui che l’avrebbe trasmessa. Salmo 105:7-15 addita questo fatto e dice:
16 “Egli è Geova nostro Dio. Le sue decisioni giudiziarie sono in tutta la terra. Ha ricordato il suo patto fino a tempo indefinito, la parola che comandò, a mille generazioni, il quale patto egli concluse con Abraamo, e la sua dichiarazione giurata a Isacco, e la quale dichiarazione tenne in vigore come regolamento pure per Giacobbe, come patto di durata indefinita pure per Israele, dicendo: ‘A te darò il paese di Canaan come parte assegnata della vostra eredità’. Questo avvenne quando erano pochi di numero, sì, pochissimi, e residenti forestieri in esso. E camminavano di nazione in nazione, da un regno a un altro popolo. Egli non permise ad alcun uomo di defraudarli, ma a motivo d’essi riprese dei re, dicendo: ‘Non toccate i miei unti [in ebraico il numero plurale di ma·shiʹahh, o messia], e non fate nulla di male ai miei profeti’”.
17. Perché Geova parlò ad Abraamo, Isacco e Giacobbe come a “profeti” e come a suoi “unti”?
17 Così Geova chiamò Abraamo, Isacco e Giacobbe suoi profeti, e realmente lo furono. (Genesi 20:7) Di un profeta poteva dirsi che era unto perché era stato designato e nominato, anche senza che si versasse su di lui olio ufficiale. (1 Re 19:16, 19; 2 Re 2:14) Similmente, malgrado Abraamo, Isacco e Giacobbe non fossero stati unti con olio nel modo in cui Giacobbe unse la colonna nel luogo chiamato Betel, furono appropriatamente chiamati “unti” a motivo dell’azione di Geova verso di loro. (Genesi 28:18, 19; 31:13) Il fatto che Geova li chiamò “miei unti” indica che li nominò, li elesse. La traduzione (inglese) della Bibbia di Moffatt rende Salmo 105:15: “Non toccate mai i miei eletti, non danneggiate mai i miei profeti”. (Anche 1 Cronache 16:22) Geova elegge chi vuole; la sua elezione è motivata da un proposito.
18. Conformemente, la nazione che doveva venire da Abraamo, Isacco e Giacobbe come fu inoltre designata, e perché questo fu appropriato?
18 Abraamo, Isacco e Giacobbe furono “messia” di Geova, ed è in armonia con questo che da essi venne la nazione messianica. Le Sacre Scritture parlano di questa nazione eletta come del “messia” o “unto” di Geova. In Salmo 28:8, 9, il salmista Davide dice: “Geova è una forza per il suo popolo, ed è una fortezza della grande salvezza del suo unto [ebraico: ma·shiʹahh]. Salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità; e pascili e portali a tempo indefinito”. Il profeta Abacuc disse successivamente a Geova in preghiera: “Uscisti per la salvezza del tuo popolo, per salvare il tuo unto [ma·shiʹahh]”. (Abacuc 3:13) Fu conforme a ciò che, da questo “unto” popolo o nazione, doveva venire nel tempo stabilito da Dio il vero Messia, il “seme” della celeste “donna” di Dio. — Genesi 3:15.
19. Essendo capi di dodici tribù, i figli di Giacobbe come furono chiamati?
19 Fu laggiù in Egitto che i discendenti di Giacobbe crebbero fino a divenire un popolo numeroso, pronto a costituire una nazione. Riguardo al tempo in cui Giacobbe era sul suo letto di morte (nel 1711 a.E.V.) e proferì le sue parole di addio ai propri figli si disse: “Tutti questi sono le dodici tribù d’Israele, e questo è ciò che il loro padre proferì loro quando li benediceva. Egli li benedisse ciascuno secondo la sua propria benedizione”. (Genesi 49:28) Divenendo ciascuno capo di una tribù, questi dodici figli di Giacobbe furon chiamati “patriarchi”, o “capi dei padri”. Come disse una volta un oratore davanti al Sinedrio di Gerusalemme: “Quindi gli diede il patto della circoncisione, e così, dopo nacque Isacco, lo circoncise l’ottavo giorno; e Isacco generò Giacobbe, e Giacobbe i dodici patriarchi. Per gelosia i patriarchi vendettero Giuseppe schiavo in Egitto, ma Dio era con lui”. (Atti 7:8, 9, New English Bible) Appropriatamente, i Giudei di lingua greca parlarono di “Abraamo il patriarca”, e anche del “patriarca Davide”. — Ebrei 7:4; Atti 2:29, NEB.
20. Fu così istituito in Israele un patriarcato religioso?
20 Comunque, questo non significa che fra i discendenti di Giacobbe si istituisse lì in Egitto un patriarcato religioso. Dopo che Giacobbe morì nel paese di Gosen, Giuseppe quale primo ministro d’Egitto per Faraone non si costituì capo patriarcale delle “dodici tribù d’Israele”, sebbene la finale benedizione che gli diede suo padre indicasse che il diritto del primogenito era stato trasferito a Giuseppe. — Genesi 49:22-26; 50:15-26.
21. (a) Giacobbe indicò che il diritto del primogenito era ora trasferito a chi? (b) Da chi dipendeva l’elezione del capo della linea di discendenza che avrebbe condotto al re messianico?
21 Con le benedizioni profetiche che diede ai suoi dodici figli il patriarca Giacobbe diede più che l’indicazione che la primogenitura o il diritto del primogenito era stato trasferito da Ruben, figlio primogenito di Giacobbe avuto dalla sua prima moglie Lea, a Giuseppe, figlio primogenito della sua seconda moglie Rachele. (Genesi 29:21-32) Prima di vendere Giuseppe come schiavo in Egitto, i suoi fratellastri si risentirono al pensiero che egli potesse divenire re su di loro. (Genesi 37:8) Ma molto prima di ciò, quando Dio diede al patriarca Abraamo il patto della circoncisione, Dio aveva preannunciato che da Abraamo sarebbero venuti dei re, e questo sarebbe avvenuto per mezzo di sua moglie Sara, il cui nome Dio quindi cambiò da Sarai a Sara, che significa “Principessa”. (Genesi 17:16) Inoltre, quando Dio cambiò il nome di Giacobbe in Israele, promise che dei re sarebbero venuti da Giacobbe. (Genesi 35:10, 11) Comunque, il diritto del figlio primogenito della famiglia non recava automaticamente con sé il diritto e l’onore d’essere l’antenato della discendenza di re che avrebbe condotto al Re messianico, il “seme” della celeste “donna” di Dio. Questa condizione essenziale dipendeva dall’elezione di Dio. Egli fece indicare a Giacobbe quale figlio sarebbe stato l’antenato di tale Re.
22. In una benedizione, su quale figlio Giacobbe si riferì a uno “scettro” e a un “bastone del comandante”?
22 Dopo aver espresso la sua disapprovazione a Ruben, a Simeone e a Levi, il morente Giacobbe si riferì al suo quarto figlio avuto dalla prima moglie Lea e disse: “In quanto a te, Giuda, i tuoi fratelli ti loderanno. La tua mano sarà sulla parte posteriore del collo dei tuoi nemici. I figli di tuo padre ti si prostreranno. Giuda è un leoncello. Per certo salirai dalla preda, figlio mio. Egli si è chinato, s’è steso come un leone e, come un leone, chi osa farlo levare? Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone del comandante di fra i suoi piedi, finché venga Silo; e a lui apparterrà l’ubbidienza dei popoli”. — Genesi 49:8-10, New World Translation of the Holy Scriptures.
23. Tutti questi aspetti, lo scettro, il bastone del comandante, l’ubbidienza dei popoli, il paragone con un leone, che cosa denotano in quanto a Giuda?
23 Notiamo che Giacobbe paragona Giuda a un leone. Michea 5:8 assomiglia il leone a un animale re della foresta. Ezechiele 19:1-9 assomiglia i re del regno di Giuda a leoni. Così il paragone di Giacobbe che assomiglia Giuda a un leone è in armonia con il fatto che lo scettro non doveva ‘allontanarsi da Giuda’, e questo implicava che Giuda aveva già lo scettro e non l’avrebbe perduto o non ne sarebbe stato privato. Che questo fosse lo scettro reale è confermato dal fatto che lo scettro fu paragonato al “bastone del comandante”, che nemmeno doveva allontanarsi da Giuda prima che venisse Silo. Per giunta, a Giuda, come fu rappresentato da questo Silo, “apparterrà l’ubbidienza dei popoli”. (Genesi 49:10, NW) Tutti questi aspetti di Giuda ne denotano la regalità!
24, 25. (a) Che cosa significa il nome Silo, e a chi si applica? (b) Perché lo scettro reale non dovrà allontanarsi da Giuda?
24 Si comprende che il nome Silo significa “Colui al quale appartiene”. L’antica Vulgata latina, che fu tradotta dal testo originale ebraico del giorno, dice: “Finché venga colui che dev’esser mandato”.
25 La venuta di questo Silo (“Colui del quale esso è”) si riferisce allo stesso la cui venuta è preannunciata dalle parole che il Sovrano Signore Geova rivolge all’ultimo re giudeo di Gerusalemme: “Una rovina, una rovina, una rovina ne farò. Anche in quanto a questo, per certo non diverrà di nessuno finché venga colui che ha il diritto legale, e a lui lo devo dare”. (Ezechiele 21:27) Questo si riferisce senza dubbio alla venuta del Re messianico, il “seme” della figurativa “donna” di Dio, poiché con la sua venuta non c’è bisogno di un’ulteriore successione di re dopo di lui. Quindi il regno della tribù di Giuda giunge al suo culmine e rimane per sempre nelle mani di Silo. Questi è il Re messianico che sederà nei cieli alla destra di Geova e sarà un re come Melchisedec, al quale il patriarca Abraamo pagò le decime delle spoglie della vittoria. (Salmo 110:1-4) Così lo scettro reale non si sarebbe allontanato da Giuda.
26. (a) Come I Cronache 5:1, 2 mostra che il diritto del primogenito è una cosa e le relazioni reali ne sono un’altra? (b) Nonostante gli sviluppi non prestabiliti, Geova che cosa fu libero e in grado di fare?
26 Che il diritto del figlio primogenito della famiglia fosse una cosa e l’assegnazione della direttiva reale ne fosse un’altra, e che Dio per mezzo del morente patriarca Giacobbe assegnasse la direttiva reale a Giuda, è dichiarato con chiarezza nella Scrittura. In I Cronache 5:1, 2 leggiamo riguardo ai figli di Giacobbe: “E i figli di Ruben primogenito d’Israele poiché egli era il primogenito; ma per aver profanato il giaciglio di suo padre il suo diritto di primogenito fu dato ai figli di Giuseppe figlio d’Israele, così che [Ruben] non dovette essere registrato secondo la genealogia per il diritto del primogenito. Poiché Giuda stesso mostrò d’esser superiore tra i suoi fratelli, e il condottiero era da lui [e il principe discese da lui (Leeser); e da lui venne colui che è il principe (Jewish Publication Society)]; ma il diritto come primogenito era di Giuseppe”. (NW) Qui non possiamo dire che l’Iddio Onnipotente e Onnisapiente predisponesse le cose in questo modo, poiché non indusse Ruben, Simeone e Levi a compiere azioni errate e a subirne le conseguenze. Piuttosto, dal modo in cui ebbero luogo i non predisposti avvenimenti egli fu libero di fare l’elezione di Giuda. Non tenendo conto di ciò che accadde, poté attenersi al suo originale proposito e adempierlo senza arrecare nessun cambiamento.
27, 28. (a) Su quale nazione, quindi, manterremo gli occhi esercitati, e su quale sua parte in particolare? (b) Agendo secondo le prove che Dio fornisce, quali benefici ne avremo?
27 Le scelte e gli atti di Dio ci sono di sicura guida allorché consideriamo il Suo “eterno proposito” che formò riguardo all’Unto, il Messia. Dalle parole profetiche che egli ispirò il morente patriarca Giacobbe a pronunciare su Giuda, apprendiamo il corso che dobbiamo seguire. Dobbiamo mantenere i nostri occhi esercitati non solo sulle dodici tribù d’Israele in genere, ma sulla tribù di Giuda in particolare a causa della sua diretta relazione con il Messia di Geova, il “seme” della Sua celeste “donna”. Sempre più prove si accumulano per aiutarci a identificare questo Re messianico in cui si racchiude l”‘eterno proposito” di Dio.
28 Agendo secondo le prove che il Sovrano Signore Geova ci fornisce, eviteremo di divenire seguaci di un deludente Messia falso. Invece, proveremo la gioia di riconoscere il Messia vero venuto da Dio e di seguire colui per mezzo del quale tutte le nazioni della terra si procureranno una benedizione eterna.