SOMMO SACERDOTE
Principale rappresentante del popolo dinanzi a Dio, preposto a tutti gli altri sacerdoti.
Nella Bibbia ricorrono varie espressioni per designare il sommo sacerdote: “il sommo [lett. grande] sacerdote” (Nu 35:25, 28; Gsè 20:6, nt.), “il sacerdote, l’unto” (Le 4:3), “il capo [o, il primo] sacerdote” (2Cr 26:20, nt.; 2Re 25:18, nt.), “il capo” (2Cr 24:6) o semplicemente “il sacerdote” (2Cr 26:17). In quest’ultimo caso spesso è il contesto a indicare che si tratta del sommo sacerdote. Nelle Scritture Greche Cristiane l’espressione “capi sacerdoti” è usata evidentemente per indicare i principali esponenti del sacerdozio, che includevano eventuali sommi sacerdoti deposti e forse gli uomini adulti delle famiglie dei sommi sacerdoti e i capi delle 24 divisioni sacerdotali. — Mt 2:4; Mr 8:31.
Aaronne, primo sommo sacerdote di Israele, fu nominato da Dio. (Eb 5:4) Il sommo sacerdozio di Israele ebbe inizio con Aaronne e veniva tramandato dal padre al figlio maggiore, a meno che il figlio non fosse morto o non fosse stato squalificato, come avvenne ai due figli maggiori di Aaronne, che peccarono contro Geova e morirono. (Le 10:1, 2) In adempimento di una profezia divina il re Salomone depose un sommo sacerdote e mise al suo posto un altro discendente di Aaronne idoneo. (1Re 2:26, 27, 35) In seguito, quando la nazione si trovava sotto la dominazione gentile, i dominatori rimossero e nominarono sommi sacerdoti a loro piacimento. Sembra tuttavia che la discendenza di Aaronne sia stata rispettata durante l’intera storia della nazione fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., anche se possono esserci state eccezioni, come quella di Menelao, chiamato anche Onia (Antichità giudaiche, XII, 238, 239 [v, 1]), che in 2 Maccabei 3:4, 5 e 4:23 viene definito beniaminita.
Qualità e requisiti. A motivo della dignità dell’incarico, dell’intimità che il sommo sacerdote aveva con Geova rappresentando la nazione davanti a Lui, e anche del significato tipico dell’incarico, i requisiti erano rigidi.
In Levitico 21:16-23 c’è un elenco dei difetti fisici che rendevano non idonei per il sacerdozio. Altre restrizioni riguardavano il sommo sacerdote: poteva sposare solo una vergine di Israele; non poteva sposare una vedova. (Le 21:13-15) Inoltre non gli era consentito contaminarsi per i morti, vale a dire toccare un cadavere, neanche quello di suo padre o di sua madre, perché ciò lo avrebbe reso impuro. E non doveva lasciarsi i capelli scompigliati né strapparsi gli abiti per i morti. — Le 21:10-12.
La Bibbia non specifica l’età richiesta per diventare sommo sacerdote. Benché fosse contemplato che i leviti si ritirassero dal servizio a 50 anni, non c’è alcuna indicazione in merito ai sacerdoti, anzi risulta che l’incarico del sommo sacerdote era vitalizio. (Nu 8:24, 25) Aaronne aveva 83 anni quando si presentò al faraone insieme a Mosè. La sua unzione quale sommo sacerdote ebbe luogo a quanto pare l’anno dopo. (Eso 7:7) Quando morì aveva 123 anni. In tutto quel tempo prestò servizio senza interruzione. (Nu 20:28; 33:39) Il provvedimento delle città di rifugio teneva conto del fatto che l’incarico del sommo sacerdote era vitalizio; infatti richiedeva che l’omicida involontario rimanesse nella città fino alla morte del sommo sacerdote. — Nu 35:25.
Insediamento. I privilegi concessi ad Aaronne subito dopo l’esodo dall’Egitto danno un’idea dell’incarico che Geova aveva in mente di affidargli. Nel deserto, sulla via verso il Sinai, Aaronne ebbe il comando di prendere una giara di manna e depositarla davanti alla Testimonianza come qualcosa da conservare. Questo ancora prima che esistesse la tenda di adunanza o l’arca del patto. (Eso 16:33, 34, nt.) Poi ad Aaronne fu affidata l’intera responsabilità della sacra tenda e dell’Arca. Ad Aaronne e a due suoi figli, insieme a 70 anziani di Israele, fu concesso il privilegio di salire per un tratto sul monte Horeb, dove ebbero una visione di Dio. — Eso 24:1-11.
Ma Geova affermò per la prima volta il suo proposito di separare Aaronne e i suoi figli per il sacerdozio quando diede a Mosè le istruzioni per confezionare le vesti sacerdotali. (Eso 28) Dopo aver dato queste istruzioni, Dio indicò a Mosè la procedura per insediare il sacerdozio, e solo allora precisò: “Il sacerdozio deve appartenere a loro come statuto a tempo indefinito”. — Eso 29:9.
In armonia con la maestà e la purezza di Geova, Aaronne e i suoi figli non poterono assolvere mansioni sacerdotali finché non furono santificati e autorizzati mediante la cerimonia d’insediamento, affidata a Mosè, il mediatore del patto della Legge. (Eso 29) Un processo di santificazione, durato sette giorni, dal 1º al 7 nisan del 1512 a.E.V., portò al pieno insediamento dei sacerdoti, le cui mani furono riempite di potere per agire come tali. (Le 8) L’indomani, 8 nisan, fu offerto un primo sacrificio di espiazione per la nazione (molto simile all’offerta richiesta nel giorno di espiazione, che si doveva celebrare ogni anno il 10 tishri; questa prima attività sacerdotale è descritta in Levitico 9). Ciò fu appropriato e necessario, perché il popolo di Israele doveva essere purificato dai peccati, inclusa la trasgressione commessa poco prima in relazione al vitello d’oro. — Eso 32.
Nell’investitura del sommo sacerdote, uno degli atti significativi che Mosè dovette compiere fu l’unzione di Aaronne, eseguita versandogli sul capo il sacro olio d’unzione preparato appositamente secondo le istruzioni di Dio. (Le 8:1, 2, 12; Eso 30:22-25, 30-33; Sl 133:2) Gli altri sommi sacerdoti, successori di Aaronne, sono definiti “unti”. Pur non menzionando casi in cui essi furono effettivamente unti con olio letterale, la Bibbia contiene questa legge: “E le vesti sante che sono di Aaronne serviranno ai suoi figli dopo di lui per ungerli in esse e per riempire in esse la loro mano di potere. Il sacerdote che gli succederà di fra i suoi figli e che entrerà nella tenda di adunanza per servire nel luogo santo le indosserà per sette giorni”. — Eso 29:29, 30.
Vesti ufficiali. Oltre agli indumenti di lino, simili a quelli dei sottosacerdoti, indossati nelle normali attività, in certe occasioni il sommo sacerdote indossava vesti particolarmente sontuose e belle. I capitoli 28 e 39 di Esodo descrivono sia il modello che la fattura di quelle vesti confezionate sotto la direttiva di Mosè secondo gli ordini di Dio. L’indumento più intimo (a parte le mutande di lino che andavano “dai fianchi alle cosce”, indossate da tutti i sacerdoti “per coprire la carne nuda”; Eso 28:42) era la veste (ebr. kuttòneth), di lino fine (probabilmente bianco) tessuto a quadri. Questa specie di tunica a quanto pare aveva le maniche lunghe e arrivava fino alla caviglia. Probabilmente era tessuta in un pezzo solo. Una fascia di lino fine, ritorto, tessuta con filo turchino, porpora e scarlatto, veniva avvolta intorno al corpo, forse al di sopra della vita. — Eso 28:39; 39:29.
Il turbante, evidentemente diverso dal copricapo dei sottosacerdoti, era anch’esso di lino fine. (Eso 28:39) Sulla parte anteriore del turbante era fissata una lamina risplendente d’oro puro su cui erano incise le parole “La santità appartiene a Geova”. (Eso 28:36) Questa lamina veniva chiamata “il santo segno di dedicazione”. — Eso 29:6; 39:30.
Sopra la tunica di lino veniva indossato il manto turchino senza maniche (ebr. meʽìl). Probabilmente anche questo era tessuto in un pezzo solo, e aveva un bordo rinforzato intorno alla scollatura, perché non si strappasse. Il manto turchino senza maniche veniva indossato infilandolo dalla testa. Era più corto della tunica di lino, e tutto intorno all’orlatura si alternavano campanelli d’oro e melagrane di filo turchino, porpora e scarlatto. Quando il sacerdote svolgeva il suo lavoro nel santuario si sentivano i campanelli. — Eso 28:31-35.
L’efod, indumento simile a un grembiule con una parte anteriore e una posteriore e che arrivava poco sotto la vita, veniva indossato da tutti i sacerdoti e a volte anche da persone estranee al sacerdozio. (1Sa 2:18; 2Sa 6:14) Ma l’efod di cui si adornava il sommo sacerdote era ricamato in modo speciale. Era di lino fine ritorto con lana tinta di porpora rossiccia, fibre di colore scarlatto e filamenti d’oro ricavati tagliando sottili lamine d’oro battuto. (Eso 39:2, 3) Aveva due spalline che forse scendevano dalle spalle fino alla cintura. Sopra le spalline c’erano due onici incastonate in castoni d’oro, su ciascuna delle quali erano incisi i nomi di sei figli di Israele (Giacobbe) in ordine di nascita. Una cintura dello stesso tessuto stringeva l’efod intorno alla vita; questa cintura era ‘sull’efod’, essendo forse fissata all’efod come parte di esso. — Eso 28:6-14.
Il pettorale del giudizio era senza dubbio il capo più prezioso e sontuoso dell’abbigliamento del sommo sacerdote. Era fatto dello stesso materiale dell’efod ed era di forma rettangolare, avendo lunghezza doppia della larghezza, ma veniva piegato in modo da formare un quadrato di circa 22 cm per lato. Ripiegato diventava una specie di sacchetto o tasca. (Vedi PETTORALE). Il pettorale era ornato di 12 pietre preziose con castoni d’oro, su ciascuna delle quali era inciso il nome di uno dei figli di Israele. Le pietre — rubino, topazio, smeraldo, ecc. — erano disposte su quattro file. Sul pettorale c’erano due catenelle d’oro, intrecciate a mo’ di cordone, e anelli d’oro agli angoli. Gli anelli in alto erano fissati alle spalline dell’efod mediante le catenelle d’oro, quelli in basso erano attaccati con nastri turchini alle spalline dell’efod, poco sopra la cintura. — Eso 28:15-28.
Gli Urim e i Tummim vennero messi da Mosè “nel pettorale”. (Le 8:8) Non si sa con esattezza cosa fossero gli Urim e i Tummim. Secondo alcuni studiosi dovevano essere delle sorti che venivano tirate o estratte dal pettorale, per ordine di Geova, e indicavano sostanzialmente “sì” o “no” in risposta a una domanda. Quindi potevano venire riposte dentro il pettorale. (Eso 28:30) A questo forse allude il brano di 1 Samuele 14:41, 42. Altri invece sostengono che gli Urim e i Tummim avessero in qualche modo a che fare con le pietre del pettorale, ma questo sembra meno probabile. Altri riferimenti agli Urim e ai Tummim si trovano in Numeri 27:21; Deuteronomio 33:8; 1 Samuele 28:6; Esdra 2:63 e Neemia 7:65. — Vedi URIM E TUMMIM.
Questi begli indumenti venivano indossati dal sommo sacerdote quando si rivolgeva a Geova per sottoporgli una domanda o una faccenda importante. (Nu 27:21; Gdc 1:1; 20:18, 27, 28) Inoltre, nel giorno di espiazione, ultimate le offerte per il peccato, egli si toglieva le vesti di lino bianco e indossava le vesti sontuose e belle. (Le 16:23, 24) A quanto pare le indossava anche in altre occasioni.
Le istruzioni relative al giorno di espiazione, nel capitolo 16 di Levitico, non specificano se il sommo sacerdote, dopo avere indossato gli abiti sontuosi, doveva alzare le mani e benedire il popolo. Tuttavia nella descrizione della cerimonia di espiazione tenuta l’indomani dell’insediamento del sacerdozio seguendo esattamente la procedura del giorno di espiazione, si legge: “Aaronne alzò quindi le mani verso il popolo e lo benedisse”. (Le 9:22) Geova aveva indicato in cosa doveva consistere la benedizione quando aveva ordinato a Mosè: “Parla ad Aaronne e ai suoi figli, dicendo: ‘Questo è il modo in cui dovete benedire i figli d’Israele, dicendo loro: “Geova ti benedica e ti custodisca. Geova faccia splendere verso di te la sua faccia, e ti favorisca. Geova alzi verso di te la sua faccia e ti conceda pace”’”. — Nu 6:23-27.
Responsabilità e compiti. La dignità, la serietà e la responsabilità dell’incarico di sommo sacerdote sono sottolineate dal fatto che la colpa dei peccati da lui commessi poteva ricadere sul popolo. (Le 4:3) Solo il sommo sacerdote poteva entrare nel Santissimo del santuario, e solo un giorno all’anno, il giorno di espiazione. (Le 16:2) Quando quel giorno entrava nella tenda di adunanza, nella tenda non doveva esserci nessun altro sacerdote. (Le 16:17) Egli presiedeva tutte le funzioni del giorno di espiazione. In occasioni speciali faceva espiazione per la sua casa e per il popolo (Le 9:7) e interveniva davanti a Geova a favore del popolo quando l’ira di Geova divampava contro di loro. (Nu 15:25, 26; 16:43-50) Quando sorgevano questioni d’importanza nazionale era lui che doveva interrogare Geova mediante gli Urim e i Tummim. (Nu 27:21) Officiava quando veniva scannata e bruciata la vacca rossa, la cui cenere era usata per l’acqua di purificazione. — Nu 19:1-5, 9.
Evidentemente il sommo sacerdote, se lo desiderava, poteva svolgere qualsiasi compito o cerimonia sacerdotale. All’epoca del re Davide i sacerdoti erano diventati molto numerosi. Perciò, affinché tutti potessero prestare servizio, Davide li suddivise in 24 divisioni. (1Cr 24:1-18) Questa disposizione rimase in vigore finché durò il sacerdozio. Comunque il sommo sacerdote non doveva limitarsi a prestare servizio nel santuario in determinate occasioni, come i sottosacerdoti, ma poteva farlo in qualsiasi momento. (I sottosacerdoti potevano sempre dare una mano, ma certi compiti erano riservati ai sacerdoti della particolare divisione in servizio). I periodi festivi erano i più impegnativi per il sommo sacerdote come per i sottosacerdoti.
Il santuario, il servizio che vi si svolgeva e il tesoro erano affidati alla sorveglianza del sommo sacerdote. (2Re 12:7-16; 22:4) Sembra che le stesse mansioni fossero svolte da un “secondo” sacerdote, che era il principale assistente del sommo sacerdote. (2Re 25:18) In epoche successive questo assistente, detto il sagàn, officiava al posto del sommo sacerdote quando questi per qualche ragione era impedito. (A. Edersheim, The Temple, 1874, p. 75) Eleazaro, figlio di Aaronne, aveva speciali mansioni di sorveglianza. — Nu 4:16.
Il sommo sacerdote era la guida della nazione anche nell’istruzione religiosa. — Le 10:8-11; De 17:9-11.
Lui e le autorità secolari (Giosuè, i giudici e, sotto la monarchia, il re) costituivano il tribunale supremo della nazione. (De 17:9, 12; 2Cr 19:10, 11) Il Sinedrio, istituito in seguito, era presieduto dal sommo sacerdote. (Secondo alcuni non presiedeva sempre, ma solo quando voleva). (Mt 26:57; At 5:21) Il sommo sacerdote Eleazaro partecipò insieme a Giosuè alla divisione del paese fra le dodici tribù. — Gsè 14:1; 21:1-3.
La morte del sommo sacerdote doveva essere comunicata alle città di rifugio in tutto il paese: significava la liberazione di tutti coloro che erano confinati in queste città perché colpevoli di omicidio involontario. — Nu 35:25-29.
La successione dei sommi sacerdoti. Per ciò che riguarda la discendenza del sommo sacerdote, e i nomi di coloro che ricoprirono effettivamente questo incarico, vedi il prospetto alle pagine 1012-1014. La Bibbia ne menziona per nome solo alcuni, ma contiene registrazioni genealogiche dei discendenti di Aaronne. Senza dubbio un buon numero di coloro che compaiono nelle tavole genealogiche prestarono servizio come sommo sacerdote, anche se la Bibbia non descrive la loro attività e non specifica che abbiano effettivamente ricoperto questo incarico. I pochi nomi menzionati non sono certo sufficienti a colmare il periodo di tempo intercorso, specie fra l’inizio del sacerdozio nel 1512 a.E.V. e la distruzione di Gerusalemme nel 607 a.E.V. Inoltre spesso alcuni nomi non compaiono nelle tavole genealogiche, e quindi anche alcuni che non vengono nominati possono avere ricoperto questo incarico. Il prospetto perciò non intende fornire un elenco assolutamente completo e accurato, ma può aiutare il lettore a farsi un’idea migliore della successione dei sommi sacerdoti.
Il sacerdozio di Melchisedec. Il primo sacerdote menzionato nella Bibbia è Melchisedec, che era “sacerdote dell’Iddio Altissimo” e anche re di Salem (Gerusalemme). Abraamo, di ritorno dall’avere sconfitto i tre re alleati di Chedorlaomer re di Elam, incontrò questo sacerdote-re. Abraamo dimostrò di riconoscere l’origine divina dell’autorità di Melchisedec dandogli un decimo del frutto della sua vittoria e ricevendo la sua benedizione. La Bibbia non parla degli antenati di Melchisedec, né della sua nascita o della sua morte. Egli non ebbe predecessori né successori. — Ge 14:17-24; vedi MELCHISEDEC.
Il sommo sacerdozio di Gesù Cristo. Il libro biblico di Ebrei indica che Gesù Cristo, da quando è stato risuscitato e ha avuto accesso al cielo, è “sommo sacerdote alla maniera di Melchisedec per sempre”. (Eb 6:20; 7:17, 21) Per descrivere la grandezza del sacerdozio di Cristo e la sua superiorità rispetto al sacerdozio aaronnico, lo scrittore mostra che Melchisedec era re e sacerdote per designazione dell’Iddio Altissimo, e non per eredità. Cristo Gesù, che non era della tribù di Levi, ma di quella di Giuda e della discendenza di Davide, non ereditò l’incarico perché discendente di Aaronne, ma lo ricevette per diretta nomina di Dio, come Melchisedec. (Eb 5:10) In base alla promessa riportata in Salmo 110:4, “Geova ha giurato (e non si rammaricherà): ‘Tu sei sacerdote a tempo indefinito alla maniera di Melchisedec!’” Cristo viene nominato Re-Sacerdote celeste. Egli detiene anche l’autorità del regno essendo discendente di Davide. Come tale diventa l’erede del potere regale promesso nel patto davidico. (2Sa 7:11-16) Perciò ricopre l’incarico sia di re che di sacerdote, come Melchisedec.
La straordinaria superiorità del sommo sacerdozio di Cristo è mostrata anche in un altro modo: Levi, progenitore del sacerdozio ebraico, diede in effetti la decima a Melchisedec, essendo ancora nei lombi di Abraamo quando il patriarca diede una decima parte al sacerdote-re di Salem. Inoltre in questo senso pure Levi fu benedetto da Melchisedec, e la regola è che il minore è benedetto dal maggiore. (Eb 7:4-10) L’apostolo Paolo richiama l’attenzione anche sul fatto che Melchisedec, “essendo senza padre, senza madre, senza genealogia, non avendo né principio di giorni né fine di vita”, rappresentava il sacerdozio eterno di Gesù Cristo, che è stato risuscitato a “una vita indistruttibile”. — Eb 7:3, 15-17.
Comunque Cristo, pur non avendo ricevuto il sacerdozio per discendenza carnale da Aaronne, e non avendo né predecessore né successore, adempie le cose rappresentate dal sommo sacerdote aaronnico. Paolo lo spiega in modo molto chiaro dicendo che il tabernacolo simile a una tenda costruito nel deserto era un modello “della vera tenda, che Geova, e non un uomo, eresse”, e che i sacerdoti levitici rendevano “sacro servizio in una rappresentazione tipica e in un’ombra delle cose celesti”. (Eb 8:1-6; 9:11) Riferisce che Gesù Cristo, che non offrì sacrifici animali ma il suo stesso corpo perfetto, soppresse la validità o necessità dei sacrifici animali. Gesù dunque ‘attraversò i cieli’, “non con sangue di capri e di giovani tori, ma col proprio sangue, e ottenne per noi una liberazione eterna”. (Eb 4:14; 9:12; 10:5, 6, 9) Entrò nel luogo santo prefigurato dal Santissimo in cui entrava Aaronne, cioè “nel cielo stesso, per comparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi”. — Eb 9:24.
Il sacrificio di Gesù, l’antitipico sommo sacerdote, non aveva bisogno di essere ripetuto come quelli dei sacerdoti aaronnici, perché il suo sacrificio ha veramente tolto il peccato. (Eb 9:13, 14, 25, 26) Inoltre, nel tipo, o ombra, nessun sacerdote aaronnico poté vivere abbastanza a lungo da salvare completamente o recare completa salvezza e perfezione a tutti coloro che serviva, ma Cristo “può anche salvare completamente quelli che si accostano a Dio per mezzo suo, perché è sempre vivente per intercedere a loro favore”. — Eb 7:23-25.
Oltre a fare i sacrifici, in Israele il sommo sacerdote benediceva il popolo ed era il principale insegnante delle giuste leggi di Dio. Lo stesso si può dire di Gesù Cristo. Presentandosi al Padre nei cieli egli “offrì un solo sacrificio per i peccati in perpetuo e si mise a sedere alla destra di Dio, aspettando quindi fino a che i suoi nemici fossero posti a sgabello dei suoi piedi”. (Eb 10:12, 13; 8:1) Perciò “la seconda volta apparirà indipendentemente dal peccato e a quelli che premurosamente lo cercano per la loro salvezza”. — Eb 9:28.
La superiorità di Gesù Cristo quale sommo sacerdote è evidente anche in un altro senso. Divenendo uomo di sangue e carne come i suoi “fratelli” (Eb 2:14-17), venne messo veramente alla prova; subì ogni sorta di opposizione, persecuzione e infine una morte ignominiosa. Infatti è scritto: “Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; e dopo essere stato reso perfetto divenne per tutti quelli che gli ubbidiscono responsabile di salvezza eterna”. (Eb 5:8, 9) Paolo spiega i benefici che possiamo ricevere per il fatto che Cristo venne messo così alla prova: “Poiché in ciò che egli stesso ha sofferto essendo messo alla prova, può venire in aiuto di quelli che sono messi alla prova”. (Eb 2:18) Chi ha bisogno di aiuto è certo di essere trattato da lui in modo misericordioso e comprensivo. “Poiché”, dice Paolo, “non abbiamo come sommo sacerdote uno che non possa compatire le nostre debolezze, ma uno che è stato provato sotto ogni aspetto come noi, ma senza peccato”. — Eb 4:15, 16.
Sottosacerdoti cristiani. Gesù Cristo è l’unico sacerdote “alla maniera di Melchisedec” (Eb 7:17), ma, come Aaronne sommo sacerdote di Israele, Gesù ha un corpo di sottosacerdoti provvedutogli dal Padre suo, Geova. A questi è promessa un’eredità con lui nei cieli, dove come re associati avranno una parte nel suo Regno. (Ro 8:17) Essi sono definiti “un regal sacerdozio”. (1Pt 2:9) Nella visione descritta nel libro biblico di Rivelazione cantano un nuovo cantico, in cui dicono che Cristo li ha comprati col suo sangue e ha fatto di loro “un regno e sacerdoti al nostro Dio, [e] . . . regneranno sulla terra”. (Ri 5:9, 10) In seguito nella visione viene mostrato che sono 144.000. Anche di costoro viene detto “che sono stati comprati dalla terra”, quali seguaci dell’Agnello, “comprati di fra il genere umano come primizie a Dio e all’Agnello”. (Ri 14:1-4; cfr. Gc 1:18). In questo capitolo di Rivelazione (14) viene dato l’avvertimento riguardo al marchio della bestia, ed è spiegato che nell’evitare questo marchio “sta la perseveranza dei santi”. (Ri 14:9-12) Questi 144.000 comprati sono coloro che perseverano fedelmente, che vengono alla vita e regnano con Cristo e che “saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. (Ri 20:4, 6) Conseguiranno questa gloriosa posizione mediante il sommo sacerdote, Gesù Cristo.
Beneficiari del sacerdozio celeste. La visione della Nuova Gerusalemme descritta in Rivelazione dà un’idea di chi riceverà i benefici del servizio del grande Sommo Sacerdote e dei sottosacerdoti celesti a lui associati. Aaronne e la sua famiglia, insieme alla tribù sacerdotale di Levi, prestavano servizio a favore della popolazione delle dodici tribù nel paese di Israele. Quanto alla Nuova Gerusalemme, “le nazioni cammineranno mediante la sua luce”. — Ri 21:2, 22-24.
Vedi anche SACERDOTE.