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Efesini — Approfondimenti al capitolo 6Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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sono ambasciatore in catene Paolo scrisse la lettera agli Efesini mentre era detenuto a Roma (Ef 3:1; 4:1), il che spiega perché qui si definisce “ambasciatore in catene”. Nell’uso biblico il termine “ambasciatore” definisce un rappresentante ufficiale inviato da un governante in occasioni speciali e per scopi precisi. In qualità di ambasciatore unto con lo spirito di Dio, Paolo portò alle persone dei suoi giorni un messaggio relativo alla riconciliazione con Dio attraverso Cristo. (Vedi approfondimenti a 2Co 5:20.)
affinché ne parli coraggiosamente O “affinché ne parli con libertà di parola”. Qui Paolo, che era detenuto a Roma, chiede ai suoi compagni di fede di pregare in suo favore perché riesca a ‘parlare coraggiosamente’, espressione che traduce il verbo greco parresiàzomai (Ef 6:19). Il libro degli Atti fa capire che quelle preghiere furono esaudite. Infatti in At 28:30, 31 si legge che, mentre era detenuto, Paolo continuò a predicare il Regno di Dio “con la massima franchezza, senza alcun impedimento”; lì il termine “franchezza” traduce il sostantivo greco affine parresìa. Il coraggio fu una caratteristica che contraddistinse la predicazione dei primi cristiani (At 4:13, 29; vedi approfondimento ad At 28:31).
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