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Filippesi — Approfondimenti al capitolo 3Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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sorte O “fine”, “fine completa”. L’ineluttabile fine dei “nemici del palo di tortura del Cristo” (Flp 3:18) è la “distruzione”.
il loro dio è il loro ventre La parola greca koilìa, qui resa “ventre”, si riferisce propriamente all’intestino, le viscere. Qui però è usata in senso metaforico per indicare gli appetiti o i desideri carnali di una persona. (Vedi approfondimento a Ro 16:18.) All’epoca di Paolo alcune commedie greche facevano riferimento al “dio ventre” e alcuni personaggi dicevano che il loro stomaco era “la più grande delle divinità”. Il filosofo latino Seneca, contemporaneo dell’apostolo Paolo, rimprovera a un individuo di essere “schiavo del ventre” (Sui benefici, VII, 26, 4, a cura di M. Menghi, Laterza, Roma-Bari, 2008). Sembra che per le persone menzionate nel v. 18 assecondare i propri desideri carnali fosse più importante che servire Geova. Alcuni forse esageravano nel mangiare o nel bere, arrivando a essere ghiottoni o ubriaconi (Pr 23:20, 21; confronta De 21:18-21). Oppure altri avevano forse preferito sfruttare le opportunità che offriva il mondo dell’epoca piuttosto che servire Geova. Secondo alcuni studiosi, Paolo poteva riferirsi a coloro che seguivano scrupolosamente i precetti alimentari giudaici. Erano così concentrati sull’osservanza di quelle leggi che il cibo era diventato la cosa più importante, era diventato il loro dio.
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