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1 Tessalonicesi 2:7Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture
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7 E invece fra voi siamo stati premurosi come una madre che nutre i suoi piccoli e ne ha tenera cura.
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1 Tessalonicesi — Approfondimenti al capitolo 2Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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premurosi Paolo e i suoi compagni d’opera erano premurosi con i fratelli di Tessalonica perché li amavano e avevano a cuore la loro crescita spirituale (1Ts 2:8). Ci sono traduzioni però che, invece di “premurosi”, qui hanno il termine “bambini”. La ragione è che alcuni manoscritti greci usano il termine èpioi (“premurosi”), mentre altri nèpioi (“bambini”), due termini che differiscono solo di una lettera. Secondo alcuni studiosi, il fatto che ci siano due lezioni diverse sarebbe frutto dell’errore di qualche copista che ripeté involontariamente la “n”, lettera con cui termina la parola precedente; si tratterebbe quindi di un errore di dittografia. Oltre a ciò, sia il contesto sia il paragone che segue (quello di una madre che nutre i suoi piccoli) fanno propendere per la lezione “premurosi”, lezione adottata da molte traduzioni moderne.
una madre che nutre i suoi piccoli Per dare un’idea dell’affetto che c’era tra lui e i cristiani di Tessalonica (1Ts 3:6), nel giro di pochi versetti Paolo ricorre a due belle similitudini che richiamano il contesto familiare. In questo versetto paragona il rapporto che lui e i suoi compagni d’opera avevano con la congregazione al legame che unisce una madre ai suoi piccoli, una madre che li ama così tanto da mettere il loro bene prima del suo. Nel v. 11 invece ricorre alla similitudine di un padre. (Vedi approfondimento.) Il termine originale reso con l’espressione “una madre che nutre i suoi piccoli” compare solo qui nelle Scritture Greche Cristiane, ma nella Settanta viene usato in Isa 49:23, dove Geova dice che, dopo aver ricondotto il suo popolo dall’esilio, avrebbe provveduto principesse che avrebbero fatto da “nutrici”.
ne ha tenera cura Il verbo greco usato da Paolo significa letteralmente “scaldare”, “tenere caldo”. In questo contesto sembra richiamare l’idea di una madre che si prende cura dei suoi bambini tenendoli al caldo e al sicuro. Nella Settanta questo termine viene usato in De 22:6 (“sta covando”) e in Gb 39:14 (“tiene calde”) per descrivere il modo in cui una chioccia o un altro volatile tiene al caldo i piccoli o le uova.
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