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2 Timoteo — Approfondimenti al capitolo 1Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
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Dio [...] non ci ha dato uno spirito In questo contesto il termine greco per “spirito” (pnèuma) può riferirsi allo spirito santo di Dio oppure alla disposizione mentale, o modo di pensare, di qualcuno. (Vedi Glossario, “spirito”.) Qui Paolo potrebbe averlo usato con entrambi i significati. L’idea generale espressa dal versetto potrebbe essere resa come segue: “Lo spirito santo che Dio ci dà produce in noi uno spirito non di codardia, ma di potenza, di amore, di assennatezza”.
di codardia Il termine originale denota un timore malsano, una debolezza morale. Questo genere di timore potrebbe privare il cristiano di tutto il suo coraggio e portarlo ad abbandonare la pura adorazione.
di potenza Con questa espressione Paolo assicura a Timoteo che i cristiani non hanno bisogno di fare affidamento sul proprio coraggio per vincere la paura. Sarà piuttosto Dio a infondere in loro la potenza necessaria per svolgere il ministero e superare qualunque problema o ostacolo possa spaventarli (2Co 4:7-10; 12:9, 10; Flp 4:13).
di amore L’antidoto al timore è avere un grande amore per Geova (1Gv 4:18). L’amore spinge i discepoli di Cristo ad anteporre i bisogni altrui ai propri. Li spinge addirittura a mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella degli altri. (Vedi approfondimenti a Gv 13:34; Ro 16:4.)
di assennatezza Più volte Paolo menziona l’assennatezza, o buon senso (Ro 12:3; 1Tm 2:9, 15; 3:2 e approfondimento). L’uso che ne fa qui trasmette l’idea che questa qualità aiuta i cristiani a non perdere l’equilibrio nemmeno di fronte a pericoli che normalmente potrebbero gettarli nel panico. L’assennatezza li aiuta inoltre a ricordare che non c’è nulla di più importante dell’amicizia che li lega a Geova. Tutt’e tre queste caratteristiche (potenza, amore, assennatezza) provengono da Dio, non dalla propria forza interiore. Paolo perciò assicura a Timoteo che è ben equipaggiato per mettere a frutto il suo dono e per ‘accettare la sua parte di sofferenze’ (2Tm 1:6, 8).
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