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6D “Dio, che è sopra tutti”Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
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1950
“e dai quali sorse Cristo secondo la carne: Dio, che è sopra tutti, sia benedetto per sempre. Amen”.
New World Translation of the Christian Greek Scriptures (Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane), Brooklyn (New York).
1952
“e della loro razza, secondo la carne, è il Cristo. Dio che è sopra tutti sia benedetto per sempre. Amen”.
cRevised Standard Version, New York.
1961
“e da loro, per discendenza naturale, sorse il Messia. Dio, supremo sopra tutti, sia benedetto per sempre! Amen”.
dThe New English Bible, Oxford e Cambridge.
1966
“e Cristo, come essere umano, appartiene alla loro razza. Dio, che governa sopra tutti, sia lodato per sempre! Amen”.
eToday’s English Version, American Bible Society, New York.
1970
“e da essi venne il Messia (parlo delle sue origini umane). Benedetto per sempre sia Dio che è sopra tutti! Amen”.
fThe New American Bible, New York e Londra.
Queste traduzioni considerano ὁ ὤν (ho on) come il principio di una proposizione indipendente che si riferisce a Dio e pronuncia una benedizione su di lui per i provvedimenti che ha preso. Qui e in Sl 67:19 (LXX) il predicato εὐλογητός (eulogetòs, “benedetto”) si trova dopo il soggetto θεός (Theòs, “Dio”). — Vedi nt. a Sl 68:19.
Nella sua opera A Grammar of the Idiom of the New Testament, 7ª ed., Andover, 1897, p. 551, G. B. Winer dice che “quando il soggetto costituisce l’idea principale, specialmente quando è antitetico rispetto a un altro soggetto, il predicato può e deve porsi dopo di esso, cfr. Sl. lxvii. 20 Sett [Sl 67:19 LXX]. E così in Rom. ix. 5, se le parole ὁ ὤν ἐπὶ πάντων θεὸς εὐλογητὸς ecc. [ho on epì pànton Theòs eulogetòs ecc.] si riferiscono a Dio, la posizione delle parole è del tutto appropriata e addirittura indispensabile”.
Uno studio dettagliato della costruzione di Ro 9:5 si trova in The Authorship of the Fourth Gospel and Other Critical Essays, di Ezra Abbot, Boston, 1888, pp. 332-438. Alle pp. 345, 346 e 432 egli dice: “Ma qui ὁ ὤν [ho on] è separato da ὁ χριστός [ho christòs] da τὸ κατὰ σάρκα [to katà sàrka], che nella lettura deve essere seguito da una pausa, una pausa che è allungata dalla speciale enfasi data a κατὰ σάρκα [katà sàrka] dal τὸ [to]; e il periodo che precede è grammaticalmente completo in se stesso e, dal punto di vista logico, non richiede null’altro; infatti fu solo rispetto alla carne che Cristo venne dai giudei. D’altra parte, come abbiamo visto (p. 334), l’enumerazione delle benedizioni che immediatamente precede, cui si aggiunge l’inestimabile benedizione dell’avvento di Cristo, suggerisce naturalmente un’attribuzione di lode e grazie a Dio come l’Essere che domina su tutti; mentre una dossologia è anche suggerita dall’᾿Αμήν [Amèn] alla fine del periodo. Da tutti i punti di vista, perciò, la costruzione dossologica sembra facile e naturale. . . . La naturalezza di una pausa dopo σάρκα [sàrka] è ulteriormente indicata dal fatto che troviamo un punto dopo questa parola in tutti i nostri mss. più antichi che fanno testo in questo caso, cioè A, B, C, L . . . Posso ora nominare, oltre agli onciali A, B, C, L, . . . almeno ventisei corsivi che hanno un segno di punteggiatura dopo σάρκα, lo stesso che hanno in genere dopo αἰῶνας [aiònas] o ᾿Αμήν [Amèn]”.
Perciò Ro 9:5 attribuisce lode e grazie a Dio. Questa scrittura non indica che Geova Dio e Gesù Cristo siano la stessa persona.
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6E “Del grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù”Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
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6E “Del grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù”
Tit 2:13 — Gr. τοῦ μεγάλου θεοῦ καὶ σωτῆρος ἡμῶν Χριστοῦ Ἰησοῦ
(tou megàlou Theoù kai sotèros hemòn Christoù Iesoù)
1934
“del grande Dio e del nostro Salvatore Cristo Gesù”
aThe Riverside New Testament, Boston e New York.
1935
“del grande Dio e del nostro Salvatore Cristo Gesù”
bA New Translation of the Bible, di James Moffatt, New York e Londra.
1950
“del grande Dio e del Salvatore nostro Cristo Gesù”
New World Translation of the Christian Greek Scriptures (Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane), Brooklyn (New York).
1957
“del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo”
cLa Sainte Bible, di Louis Segond, Parigi.
1960
“del grande Iddio e del Salvatore nostro Gesù Cristo”
La Bibbia, di Fulvio Nardoni, Firenze.
1970
“del grande Dio e del nostro Salvatore Cristo Gesù”
dThe New American Bible, New York e Londra.
1972
“del grande Dio e di Cristo Gesù nostro salvatore”
eThe New Testament in Modern English, di J. B. Phillips, New York.
Qui troviamo due sostantivi uniti da καὶ (kai, “e”), il primo preceduto dall’articolo determinativo τοῦ (tou, “del”) e il secondo senza l’articolo determinativo. Una costruzione simile si trova in 2Pt 1:1, 2, dove, nel v. 2, si fa una chiara distinzione fra Dio e Gesù. Questo indica che quando due persone distinte sono unite da καὶ, se la prima è preceduta dall’articolo determinativo non è necessario ripetere l’articolo determinativo davanti alla seconda. Esempi di questa costruzione nel testo greco si trovano in At 13:50; 15:22; Ef 5:5; 2Ts 1:12; 1Tm 5:21; 6:13; 2Tm 4:1. Questa costruzione si trova anche nei LXX. (Vedi nt. a Pr 24:21). Secondo An Idiom Book of New Testament Greek, di C. F. D. Moule, Cambridge (Inghilterra) 1971, p. 109, il senso “del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo . . . è possibile nella κοινή [koinè] greca anche senza la ripetizione [dell’articolo determinativo]”.
Uno studio dettagliato della costruzione di Tit 2:13 si trova in The Authorship of the Fourth Gospel and Other Critical Essays, di Ezra Abbot, Boston, 1888, pp. 439-457. A p. 452 di quest’opera si trovano i seguenti commenti: “Prendete un esempio dal Nuovo Testamento. In Matt. xxi. 12 leggiamo che Gesù ‘scacciò tutti quelli che vendevano e compravano nel tempio’, τοὺς πωλοῦντας καὶ ἀγοράζοντας [tous poloùntas kai agoràzontas]. Nessuno può ragionevolmente supporre che qui siano descritte le stesse persone nell’atto di vendere e di comprare contemporaneamente. In Marco le due categorie sono distinte dall’inserzione di τούς davanti ad ἀγοράζοντας; qui è tranquillamente lasciato all’intelligenza del lettore distinguerle. Nel caso in questione [Tit 2:13], l’omissione dell’articolo davanti a σωτῆρος [sotèros] mi sembra non presenti difficoltà, non perché σωτῆρος sia sufficientemente determinato dall’aggiunta di ἡμῶν [hemòn] (Winer), poiché, dal momento che sia Dio che Cristo sono spesso chiamati “nostro Salvatore”, ἡ δόξα τοῦ μεγάλου θεοῦ καὶ σωτῆρος ἡμῶν [he dòxa tou megàlou Theoù kai sotèros hemòn], se stesse da solo, si intenderebbe nel modo più naturale come riferito a un solo soggetto, cioè Dio, il Padre; ma l’aggiunta di ’Ιησοῦ Χριστοῦ [Iesoù Christoù] a σωτῆρος ἡμῶν [sotèros hemòn] cambia interamente la cosa, limitando σωτῆρος ἡμῶν a una persona o essere che, secondo il consueto uso della lingua che fa Paolo, è distinto dalla persona o essere che egli designa come ὁ θεός [ho Theòs], di modo che non c’era bisogno della ripetizione dell’articolo per evitare ambiguità. Così in 2 Tess. i. 12, l’espressione κατὰ τὴν χάριν τοῦ θεοῦ ἡμῶν καὶ κυρίου [katà ten chàrin tou Theoù hemòn kai kyrìou] sarebbe naturalmente intesa come riferita a un solo soggetto, e ci vorrebbe l’articolo davanti a κυρίου se se ne intendessero due; ma la semplice aggiunta di ’Ιησοῦ Χριστοῦ [Iesoù Christoù] a κυρίου [kyrìou] rende chiaro il riferimento ai due distinti soggetti senza l’inserzione dell’articolo”.
Perciò, in Tit 2:13, si parla di due persone distinte, Geova Dio e Gesù Cristo. In tutte le Sacre Scritture non è possibile identificare Geova e Gesù come se fossero la stessa persona.
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6F Gesù — In esistenza prima di AbraamoTraduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture con riferimenti
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6F Gesù — In esistenza prima di Abraamo
Gv 8:58 — “Prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero”
Gr. πρὶν ᾿Αβραὰμ γενέσθαι ἐγὼ εἰμί
(prin Abraàm genèsthai egò eimì)
IV-V secolo
“prima che Abraamo fosse, io sono stato”
Siriaca curetoniana, ed. The Curetonian Version of the Four Gospels, a cura di F. Crawford Burkitt, vol. 1, Cambridge (Inghilterra), 1904.
V secolo
“prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero”
Siriaca, ed. A Translation of the Four Gospels from the Syriac of the Sinaitic Palimpsest, di Agnes Smith Lewis, Londra, 1894.
V secolo
“prima che Abraamo esistesse, io ero”
Pescitta siriaca, ed. The Syriac New Testament Translated into English from the Peshitto Version, di James Murdock, VII ed., Boston e Londra, 1896.
V secolo
“prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero”
Georgiana, ed. The Old Georgian Version of the Gospel of John, di Robert P. Blake e Maurice Brière, pubblicato in “Patrologia Orientalis”, vol. XXVI, fascicolo 4, Parigi, 1950.
VI secolo
“prima che Abraamo nascesse, io ero”
Etiopica, ed. Novum Testamentum . . . Æthiopice, di Thomas Pell Platt, riveduto da F. Praetorius, Lipsia, 1899.
L’azione espressa in Gv 8:58 iniziò “prima che Abraamo venisse all’esistenza” ed è ancora in corso. In tale contesto εἰμί (eimì), prima persona singolare del presente indicativo, si può correttamente tradurre con un tempo passato come l’imperfetto indicativo o il passato prossimo. Esempi della stessa costruzione sintattica si trovano in Lu 2:48; Gv 5:6; 14:9; 15:27; At 15:21; 2Co 12:19; 1Gv 3:8.
Riguardo a questa costruzione A Grammar of the Idiom of the New Testament, di G. B. Winer, VII ed., Andover, 1897, p. 267, dice: “Alcune volte il Presente include anche un tempo passato (Mdv. 108), come quando il verbo esprime uno stato iniziato in precedenza ma che continua ancora, uno stato nella sua durata; come Gv. xv. 27 ἀπ’ ἀρχῆς μετ’ ἐμοῦ ἐστέ [apʼ archès metʼ emoù estè], viii. 58
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