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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1954 | 15 gennaio
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riguardo Paolo consiglia anche i mariti, dicendo loro che dovrebbero guardarsi dall’essere arroganti o sgarbati verso la propria moglie, ma di trattarla come se fosse la loro stessa carne. Pertanto l’ubbidienza della moglie è qualche cosa che le mogli devono comprendere e mettere in pratica da loro stesse, ma in armonia con i principi divini e nell’amore.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1954 | 15 gennaio
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Domande dai lettori
◆ Apocalisse 22:13 parla dell’“Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine”. In Apocalisse 1:17 (NW) Cristo Gesù è definito il primo e l’ultimo. Quindi Apocalisse 22:13 non si riferisce pure a Cristo? Il contesto sembra dire questo, eppure le pubblicazioni Watchtower dicono che Geova è l’“Alfa e l’Omega”. Perché? — J. J., New Jersey, Stati Uniti.
Alfa è la prima lettera dell’alfabeto greco, e omega è l’ultima; l’una è il principio e l’altra la fine dell’alfabeto greco. Pertanto le espressioni “l’Alfa e l’Omega” e “il primo e l’ultimo” e “il principio e la fine” sono parallele e significano la stessa cosa. Esse si riferiscono a Geova Dio. In Isaia 44:6 si legge “Così parla l’Eterno, re d’Israele e suo redentore, l’Eterno [Geova] degli eserciti: Io sono il primo e sono l’ultimo e fuori di me non v’è Dio”. Apocalisse 1:8 (NW) afferra questo concetto d’Isaia e vi aggiunge che egli sta per venire: “‘Io sono l’Alfa e l’Omega’, dice Geova Dio, ‘Colui che è e che fu e che viene, l’Onnipotente’”.
Dunque solo perché il precedente versetto di Apocalisse 22:13 parla dell’“Alfa e l’Omega” che deve venire non significa necessariamente che esso si riferisca a Cristo Gesù, la cui seconda venuta è spesso menzionata. Apocalisse 1:8 mostra che Geova viene, e così pure Apocalisse 22:12 può fare lo stesso. Egli viene in forma rappresentativa, mediante Cristo Gesù. Apocalisse 4:8 parla di Geova che viene, e Apocalisse 21 indica la sua presenza presso al genere umano. “Ecco! la tenda di Dio è col genere umano, ed egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli. E Dio stesso sarà con loro. . . . Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò della fonte dell’acqua della vita gratuitamente. Chi vince erediterà queste cose, ed io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio”. (vss. 3, 6, 7) Certamente questo è un riferimento a Geova Dio, poiché egli è Dio per gli unti membri del corpo di Cristo ed essi sono i suoi figli spirituali. Essi sono i fratelli di Cristo, non i suoi figli, perciò il testo parla di Geova, e lo chiama “l’Alfa e l’Omega”. Pertanto quando Alfa e Omega sono menzionati di nuovo nel capitolo seguente, perché dovrebbe il termine improvvisamente riferirsi a Cristo Gesù invece che a Geova Dio? Infatti non è così.
Alcuni sostengono che si riferisca a Cristo Gesù in Apocalisse 22:13 perché il versetto 16 di Apocalisse 22 indica che è Gesù che parla. Ma ciò non vuol dire sia pure Gesù colui che parla nei versetti precedenti. L’uso della virgoletta invece di virgolette nelle citazioni della New World Translation indica un cambiamento in coloro che parlano tra i versetti 15 e 16 di Apocalisse 22. Dobbiamo ricordare che la rivelazione che Dio diede a Gesù Cristo fu trasmessa all’apostolo Giovanni da uno degli angeli di Cristo, e che quest’angelo parlava qualche volta per Geova Dio e qualche volta per Cristo Gesù; quindi dobbiamo aspettarci questi mutamenti e notarli in base al contenuto e al contesto. È vero che quando l’angelo parla per Cristo in Apocalisse 1:17 (NW), egli attesta: “Io sono il Primo e l’Ultimo”. Ma un controllo del contesto indica che l’espressione ‘Primo e Ultimo’ aveva limiti definiti e concerneva soltanto la morte e risurrezione di Cristo Gesù, come prova il versetto 18 di Apocalisse 1. Cristo fu il primo risuscitato nella prima risurrezione, e l’ultimo ad esser risuscitato direttamente da Geova Dio. Altri che seguono in questa risurrezione saranno risuscitati da Dio per mezzo di Cristo. (Giov. 6:40; 1 Cor. 6:14) Infatti, questa limitazione è anche indicata dalla nota in calce su “Primo” in Apocalisse 1:17 nella New World Translation, in cui è precisato che “Primo” significa “Primogenito” secondo un antico manoscritto. Cristo fu la primizia di coloro che sono addormentati nella morte. (1 Cor. 15:20) Quando il “Primo e l’Ultimo” viene nuovamente usato in riferimento a Cristo Gesù in Apocalisse 2:8, notate che lo è ancora in merito alla morte e alla risurrezione. Ma quando parla di Geova non c’è limitazione di sorta sul significato.
Dobbiamo dunque essere ragionevoli. Quando vediamo un’espressione che si riferisce a Geova parecchie volte nel suo senso illimitato, e poi la riscontriamo di nuovo ma non chiaramente riferentesi a Geova, non possiamo irriflessivamente attribuirla a Cristo Gesù; e specialmente quando notiamo che altrove viene usata, non nel suo senso illimitato, bensì con una limitazione di significato ben definita. I trinitaristi cercano di sfruttare questa espressione per dimostrare ch’essa fu impiegata senza discriminazione tanto per Dio quanto per Cristo, e in tal modo tentano di sostenere che Dio e Cristo siano la stessa persona. Ma la logica e la ragione non lo consentono, e nemmeno molti altri testi della Bibbia.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1954 | 15 gennaio
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Domande dai lettori
◆ Qualora un padre o una madre o un figlio o una figlia fosse disassociato, come dovrebbe essere trattata tale persona dai membri della famiglia nei loro rapporti familiari? — P. C., Ontario, Canada.
Noi oggi non viviamo fra nazioni teocratiche in cui i membri della nostra famiglia carnale potrebbero essere sterminati da Dio e dalla sua organizzazione teocratica per apostasia, come era possibile ed era ordinato di fare nella nazione d’Israele, nel deserto del Sinai e nella terra di Palestina. “Uccidilo senz’altro; la tua mano sia la prima a levarsi su di lui per metterlo a morte; poi venga la mano di tutto il popolo; lapidalo e muoia, perché ha cercato di spingerti lungi dall’Eterno, dall’Iddio tuo, . . . E tutto Israele l’udrà e temerà e non commetterà più nel mezzo di te una simile azione malvagia”. — Deut. 13:6-11.
Essendo circoscritti dalle leggi delle nazioni in cui viviamo ed anche dalle leggi di Dio mediante Gesù Cristo, possiamo agire contro gli apostati soltanto fino a un certo punto, vale a dire, conformandoci alle due serie di leggi. La legge dello Stato e la legge di Dio mediante Cristo ci proibiscono di uccidere gli apostati, anche se sono membri della nostra stessa famiglia carnale. Tuttavia, la legge di Dio esige che siano disassociati dalla sua congregazione, benché la legge dello Stato nel quale dimoriamo ci impone degli obblighi naturali di vivere sotto lo stesso tetto e di mantenere certi rapporti con tali apostati.
La legge di Dio non ammette che un coniuge congedi il proprio consorte perché è divenuto apostata ed è disassociato. Nemmeno la legge dello Stato ammette nella maggioranza dei casi che sia concesso un divorzio per tali motivi. Il credente fedele e l’apostata ossia il disassociato devono continuare a vivere insieme e a rendersi reciprocamente quello che un vero matrimonio richiede. Un padre non può legalmente congedare il figlio minorenne dalla sua famiglia a causa di apostasia o di disassociazione, e un fanciullo o i figliuoli minorenni non possono abbandonare il loro padre o la loro madre solo perché è diventato infedele a Dio e alla sua organizzazione teocratica. Il genitore deve, secondo la legge di Dio e dell’uomo, adempiere i suoi doveri paterni verso il figlio o i figli finché sono minorenni, e il figlio o i figli devono prestare sottomissione al genitore finché saranno minorenni o finché non avranno il consenso paterno di lasciare la casa. Naturalmente, se i figli sono maggiorenni, vi può essere una separazione e una rottura vera e propria nei vincoli familiari, perché i vincoli spirituali sono già spezzati.
Se i figli pur essendo maggiorenni continuano ad associarsi con un genitore disassociato per il fatto che ricevono da lui il sostentamento materiale, dovranno esaminare fino a qual punto i loro interessi spirituali vengano danneggiati da questa situazione sbilanciata, e se possano sostenersi da sé, e vivere separati dal genitore infedele. Solo perché continueranno a ricevere sostentamento materiale non dovrebbero compromettersi al punto da non tener conto dello stato di disassociazione del genitore. Se, per aver agito secondo l’ordine di disassociazione del gruppo del popolo di Dio, rischiano di perdere il sostegno paterno, essi devono essere disposti a sopportarne le conseguenze.
Per mezzo del membro disassociato della famiglia Satana cercherà d’indurre l’altro membro o gli altri membri della famiglia che sono nella verità a unirsi al membro disassociato nella sua condotta e nella sua posizione verso l’organizzazione di Dio. Far questo sarebbe disastroso, e perciò il membro fedele della famiglia deve accettare e conformarsi all’ordine di disassociazione. Come si potrebbe far questo vivendo sotto lo stesso tetto o in contatto fisico col disassociato? In questo modo: Rifiutando di avere rapporti religiosi col disassociato.
Il coniuge dovrebbe rendere i doveri coniugali secondo la legge dello Stato e come ricompensa di tutti i benefici materiali concessi e accettati. Però, non dovrebbe avere alcuna comunione religiosa con la persona disassociata, assolutamente nessuna! Il coniuge fedele non dovrebbe discutere di religione con l’apostata o il disassociato e non dovrebbe accompagnarlo al suo luogo di associazione religiosa e partecipare alle adunanze in sua compagnia. Come disse Gesù: “Se non ascolta neanche la congregazione [che fu costretta a disassociarlo], ti sia come un uomo delle nazioni e un esattore di tasse [per la nazione santificata di Geova]”. (Matt. 18:17, NW) Non sarebbe autorizzato a offendere costui, però non ci sarebbe nessuna associazione spirituale o religiosa.
La stessa regola si applica per coloro che hanno rapporti di genitore verso il figliuolo
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