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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1958 | 15 novembre
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Domande dai lettori
◆ La Torre di Guardia del 15 maggio 1956, alle pagine 305 e 306, paragrafi 38, 39, dichiara che Satana non promise l’immortalità ad Eva in Eden. Chi dunque diede origine a questo insegnamento, e quando? Risale forse al tempo di Nimrod? — E. D., Stati Uniti.
Satana, come padre della menzogna e originatore di tutta la falsa religione, deve essere ritenuto responsabile dell’insegnamento dell’immortalità delle anime umane. Tuttavia, non sembra che si possano interpretare le sue osservazioni fatte ad Eva come insegnamento dell’immortalità di un’anima separata e distinta dal corpo, ma piuttosto che la indusse a credere che non sarebbe affatto morta, neppure nella carne.
Quanto al tempo in cui ebbe origine questo insegnamento, cioè che i morti non fossero effettivamente morti ma che vivessero ancora, il libro Qualificati per essere ministri (inglese) indica che era creduto dagli uomini anche prima del diluvio dei giorni di Noè. Questo è indicato dal fatto che i sopravvissuti mettevano del cibo nelle tombe dei loro morti. L’attuale insegnamento dell’immortalità dell’anima umana, tuttavia, non si può far risalire ai tempi antidiluviani poiché tutta la falsa adorazione fu distrutta al tempo del Diluvio e la pura adorazione soltanto fu praticata subito dopo il Diluvio. Quando esattamente sorgesse di nuovo l’insegnamento della sopravvivenza di un’anima immortale alla morte del corpo umano è discutibile, ma almeno al tempo della morte di Nimrod esso era popolare, poiché sua moglie insegnò che egli, dopo la morte, era divenuto un dio e che doveva essere adorato.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1958 | 15 novembre
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Domande dai lettori
◆ Comprendiamo che il battesimo di Giovanni fu per la remissione dei peccati commessi contro la legge mosaica, e che il battesimo in acqua nel nome di Gesù non è per la remissione dei peccati. Esso simbolizza la dedicazione della persona a fare la volontà di Geova. Tuttavia, coloro che credono che il battesimo in acqua tolga ora i peccati citano Atti 2:38 come conferma. Sostiene forse questo versetto la loro pretesa? — A. H., Stati Uniti.
In Atti 2:38 leggiamo: Pietro disse loro: ‘Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati, e voi riceverete il gratuito dono dello spirito santo’”.
Il battesimo di Giovanni era per i Giudei che erano sotto il patto della legge e indicava il ravvedimento dai peccati commessi contro la legge. Essendo battezzati col battesimo di Giovanni, mostravano ravvedimento e Geova perdonava i loro peccati. Ma il caso di Atti 2:38 era differente. Pietro stava parlando agli oppositori. È improbabile che essi avessero ricevuto il battesimo di Giovanni per prepararsi a ricevere Cristo; comunque, essi non lo ricevettero ma si opposero a lui e furono responsabili di aver mandato Cristo al palo, facendo parte della casa d’Israele su cui ricadde il sangue di Gesù. Quando gli ascoltatori di Pietro sentirono della responsabilità che avevano per la morte di Gesù, sia responsabilità individuale che responsabilità di comunità furono profondamente colpiti, videro il loro sbaglio, e chiesero che cosa avrebbero potuto fare per correggersi. Pietro disse che dovevano ravvedersi ed essere battezzati nel nome di Gesù per ottenere il perdono dei loro peccati. Questi non erano peccati contro il patto della legge, ma erano peccati contro Gesù. Questi erano i peccati di cui dovevano pentirsi. Come avrebbero potuto manifestare questo pentimento e ottenere il perdono?
Il perdono non si otteneva più mediante i sacrifici animali offerti nel tempio di Gerusalemme. L’ordinamento della legge per il perdono mediante i sacrifici del tempio non era più in vigore. Ora era in vigore il sacrificio di Gesù, il suo sangue sparso, e non era stato dato alcun altro nome per cui gli uomini potessero essere perdonati e salvati. Si doveva accettarlo e ottenere il perdono da Dio mediante lui, mediante Gesù, mediante il merito del suo sangue sparso. Questo ravvedimento dai peccati e quest’accettazione di Gesù e del suo sangue purificatore dovevano essere mostrati con il battesimo nel nome di Gesù. Il battesimo era soltanto un simbolo. Questa immersione in acqua non arrecava in se stessa il perdono dei peccati, togliendoli come un bagno toglie la sporcizia. Se fosse così, allora una persona dovrebbe battezzarsi continuamente, purificandosi ripetutamente da nuovi peccati, proprio come noi ci laviamo per pulirci, e poi in seguito ci laviamo di nuovo. Neppure i sacrifici animali toglievano effettivamente e veramente i peccati, essendo semplicemente prefigurativi e dovendo essere continuamente ripetuti. È il sangue di Gesù che purifica dal peccato, non l’acqua, e “se non si versa il sangue non ha luogo nessun perdono”. — Ebr. 9:22.
Atti 22:16 dichiara: “Ed ora, perché indugi? Alzati, sii battezzato e lava i tuoi peccati invocando il suo nome”. I peccati sono lavati, non con la semplice immersione in acqua ma invocando il suo nome. Cornelio invocò il nome di Geova e accettò Gesù Cristo e fu battezzato dallo spirito santo. Perché questo accadesse i suoi peccati dovevano essere stati perdonati, ma questo fu prima che egli fosse battezzato in acqua. Una persona, se si pente, accetta Cristo ed ha fiducia nel suo sangue sparso, può ottenere il perdono dei peccati. L’immersione in acqua nel nome di Gesù è importante, ma soltanto come simbolo e pubblica manifestazione del ravvedimento dai peccati, dell’accettazione di Gesù e della dedicazione a fare fedelmente la volontà di Geova, come fece Gesù.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1958 | 15 novembre
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Domande dai lettori
◆ Nella nostra Sala del Regno, e in altre sale vicine, ci è stato detto che nella sala, prima o dopo le adunanze, non si dovrebbe discutere di nulla che non abbia relazione con le verità o con il servizio del Regno. Per esempio, se vogliamo invitare alcuni fratelli a casa nostra dopo l’adunanza, dobbiamo rivolgere l’invito fuori dalla sala, e non dentro. Conformemente ho chiesto ad altri di venire un momento fuori della sala con me per estendere tale invito, e quindi siamo ritornati nella sala. È questo il procedimento appropriato? — E. C., Stati Uniti.
Può darsi che l’istruzione sia stata fraintesa o non chiaramente esposta. A parte quello che può essere stato, la Società considera sconveniente che le Sale del Regno siano adoperate come centri per tenervi grandi ricevimenti, come alcuni hanno fatto in passato, usando perfino il quadro d’informazioni delle sale per l’annuncio di tali avvenimenti, o arrivando al punto di annunciare tali disposizioni dal podio. Inoltre le sale non dovrebbero essere adoperate come luoghi per trattare affari o per svolgere attività commerciali. Tali questioni possono essere curate in altri momenti e in altri luoghi. Appropriate istruzioni devono essere date per evitare tali abusi nell’uso della Sala del Regno, dedicata a Geova Dio e al suo servizio.
Tuttavia, queste non dovrebbero divenire così rigide da essere irragionevoli. È bene che i proclamatori, prima e dopo le adunanze nella sala, discutano sulle verità della Bibbia, sui problemi del servizio e sulle esperienze. Può essere edificante e dovrebbe essere una delle gioie che si provano venendo alla sala. Ma non è scorretto parlare un poco delle attività o degli avvenimenti quotidiani, invitare qualcuno a casa vostra, chiedere a qualcuno di unirsi a voi in qualche divertimento, discutere sul tempo, fare qualche allegra conversazione, parlare di altre persone purché non si facciano maligni pettegolezzi o non si dicano calunnie, o anche menzionare brevemente qualche questione commerciale e forse disporre il tempo di parlarne più a lungo in un altro luogo.
Dovremmo sentirci rilassati e a nostro agio nelle sale con i nostri fratelli e parlare liberamente, non dovendo sempre pesare con cautela ogni parola e tenere il freno alla bocca, come se fossimo in mezzo ad empi nemici. Stiamo attenti ad usare appropriatamente la sala dedicata a Geova, ma mentre evitiamo gli abusi non diveniamo meschini e irragionevoli.
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Come i dittatori considerano la BibbiaLa Torre di Guardia 1958 | 15 novembre
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Come i dittatori considerano la Bibbia
● In una dichiarazione citata nel Treasury of the Christian World Harold T. Barrow parla delle numerose persone che considerano la Bibbia passata di moda. “Essi la immaginano finita, antiquata, soppiantata”, egli scrive. “La cosa notevole è che i Dittatori del mondo, sia in Germania, in Italia o in Giappone, non hanno condiviso questa veduta. Essi hanno veramente temuto tutti gli insegnamenti biblici perché si sono resi conto del fatto che il messaggio, l’influenza e i precetti della Parola di Dio erano in diretta opposizione al loro programma! Anche gli atei e gli agnostici devono ammettere il valore etico della Bibbia mentre possono negare il Dio che essa proclama. Un giorno un gruppo di miscredenti, compreso Voltaire, stava discutendo le sue teorie attorno al tavolo quando Voltaire improvvisamente disse: ‘Silenzio signori: finché i servi non se ne siano andati. Se essi credessero come noi, nessuna delle nostre vite sarebbe al sicuro!’” E nel campo dei dittatori che scartano la Bibbia, quale vita è mai stata al sicuro?
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