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I più grandi ottimistiLa Torre di Guardia 1952 | 1° marzo
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universale. Ora, se questo è l’effetto sul Diavolo, la consapevolezza della prossima fine del mondo del Diavolo non inciterà meno i testimoni di Geova a insoliti sforzi.
7 Anche gli ecclesiastici religiosi della Cristianità sono costretti ad ammettere che i testimoni di Geova, malgrado la loro convinzione della prossima fine del mondo, hanno maggiore zelo nell’attività cristiana di quanto ne abbiano il clero e i suoi greggi religiosi. Essi sono i più grandi ottimisti sulla terra oggi.
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Fiduciosi alla fineLa Torre di Guardia 1952 | 1° marzo
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Fiduciosi alla fine
1, 2. Perché non si possono disprezzare i testimoni di Geova oggi, e quale lagnanza è fatta contro di loro, falsamente?
INVECE di rintanarsi in una spelonca come uomini delle caverne terrorizzati dalla fine del mondo, i testimoni di Geova sono usciti all’aperto e si distinguono assai bene fra i popoli di tutte le nazioni. Per merito della loro coraggiosa testimonianza, la loro attività non può essere in alcun luogo disprezzata o ignorata dagli uomini di questo sistema di cose. Irritati da questa attività, essi si lagnano che i testimoni di Geova sono attivi, sia pure, ma negano il loro attivo appoggio ai sistemi di questo mondo, e non hanno nessuna incoraggiante parola di speranza per loro. Per tal fatto si lagnano che i testimoni di Geova odiano l’umanità.
2 Questa è una conclusione assurda. È identica all’accusa che il popolo dell’Impero Romano fece contro i Cristiani del primo secolo perché rifiutarono di prender parte agli affari politici, sociali, ricreativi e militari di questo mondo.
3. Perché essi si astengono dal dare il loro appoggio a questo mondo, e a somiglianza di chi?
3 Scritturalmente, i testimoni di Geova sono i soli che lavorano per il durevole benessere del genere umano su una base permanente. Perché dovremmo noi appoggiare un empio fallimento che ora è minacciato d’imminente sfacelo? L’infallibile Parola di Dio, i libri della quale furono completati nel primo secolo, predisse che questo mondo sarebbe stato un disastroso fallimento. Gli attuali risultati di molti secoli di attività dimostrano che questo mondo è un irrimediabile fallimento, rivendicando così la Parola di Dio su questo soggetto. Noi abbiamo oggi tanto buon giudizio e senso quanto ne ebbe Noè in un mondo precedente. Dove sarebbe oggi, noi chiediamo, questa razza umana, se non fosse stato per quest’uomo Noè, se lui e la sua famiglia non si fossero astenuti dal dare il loro appoggio al mondo antidiluviano e non si fossero preparati alla sua fine costruendo una grande cassa o arca affinché ci sopravvivessero gli uomini e le bestie? Fino ad oggi la scienza non ha potuto negare il diluvio universale dei giorni di Noè, e non può spiegare come l’umanità abbia sopravvissuto a quel cataclisma. Solo la Bibbia può spiegarlo in modo soddisfacente, e le scoperte archeologiche e le diffuse leggende che mostrano un’origine comune lo confermano.
4. Quale doveva essere il mezzo di scampo dal diluvio, Eden o che cosa?
4 Anni dopo che l’uomo era stato espulso dal giardino d’Eden per la sua ribellione contro la legge di Dio, Caino il primo figlio di Adamo costruì una città e le diede il nome del figlio Enoc. (Gen. 3:1 fino a 4:17) Ma nel diluvio dei giorni di Noè quella ed altre città antidiluviane (i resti delle quali sono stati recentemente scoperti) scomparvero, e così scomparve l’inoccupato giardino di Eden. Quando Geova Dio avvertì Noè della fine che stava per abbattersi sul mondo col diluvio universale, egli non disse a Noè e alla sua famiglia di ritirarsi nel giardino di Eden per mettersi in salvo durante il diluvio. Iddio non si disdisse e non riaprì allora il Paradiso, neppure a questi devoti discendenti di Adamo. Mediante il decreto di Dio il giardino d’Eden fu allora un territorio vietato per l’uomo. La sua entrata era custodita da gloriosi cherubini e dalla roteante spada di fuoco. Non era un “podere di rifugio” neppure per i servitori di Dio. Cosicché, quando venne il diluvio, sommerse anche l’Eden, e il giardino paradisiaco cessò di esistere senza lasciare una traccia che permettesse di identificarne la località oggi. A Noè e alla sua famiglia non fu detto che per salvarsi dovessero diventare gente delle caverne. Né fu ordinato a Noè di fabbricare una nave razzo interplanetare per andare via dalla terra e popolare qualche corpo celeste. No; ma egli dovette rimanere sulla terra. Perciò Dio, sapendo che neppure il giardino d’Eden sarebbe stato un porto di rifugio, diede istruzione a Noè di costruire un’arca e gliene fissò le dimensioni e la forma. Non vi doveva essere ancora nessun ritorno al paradiso d’Eden.
5. Qual è l’unica via di camminare della quale si può essere oggi ottimisti? Perché?
5 Prima del diluvio Noè e la sua famiglia presero una via diversa da quella del mondo. In Genesi 6:9 ci è narrato: “Noè camminò con Dio”. I popoli che oggi vivono sulla terra possono ringraziarlo per questo, poiché dal primo all’ultimo essi sono tutti discendenti di Noè. Imitino il loro antico antenato quelli che sono informati della fine del mondo e son saggi. Come lui evitino di sostenere questo mondo condannato e camminino con Dio. Questa è l’unica via di camminare della quale si può essere ottimisti, perché essa conduce a sopravvivere alla fine di questo mondo come ai giorni di Noè.
6. Contrariamente alla Cristianità, per che cosa stiamo lavorando noi, e perché Dio ci sosterrà?
6 I politicanti, gli eroi militari, gli scienziati, i dirigenti commerciali e il clero settario lavorano per fallire quando lavorano per questo mondo. Noi, che accettiamo la Parola di Dio come Noè, lavoriamo per il successo, La Cristianità ha fatto fiasco, ma non il Cristianesimo ch’essa ha mancato di seguire. La teologia della Cristianità ha fallito, ma non la Bibbia. Noi prendiamo la Bibbia come nostra guida e cerchiamo di seguire il Cristianesimo ch’essa insegna. Tocca pertanto a noi insegnare al genere umano che la Bibbia e il Cristianesimo
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