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LumacaAusiliario per capire la Bibbia
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lumache o chiocciole, mentre a motivo del clima arido ci sono pochi lumaconi, o lumache senza guscio evidente. Le lumache secernono una sostanza limacciosa che le protegge da abrasioni quando avanzano strisciando. Molti ritengono che l’espressione che ricorre nel Salmo 58:8 (o 9) “lumaca che si liquefà” (ATE), “lumaca che si discioglie” (CEI), “lumaca che si va dissolvendo” (NW), si riferisca alla scia limacciosa lasciata dalla lumaca. Un’altra ipotesi è che si riferisca al fatto che la lumaca si secca nel guscio quando è esposta al sole per qualche tempo.
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LuminareAusiliario per capire la Bibbia
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Luminare
[ebr. ma’òhr, che significa fonte di luce, luminare].
In Genesi si legge che durante il quarto “giorno” creativo Dio disse: “Si facciano dei luminari nella distesa dei cieli”. (Gen. 1:14) Questo non riguarda la venuta all’esistenza della luce (ebr. ’ohr) stessa, poiché è spiegato che esisteva già. (Gen. 1:3) E neanche dimostra che il sole, la luna e le stelle siano stati creati in quell’occasione. Il primo versetto della Bibbia dice: “In principio Dio creò i cieli e la terra”. (Gen. 1:1) Quindi i cieli con i loro corpi celesti, incluso il sole, esistevano già da un indeterminato periodo di tempo prima dei processi e degli avvenimenti accaduti durante i sei periodi creativi descritti nei successivi versetti del primo capitolo di Genesi.
Si noti che mentre Genesi 1:1 dice che Dio nel principio “creò” (ebr. barà’) i cieli e la terra, nei versetti 16 e 17 si legge che, durante il quarto “giorno” creativo, “Dio faceva [ebr. una forma di ʽasàh] i due grandi luminari, il luminare maggiore per dominare il giorno e il luminare minore per dominare la notte, e anche le stelle. Così Dio li pose nella distesa dei cieli per splendere sopra la terra”. Il verbo ebraico ʽasàh, spesso tradotto “fare”, può anche significare nominare (II Sam. 7:11), stabilire (Deut. 15:1), plasmare (Ger. 18:4) o preparare (Gen. 21:8).
Quindi il versetto in questione dice semplicemente che il sole, la luna e le stelle già esistenti assunsero ora un ruolo in relazione al nostro pianeta. Sembra che la luce proveniente da quei corpi celesti, finora neutralizzata da qualche cosa, forse polvere cosmica, nel primo “giorno” creativo abbia raggiunto ‘le acque sopra la distesa’. Queste acque, a loro volta, fino al quarto “giorno” avevano impedito alla luce di penetrare nella distesa. La dichiarazione che in quel giorno “Dio li pose nella distesa dei cieli” non fa che constatare il fatto che, a questo punto, Dio li rese visibili facendo in modo che i loro raggi luminosi penetrassero nell’atmosfera, raggiungendo la superficie della terra. Dovevano servire “per fare una divisione fra il giorno e la notte” e “come segni e per le stagioni e per i giorni e gli anni”. Oltre a essere un segno dell’esistenza e maestà di Dio, con il loro movimento tali luminari permettevano all’uomo di distinguere precisamente le stagioni, i giorni e gli anni. — Gen. 1:14-18; Sal. 74:16; 148:3.
Lo stesso termine ebraico (ma’òhr) è usato a proposito del sistema di illuminazione del tabernacolo, con l’impiego di lampade a olio che producevano luce artificiale. (Eso. 25:6; 27:20; 35:8, 14, 28; Lev. 24:2; Num. 4:9) In Proverbi 15:30 è usato figurativamente nell’espressione “luminosità degli occhi”. L’Egitto fu profeticamente avvertito che non ci sarebbe stata più luce perché Geova avrebbe oscurato e coperto di nuvole “tutti i luminari [forma di ma’òhr] della luce [’ohr] nei cieli”. — Ezec. 32:2, 7, 8.
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LunaAusiliario per capire la Bibbia
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Luna
[ebr. yarèahh; gr. selène].
La luna, “il luminare minore per dominare la notte”, è stata provveduta da Dio per segnare i “tempi fissati”. (Gen. 1:16; Sal. 104:19; Ger. 31:35; I Cor. 15:41) Il termine ebraico per “luna” ha stretta attinenza col termine yèrahh, che significa “mese lunare”. Dato che il mese lunare iniziava sempre all’apparire della luna nuova (ebr. hhòdhesh), il termine “novilunio” o “luna nuova” finì per significare anche “mese”. (Gen. 7:11; Eso. 12:2; Isa. 66:23) Anche il termine greco men ha il significato fondamentale di periodo lunare. — Luca 1:24; Gal. 4:10; vedi anche Colossesi 2:16, dove ricorre il termine neomenìa, composto da men preceduto dal prefisso neo, “nuovo”.
Il termine levanàh, che significa “bianco”, ricorre tre volte nel testo ebraico per descrivere poeticamente il bianco bagliore della luna piena che è particolarmente evidente nei paesi biblici. (Cant. 6:10; Isa. 24:23; 30:26) Il termine kèseh o kèseʼ, che significa “pienezza”, ricorre pure,due volte ed è tradotto “luna piena” o “plenilunio”. — Sal. 81:3 (o 4); Prov. 7:20, NM, PIB.
Poiché la lunazione, cioè il periodo che intercorre fra un novilunio e l’altro, è pari a 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 2,78 secondi, gli antichi mesi lunari erano di ventinove o trenta giorni. Questo in origine poteva essere determinato osservando semplicemente la comparsa della luna nuova; ma all’epoca di Davide era evidentemente calcolato in anticipo. (I Sam. 20:5, 18, 24-29) Comunque, scritti talmudici posteriori all’esilio affermano che durante l’anno per sette mesi il sinedrio si radunava di prima mattina il trentesimo giorno di ciascun mese per stabilire l’inizio della luna nuova. Sentinelle venivano appostate sulle alture intorno a Gerusalemme e, appena scorgevano la luna nuova, avvertivano immediatamente la corte ebraica. Raccolte sufficienti testimonianze la corte pronunciava la parola “mequddàsh” (consacrato), segnando ufficialmente l’inizio di un nuovo mese, e il mese precedente era così dichiarato di ventinove giorni. Se nuvole o nebbia riducevano la visibilità, il mese precedente era dichiarato di trenta giorni, e il nuovo mese iniziava l’indomani della riunione della corte. Si dice inoltre che un altro annuncio veniva fatto mediante un fuoco di segnalazione acceso sul Monte degli Ulivi, e poi in altri punti elevati in tutto il paese. Questo metodo fu evidentemente sostituito in seguito dall’invio di messaggeri che portavano la notizia.
Nel IV secolo E.V. fu adottato un calendario perpetuo secondo il quale i mesi ebraici avevano un numero stabilito di giorni, tranne i mesi di heshvan e chislev, che avevano sempre 29 o 30 giorni secondo certi calcoli. — Vedi FESTA DELLA LUNA NUOVA.
ADORAZIONE DELLA LUNA
Benché seguissero la luna per determinare l’inizio dei mesi e dei periodi festivi, gli israeliti dovevano astenersi dall’adorazione della luna praticata nelle nazioni circostanti. Il dio-luna Sin era il patrono di Ur, capitale dei sumeri, da dove Abraamo e la sua famiglia partirono per la Terra Promessa. Gli abitanti di Ur erano politeisti, tuttavia il dio-luna Sin, divinità maschile, era il dio supremo a cui erano primariamente dedicati tempio e altari. Abraamo e i suoi da Ur raggiunsero Haran, che era un altro importante centro dell’adorazione della luna. Il padre di Abraamo, Tera, che morì a Haran, forse praticava tale adorazione idolatrica. (Gen. 11:31, 32) Ad ogni modo, tali circostanze avvalorano l’esortazione data da Giosuè a Israele prima dell’entrata nella Terra Promessa, riportata in Giosuè 24:2, 14: “Geova l’Iddio d’Israele ha detto questo: ‘I vostri antenati, Tera padre di Abraamo e padre di Nahor, dimorarono molto tempo fa dall’altra parte del
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