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UnigenitoAusiliario per capire la Bibbia
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o la Parola, “questi era in principio con Dio”, ancora “prima che il mondo fosse”. (Giov. 1:1, 2, NW; 17:5, 24) In quel tempo, nella sua esistenza preumana, viene definito l’“unigenito Figlio” che il Padre mandò “nel mondo”. — I Giov. 4:9.
Viene descritta la sua gloria, “una gloria tale che appartiene a un figlio unigenito da parte di un padre”, essendo egli “nella posizione del seno presso il Padre”. (Giov. 1:14, 18) È difficile pensare a una relazione più intima, più confidenziale, o più amorevole e tenera di questa fra un padre e un figlio.
Gli angeli del cielo sono figli di Dio come anche Adamo era “figlio di Dio”. (Gen. 6:2; Giob. 1:6; 38:7; Luca 3:38) Ma il Lògos, chiamato poi Gesù, è l’“unigenito Figlio di Dio”. (Giov. 3:18) È l’unico del suo genere, l’unico creato direttamente da Dio senza l’intervento o la cooperazione di alcuna creatura. È l’unico di cui Dio suo Padre si servì per portare all’esistenza tutte le altre creature. È il primogenito e il principale di tutti gli altri angeli (Col. 1:15, 16; Ebr. 1:5, 6), angeli che le Scritture chiamano “quelli simili a Dio” o “dèi”. (Sal. 8:4, 5) Perciò, secondo alcuni dei manoscritti più antichi e più accurati, il Signore Gesù Cristo è correttamente definito “l’unigenito dio [gr. monogenès theòs]”. — Giov. 1:18, NM,; vedi anche VR (revisione 82); I Vangeli, traduzione Claudio Zedda.
Alcune traduzioni, a sostegno del concetto trinitario di “Dio il Figlio”, invertono l’espressione monogenès theòs e la rendono “Dio l’unigenito”. Ma un dizionario biblico osserva che non si spiega perché questi traduttori rendano monogenès huiòs “l’unigenito Figlio” e allo stesso tempo traducono monogenès theòs “Dio l’unigenito”, invece che “l’unigenito Dio”. — W. J. Hickie, Greek-English Lexicon to the New Testament, p. 123.
Paolo definisce Isacco l’“unigenito” di Abraamo (Ebr. 11:17), benché Abraamo fosse il padre di Ismaele figlio di Agar e avesse avuto diversi figli anche da Chetura. (Gen. 16:15; 25:1, 2; I Cron. 1:28, 32) Comunque il patto di Dio fu stabilito solo per mezzo di Isacco, unico figlio di Abraamo mediante la promessa di Dio, e anche unico figlio di Sara. (Gen. 17:16-19) Inoltre, quando Abraamo offrì Isacco, questi era l’unico figlio che Abraamo aveva presso di sé. I figli di Chetura non erano ancora nati e Ismaele, che se n’era andato da circa vent’anni, senza dubbio era sposato e capo della propria famiglia. — Gen. 22:2.
Quindi da diverse angolazioni rispetto alla promessa e al patto, le cose di cui Paolo scriveva agli ebrei, Isacco era l’unigenito figlio di Abraamo. Infatti Paolo fa notare la corrispondenza fra “le promesse”, l’“unigenito” e il “‘tuo seme’ ... per mezzo di Isacco”. (Ebr. 11:17, 18) Sia che Giuseppe Flavio fosse di questo parere o no, anch’egli parla di Isacco come dell’”unigenito” figlio di Abraamo. — Antichità giudaiche, Libro I, cap. XIII, 1.
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Unto, unzioneAusiliario per capire la Bibbia
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Unto, unzione
Vedi CRISTO.
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UomoAusiliario per capire la Bibbia
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Uomo
[ebr. ʼadhàm, umano o terreno (termine generico riferito al genere umano); ’ish, uomo, persona o singolo individuo, maschio, marito; ’enòhsh, uomo mortale; gèver, maschio; e alcuni altri vocaboli ebraici pure tradotti a volte “uomo”. Gr. ànthropos, uomo (generico); anèr, uomo, maschio, marito; e anche alcuni altri vocaboli greci].
Creatura intelligente, la più alta forma di vita terrena e opera del Creatore, Geova Dio. Geova formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici l’alito di vita, “e l’uomo divenne un’anima vivente”. (Gen. 2:7; I Cor. 15:45) Creato Adamo e dopo che questi aveva dato un nome agli animali, Geova Dio lo fece cadere in un profondo sonno e, mentre dormiva, gli prese una costola che usò per creare la donna. Perciò quando la donna venne presentata all’uomo, Adamo poté dire: “Questa è finalmente osso delle mie ossa e carne della mia carne”. La chiamò Donna (’ishshàh), “perché dall’uomo questa è stata tratta”. (Gen. 2:21-23) Adamo poi le diede nome Eva (“vivente”). (Gen. 3:20) Adamo ed Eva furono creati verso la fine del sesto “giorno” creativo. — Gen. 1:24-31.
Dal momento che le Scritture tracciano la storia dell’uomo dalla creazione stessa della prima coppia umana, non esiste alcun “uomo preistorico”. La testimonianza dei fossili non fornisce alcun collegamento fra l’uomo e gli animali. E inoltre nella più antica documentazione umana c’è una totale assenza di riferimenti a esseri sub umani, sia che si trattasse di documenti scritti, disegni rinvenuti nelle caverne, sculture e simili. Le Scritture indicano chiaramente il contrario: l’uomo era in origine figlio di Dio ed è degenerato. (I Re 8:46; Eccl. 7:20; I Giov. 1:8-10) Un archeologo ha osservato: “La tradizione dell’‘età d’oro’ non era dunque un mito. La teoria di un successivo declino, di una triste degenerazione, del genere umano da un originale stato di felicità e purezza, senza dubbio racchiudeva una grande se pur triste verità. Le moderne filosofie della storia che inizia con l’uomo primitivo, selvaggio, richiedono evidentemente un nuovo esordio. No, l’uomo primitivo non era un selvaggio”. — O. D. Miller, Har-Moad.
‘A IMMAGINE DI DIO’
Nel rivelare al suo “artefice” il proposito divino di creare il genere umano, Dio disse: “Facciamo l’uomo [ʼadhàm] a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”. (Gen. 1:26; Prov. 8:30, 31; confronta I Giovanni 1:3; Colossesi 1:15-17). Si noti che le Scritture non dicono che Dio abbia creato l’uomo a immagine di una bestia selvaggia o di un animale domestico o di un pesce. L’uomo fu fatto ‘a immagine di Dio’; era “figlio di Dio”. (Luca 3:38) In quanto alla costituzione o forma del corpo di Dio, “nessuno ha mai visto Dio”. (I Giov. 4:12) Nessuno sulla terra conosce l’aspetto del corpo spirituale, celeste, glorioso di Dio, perciò non possiamo paragonare il corpo dell’uomo al corpo di Dio. “Dio è Spirito”. — Giov. 4:24.
Nondimeno l’uomo è ‘a immagine di Dio’ in quanto creato con qualità morali simili a quelle di Dio, cioè amore e giustizia, e poteri e sapienza superiori a quelle degli animali, quindi può apprezzare le cose che Dio apprezza e di cui gode, come la bellezza e le arti, la facoltà di parlare, di ragionare, e simili facoltà della mente e del cuore di cui gli animali non sono capaci. Inoltre l’uomo è dotato di spiritualità, è in grado di conoscere Dio e comunicare con Lui. (I Cor. 2:11-16; Ebr. 12:9) Per queste ragioni l’uomo era in grado di essere il rappresentante di Dio e di tenere sottomessa ogni creatura dei cieli, della terra e del mare.
Essendo una creazione di Dio, l’uomo in origine era perfetto. (Deut. 32:4) Perciò Adamo avrebbe potuto trasmettere alla sua posterità umana la perfezione e la possibilità di avere vita eterna sulla terra. (Isa. 45:18) Lui ed Eva ricevettero il comando: “Siate fecondi e moltiplicatevi ed empite la terra e soggiogatela”. Man mano che la loro famiglia fosse cresciuta, avrebbero coltivato e abbellito la terra secondo il disegno del loro Creatore. — Gen. 1:28.
Autorità
L’apostolo Paolo, parlando delle relative posizioni
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