La vostra coscienza e il vostro lavoro
1. Perché il lavoro è un campo essenziale in cui il cristiano deve esercitare la coscienza?
LA MAGGIOR parte delle ore in cui siamo svegli la passiamo a lavorare. Il cristiano dovrebbe per certo voler avere una coscienza pura quando si tratta del lavoro che fa, ‘facendo ogni cosa alla gloria di Dio’. (1 Cor. 10:31) Ve lo permette il vostro lavoro?
2, 3. (a) Quale lavoro è ovviamente errato, e può il cristiano che intraprende tale lavoro sottrarsi alla responsabilità? (b) Com’è che certi tipi di lavoro che in se stessi non sono errati possono, ciò nondimeno, suscitare problemi di coscienza?
2 Ovviamente, qualsiasi lavoro che direttamente e principalmente richiede si svolgano atti specificamente condannati dalla Parola di Dio o in disaccordo con i suoi princìpi è errato. Il cristiano non può semplicemente far ricadere sul datore di lavoro la responsabilità dell’errore. Ma che dire se il lavoro in se stesso non è incompatibile con la Parola di Dio ma fa parte di un’impresa che persegue fini incompatibili con la Parola di Dio? Che fare allora?
3 Per fare un’illustrazione, il lavoro di autista e di guidare l’automobile è in se stesso un’occupazione corretta. Ma che dire se chi professa d’esser cristiano fa l’autista per una banda di rapinatori di banca? O come potrebbe il cristiano o la cristiana avere a che fare con una casa di prostituzione lavorandovi come portinaio o domestica? Ma, d’altra parte, supponete che il vostro lavoro sia quello di fare le consegne del latte o dei giornali; consegnando bottiglie di latte o giornali a una tal casa di malaffare diverreste parte di un’impresa immorale?
4. (a) Se una persona o un’impresa pratica il male, ogni servizio reso a tale persona o impresa rende necessariamente complice in tale male chi rende il servizio? (b) Quale esempio ci dà Dio stesso in quanto a provvedere certi servizi ai malfattori senza divenir complice delle loro azioni?
4 È chiaro che c’è differenza tra esser complice di cattive azioni e rendere semplicemente certi servizi come quelli comunemente resi a tutti, senza fare discriminazione a favore o contro qualcuno. Abbiamo un esempio in Dio stesso che provvede a soddisfare i bisogni personali senza tener conto del fatto che le persone siano giuste o no. Come precisò Gesù ai suoi discepoli, Geova Dio “fa sorgere il suo sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. (Matt. 5:45) Anche Paolo dice che Dio il Creatore “dà a tutti [senza discriminazione] la vita e il respiro e ogni cosa”. (Atti 17:25) Giacché Dio permette che la pioggia cada anche sui campi dei malvagi, lo rende questo parzialmente colpevole delle loro cattive azioni? Quando, ad esempio, Dio vestì i peccatori Adamo ed Eva, si espose con ciò all’accusa di condonarli o sostenerli nel loro errore? Piuttosto, compì semplicemente un gesto d’immeritata benignità. — Gen. 3:21.
5, 6. (a) In che modo i cristiani poterono evidentemente svolgere servizi nella casa di Cesare e mantenere ancora una buona coscienza? (b) Come possono esistere circostanze simili nei tempi moderni?
5 Nella sua lettera ai cristiani di Filippi, Paolo manda i saluti dei loro fratelli cristiani “della casa di Cesare”. (Filip. 4:22) Evidentemente facevano i domestici negli alloggi imperiali, che fossero schiavi o liberti il racconto non lo indica. Forse vi rendevano servizi personali, come cucinare, pulire e fare lavori simili, per la famiglia imperiale e il suo seguito. Come abbiamo visto, i governi umani svolgono effettivamente alcune funzioni legittime agli occhi di Dio, benché siano anche colpevoli di altre pratiche condannabili. (Rom. 13:1-5) Qualunque fosse il particolare lavoro svolto da questi cristiani della casa di Cesare, essi potevano svolgerlo senza sentirsi partecipi della politica, della religione o delle imprese militari e dei complotti di Nerone.
6 Avviene la stessa cosa nei tempi moderni. Ci sono molte azioni che compiamo a favore d’altri e che rendiamo loro semplicemente come ai nostri simili, senza interessarci se sono giusti o ingiusti. Come nella nostra semplice illustrazione, il fatto di vendere latte a una prostituta non farebbe logicamente pensare che si condoni la sua immoralità, non è vero? Né l’essere alle dipendenze di un uomo politico per dargli lezioni di musica farebbe ragionevolmente pensare che si sostengano le attività politiche di questo datore di lavoro.
7, 8. Come mostra la Parola di Dio una veduta ragionevole e realistica, e come dovrebbe questo guidarci nell’applicazione dei princìpi biblici in questioni di coscienza?
7 Pur essendo incrollabilmente fermo per la giustizia, Geova Dio è anche ragionevole. (Giac. 3:17) Egli è del tutto realistico nella valutazione delle cose e nelle esigenze che stabilisce per quelli che vogliono piacergli. Lo si vede dalle ispirate parole dell’apostolo Paolo in I Corinti 5:9, 10. Dopo avere rammentato le precedenti istruzioni date ai cristiani di Corinto di ‘cessar di mischiarsi in compagnia dei fornicatori’, quindi Paolo disse, “non volendo dire interamente coi fornicatori di questo mondo o con gli avidi e i rapaci o gli idolatri. Altrimenti, dovreste effettivamente uscire dal mondo”. Mentre i cristiani cercano di evitare ‘le cattive compagnie che corrompono le utili abitudini’, non possono diventare eremiti, isolandosi in caverne, deserti o isole. Perché no? L’incarico stesso che servano da “luce del mondo” richiede che siano ‘nel mondo benché non facciano parte del mondo’. (1 Cor. 15:33; Matt. 5:14-16; Giov. 15:19; 17:15-18) Richiedere che adempiano l’incarico e che nello stesso tempo si mantengano separati al grado assoluto significherebbe richiedere da essi cose contraddittorie. Dio non fa questo. Né dovremmo applicare i princìpi della Parola di Dio in modo irragionevole, cercando di portare ogni principio fino al limite assoluto e di imporne le applicazioni al grado estremo e poi insistere che tutti i fratelli lo facciano. — Filip. 4:5.
8 Tenendo presenti questi punti, consideriamo certi tipi di attività per vedere se la Bibbia li esclude decisamente come non cristiani o se rientrano in campi in cui la coscienza individuale deve determinare ciò che farà il cristiano, o fino a che punto può influire la coscienza.
GIOCHI D’AZZARDO
9, 10. Dà la Bibbia uno specifico comando riguardo al gioco d’azzardo, e perché possono sorgere obiezioni sul fatto che lo si chiami una forma di “estorsione”?
9 Il gioco d’azzardo non è specificamente menzionato nella Bibbia. Quale dovrebbe dunque essere l’attitudine del cristiano verso di esso?
10 Alcuni potrebbero metterlo in relazione con l’estorsione, menzionata in I Corinti 6:10. Comunque, può essere fatta l’obiezione che “estorcere” (parola che viene dalla stessa fonte di “torturare”) contiene l’idea fondamentale di usare la forza, le minacce o fare pressione in altro modo (come abusando dell’autorità ufficiale) per ottenere qualche cosa da una persona riluttante. Benché le persone che perdono denaro al gioco non siano contente di perderlo, in genere giocano volontariamente e sapendo molto bene che corrono il rischio di perdere denaro. Se, dunque, il gioco d’azzardo non è estorsione, in base a che cosa il cristiano si rifiuterebbe di approvarlo?
11, 12. (a) Quali princìpi scritturali forniscono la base per far parlare la voce della coscienza riguardo al gioco d’azzardo? (b) Che cosa mostra l’effetto che ha avuto nella storia il gioco d’azzardo sulle persone?
11 Vi è più di una ragione scritturale per rifiutarvisi. Il gioco d’azzardo merita certamente d’essere classificato come forma di “avidità” e l’avidità e la concupiscenza sono classificate insieme all’idolatria nella Parola di Dio. (1 Cor. 6:9, 10; Col. 3:5) È in contrasto con il fondamentale precetto scritturale che dobbiamo amare il prossimo come noi stessi e che l’uomo deve fare un onesto, produttivo lavoro per ottenere un guadagno. Qual è la produttività del gioco d’azzardo? La sua storia mostra che in un modo o nell’altro contribuisce quasi inevitabilmente al delitto. E perché? Perché non è amorevole. Incita all’egoismo e promuove la mancanza di considerazione per gli altri. Il giocatore vuole il denaro degli altri senza rendere loro in cambio nessun vero servizio. Benché alcuni classifichino il gioco d’azzardo insieme al divertimento, i fatti mostrano che il più delle volte dà luogo a tensione, ansietà, risentimento e perfino ira omicida.
12 Citiamo le parole di una donna che lavorava in un casinò la quale avrebbe detto: “Il gioco d’azzardo indurisce tutti quelli che vengono a contatto con esso. Dopo aver lavorato per circa un anno nel casinò, colui che dà le carte non è più stimolato dallo spettacolo di uomini e donne, molti dei quali mentalmente malati, che sperperano nel gioco il denaro che dovrebbero usare per sostenere se stessi e la loro famiglia. Una delle più grandi e più antiche tragedie del mondo — il naufragio di innumerevoli vite umane per l’umana avidità di denaro facile e l’infatuazione per la falsa dea, la Signora Fortuna — non meraviglia più [colui che dà le carte]”.
13. Che cosa mostra che il legame additato dalle Scritture fra la concupiscenza e l’idolatria vale anche per il gioco d’azzardo?
13 Sì, il gioco d’azzardo fomenta anche la superstizione, essendo la classe dei giocatori tra le persone più superstiziose. Il denaro diventa un idolo e la Signora Fortuna una dea. In Isaia 65:11 la Parola di Dio parla di quelli che Lo lasciano e che mettono “in ordine una tavola per il dio della Buona Fortuna e quelli che [riempiono] il vino mischiato per il dio del Destino”.
14. In contrasto con la concupiscente condotta del giocatore, quale esortazione è rivolta ai cristiani?
14 Certo tutto questo è in diretto contrasto con l’esortazione dell’apostolo ai cristiani di Tessalonica di “avere la mira di vivere quietamente . . . e [di] lavorare con le vostre mani”, così che camminassero “decentemente riguardo alle persone di fuori e non [avessero] bisogno di alcuna cosa”. (1 Tess. 4:11, 12) Sì, ci sono ancora norme di decenza nel mondo del genere umano in quanto a fare un onesto, produttivo lavoro e il cristiano vorrà ‘raccomandarsi ad ogni coscienza umana’ in questa faccenda come in tutte le altre. — 2 Cor. 4:2.
IMPIEGO E PRODUZIONE DI SOSTANZE NOCIVE CHE DANNO LUOGO AD ASSUEFAZIONE
15-17. (a) Quale pratica relativa all’uso della noce di betel viene seguìta in certe zone della terra? (b) Che effetto produce su chi ne fa uso, e come hanno considerato la pratica le autorità di alcuni paesi?
15 Un’altra cosa che è motivo di preoccupazione in molte parti della terra è l’impiego e la produzione di sostanze che causano nociva assuefazione. In India, nelle Filippine e nelle zone della Malaysia, per esempio, c’è l’antica e popolare pratica di masticare noce di betel, pure chiamata noce di areca, il seme di un albero di palma. Pezzetti di noce di betel sono avvolti in una foglia cosparsa di calce viva e masticati. La noce di betel dà alla saliva della persona un colore rosso sangue e annerisce i denti, facendoli in genere guastare. Molti che masticano abitualmente noce di betel perdono tutti i denti alla giovane età di venticinque anni. Secondo l’Encyclopedia Americana (1956, Vol. 20, pag. 573), masticare noce di betel produce “un effetto simile alla masticazione del tabacco”. In India, infatti, il tabacco è a volte incluso nel “bolo” della noce di betel, miscuglio chiamato pan.
16 L’Evening News di Bombay del 4 aprile 1972 ci dice che l’Extra Pharmacopia, pubblicazione della Società Farmaceutica della Gran Bretagna, classifica la noce di betel fra le “droghe”. Un tribunale indiano ha perciò decretato che la noce di betel non si possa classificare fra gli “alimenti”.
17 È notevole che molti che hanno fatto uso sia di tabacco che di noce di betel dicono che, dei due, l’abitudine della noce di betel era stata la più difficile da perdere. Durante il dominio giapponese di Taiwan, fu fatto uno sforzo non riuscito per sradicare l’abitudine. Molti medici taiwanesi credono ci sia un legame fra questa pratica e l’alta incidenza di cancro della bocca e del viso a Taiwan.
18. Quale simile pratica c’è nell’America Latina, e quale ne è l’effetto?
18 In alcuni paesi dell’America Latina c’è una pratica alquanto simile, quella di masticare foglie di pianta di coca insieme a calce. Poiché le foglie contengono cocaina, questa pratica dà luogo ad assuefazione. Benché impedisca a chi ne fa uso di sentire i morsi della fame o i dolori della stanchezza, come altri simili narcotici produce infine effetti molto dannosi sulla salute nonché sulle facoltà mentali.
19. Che cosa mostrano i fatti moderni riguardo all’uso di tabacco nel fumo e per masticare?
19 L’uso di noce di betel e di foglie di coca è piuttosto regionale. L’uso di tabacco, invece, è praticamente mondiale. Anch’esso dà luogo ad assuefazione. La prova del suo potere di assuefazione si vede nel fatto che la sua produzione è ancora di circa cinque milioni di tonnellate all’anno, nonostante i medici abbiano avvertito del danno che reca alla salute umana. Negli Stati Uniti, per esempio, si fabbricano annualmente intorno a 576 miliardi di sigarette e 7 miliardi di sigari. Tuttavia un comitato nominato dal capo della sanità pubblica degli Stati Uniti ha riscontrato che il rischio di contrarre il cancro dei polmoni era dieci volte maggiore nei fumatori moderati e venti volte maggiore nei forti fumatori che nei non fumatori. Il dott. Charles Cameron della Società Americana del Cancro ha detto: “Il cancro polmonare dà segno del più rapido aumento che sia mai stato attribuito a qualsiasi malattia non infettiva della storia medica”. Fu anche riportato che il fumo contribuisce ai disturbi cardiaci, alla bronchite cronica e all’enfisema. Di conseguenza, vari governi hanno emanato leggi per limitare la pubblicità delle sigarette.
APPLICHIAMO AL PROBLEMA I PRINCÌPI BIBLICI
20. Giacché nessuna di queste pratiche è menzionata nella Bibbia, cessano forse d’essere problemi di coscienza cristiana?
20 Di nuovo, la Bibbia non menziona pratiche come masticare noci di betel, foglie di coca o masticare, annusare o fumare tabacco. Alcuni hanno detto: “Finché non mi mostra qualche cosa nella Bibbia sull’uso del tabacco [o prodotti simili], continuerò a farne uso”. Ma non si potrebbe anche dire che, siccome la Bibbia non proibisce specificamente di gettare rifiuti nel cortile del vicino, non ci sia nulla di male a farlo?
21, 22. Quali princìpi biblici vi sono chiaramente connessi, e quali domande deve coscienziosamente porsi il cristiano in quanto a seguire tali pratiche?
21 La Bibbia ci provvede senz’altro i princìpi che ci guidano a questo riguardo. L’ispirato apostolo scrisse in II Corinti 7:1: “Poiché abbiamo queste promesse [d’essere accettati da Dio come suoi figli e servitori approvati], diletti, purifichiamoci dunque da ogni contaminazione di carne e di spirito, perfezionando la santità nel timore di Dio”.
22 La “santità” è la qualità d’essere puri, luminosi, immacolati e dedicati a sacri usi. L’uso della noce di betel e il suo effetto di insudiciare la bocca e i denti di chi la mastica, o l’effetto contaminatore che si riconosce hanno le foglie di coca e il tabacco sul corpo di chi ne fa uso, si possono dunque mettere in armonia con questo comando scritturale? Il più grande comandamento è di ‘amare Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e con tutta la nostra forza’. Si può dire di servire Dio con ‘tutta la forza’ se si usano prodotti denunciati perfino dai governi nazionali per il grave danno che recano alla salute? O, chi ha il vizio di masticare foglie di coca può dire di servire Geova con ‘tutta la propria mente’? In realtà, l’uso di tali cose non equivale ad agire “contro natura”, sottoponendo il corpo a un abuso che non avrebbe mai dovuto subire? — Mar. 12:29, 30; Rom. 1:26.
LASCIATE PARLARE LA VOSTRA COSCIENZA
23, 24. (a) È solo l’uso personale di sostanze nocive che producono assuefazione a suscitare problemi di coscienza cristiana? (b) Il fatto che questi prodotti vegetali provengono dalla creazione di Dio elimina forse ogni obiezione relativa alla loro odierna produzione e distribuzione commerciale? Illustrate.
23 Che dire dunque di chi coltiva, prepara o vende tali cose come mezzo per guadagnarsi da vivere? Certo si tratta di una questione di coscienza. Quali princìpi dovrebbero guidarci?
24 Alcuni ragioneranno che tutte queste cose fanno parte della creazione di Dio messa qui sulla terra e che quindi non c’è nessuna ragione di trovare da ridire su chi le coltiva. È vero che sono la creazione di Dio, ma si possono fare cattivi usi di cose corrette in se stesse. I funghi fanno parte della creazione vegetale di Dio ma solo alcuni sono eduli. Se facciamo uno sbaglio e mangiamo un fungo velenoso questo può farci morire. Geova provvide anche minerali e metalli, ma quando gli uomini trasformano il ferro in armi distruttive per la guerra politica, è questo un buon impiego dei provvedimenti di Dio?
25, 26. (a) È solo il venditore di sostanze nocive che producono assuefazione ad esser responsabile del danno che provocano agli uomini? (b) Quali domande considererà coscienziosamente il cristiano a questo riguardo?
25 Considerate il soggetto delle droghe forti, come oppio ed eroina. Chi ha questo vizio non le prende semplicemente su da terra. Si devono fare molti passi. Si devono coltivare i papaveri, estrarne il succo e raffinarlo per ottenere oppio in polvere. Per ricavare morfina o eroina, è necessaria ulteriore distillazione. C’è poi il lancio sul mercato e la vendita di queste droghe che danno luogo ad assuefazione. Dove comincia o finisce in tutto questo la responsabilità dell’immenso danno e dei delitti connessi all’uso della droga?
26 Benché il tabacco, la noce di betel e le foglie di coca esercitino effetti distruttivi più lenti di queste droghe forti, si può fare la stessa domanda riguardo alla loro produzione e vendita. Questi prodotti vegetali possono avere legittimi impieghi — la nicotina del tabacco, per esempio, è impiegata come base di un insetticida — eppure resta il fatto che l’uso legittimo costituisce una piccolissima parte dell’impiego totale. Non possiamo mai dimenticare che il secondo più grande comandamento è di amare il prossimo come noi stessi. Se volontariamente e consapevolmente facciamo qualche cosa che contribuisce a danneggiare seriamente la sua salute per amor di guadagno, lo amiamo? — Matt. 22:39.
27, 28. Si può ragionevolmente classificare il consumo di certe comuni bevande con le nocive sostanze descritte, per costituire così la base su cui fare le stesse obiezioni alla loro produzione e vendita? Se no, qual è la differenza?
27 Alcuni obietteranno che anche cose come tè, caffè e, più particolarmente, bevande alcoliche, sono pure accusate di nuocere alla salute. Tuttavia, riguardo alle bevande alcoliche la Bibbia ne consente chiaramente e specificamente l’uso con moderazione. (Deut. 14:26; Giov. 2:1-10; Prov. 23:29-31; 1 Tim. 3:3, 8; 5:23) Ma non si può trovare una simile approvazione per il tabacco, la noce di betel, le foglie di coca, o, tanto meno, per la marijuana, l’oppio e simili prodotti.
28 In quanto a bevande come tè e caffè, si potrebbe chiedere: Dopo tutti i secoli del loro impiego, quale chiara evidenza è stata prodotta di un loro continuo pericolo, o dove sono stati spinti i governi a emanare avvertimenti contro di essi per proteggere la salute? È vero che per chi ha problemi di salute, come l’ulcera, una qualsiasi di queste bevande potrebbe essere pericolosa e, in tal caso, dovrebbe evitarla. Per il diabetico lo zucchero è pericoloso; ma non lo è per gli altri. Per chi è di peso eccessivo anche il pane e le patate o il riso può essere pericoloso. (Si paragoni Proverbi 25:27). Dobbiamo dunque considerare le cose in modo ragionevole. Cerchiamo forse di far tacere la voce della coscienza tentando di scusare i fatti riguardo a sostanze dimostrate fondamentalmente nocive e pericolose?
‘CAMMINATE DECENTEMENTE RIGUARDO A QUELLI DI FUORI’
29. In armonia con Galati 6:7, quali serie domande ci si dovrebbe porre riguardo al lavoro che, in ultima analisi, reca primariamente danno al genere umano?
29 Questi sono soltanto alcuni campi in cui possono sorgere problemi di coscienza riguardo al proprio lavoro. In tutte queste cose, comunque, il cristiano fa bene a riconoscere che ‘si raccoglie quello che si semina’, in più di un modo. (Gal. 6:7) Che dire se il proprio lavoro è tale che, anziché giovamento, reca ad altri detrimento o danno? Benché non sia specificamente condannato nella Bibbia, non avrà tale lavoro un effetto sfavorevole, forse anche degradante sul cuore e sulla mente del lavoratore? E non può anche darsi che abbia l’effetto di indebolire la sua coscienza, forse permettendogli di scusarsi se pratica cose che sono specificamente condannate dalla Parola di Dio? — 1 Tess. 4:12.
30. Come si deve anche considerare la coscienza di quelli di fuori della congregazione cristiana per quanto riguarda tale lavoro?
30 C’è poi il fatto di raccomandarci alla coscienza altrui in quanto a sincerità. Non molto tempo fa alcune importanti organizzazioni religiose degli Stati Uniti furono oggetto di critica perché, pur pretendendo d’essere a favore della pace, facevano forti investimenti in industrie belliche. Se il cristiano è contrario a una certa pratica incompatibile con i princìpi biblici, eppure si guadagna da vivere facendo un lavoro primariamente e basilarmente volto a promuovere e favorire quella pratica, si raccomanderà alla coscienza altrui? Crederanno che è sincero quando sostiene altri princìpi della Parola di Dio e la sua promessa di un nuovo ordine di giustizia?
31, 32. (a) Quali domande potrebbero sorgere riguardo all’idoneità del cristiano che svolge tale lavoro a occupare incarichi di responsabilità nella congregazione? (b) Che sia “libero da accusa” significa forse che il sorvegliante o servitore di ministero debba soddisfare gli scrupoli o le credenze di ogni singola persona?
31 Che dire del cristiano che “aspira all’incarico di sorvegliante” o desidera fare servizio come servitore di ministero in una congregazione? Se svolge un lavoro con cui si producono cose nocive al genere umano, potrebbe un tal uomo essere considerato “libero da accusa” o avere “un’eccellente testimonianza da persone di fuori”? — 1 Tim. 3:1, 7-10; Tito 1:6.
32 Queste esigenze dei sorveglianti e dei servitori di ministero cristiani non riguardano infondate o ingiuste accuse. Nei paesi dominati dalla Chiesa Cattolica, per esempio, il divorzio può essere presentato come se fosse sempre sbagliato, anche quando esistono i motivi scritturali dell’adulterio. L’essere criticato per avere ottenuto il divorzio scritturale non squalificherebbe un uomo dal servire come sorvegliante o servitore di ministero, poiché tale critica è infondata.
33, 34. Che un certo lavoro sia comune in una particolare zona o sia generalmente accettato dalle persone di quella zona elimina forse le obiezioni di coscienza relative ad esso?
33 Qualcuno potrebbe dire: ‘È vero che il lavoro che faccio non è realmente per il bene del mio prossimo. Ma dove abito la maggioranza delle persone svolge questo tipo di lavoro. Questa attività o produzione è la principale fonte di denaro nella zona’. Cambierebbero le cose per quanto riguarda la coscienza?
34 Se, ad esempio, in una certa città o stato il gioco d’azzardo è la maggiore attività, forse alla gente locale importerà poco che una persona lavori in una casa da gioco, anche se essa afferma di seguire sinceramente Gesù Cristo. Ma questo lo rende forse giusto agli occhi di Dio? Inoltre, che dire dell’effetto sulla coscienza e sulla mente della persona stessa? Le permetterebbe la coscienza di accostarsi al Padre con “libertà di parola” essendo pura da qualsiasi cosa che merita la disapprovazione di Dio? Primo Giovanni 3:19-22 dice: “Da questo conosceremo che abbiamo origine dalla verità e assicureremo i nostri cuori dinanzi a lui circa qualsiasi cosa di cui il nostro cuore ci condanni, perché Dio è maggiore del nostro cuore e conosce ogni cosa. Diletti, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo libertà di parola verso Dio; e qualsiasi cosa chiediamo la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo le cose che sono piacevoli agli occhi suoi”. Certo questa “libertà di parola” è qualche cosa da valutare e tesoreggiare altamente, sì, da conservare a ogni costo.
BISOGNO DI FEDE
35. Come può sorgere una prova di fede essendo coscienziosi riguardo al proprio lavoro?
35 È vero che per sforzarci d’avere una coscienza pura dinanzi a Dio e raccomandarci alla coscienza altrui possiamo dover fare alcuni notevoli cambiamenti nella nostra vita. Può esser difficile trovare un lavoro che non sia in contrasto con la nostra coscienza. Così è messa alla prova la nostra fede nella potenza di Dio di venire in nostro aiuto rispondendo ai nostri coscienziosi sforzi di piacergli. Con buone ragioni la Bibbia mette la fede in stretta relazione con la coscienza. (1 Tim. 1:5, 18, 19; 3:8, 9; Ebr. 10:22) Crediamo realmente che Geova Dio non solo esiste ma è anche “il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”? — Ebr. 11:6.
36, 37. Se sembra quasi impossibile trovare un altro lavoro che non sia in contrasto con la coscienza cristiana, da quali esempi moderni e antichi possiamo trarre conforto e assicurazione?
36 In tutta la terra ci sono migliaia di uomini e donne che possono comprovare la potenza, la capacità e la volontà di Dio di venire in aiuto di quelli che si sforzano di mantenere una buona coscienza dinanzi a lui. Si può pensare che rinunciando all’attuale occupazione per ragioni di coscienza si rimanga in una situazione praticamente disperata. Ma pensate a ciò che hanno fatto altri. Pensate alle donne che vivevano in concubinato con uomini sposati e avevano partorito loro dei figli prima di conoscere la verità della Parola di Dio. Il rifiuto di continuare a vivere in tale concubinato significava perdere ogni visibile mezzo di sostentamento, perfino la casa in cui abitavano. Tuttavia centinaia di donne hanno fatto con fede questo passo e Geova Dio ne ha avuto cura.
37 Pensate anche ai molti schiavi dell’Impero Romano che accettarono il cristianesimo. Erano proprietà degli uomini che erano loro padroni e dipendevano da loro per tutte le cose della vita. Tuttavia dovettero esercitare la loro coscienza cristiana e se i padroni chiedevano loro di fare azioni contrarie ai princìpi cristiani dovevano rifiutare, riconoscendo Dio e suo Figlio come loro superiori padroni. Anche questo richiedeva davvero grande fede. — 1 Piet. 2:18-20; Efes. 6:5-8; Col. 3:22-25.
38. Pur non interrompendo il loro attuale genere o tipo di lavoro in che modo anche molti uomini cristiani hanno dovuto fare notevoli cambiamenti per mantenere la coscienza pura?
38 Ci sono poi migliaia di uomini che, pur non cambiando il loro tipo di lavoro, hanno dovuto modificare radicalmente i metodi con cui svolgevano le attività o han dovuto dare le dimissioni perché le ditte per cui lavoravano insistevano che seguissero pratiche disoneste in attività altrimenti legittime. Molti tipi di servizi personali, come lavori di riparazione di radio, auto, orologi e servizi simili implicano spesso disonestà, facendo pagare ai clienti più del necessario o facendo loro pagare parti mai sostituite o lavoro mai fatto. Questa è una forma di furto. Altri che si occupavano di vendite, prima di divenire veri cristiani, operavano delle falsificazioni per farsi i clienti. Questa è menzogna e frode. I cristiani hanno “rinunciato alle cose subdole di cui c’è da vergognarsi” e non camminano “con astuzia” né nella congregazione né fuori di essa. (2 Cor. 4:2) Essi danno ascolto all’esortazione: “Ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo, . . . Il ladro non rubi più, ma piuttosto fatichi, facendo con le sue mani ciò che è buon lavoro, onde abbia qualche cosa da distribuire a qualcuno nel bisogno”. La coscienza li spinge ad abbandonare le loro cattive vie per ‘non contristare lo spirito santo di Dio’. — Efes. 4:25-30.
MANTENIAMO LA RAGIONEVOLEZZA E L’EQUILIBRIO
39-41. (a) Come in tutte le altre cose, la veduta di chi vogliamo mantenere esercitando la coscienza riguardo al lavoro? (b) Se il lavoro di una persona suscita problemi di coscienza, quale decisione possono prendere gli anziani della congregazione? Dalla coscienza di chi sono guidati?
39 Di nuovo, si noti che Geova Dio è realistico in tutte le cose che richiede. Ci dà princìpi che forniscono una guida buona e chiara; eppure non porta le cose a un impossibile estremo, al punto che dovremmo “uscire dal mondo” per avere una coscienza pura. — 1 Cor. 5:10.
40 Considerate, per esempio, l’uomo che lavora in un podere dove si coltiva quasi esclusivamente un prodotto fondamentalmente nocivo al consumo umano. Il suo lavoro può essere in diretta relazione con la produzione o la distribuzione di questo materiale. La sua coscienza può spingerlo o no a smettere tale lavoro. Anche se la coscienza non lo spinge a smettere, se appartiene a una congregazione cristiana la coscienza degli anziani di quella congregazione può non permettere loro di raccomandarlo come se fosse qualificato per essere anziano o servitore di ministero nella congregazione.
41 D’altronde, la persona può lavorare in tale podere ma fare un lavoro che non è materialmente collegato alla produzione di tale sostanza, forse rendendo servizi di natura personale alla famiglia del proprietario del podere, facendo le pulizie di casa o simili lavori domestici. Può darsi ritenga che il suo lavoro non la metta in relazione con l’attività con cui si produce la sostanza nociva. Che gli anziani della congregazione alla quale è associato tale individuo lo raccomandino come anziano o servitore di ministero oppure no dipende dalla loro coscienza. Essi prenderebbero anche in considerazione l’effetto che avrebbe tale raccomandazione sulla congregazione in generale e sulla comunità in cui essa si trova.
42. (a) Pur sforzandoci di mantenere una coscienza pura, quale inutile attività eviteremo e quale mira ci prefiggeremo? (b) Nei casi ‘limite’, quale equilibrio manterremo?
42 Come l’apostolo, quindi, vogliamo tutti ‘esercitarci continuamente per avere la consapevolezza di non aver commesso nessuna offesa contro Dio e contro gli uomini’. (Atti 24:16) Contemporaneamente dobbiamo comprendere l’inutilità di discutere tutte le minori ramificazioni o possibili applicazioni di qualsiasi principio scritturale o di cercare di stabilire sottili linee di confine e comporre in tal modo un codice talmudico su quello che è precisamente permesso e quello che non lo è. Dando istruzioni a Timoteo sul suo ministero a Efeso, Paolo scrisse: “Realmente l’obiettivo di questo mandato è l’amore da un cuore puro e da una buona coscienza e dalla fede senza ipocrisia. Deviando da queste cose certuni sono stati sviati in parlar ozioso, volendo essere maestri della legge, ma non comprendendo né le cose che dicono né le cose circa le quali fanno forti asserzioni”. (1 Tim. 1:3-7; si paragoni 6:3-5). Quando la decisione dipende dalla coscienza individuale, non cercheremo di sovrapporre la nostra coscienza a quella degli altri, né disprezzeremo altri come se fossero troppo scrupolosi né criticheremo e giudicheremo quelli la cui coscienza non è così ristretta come la nostra in tali casi ‘limite’. — Rom. 14:3, 10.
43. Pur sforzandoci di agire sempre secondo una buona coscienza, se, ciò nondimeno, commettiamo sbagli, che cosa possiamo fare per liberarci da una cattiva coscienza?
43 Commetteremo sbagli, faremo cose di cui in seguito ci rammaricheremo, poiché siamo imperfetti. Ma non soffriremo di una coscienza colpevole se saremo pronti a confessare il nostro errore a Dio e ce ne allontaneremo, cercando il perdono di Geova per mezzo di suo Figlio. Leggete l’esperienza personale del re Davide a questo riguardo narrata in Salmo 32:1-6. Rallegratevi sapendo che il sacrificio di riscatto del Figlio di Dio può fare espiazione per i nostri peccati e per purificare la nostra coscienza, dandoci la confortante assicurazione che Dio non ci imputa tali errori. In tal modo possiamo continuare a servirlo con una buona coscienza e con tutta la gioia, la contentezza, la pace mentale e la speranza della vita eterna che ne derivano.
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Il gioco d’azzardo si basa sull’avidità, contribuisce alla delinquenza e fomenta la superstizione. Potrebbe il cristiano avere a che fare con una simile pratica?
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È coerente parlare di amore del prossimo eppure produrre tabacco che può rovinare la salute del prossimo?