La Sacra Bibbia, il libro composto per mezzo dei testimoni di Geova
“I sacri scritti che possono renderti saggio per la salvezza”. — 2 Tim. 3:15.
1. Che cosa rende il più grande libro sulla terra incomparabile per antichità, lungo periodo di tempo in cui fu scritto e autore?
QUAL è il più grande libro sulla terra, in quest’èra nucleare e spaziale? È il libro che cominciò a scriversi prima dell’èra cristiana, prima dell’èra buddista (563 a.C.), prima dell’èra giapponese (660 a.C.), prima dell’èra romana (753 a.C.) e prima dell’èra olimpica greca (776 a.C.). Ma la sua grande antichità non ha offuscato il suo valore. Infatti, la sua antichità ha accresciuto il suo inestimabile valore. È anche stato il libro scritto nel più lungo periodo di tempo. Dal primo all’ultimo capitolo, completato verso il primo secolo dell’èra cristiana, passarono circa 1.610 anni. Tuttavia, l’autore del libro fu una sola persona.
2. Quante volte ricorre nel libro il nome dell’autore, e a che cosa ha dato luogo il fatto che ha un solo autore?
2 Dal principio alla fine questo libro fu scritto in nome del suo unico autore. Infatti il nome dell’autore ricorre in tutto il libro circa settemila volte. In realtà, proprio perché ha questo unico autore, il libro supera tutti gli altri per valore e acquisterà una fama ancora più grande di quella che ha già.
3. Come poté tale libro, scritto in un così lungo periodo di tempo, avere un solo autore?
3 Nessun uomo ha vissuto per oltre milleseicento anni, e come potrebbe perciò tale libro scritto in un così lungo periodo di tempo avere un solo autore? Questo è stato possibile perché l’autore del libro non è un uomo mortale. Il nome dell’autore ce lo mostra, perché il suo nome è Geova.
4. In che modo il nome dell’autore ricorre verso la fine e verso il principio del libro?
4 Nel quart’ultimo capitolo di questo meraviglioso libro leggiamo per quattro volte l’esclamazione di lode al suo autore, cioè Alleluja! Tradotto in italiano moderno, questo significa “Lodate Geova!”a (Apoc. 19:1, 3, 4, 6) Questo incomparabile nome è il nome del solo, vivente e vero Dio, il Creatore dell’universo; e perciò nel secondo capitolo, al quarto versetto di Genesi, questo famoso libro pone il Suo nome accanto al Suo titolo, dicendo: “Questa è la storia dei cieli e della terra quando furono creati, nel giorno che Geova Dio fece la terra e i cieli”.
5. Come si chiama questo libro, perché Colui che vi è menzionato dal principio alla fine è il suo unico autore, e il fatto che egli è l’autore che cosa conferisce al libro?
5 L’unico sacro libro che dal principio alla fine dichiara in tal modo che il suo Autore è Geova Dio è La Sacra Bibbia. Essa afferma che egli è immortale. Nel suo trentacinquesimo libro, al primo capitolo, al dodicesimo versetto, si rivolge a lui con queste parole: “Non sei tu dall’eternità, Geova? Tu, Dio mio santo, non muori”.b Anche il suo cinquantaquattresimo libro, al primo capitolo, al diciassettesimo versetto, Lo benedice, dicendo: “Ora al Re d’eternità, incorruttibile, invisibile, unico Dio, siano onore e gloria per i secoli dei secoli. Amen”. (Abac. 1:12; 1 Tim. 1:17) Essendo eterno, incorruttibile, immortale, il solo Dio, Geova poté facilmente essere l’unico Autore. Poiché egli ne è l’Autore, la Bibbia è santa, sacra.
6. Che cos’è effettivamente la Bibbia come mostra la derivazione del suo nome, e perché si chiama Le Scritture?
6 La Sacra Bibbia è in realtà una biblioteca di molti libri. Benché ciascun libro abbia oggi un diverso titolo, l’Autore di essi tutti è Geova Dio. Lo stesso nome Bibbia richiama l’attenzione su questo fatto, poiché deriva dall’antica parola biblìa, che significa “libretti”, cioè una collezione di essi in un solo volume. La Bibbia stessa parla dei suoi libri come dei “sacri scritti che possono renderti saggio per la salvezza”. (2 Tim. 3:15) Perciò essi sono anche chiamati Le Scritture, perché “scritture” significa “scritti”.
7. Come, al Monte Sinai, Geova Dio fece direttamente scrivere da un dito parte della Bibbia?
7 Oltre a fornire un tema unificatore che viene svolto nell’intera biblioteca di libri, Dio partecipò in maniera molto rimarchevole col suo dito alla scrittura del Libro. I famosi Dieci Comandamenti si trovano nel secondo libro della Bibbia. Questi Dieci Comandamenti furono dati a Mosè, profeta di Geova, sul monte Sinai, in Arabia, nel sedicesimo secolo prima dell’èra cristiana, e furono da principio scritti su tavolette di pietra. Riguardo alla scrittura e alla consegna delle tavolette di pietra, il racconto biblico dice: “E appena [Geova Dio] ebbe finito di parlare con lui sul monte Sinai diede a Mosè le due tavolette della testimonianza, tavolette di pietra scritte col dito di Dio”. “E le tavolette erano opera di Dio, e la scrittura era scrittura di Dio incisa sulle tavolette”. Il popolo al quale furono dati i Dieci Comandamenti disubbidì ad essi, e Mosè in un’esplosione d’ira ruppe perciò le due tavolette. “Quindi Geova disse a Mosè: ‘Tagliati due tavolette di pietra come le prime, e io scriverò sulle tavolette le parole che erano sulle prime tavolette, che tu spezzasti’”. Quando Mosè scese dunque dal monte Sinai, questa volta aveva in mano le due tavolette scritte da Dio stesso. (Eso. 31:18; 32:16; 34:1, 29) In seguito Mosè copiò i Dieci Comandamenti su altro materiale onde gli uomini li leggessero.
8. Come fu scritto il resto della Bibbia, ma in tutta la sua composizione che cosa rimase la stessa a suo riguardo?
8 Fu tutto il resto della Sacra Bibbia consegnato al popolo di Dio come lo furono i Dieci Comandamenti con la diretta scrittura di Dio stesso? No! Degli uomini, imperfette creature umane, furono impiegate per scrivere il resto della Bibbia. Ma questo non smentisce che l’intera Bibbia ha un solo Autore, Geova Dio, e che essa contiene i suoi pensieri ed espressioni anziché quelli dei molti scrittori umani che ne scrissero le diverse parti. Un’invisibile forza attiva operò su questi scrittori umani. Questa invisibile forza attiva emanava dall’unico Autore della Bibbia ed era diffusa da Lui su questi scrittori. Questa invisibile forza attiva si chiama spirito, e poiché la sua origine è l’Iddio di santità è chiamata “spirito santo”. Sebbene di tanto in tanto sulla terra gli scrittori cambiassero, rimaneva lo stesso, immutato spirito santo, e la sua fonte restava la stessa, cioè l’immortale Dio, Geova.
SCRITTO SOTTO ISPIRAZIONE
9. Come mostrano Davide e Pietro che gli antichi profeti parlarono e scrissero sospinti da una forza che non era la loro, e in nome di chi scrissero essi?
9 Prendete per esempio Davide, che divenne il primo re israelita di Gerusalemme. Egli scrisse molti salmi nell’undicesimo secolo prima dell’èra cristiana. In uno di tali canti sacri della Sacra Bibbia, Davide spiegò che non scrisse per proprio impulso. Egli disse: “Espressione di Davide, figlio di Iesse, . . . Lo spirito di Geova ha parlato per mio mezzo, e la sua parola è stata sulla mia lingua”. (2 Sam. 23:1, 2) Undici secoli dopo la morte di Davide, l’apostolo cristiano chiamato Pietro scrisse due lettere che sono nella Sacra Bibbia. Pietro rammentò ai cristiani che gli antichi profeti come Davide pronunciarono profezie che non erano state l’espressione del loro pensiero o della loro volontà privata, ma che eran venute da una fonte celeste. Pietro disse: “Voi sapete questo prima di tutto, che nessuna profezia della Scrittura sorge da alcun privato scioglimento [o viene da privata rivelazione]. Poiché in nessun tempo fu la profezia recata dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo spirito santo”. (2 Piet. 1:20, 21, nota in calce) Pietro disse anche: “Fu necessario che si adempisse la scrittura che lo spirito santo dichiarò in anticipo per bocca di Davide . . . Dio parlò per bocca dei suoi santi profeti dell’antichità”. (Atti 1:16; 3:21) Sì, in realtà gli scrittori della Bibbia scrissero, ma scrissero sospinti dalla forza dell’unico spirito santo di Geova Dio. Essi scrissero in qualità di strumenti terreni di Dio e scrissero nel sacro nome di Dio.
10. Guarendo un uomo, come mostrò Gesù che lo spirito di Dio ha sufficiente forza per spingere un uomo a scrivere un libro?
10 Lo spirito santo di Dio può spingere un profeta a scrivere così facilmente come può cacciare un demonio da un uomo che ne sia posseduto. Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, ne diede prova. Egli predicò il regno di Dio al popolo e fece anche molti miracoli meravigliosi. Una volta cacciò un demonio da un uomo che ne era posseduto, così che l’uomo muto poté parlare e vedere. Ma i nemici religiosi di Gesù bestemmiarono contro il mezzo impiegato per cacciare il demonio. Secondo l’apostolo Matteo, Gesù disse loro: “Se è per mezzo dello spirito di Dio che io caccio i demoni, il regno di Dio vi ha realmente raggiunti”. (Matt. 12:28) Il discepolo Luca narra che Gesù disse in quel tempo: “Se è per mezzo del dito di Dio che io caccio i demoni, il regno di Dio vi ha veramente raggiunti”. — Luca 11:20.
11. Dato l’uso della parola “dito”, come si può dire che la Bibbia è stata scritta dal dito di Dio, e la Bibbia è quindi il risultato visibile e tangibile di che cosa?
11 Gesù parlò quindi dello spirito di Dio come del “dito” di Dio. In modo diretto il dito di Dio scrisse i Dieci Comandamenti sulle due tavolette di pietra. Ma quando Dio impiegò gli uomini per scrivere tali libri della Sacra Bibbia, il simbolico dito di Dio, il suo spirito, mosse lo stile o la penna di questi uomini. (Deut. 9:10) In Salmo 8:3 Davide dice a Dio: “Vedo i tuoi cieli, le opere delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai preparate”. Molto tempo prima di Davide, il profeta Mosè fu impiegato da Geova Dio per recare sul paese d’Egitto la terza di dieci piaghe distruttive. Fu una piaga che i sacerdoti egiziani praticanti la stregoneria non poterono imitare. Essi dissero quindi al loro governante, Faraone: “È il dito di Dio!” (Eso. 8:18, 19) Conforme a questi usi della parola “dito” possiamo dire oggi che la Sacra Bibbia è stata scritta col dito di Dio, perché la Sacra Bibbia fu scritta sotto l’influsso dello spirito santo o dell’invisibile forza attiva di Dio. Quindi il suo dito la scrisse, dal principio alla fine, da Genesi ad Apocalisse. Lo spirito santo o forza attiva di Dio non si vede, ma produce risultati visibili e tangibili. La Sacra Bibbia è il risultato visibile, tangibile dello spirito di Dio, il suo dito all’opera. Egli è dunque il celeste Autore della Bibbia.
IDENTITÀ DEI TERRENI SCRITTORI DELLA BIBBIA
12. Chi fece dunque veramente la Bibbia, ma che cosa asseriscono i religionisti della chiesa cattolica?
12 Si riconosce senza contraddizione che Geova Dio fece la Sacra Bibbia servendosi di servitori terreni come di suoi controllati segretari, scribi o scrittori. Perciò è molto sorprendente leggere ciò che disse il Blade di Toledo (Ohio) nel suo numero del 1º marzo 1943. Esso comunicò che il sacerdote di un’organizzazione religiosa aveva detto il giorno precedente nella Chiesa dell’Immacolata Concezione quanto segue: “In genere non si comprende, come si dovrebbe, che la Bibbia appartiene esclusivamente alla Chiesa Cattolica Romana. La Chiesa Cattolica fece la Bibbia; essa l’ha preservata; ed essa la interpreta. Altri possono leggere la Sacra Scrittura — e sono incoraggiati a leggerla — ma oltre a ciò non hanno nessun diritto riguardo ad essa. Dio Onnipotente ha messo questa preziosa eredità esclusivamente nelle mani della sua Chiesa Cattolica. Può sembrar strano udire che la Chiesa Cattolica ha fatto la Bibbia, poiché sappiamo che questo volume è la parola di Dio, che ogni sua parola fu infine autorizzata da lui. Ma dobbiamo ricordare la maniera in cui Dio fece questo. . . . La Chiesa Cattolica non soltanto ha fatto la Bibbia; essa l’ha anche preservata. . . . Dio Onnipotente . . ., inoltre, istituì una corte suprema, la Chiesa Cattolica, per determinare qual è il significato della sua costituzione, la Sacra Scrittura”. Conforme a questo, molti opuscoli, riviste e annunci di giornali sono apparsi con la balda intestazione: “La Bibbia è un Libro cattolico”.
13. Quanti uomini furono impiegati nei sedici secoli per scrivere la Bibbia completa, e quali uomini sono compresi fra questi scrittori?
13 Il generale pubblico per il quale queste dichiarazioni e pretese religiose sono pubblicate ha diritto di conoscere i fatti. Quali sono i fatti fondamentali? Alcuni libri della Sacra Bibbia hanno oggi i nomi dei loro scrittori. Per quanto si può determinare vi furono più di trenta uomini, che vennero impiegati durante i sedici secoli nei quali fu scritta la Bibbia completa. Questi scrittori comprendono Mosè, Giosuè, Samuele, Gad, Natan, Geremia, Esdra, Neemia, Mardocheo, Davide, Salomone, Agur, Lemuel, Isaia, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia, Matteo, Marco, Luca, l’apostolo Giovanni, Paolo, Giacomo fratellastro di Gesù, Pietro, Giuda fratellastro di Gesù.
14. Quale fatto emerge in modo notevole riguardo a tutti questi scrittori biblici, e, spiritualmente parlando, come possono chiamarsi tutti i seguaci delle orme di Gesù?
14 Esaminando l’origine e la storia di questi reputati scrittori biblici, emerge in modo notevole un fatto sorprendente. Essi furono tutti Ebrei, Israeliti o Giudei naturali. Vi sono tuttavia alcuni che credono che Luca fosse Greco. Nessuno fu Latino. Discendevano da Abrahamo, mediante la cui Progenie Geova Dio aveva predetto di benedire tutte le famiglie della terra. Abrahamo fu Ebreo. (Gen. 12:1-3; 14:13) I suoi discendenti secondo la linea genealogica di Isacco e Giacobbe furono chiamati Ebrei. (Gen. 39:14, 17; 41:12; Eso. 1:15, 16, 19; Giov. 1:9) Dio cambiò il nome di Giacobbe in Israele, e da allora in poi le dodici tribù della sua progenie furono chiamate non Giacobiti, ma Israeliti. (Eso. 9:7) Il morente Giacobbe o Israele diede la benedizione del futuro regno al suo figlio Giuda; e gli Israeliti che in seguito si tennero uniti alla reale tribù di Giuda e al re di quella tribù furon chiamati Giudei. (Gen. 49:10; 2 Re 16:6; Zacc. 8:23) Gesù Cristo fu della tribù di Giuda. Tutti i seguaci delle sue orme che lo seguono quale promesso Re di Dio sono perciò Giudei in senso spirituale, che hanno circonciso il proprio cuore dall’impurità. — Apoc. 5:5; Ebr. 7:13, 14.
15. Come si chiamò lo scrittore Paolo nelle sue lettere?
15 L’apostolo Paolo, che scrisse quattordici libri della Bibbia, disse: “Anch’io sono Israelita, della progenie d’Abrahamo”. (Rom. 11:1) “Circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo nato da Ebrei”. — Filip. 3:5.
16. Che genere di libro poté quindi chiamarsi la Bibbia, e che cosa scrisse Paolo della “superiorità del Giudeo”?
16 Secondo questo punto di vista la Bibbia può chiamarsi, no, non un libro cattolico, ma un libro ebraico, un libro israelitico, un libro giudaico. Conforme a ciò, il Giudeo cristiano Paolo scrisse ai cristiani di Roma: “Non è Giudeo colui che lo è all’esterno, né è circoncisione quella che è all’esterno nella carne. Ma è Giudeo colui che lo è nell’interno, e la sua circoncisione è quella del cuore mediante spirito, e non mediante un codice scritto. La lode di questi viene da Dio, non dagli uomini. Qual’è dunque la superiorità del Giudeo, o qual’è il beneficio della circoncisione? Grande in ogni maniera. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le sacre dichiarazioni di Dio”. — Rom. 2:28–3:2.
17. (a) Furono tutti cristiani gli scrittori della Sacra Bibbia? (b) Che cosa unì insieme i loro scritti mostrando che uno stesso spirito operava su di loro?
17 Tutti i profeti giudei additarono la venuta dell’Unto, del Messia o Cristo di Dio. La speranza ch’ebbero in lui unì insieme tutti gli antichi scritti profetici. Ma non tutti gli scrittori della Bibbia furono cristiani, nel senso d’essere uomini che seguissero Cristo come Re. Gli scrittori della Bibbia che precedettero Gesù Cristo non poterono, naturalmente, essere suoi seguaci. No, dice l’apostolo Pietro: “Essi continuarono a investigare quale particolare tempo e quale sorta di tempo lo spirito ch’era in loro indicasse riguardo a Cristo quando recava testimonianza anticipatamente delle sofferenze di Cristo e delle glorie che avrebbero fatto loro seguito”. (1 Piet. 1:10, 11) L’ultimo scrittore precristiano fu Malachia, il cui libro pone fine al canone o catalogo ufficiale delle Scritture scritte in ebraico e in aramaico. Dopo Malachia gli otto scrittori che scrissero i rimanenti libri della Sacra Bibbia furono tutti Giudei cristiani. Nei loro scritti, nella comune lingua greca del loro giorno, mostrarono quante profezie degli antichi scrittori di Geova si fossero adempiute in Gesù Cristo, il promesso Re della tribù di Giuda; essi stessi predissero inoltre cose che sarebbero avvenute rispetto a lui. Tutti gli scrittori furono quindi in piena unità e armonia gli uni con gli altri circa il regno di Dio retto dal Messia o Cristo. Questo mostra che lo stesso spirito di Dio quale Autore fu su essi tutti.
LA LORO COMUNE VOCAZIONE
18, 19. (a) Oltre alla nazionalità giudaica, che cosa univa tutti gli scrittori della Bibbia? (b) Apprendendo ciò che Dio dichiarò in risposta alla domanda, quale rotolo è per noi specialmente interessante?
18 Quantunque non tutti gli ispirati scrittori della Bibbia fossero cristiani, vi fu una cosa oltre alla nazionalità giudaica che li unì tutti insieme. Che cosa? La loro comune chiamata. Quale fu la loro chiamata? Ascoltiamo come Geova Dio stesso dichiarò la loro chiamata. Nell’anno 1947, durante la guerra palestinese, in tutto il mondo l’interesse per la Sacra Bibbia fu suscitato dalla scoperta di certi antichi manoscritti, no, non nella città di Roma, ma presso il confine nordoccidentale del mar Morto in Palestina. Questi manoscritti furono chiamati Rotoli del Mar Morto. No, non erano in latino. Erano in ebraico; e secondo lo studio degli archeologi furono scritti più di un secolo prima che fosse fondata la chiesa o congregazione cristiana in Gerusalemme nell’anno 33 (d.C.). Il più notevole di questi rotoli era quello contenente quasi tutto il manoscritto ebraico delle profezie di Isaia.
19 Lo Harper’s Bible Dictionary (1952), a pagina 654a, dice: “I Rotoli erano stati posti nella grotta del mar Morto prima della nascita di Gesù, e non furono scoperti tutti che quasi 2.000 anni dopo la sua morte. Il Rotolo di Isaia trovato nella Grotta somiglia probabilmente a quello dal quale da giovane egli lesse Isaia in Nazaret. (Luca 4:16-19) Ha poche variazioni rispetto alle profezie che leggiamo oggi, eccetto piccole differenze di pronuncia ed errori di copisti”.
20, 21. (a) Alla colonna–pagina 36 che cosa dice questo Rotolo del Mar Morto che sia, secondo la dichiarazione di Dio, la chiamata del suo popolo eletto? (b) Quale commento fanno su Isaia 43:10 i Libri della Bibbia di Soncino (1949)?
20 Questo Rotolo è uno dei numerosissimi non preservati dalla Chiesa Cattolica Romana. Nella sua colonna–pagina 36 il Rotolo riporta il testo ebraico di Isaia 43:1, 10-12, che, tradotto in italiano moderno, dice: “Ed ora questo è ciò che ha detto Geova, il tuo Creatore, o Giacobbe, e il tuo Formatore, o Israele: ‘Non temere, poiché io ti ho ricomprato. Io ti ho chiamato per nome. Tu sei mio’”. “‘Voi siete i miei testimoni’, dichiara Geova, ‘e il mio servitore che io ho scelto, affinché sappiate e abbiate fede in me, e comprendiate che son proprio io. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me non ve ne fu alcuno. Io, io sono Geova, e oltre a me non vi è salvatore’. ‘Io stesso ho annunciato, ho salvato e ho fatto sentire, quando non vi era alcuno straniero fra voi. Perciò voi siete i miei testimoni’, dichiara Geova, ‘e io sono Dio’”.
21 Con queste chiare parole Geova Dio dichiarò che la chiamata del suo eletto popolo Giacobbe o Israele sarebbe stata quella di suoi “testimoni”. Commentando Isaia 43:10, nei “Libri della Bibbia di Soncino” (1949), il giudeo dott. Israel W. Slotki dice a pagina 207: “Essendo le nazioni e i loro dèi incapaci di dar prova della loro contesa, Dio invita Israele, che è chiamato Miei testimoni e Mio servitore, a rendere testimonianza alla Sua incomparabile Divinità, che non vi fu né vi sarà mai un Dio come Lui”.
22. (a) Chi fu Mosè, e da quando in poi divenne un notevole testimone? (b) Che cosa prova che Mosè fu un tale testimone di Geova?
22 Il primo scrittore ispirato della Bibbia fu il profeta Mosè. Egli fu della tribù di Levi della nazione d’Israele. Conformemente, secondo la stessa dichiarazione di Geova, riportata in Isaia 43:10-12, Mosè fu uno dei Suoi testimoni. Per mezzo del suo santo angelo, nel miracoloso spineto ardente, “Iddio disse a Mosè: ‘Io sono quegli che sono’. Poi disse: ‘Dirai così ai figliuoli d’Israele: L’Io sono m’ha mandato da voi’. Iddio disse ancora a Mosè: ‘Dirai così ai figliuoli d’Israele: [Geova], l’Iddio de’ vostri padri, l’Iddio d’Abrahamo, l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe mi ha mandato da voi. Tale è il mio nome in perpetuo, tale la mia designazione per tutte le generazioni’”. (Eso. 3:2, 14, 15, VR) Da allora in poi Mosè divenne un preminente testimone di Geova. Nei primi cinque libri della Bibbia che egli scrisse, da Genesi a Deuteronomio, usò il nome di Geova (יהוה)c 1.833 volte. Chi può dunque veracemente negare che Mosè fu un testimone di Geova e si mantenne fedele alla sua chiamata? Nessuno potrebbe negarlo, eccetto gli ipocriti religiosi, i prevaricatori e quelli che nascondono la verità! Lo scrittore cristiano dell’ispirata lettera indirizzata agli Ebrei nei capitoli undicesimo e dodicesimo, menziona Mosè fra i testimoni di Geova. Ma Mosè non fu il primo testimone di Geova.
23. Chi fu il primo testimone fedele, e la fine della sua carriera segnò l’inizio di che cosa?
23 Lo scrittore di Ebrei pone Abele, secondo figlio di Adamo, al primo posto nell’elenco dei testimoni fedeli di Geova, dicendo: “Per la sua fede Abele offerse a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino, e grazie ad essa fu dichiarato giusto, avendo Iddio approvato i doni di lui; anzi per essa parla ancora dopo la sua morte”. (Ebr. 11:4, Na) Come è scritto in Genesi 4:4, 5 (VR): “E Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. E [Geova] guardò con favore Abele e la sua offerta; ma non guardò con favore Caino e l’offerta sua”. Con religiosa gelosia Caino assassinò il fratello Abele perché era un fedele e accettevole testimone di Geova. Questo fu il principio di tutta la violenza che i religionisti hanno riversata contro i veri testimoni di Geova dall’antico tempo di Abele ad oggi.
24, 25. (a) Chi è nominato nell’elenco dell’undicesimo capitolo di Ebrei? (b) Come lo scrittore di Ebrei indica che le persone menzionate furono testimoni di Geova?
24 Dopo Abele, l’undicesimo capitolo di Ebrei elenca i testimoni di Geova, menzionando i profeti Enoc e Noè; i patriarchi Abrahamo, Isacco e Giacobbe; Sara moglie di Abrahamo; Giuseppe figlio di Giacobbe; il profeta Mosè; Raab la meretrice che sopravvisse alla distruzione delle mura di Gerico; i giudici Gedeone, Barac, Sansone e Jefte; il re Davide e il profeta Samuele. Allo scrittore manca il tempo di menzionare gli altri profeti; ma quando si riferisce a uomini che “turarono la gola ai leoni”, chi poté anche avere in mente se non il profeta Daniele, che uscì sano e salvo dalla fossa dei leoni? Quando parlò di testimoni di Geova che moriron di spada, poté avere in mente Giovanni Battista, che fu decapitato. Dopo aver menzionato il cattivo trattamento che ricevettero, l’undicesimo capitolo di Ebrei termina, dicendo: “E tuttavia nessun di questi, nonostante la bella testimonianza resa alla loro fede, ottenne subito i beni promessi, perché Dio, che riservava a noi [cristiani] una sorte migliore, non ha permesso che quelli raggiungessero senza di noi il loro perfetto destino”. (Ebr. 11:39, 40, Na) Ma come indica lo scrittore di Ebrei che essi furono testimoni di Geova Dio? Lo indica dicendo negli stessi due versetti seguenti:
25 “Poiché dunque abbiamo un così gran nuvolo di testimoni che ci circondano, deponiamo anche noi ogni peso e il peccato che facilmente ci avvince, e corriamo con perseveranza la corsa che ci è posta davanti, mentre guardiamo attentamente al capo e perfezionatore della nostra fede, Gesù. Per la gioia che gli era posta davanti egli sopportò un palo di tortura, disprezzando il vituperio, e si è messo a sedere alla destra del trono di Dio”. — Ebr. 12:1, 2.
26. Di chi furono essi un “nuvolo di testimoni” e che cosa lo mostra, chi fu quindi l’autore delle Scritture Ebraico-Aramaiche, e per mezzo di chi?
26 Notate che lo scrittore di Ebrei chiama quelli che menziona o descrive nell’undicesimo capitolo di Ebrei e che precedettero Gesù Cristo un “nuvolo di testimoni”. Ma testimoni di chi? Vi è una sola risposta: di Geova. Infatti, l’ultimo libro della Bibbia, scritto prima della venuta di Gesù Cristo, cioè le profezie di Malachia, menziona Geova quarantotto volte. Gesù Cristo stesso citò queste profezie di Malachia per mostrarne l’ispirazione e l’autenticità quale parte della Parola di Geova. (Matt. 11:7-15; Mal. 3:1; 4:5, 6) Quindi da Mosè a Malachia tutti gli scrittori delle Scritture canoniche furono testimoni di Geova; e tutte tali Scritture ispirate in ebraico e aramaico ebbero per autore Geova e furono fatte scrivere dai suoi testimoni.
CRISTIANI TESTIMONI DI GEOVA
27, 28. (a) Gesù nacque per essere che cosa, e in che modo? (b) A quale governante politico confessò egli questo fatto, e quale titolo guadagnò quindi?
27 I cristiani ebrei ai quali lo scrittore della lettera scrisse erano circondati da tale “nuvolo di testimoni” e fu anche detto loro di rivolgere lo sguardo al “capo e perfezionatore della nostra fede, Gesù”, che subì una morte da martire. Significa questo che anche Gesù fu un testimone di Geova? Sì, Gesù il Figlio di Dio disceso dal cielo nacque nella discendenza della famiglia del re Davide, nella tribù di Giuda, nella nazione d’Israele. Per nascita Gesù fu uno della nazione d’Israele, a cui Geova aveva detto in Isaia 43:10-12: “‘Voi siete i miei testimoni’, dichiara Geova”. Gesù nacque dunque sulla terra per essere testimone di Geova. Egli non volle negare questo fatto, neanche dinanzi al governatore romano Ponzio Pilato, che condannò Gesù a morte. Rispondendo alla domanda di Pilato: “Dunque, sei tu re?” Gesù disse: “Tu devi dire ch’io son re. Per questo scopo io son nato e per questo scopo sono venuto nel mondo. [perché?] per recare testimonianza alla verità”. — Giov. 18:37.
28 Per porre in risalto che Gesù era un testimone, l’apostolo Paolo parla di “Cristo Gesù, che in qualità di testimone fece la giusta dichiarazione pubblica davanti a Ponzio Pilato”. (1 Tim. 6:13) Similmente, l’apostolo Giovanni, scrivendo alle sette congregazioni della provincia dell’Asia, dice: “Abbiate immeritata benignità e pace da . . . Gesù Cristo, ‘il Testimone Fedele, ‘il primogenito dai morti’, e ‘il Governatore dei re della terra’”. — Apoc. 1:4, 5.
29. Come confessò Gesù d’essere un testimone quando parlò a Nicodemo?
29 Inoltre, dalla bocca di Gesù stesso udiamo la sua confessione d’esser testimone di Geova, quando dice a Nicodemo, insegnante giudeo in Israele: “Noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di quel che abbiamo visto, ma voi non ricevete la testimonianza che noi diamo. Se vi ho parlato di cose terrene eppure non credete, come crederete se vi parlerò di cose celesti?” — Giov. 3:11, 12.
30, 31. (a) Come commenta quindi Giovanni che Gesù era un testimone? (b) Come dichiarò Gesù le espressioni di Dio nella sinagoga di Nazaret?
30 Alcuni versetti più avanti l’apostolo Giovanni commenta questo, dicendo: “Colui che viene dal cielo è superiore a tutti. E questo egli attesta, ciò che ha veduto e udito; eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Ma chi l’accetta, per ciò stesso conferma, che Dio è verace. Colui che Dio ha mandato, dice parole di Dio, perché Dio gli concede lo Spirito senza misura”. (Giov. 3:31-34, Na) Gesù disse veramente le parole di Dio in giorno di sabato, quando era nella sinagoga della sua città natale di Nazaret, e lesse la Parola di Dio. Un rotolo d’Isaia, come quello trovato presso il mar Morto nel 1947, gli fu portato dall’inserviente, e Gesù lo aprì al capitolo sessantunesimo, ai versetti primo e secondo, e lesse:
31 “Lo spirito del Signore Geova è su me, perché Geova mi ha unto per dichiarare la buona notizia ai mansueti. Egli mi ha mandato a fasciare quelli che hanno il cuore rotto, a proclamare la libertà a quelli che sono in cattività e il ricupero della vista ai prigionieri; a proclamare l’anno di buona volontà di Geova”. — Isa. 61:1, 2; Luca 4:16-19.
32, 33. (a) Che cosa disse allora Gesù per mostrare d’essere un testimone di Geova? (b) Nel tempio di Gerusalemme, Pietro disse che Gesù era quale profeta?
32 Quindi Gesù commentò: “Oggi questa scrittura che avete appena udita è adempiuta”. Per mostrarne l’adempimento, egli cominciò “a proclamare l’anno di buona volontà di Geova”, per proclamare il quale Geova l’aveva unto. Gesù dimostrò così d’essere un testimone di Geova. (Luca 4:20-22) Dopo che Gesù ebbe dimostrato d’essere un fedele testimone fino alla morte da martire, l’apostolo Pietro disse pubblicamente ad una folla di adoratori di Geova nel tempio di Gerusalemme che Gesù era il profeta che Mosè aveva predetto ad Israele con queste parole:
33 “[Geova] invece susciterà un profeta, come me, dall’intimo tuo, di mezzo ai tuoi fratelli: questo dovrete ascoltare, . . . E [Geova] mi disse: . . . Io susciterò loro un profeta, come te [Mosè], di mezzo ai loro fratelli e metterò le mie parole sulla sua bocca ed egli annunzierà loro tutto quello che gli avrò comandato. Se uno non ascolterà le parole che egli dirà in nome mio [Geova], io stesso gliene domanderò conto”. — Deut. 18:15-19, Na.
34. Essendo un profeta come Mosè, che cosa era costretto ad essere Gesù Cristo, e imitando quindi Gesù che cosa devono essere i suoi seguaci?
34 Quale profeta Mosè fu un preminente testimone di Geova, ed egli dichiarò il nome di Geova anche al potente Faraone d’Egitto. Non solo l’apostolo Pietro, ma anche il martire cristiano Stefano dichiarò che Gesù era il profeta predetto che doveva esser suscitato, uno come Mosè ma più grande di Mosè. (Atti 3:20-23; 7:37, 52, 53) Adempiendo la profezia di Mosè, Gesù Cristo fu un testimone di Geova come lo era stato Mosè ma fu un testimone più grande di Mosè. A Gesù, il più Grande Mosè, tutti i corridori della corsa cristiana vòlti alla vita eterna nel nuovo mondo di Dio sono invitati a prestare attenzione, per imitare Gesù Cristo. (Ebr. 12:1, 2) L’apostolo Paolo disse: “Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo”. (1 Cor. 11:1; 1 Tess. 1:6) È dunque chiara la verità che i veri cristiani, i veri seguaci di Cristo, lo devono imitare essendo testimoni di Geova. I veri cristiani sono testimoni di Geova.
35. (a) I Giudei naturali nacquero per esser testimoni fino alla conversione di chi? (b) Che cosa divenivano i Giudei che lasciavano il giudaismo per seguire il cristianesimo, ma che cosa cessavano d’essere i Giudei che rifiutavano il cristianesimo?
35 Gli apostoli e discepoli giudei di Gesù Cristo furono una prova del fatto che i veri cristiani sono testimoni di Geova Dio. Secondo le parole che Geova stesso rivolse alla nazione d’Israele nel rotolo d’Isaia 43:10-12, al quarantatreesimo capitolo, nei versetti dal decimo al dodicesimo, tutti i Giudei naturali nati prima della conversione al cristianesimo di Cornelio, il primo non Giudeo, nacquero per essere servitori e testimoni di Geova. Quando tali Giudei naturali abbandonarono il giudaismo con le sue tradizioni e divennero cristiani, ai giorni degli apostoli, essi non cessarono d’esser testimoni di Geova. No; essi divennero cristiani testimoni di Geova, come il loro Capo Gesù Cristo, il più Grande Mosè. I Giudei naturali che non vollero accettare Gesù Cristo come il più Grande Mosè cessarono d’esser testimoni di Geova e la classe del “servitore” nazionale di Geova. D’altra parte, i cristiani accettarono le parole di Geova scritte nel rotolo d’Isaia, al cinquantacinquesimo capitolo, al quarto versetto, come inerenti a Gesù Cristo: “Ecco, io l’ho dato come testimone alle nazioni, come condottiero e comandante ai popoli”.
36. Alla Pentecoste che cosa divennero gli unti Giudei?
36 Il giorno della festa di Pentecoste del 33 d.C. i seguaci giudei di Gesù furono unti con lo spirito santo di Geova come lo era stato Gesù stesso. Così essi divennero Giudei spirituali, specialmente unti per costituire la nuova nazione dell’Israele spirituale, la nuova nazione di servitori e testimoni di Geova. — 1 Piet. 2:9.
37. (a) Alla Pentecoste quali scritture ebraiche citò Pietro, e quale commento finale fece su di esse? (b) Che mostrò in tal modo Pietro d’essere?
37 Quando in quel giorno spiegò la diffusione dello spirito santo sui cristiani giudei, l’apostolo Pietro citò le seguenti parole del rotolo delle profezie di Gioele: “Dopo questo, avverrà che io spanderò il mio spirito sopra ogni carne, . . . Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue prima che venga il grande e terribile giorno [di Geova]. E avverrà che chiunque invocherà il nome [di Geova] sarà salvato”. (Gioe. 2:28-32, VR) Pietro citò quindi Salmo 16:8-11, che dice: “Io ho sempre posto [Geova] davanti agli occhi miei; . . . poiché tu non abbandonerai l’anima mia in poter della morte, . . .” (VR) Pietro citò anche Salmo 110:1, che dice: “[Geova] ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io abbia fatto de’ tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi”. (VR) Quindi, commentando queste ispirate scritture, Pietro disse: “Questo Gesù, Iddio l’ha risuscitato, del che noi tutti siamo testimoni. . . . Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio lo ha fatto Signore e Cristo, questo Gesù che voi avete messo al palo”. (Atti 2:14-36) In questo infallibile modo Pietro mostrò fin dal principio che quale Giudeo o Israelita spirituale egli era un unto testimone di Geova, di questo Geova che aveva risuscitato il suo Figlio Gesù Cristo dalla morte e che aveva diffuso il suo spirito santo per mezzo di Gesù Cristo seduto alla Sua destra.
38. Nella sua prima epistola come si classificò Giovanni quale testimone, e come alla fine della Bibbia mostrò Giovanni che Gesù era un testimone?
38 L’apostolo Giovanni era a Gerusalemme con Pietro il giorno della Pentecoste. Giovanni si classificò chiaramente come testimone del solo Dio il cui nome è Geova. In 1 Giovanni 4:14 l’apostolo Giovanni scrive: “Inoltre, noi stessi abbiamo contemplato e rechiamo testimonianza che il Padre [Geova] ha mandato il suo Figlio come Salvatore del mondo”. E nell’ultimo libro della Bibbia, Giovanni cita il glorificato Gesù Cristo, che gli disse nella visione: “Queste cose dice l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio”. “Chi dà testimonianza intorno a queste cose dice: ‘Sì, vengo presto”’. A questo ultimo annuncio, Giovanni risponde: “Amen! Vieni, Signore Gesù”. (Apoc. 3:14; 22:20) Quindi, sino alla fine della Sacra Bibbia, Giovanni pose in risalto che Gesù Cristo era un testimone del suo celeste Padre Geova. E Giovanni attestò d’essere egli stesso un tale testimone di Geova Dio.
39. (a) Da chi e come furono provveduti gli ultimi ventisette libri della Bibbia? (b) Come Pietro pose gli scritti apostolici insieme alle Sacre Scritture ispirate?
39 Giovanni, Pietro e altri testimoni di Geova del primo secolo recarono testimonianza non solo oralmente, ma anche per mezzo di scritti. Come conseguenza furon provveduti ai cristiani gli ultimi ventisette libri della Bibbia, e questi libri furono scritti non in antico ebraico, né in latino, ma in greco comune, lingua internazionale del primo secolo. Geova Dio ispirò otto uomini della sua nuova nazione dell’Israele spirituale, otto unti cristiani giudei, a completare per noi la Sacra Bibbia per la fine del primo secolo. Difatti, l’apostolo Pietro considera per esempio gli scritti ispirati dell’apostolo Paolo insieme al “resto delle Scritture” quando scrive: “Considerate la pazienza del Signore nostro come salvezza, come il nostro diletto fratello Paolo secondo la sapienza datagli vi ha pure scritto, parlando di queste cose come fa anche in tutte le sue altre lettere. In esse, però, ci sono alcune cose difficili a capire, il significato delle quali i non istruiti e gli instabili torcono, come fanno pure del resto delle Scritture, a loro propria distruzione”. — 2 Piet. 3:15, 16.
40. Per mezzo di chi fu iniziata la Sacra Bibbia e per mezzo di chi fu completata, e quindi si può dire che è un libro composto da chi?
40 Perciò la Sacra Bibbia di cui Geova Dio è l’unico Autore fu completata mediante i suoi testimoni, come era anche stata iniziata per mezzo d’essi. Conseguentemente, poiché non vi è posto per alcuna contraddizione scritturale, si può affermare che La Sacra Bibbia è il Libro composto per mezzo dei testimoni di Geova. Come Apocalisse 19:6 esclama: “Alleluja”.
[Note in calce]
a Vedi anche Salmi 135:1; 146:1, SA, nota in calce. La Cyclopædia di MacClintock e Strong, IV Volume, a pagina 32a, dice: “Alleluja (ebr. halleluʹ-yahʹ, הללו־יה, Lodate Jah, cioè Geova!) o (nella sua forma greca) ALLELUʹIAH (’Αλληλούϊα), parola che si trova al principio di molti salmi. . . . Nel grande inno di trionfo cantato in cielo per la distruzione di Babilonia, l’apostolo udì nella visione il coro della moltitudine che era come il suono di potenti tuoni e diceva: ‘Alleluja, poiché il Signore Dio onnipotente regna’, rispondendo alla voce che era venuta dal trono, dicendo: ‘Lodate il nostro Dio, voi tutti, suoi servitori, e voi che lo temete, piccoli e grandi’. (Apoc. XIX, 1-6)”.
b Citazione di The Westminster Version of the Sacred Scriptures (1937). Vedi anche Rotherham, An American Translation, Moffatt, e la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.
c Alcuni eruditi ebrei pronuncerebbero il nome Jahveh o Yahweh. Vedi pagina 25 § 1 della Prefazione della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane.
[Immagine a pagina 306]
Questa copia fotostatica del Rotolo del Mar Morto d’Isaia (DSIa) è la prima delle sue cinquantaquattro colonne di ben preservato scritto ebraico, che si legge da destra a sinistra. Essa contiene il primo capitolo d’Isaia 1:1-26, dal 1º a parte del 26º versetto. Questa pagina iniziale contiene 29 righe e il tetragramma del nome divino, יהוה è ancora leggibile per intero sette volte, nelle righe 3, 10, 12, 13, 21, 27 e per le prime due lettere nel rigo 5.