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CosciaAusiliario per capire la Bibbia
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Le mutande dei sacerdoti d’Israele coprivano i fianchi e le cosce, cioè arrivavano fino al ginocchio, di modo che la loro nudità fosse ben coperta quando prestavano servizio presso il santuario e l’altare di Geova. In caso contrario, sarebbero morti. — Eso. 28:42, 43.
Nel fare un giuramento c’era a volte l’usanza che chi giurava mettesse la mano sotto la coscia di colui a cui faceva il giuramento. (Gen. 24:2-4, 9; 47:29-31) In quanto al significato di ciò, vedi ATTEGGIAMENTI E GESTI (Giuramento). L’usanza di battersi la coscia indicava dispiacere, dolore o rimorso. — Ger. 31:19; Ezec. 21:12.
Poiché gli organi genitali si trovano vicino alla coscia, viene detto che i figli ‛escono dalla parte superiore della coscia’. (Gen. 46:26; Eso. 1:5; Giud. 8:30) Nel caso della donna sospettata dal marito di aver commesso adulterio in segreto, il termine è usato come eufemismo invece degli organi della procreazione. — Num. 5:21-27.
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CoscienzaAusiliario per capire la Bibbia
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Coscienza
[gr. synèidesis; da syn = con e òida = io so; cioè la testimonianza resa alla propria condotta dalla persona stessa].
L’apostolo Paolo spiega in questo modo l’attività della sua coscienza: “La mia coscienza rende testimonianza con me nello spirito santo”. — Rom. 9:1.
La coscienza è innata, essendo stata creata da Dio come parte dell’uomo. È una consapevolezza interiore o percezione del bene e del male che scusa o accusa l’individuo. Quindi la coscienza giudica. Può inoltre essere educata da pensieri e azioni, convinzioni e norme impresse nella mente con lo studio e l’esperienza. In base a queste cose fa un paragone con la condotta che si segue o si intende seguire. Poi la coscienza avverte quando norme e condotta sono in conflitto, a meno che non sia “cauterizzata”, resa insensibile ignorandone di continuo gli avvertimenti. La coscienza può essere una valvola di sicurezza morale, in quanto fa provare piacere o dolore per la propria condotta buona o cattiva.
Fin dall’inizio l’uomo ha avuto una coscienza. Adamo ed Eva lo rivelarono non appena infransero la legge di Dio e si nascosero. (Gen. 3:7) In Romani 2:14, 15 leggiamo: “Tutte le volte che persone delle nazioni che non hanno legge fanno per natura le cose della legge, queste persone, benché non abbiano la legge, sono legge a se stesse. [Costoro] dimostrano come le cose della legge siano scritte nei loro cuori, mentre la loro coscienza rende testimonianza con loro e, nei loro propri pensieri, sono accusati o scusati”. Si vede dunque che la coscienza non è stata eliminata neanche fra i non cristiani. Questo perché tutto il genere umano discende da Adamo ed Eva per mezzo di Noè, in cui la coscienza era innata. Molte leggi delle nazioni sono in armonia con una coscienza cristiana, eppure tali nazioni e legislatori forse non hanno sentito alcuna influenza del cristianesimo. Le leggi seguono i dettami della loro coscienza. Tutti hanno la facoltà della coscienza, e a questa fanno appello la condotta e la predicazione dei cristiani. — II Cor. 4:2.
La coscienza dev’essere illuminata; altrimenti può ingannare. Se non è stata educata secondo giuste norme, secondo la verità, non è una guida sicura. Sul suo sviluppo possono influire in senso negativo l’ambiente, i costumi, l’adorazione e le abitudini. Potrebbe giudicare bene o male le cose in base a tali norme o valori errati. Per esempio, in Giovanni 16:2, Gesù predisse che alcuni sarebbero arrivati al punto di uccidere i servitori di Dio, pensando di rendere un servizio a Lui. Saulo (diventato poi l’apostolo Paolo) era partito effettivamente con intenti omicidi verso i discepoli di Cristo, credendo di servire con zelo Dio. (Atti 9:1; Gal. 1:13-16) Gli ebrei furono indotti in grave errore e si trovarono a combattere contro Dio per mancanza di conoscenza della Sua Parola. (Rom. 10:2, 3; Osea 4:1-3; Atti 5:39, 40) Solo una coscienza dovutamente educata dalla Parola di Dio può fare una giusta valutazione e correggere veramente. (II Tim. 3:16; Ebr. 4:12) Bisogna avere norme stabili, giuste: le norme di Dio.
BUONA COSCIENZA
È importante accostarsi a Geova con coscienza pura. (Ebr. 10:22) Bisogna sforzarsi di continuo per avere una coscienza onesta in tutte le cose. (Ebr. 13:18) Paolo affermò: “Mi esercito continuamente per avere la consapevolezza di non aver commesso nessuna offesa contro Dio e contro gli uomini”. (Atti 24:14, 16) Con queste parole intendeva dire che dirigeva e correggeva di continuo il corso della sua vita secondo la Parola di Dio e gli insegnamenti di Cristo, perché, in ultima analisi, Dio e non la sua coscienza era il suo giudice. (I Cor. 4:4) Seguendo una coscienza educata dalla Bibbia si può incorrere nella persecuzione, ma Pietro dà questo confortante consiglio: “Se qualcuno, per coscienza verso Dio, sopporta cose dolorose e soffre ingiustamente, questa è cosa grata”. (I Piet. 2:19) Il cristiano deve ‛mantenere una buona coscienza’ di fronte all’opposizione. — I Piet. 3:16.
La Legge con i suoi sacrifici animali non poteva rendere nessuno perfetto riguardo alla sua coscienza al punto da potersi considerare senza colpa, ma grazie all’applicazione del riscatto di Cristo a coloro che hanno fede, la loro coscienza può essere purificata. (Ebr. 9:9, 14) Pietro spiega che per ottenere la salvezza bisogna avere una coscienza buona, pura e retta, non eliminando coi propri sforzi il sudiciume della carne, ma facendone richiesta a Dio. — I Piet. 3:21.
RISPETTO PER LA COSCIENZA ALTRUI
Dato che per fare valutazioni giuste la coscienza dev’essere educata secondo la Parola di Dio in modo completo e accurato, una coscienza ineducata può essere debole. Cioè può essere facilmente ferita, oppure la persona può offendersi per le azioni o parole di altri, anche se non hanno fatto nulla di male. Paolo fece degli esempi in merito al mangiare, al bere e all’osservanza di certi giorni più di altri. (Rom. 14:1-23; I Cor. 8:1-13) Al cristiano che ha conoscenza e una coscienza educata è comandato di rispettare e tener conto di chi ha una coscienza debole, non approfittando di ogni sua libertà o insistendo su tutti i suoi “diritti” personali, facendo sempre quello che vuole (Rom. 15:1); perché, dicono le Scritture, chi ferisce la coscienza debole di un altro cristiano ‛pecca contro Cristo’. (I Cor. 8:12) D’altronde Paolo osserva che mentre non voleva far nulla che potesse offendere un fratello debole, inducendolo così a giudicarlo, anche il debole dovrebbe rispettare il proprio fratello, sforzandosi di raggiungere la maturità grazie a maggior conoscenza ed educando la sua coscienza onde non si offenda facilmente, facendogli vedere gli altri sotto una luce sbagliata. — I Cor. 10:29, 30; Rom. 14:10.
CATTIVA COSCIENZA
Si può abusare della coscienza al punto che non è più pura e sensibile per avvertire del pericolo
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