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IavanAusiliario per capire la Bibbia
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Nella profezia di Daniele “Iavan” viene di solito reso dai traduttori “Grecia”, poiché l’adempimento storico degli scritti di Daniele rende chiaro che questo è il significato. (Dan. 8:21; 10:20; 11:2) Lo stesso si può dire della profezia di Zaccaria (520-518 a.E.V.), che prediceva la vittoria dei ‘figli di Sion’ su Iavan (la “Grecia”). — Zacc. 9:13.
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IconioAusiliario per capire la Bibbia
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Iconio
(Icònio).
Antica città dell’Asia Minore a poco più di 1000 m sul livello del mare. Iconio, attualmente chiamata Konya, si trova circa 240 km a S di Ankara al limite SO dell’altopiano centrale della Turchia. Nella zona, bagnata dai corsi d’acqua che scendono dai monti poco più a O, si coltivano grano, barbabietole da zucchero e lino. A Konya ci sono anche molti giardini e frutteti ben irrigati. Anche se durante l’impero di Claudio era chiamata Claudiconio, solo all’epoca di Adriano (nel II secolo E.V.) divenne una colonia romana.
Nel I secolo E.V. Iconio era una delle principali città della provincia romana della Galazia, a cavallo della principale via di comunicazione fra Efeso e la Siria. La popolazione ebraica godeva di una certa influenza. Paolo e Barnaba, dopo esser stati costretti ad andarsene da Antiochia di Pisidia, predicarono nella città di Iconio e nella sua sinagoga, e aiutarono molti ebrei e greci a diventare credenti. Ma quando ci fu un tentativo di lapidarli, da Iconio fuggirono a Listra. Ben presto ebrei di Antiochia e di Iconio giunsero a Listra e aizzarono le folle che lapidarono Paolo. In seguito Paolo e Barnaba andarono a Derbe e poi tornarono coraggiosamente a Listra, Iconio e Antiochia, per rafforzare i fratelli e nominare “anziani” con incarichi di responsabilità nelle congregazioni di quelle città. — Atti 13:50, 51; 14:1-7, 19-23.
Poi, dopo che il problema della circoncisione era stato risolto dagli apostoli e dagli anziani della congregazione di Gerusalemme, sembra che Paolo sia tornato a Iconio. Durante quel secondo viaggio missionario Paolo prese con sé Timoteo, un giovane che aveva un’ottima reputazione fra i fratelli di Listra e di Iconio. — Atti 16:1-5; II Tim. 3:10, 11.
Iconio si trovava al confine tra la Frigia e la Licaonia. Questo può spiegare perché certi scrittori antichi, fra cui Strabone e Cicerone, la includevano nella Licaonia, mentre Senofonte la definì l’ultima città della Frigia. Da un punto di vista geografico, Iconio apparteneva alla Licaonia ma, come rivelano alcune scoperte archeologiche, era di cultura e lingua frigia. Iscrizioni scopertevi nel 1910 indicano che la lingua frigia vi era parlata ancora due secoli dopo l’epoca di Paolo. Appropriatamente dunque lo scrittore di Atti non incluse Iconio nella Licaonia, dove si parlava la “lingua licaonica”. — Atti 14:6, 11.
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IddechelAusiliario per capire la Bibbia
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Iddechel
(Iddèchel) [ebr. Hhiddèqel].
Uno dei quattro fiumi che si diramavano dal fiume che usciva dall’Eden. (Gen. 2:10-14) Nella lingua accadica (assiro-babilonese) era chiamato Idiqlat e in antico persiano Tigra, da cui derivano il nome greco Tìgris e l’italiano Tigri. In arabo moderno si chiama Dijlah. Alcuni l’hanno definito il “fiume gemello” dell’Eufrate, insieme al quale bagna le pianure della Mesopotamia. Sulle rive del Tigri (Iddechel) Daniele ebbe la visione della futura lotta per il potere combattuta dal “re del nord” e dal “re del sud”. — Dan. 10:4, 5; 11:5, 6.
Le sorgenti del Tigri si trovano nell’Armenia centrale (la parte E della moderna Turchia). In genere si ritiene che nell’antichità il Tigri e l’Eufrate avessero separati sbocchi al mare, ma che nel corso dei secoli il limo accumulato abbia riempito la parte alta del golfo così che ora i due fiumi sono uniti. Dopo la confluenza formano un ampio fiume chiamato Shatt al Arab, che scorre per oltre 160 km prima di gettarsi nel Golfo Persico.
L’intero corso del Tigri è lungo circa 1.850 km. In certi punti è largo anche 365 m, ma generalmente è poco profondo e prima di Baghdad è navigabile solo con barche a fondo piatto. Zattere tenute a galla da pelli di pecora o capra gonfiate vengono usate nel corso superiore del fiume. Con una corrente molto più rapida di quella dell’Eufrate, il Tigri è lungo solo due terzi del suo “gemello” e ha minor importanza commerciale.
Una volta entrato nella pianura mesopotamica il Tigri passa per i luoghi dove sorgevano molte antiche città. Sulla riva E di fronte alla moderna Mosul si trovano le rovine dell’antica Ninive. Più a S sulla stessa riva sorgeva Cala, l’odierna Nimrud, e poco più giù, sulla riva O, si trovava l’antica Assur. A breve distanza da Baghdad, sulla riva O, ci sono le rovine di Seleucia, antica capitale della dinastia dei Seleucidi; e sulla riva opposta del fiume c’era Ctesifonte, ritenuta da alcuni la “Casifia” menzionata in Esdra 8:17-20.
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Idolatria, idoloAusiliario per capire la Bibbia
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Idolatria, idolo
Generalmente parlando, idolatria è la venerazione, l’amore, il culto o l’adorazione di un idolo. L’idolo è un’immagine, una rappresentazione o un simbolo di qualche cosa che è oggetto di appassionata devozione, reale o immaginaria. Tale devozione di solito è rivolta a una potenza superiore reale o presunta, sia che a questa sia attribuita un’esistenza propria (come un’organizzazione o un dio animale o umano) o che sia inanimata (come una forza naturale o un oggetto senza vita). L’idolatria in genere richiede qualche formalità, cerimonia o rito.
NON TUTTE LE IMMAGINI SONO IDOLI
La legge di Dio di non fare immagini (Eso. 20:4, 5) non vietava di fare qualsiasi rappresentazione o statua. Questo è indicato dal successivo comando di Geova di fare due cherubini d’oro per il coperchio dell’Arca e di ricamare figure di cherubini sui dieci teli della parte interna della tenda del tabernacolo e sulla cortina che separava il Santo dal Santissimo. (Eso. 25:18; 26:1, 31, 33) Similmente l’interno del tempio di Salomone, i cui piani architettonici furono dati a Davide per ispirazione divina (I Cron. 28:11, 12), era mirabilmente adorno di sculture di cherubini e di rappresentazioni di alberi di palma e fiori. Nel Santissimo di quel tempio c’erano due cherubini di legno di olivastro ricoperto d’oro. (I Re 6:23, 28, 29) Il mare fuso poggiava su dodici tori di rame, e le fiancate dei carri di rame che si usavano nel tempio erano decorate da figure di leoni, tori e cherubini. (I Re 7:25, 28, 29) Dodici leoni erano allineati sui gradini che portavano al trono di Salomone. — II Cron. 9:17-19.
Queste rappresentazioni tuttavia non erano idoli da adorare. Solo i sacerdoti officianti vedevano le figure all’interno del tabernacolo e, in seguito, del tempio. Nessuno tranne il sommo sacerdote entrava nel Santissimo, e questo di norma solo una volta l’anno nel giorno di espiazione. (Ebr. 9:7) Quindi non c’era alcun pericolo che gli israeliti cadessero nel laccio di idolatrare i cherubini d’oro del santuario. Tali rappresentazioni servivano principalmente per raffigurare i cherubini celesti. (Confronta Ebrei 9:24, 25). Che non fossero da venerare è evidente dal
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