Legge
Nelle Scritture Ebraiche il termine che viene tradotto “legge” è nella maggioranza dei casi tohràh, derivato dal verbo hohràh, che significa “dirigere, insegnare, istruire; indicare, mostrare la via”. In alcuni casi è dath, “legge, decreto”. (Dan. 6:5, 8, 15) Nelle Scritture Greche il sostantivo tradotto “legge” è nòmos, dal verbo nèmo, “ripartire, distribuire”.
Geova Dio è il Supremo Legislatore (Isa. 33:22), il Sovrano che delega autorità (Sal. 73:28; Ger. 50:25; Luca 2:29; Atti 4:24; Riv. 6:10) e senza il cui permesso o beneplacito non si può esercitare autorità alcuna. (Rom. 13:1; Dan. 4:35; Atti 17:24-31) Il suo trono è fondato su giustizia e giudizio. (Sal. 97:1, 2) La dichiarata volontà di Dio è legge per le sue creature.
PER GLI ANGELI
Gli angeli, superiori all’uomo, sono soggetti alla legge e ai comandamenti di Dio. (Ebr. 1:7, 14; Sal. 104:4) Geova dà ordini e impone restrizioni anche al suo avversario, Satana. (Giob. 1:12; 2:6) L’arcangelo Michele riconobbe e rispettò la posizione di supremo Giudice che ha Geova dicendo quando disputava col Diavolo: “Ti rimproveri Geova”. (Giuda 9; confronta Zaccaria 3:2). Geova Dio ha sottoposto tutti gli angeli all’autorità del glorificato Gesù Cristo. (Ebr. 1:6; I Piet. 3:22; Matt. 13:41; 25:31; Filip. 2:9-11) Un messaggero angelico fu inviato per ordine di Gesù da Giovanni. (Riv. 1:1) In I Corinti 6:3 l’apostolo Paolo dice che i fratelli spirituali di Cristo sono destinati a giudicare gli angeli.
LEGGE NATURALE
Una delle definizioni di legge data dal Dizionario Garzanti della lingua italiana è “norma costante che regola fatti o fenomeni naturali”. Essendo il Creatore di tutte le cose in cielo e sulla terra (Atti 4:24; Riv. 4:11), Geova ha stabilito leggi che regolano ogni cosa creata. Giobbe 38:10 parla di un “regolamento” imposto al mare; Giobbe 38:12 di ‘comandare al mattino’; Giobbe 38:31-33 richiama l’attenzione sulle costellazioni stellari e sugli “statuti dei cieli”. Lo stesso capitolo indica che Dio controlla luce, neve, grandine, nuvole, pioggia, rugiada e lampi. Proseguendo ai capitoli 39-41, si parla della cura che Dio ha del regno animale; la nascita, i cicli vitali e le abitudini degli animali sono attribuiti a regole stabilite da Dio, non a un adattamento evoluzionistico. Infatti nel creare le diverse forme di vita Dio stabilì la legge che ciascuna doveva riprodursi “secondo la sua specie”, rendendo impossibile un’evoluzione. (Gen. 1:11, 12, 21, 24, 25) Anche l’uomo ha generato figli “a sua somiglianza, a sua immagine”. (Gen. 5:3) In Salmo 139:13-16 si parla dello sviluppo dell’embrione di un bambino nel grembo materno, le cui parti sono ‘scritte nel libro di Geova’ ancor prima di esistere effettivamente. Giobbe 26:7 dice che Geova “sospende la terra sul nulla”. Oggi gli scienziati attribuiscono la posizione della terra nello spazio principalmente all’interazione fra la legge di gravità e la legge della forza centrifuga.
PER ADAMO
Nel giardino di Eden Adamo ed Eva ricevettero da Dio comandi relativi ai loro doveri (1) di riempire la terra, (2) di soggiogarla, (3) di tenere sottoposte tutte le altre creature viventi sulla terra, nel mare e nell’aria. (Gen. 1:28) Ricevettero leggi dietetiche che consentivano loro di nutrirsi di frutta e di vegetazione che portava seme. (Gen. 1:29; 2:16) Tuttavia ad Adamo fu dato un comando che vietava di mangiare dall’albero della conoscenza del bene e del male (Gen. 2:17), comando trasmesso anche a Eva. (Gen. 3:2, 3) Adamo trasgredì e peccò perché violò una legge stabilita. — Rom. 5:14, 17; 4:15.
LEGGI DATE DA DIO A NOÈ E LEGGE PATRIARCALE
Noè ricevette comandamenti relativi alla costruzione dell’arca e alla salvezza della sua famiglia. (Gen. 6:22) Dopo il Diluvio gli furono date leggi che permettevano di aggiungere la carne all’alimentazione dell’uomo; che affermavano la santità della vita e perciò del sangue, in cui è la vita; che proibivano di mangiare sangue; che condannavano l’omicidio e istituivano la pena capitale per tale delitto. — Gen. 9:3-6.
Il patriarca era capo e signore della famiglia. Geova Dio è definito il grande Capofamiglia o Patriarca, il “Padre, al quale ogni famiglia in cielo e sulla terra deve il proprio nome”. (Efes. 3:14, 15) Noè, Abraamo, Isacco e Giacobbe sono patriarchi fra i più notevoli. Con loro Geova ebbe speciali rapporti. Abraamo ricevette il comando di circoncidere tutti i maschi della famiglia come segno del patto che Dio aveva fatto con lui. (Gen. 17:11, 12) Osservò i “comandi”, gli “statuti” e le “leggi” di Geova. Sapeva in che modo Geova praticava giustizia e giudizio e fece rispettare questi comandi alla sua famiglia. — Gen. 26:4, 5; 18:19.
Le leggi osservate dai patriarchi erano generalmente riconosciute e in parte si riflettevano anche nelle leggi delle nazioni dell’epoca, nazioni che discendevano tutte dai tre figli del patriarca Noè. Per esempio, il faraone d’Egitto sapeva che era sbagliato prendere la moglie di un altro (Gen. 12:14-20), come lo sapevano i re filistei nei confronti di Sara e di Rebecca. — Gen. 20:2-6; 26:7-11.
La famiglia era ritenuta responsabile delle violazioni della legge da parte di singoli componenti. Il capo patriarcale rappresentava la famiglia, doveva render conto degli errori commessi dalla sua famiglia e punire i singoli colpevoli. — Gen. 31:30-32.
Matrimonio e primogenitura sotto la legge patriarcale
I genitori prendevano disposizioni per il matrimonio dei figli e delle figlie. (Gen. 24:1-4) Era comune pagare un prezzo per la sposa. (Gen. 34:11, 12) Per gli adoratori di Geova il matrimonio con gli idolatri costituiva una disubbidienza e nuoceva agli interessi della famiglia. — Gen. 26:34, 35; 27:46; 28:1, 6-9.
La primogenitura spettava per eredità al primogenito, che riceveva una parte doppia del patrimonio. Tuttavia il capofamiglia, il padre, poteva trasferirla a un altro figlio. (Gen. 48:22; I Cron. 5:1) Alla morte del padre, il figlio maggiore normalmente diventava il capo patriarcale. Una volta sposati, i figli potevano avere famiglia propria non soggetta all’autorità del padre e loro stessi potevano diventare capifamiglia.
Moralità
La fornicazione era una vergogna ed era punita, specie nel caso di persone fidanzate o sposate (adulterio). (Gen. 38:24-26; 34:7) Il matrimonio del cognato aveva luogo quando un uomo moriva senza figli. Suo fratello poteva prenderne la moglie, e il primo figlio nato dalla loro unione avrebbe ereditato il patrimonio del defunto e avrebbe portato il suo nome. — Gen. 38:6-26.
Proprietà
Sembra che generalmente non esistesse proprietà privata, a parte pochi effetti personali, poiché la famiglia aveva in comune il bestiame, i beni e gli arredi domestici. — Gen. 31:14-16.
Custodia
Chi prometteva di custodire o ‘guardare’ una persona, un animale o una cosa ne era responsabile per legge. (Gen. 30:31) Ruben, primogenito di Giacobbe, doveva rispondere della scomparsa di Giuseppe. (Gen. 37:21, 22, 29, 30) Colui al quale veniva affidato qualcosa da custodire doveva averne sufficiente cura. Doveva risarcire i danni per gli animali che fossero stati rubati, ma non per quelli morti di morte naturale o perduti per cause indipendenti da lui, per esempio sottratti da predoni armati. Se un animale era ucciso da una bestia feroce, chi l’aveva in custodia doveva esibire come prova per essere assolto da ogni responsabilità i resti dell’animale ucciso. — Gen. 37:12-30, 32, 33; Eso. 22:10-13.
Schiavitù
Gli schiavi potevano essere acquistati o essere tali per nascita da genitori già schiavi. (Gen. 17:12, 27) Nella casa patriarcale gli schiavi potevano avere una posizione di grande onore, come l’aveva Eliezer servitore di Abraamo. — Gen. 15:2; 24:1-4.
LEGGE DATA DA DIO A ISRAELE: LEGGE MOSAICA
Geova diede la Legge a Israele nel 1513 a.E.V., nel deserto del Sinai, per mezzo di Mosè quale mediatore. All’inaugurazione della Legge presso il monte Horeb ci fu un’imponente manifestazione della potenza di Geova. (Eso. 19:16-19; 20:18-21; Ebr. 12:18-21, 25, 26) Il patto fu convalidato col sangue di tori e capri. Il popolo portò offerte di comunione e sentì leggere il libro del patto, dopo di che si impegnò a ubbidire a tutto ciò che Geova aveva detto. Molte delle antiche leggi patriarcali furono incorporate nella Legge data per mezzo di Mosè. — Eso. 24:3-8; Ebr. 9:15-21; vedi PATTO.
I primi cinque libri della Bibbia (da Genesi fino a Deuteronomio) sono spesso chiamati “la Legge”. A volte questo termine si riferisce alle intere Scritture Ebraiche ispirate. Generalmente però gli ebrei dividevano le Scritture Ebraiche in tre parti: la “Legge”, i “Profeti” e i “Salmi”. (Luca 24:44) Israele era tenuto a ubbidire anche ai comandi avuti per mezzo dei profeti.
La Legge riconosceva Geova quale Sovrano assoluto e anche Re in senso speciale. Poiché Geova era sia il Dio che il Re di Israele, la disubbidienza alla Legge era una trasgressione religiosa e anche un reato di lesa maestà, un’offesa al Capo dello Stato, a Geova il Re. Si diceva che Davide, Salomone e i loro successori al trono di Giuda sedevano sul “trono di Geova”. (I Cron. 29:23) In Israele i governanti e re umani erano soggetti alla Legge, e se diventavano dispotici dovevano rendere conto a Dio per aver violato la legge. (I Sam. 15:22, 23) Regno e sacerdozio erano separati, e questo favoriva l’equilibrio del potere ed era una salvaguardia contro la tirannia. Ricordava di continuo agli israeliti che Geova era il loro vero Re e Dio. La Legge definiva la relazione di ciascuno con Dio e col prossimo e ciascuno poteva avvicinarsi a Dio grazie alla disposizione del sacerdozio.
Sotto la Legge gli israeliti avrebbero potuto diventare “un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Eso. 19:5, 6) La Legge, che esigeva esclusiva devozione a Geova, proibiva nel modo più assoluto qualsiasi forma di ecumenismo e conteneva regole precise circa l’alimentazione e la purezza religiosa, costituiva un ‘muro di separazione’ che teneva la nazione nettamente separata dalle altre nazioni. (Efes. 2:14) Un ebreo non poteva neanche entrare nella tenda o in casa di un gentile né mangiare insieme ai gentili senza diventare religiosamente impuro. Infatti, quando Gesù era sulla terra, bastava che un ebreo entrasse in un edificio o in una casa gentile per essere considerato impuro. (Giov. 18:28; Atti 10:28) Erano così protetti la santità della vita e la dignità e l’onore della famiglia, del matrimonio e della persona. (Vedi l’unito schema relativo al patto della Legge). Altri vantaggi derivati dalla separazione religiosa prodotta dal patto della Legge erano i benefici per la salute e la protezione da malattie comuni nelle nazioni circostanti. Le leggi sulla purezza morale, l’alimentazione e l’igiene fisica avevano senza dubbio un effetto molto salutare quando gli israeliti le osservavano.
Ma, come dichiarò l’apostolo Paolo, il vero scopo della Legge era quello di “rendere manifeste le trasgressioni, finché arrivasse il seme”. La Legge era un “tutore che conduce a Cristo”. Cristo era il vero obiettivo a cui mirava (“Cristo è il fine della Legge”). La Legge rivelava che tutti gli esseri umani, inclusi gli ebrei, sono sotto il peccato e che la vita non si può ottenere mediante “le opere della legge”. (Gal. 3:19-24; Rom. 3:20; 10:4) Era “spirituale”, da Dio e “santa”. (Rom. 7:12, 14) In Efesini 2:15 è chiamata “la Legge di comandamenti consistente in decreti”. Era una norma perfetta, perciò chi fosse stato in grado di osservarla sarebbe stato perfetto, meritevole di vita. (Lev. 18:5; Gal. 3:12) Dal momento che esseri umani imperfetti non erano in grado di osservarla, la Legge dimostrava che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”. (Rom. 3:23) Solo Gesù Cristo l’ha osservata in modo ineccepibile. — Giov. 8:46; Ebr. 7:26.
La Legge inoltre aveva “un’ombra delle buone cose avvenire”, e le cose a essa connesse erano “rappresentazioni tipiche”, tanto che Gesù e gli apostoli vi ricorsero spesso per spiegare cose celesti e questioni relative alla dottrina e alla condotta cristiana. Costituisce dunque per il cristiano un’importante e necessaria materia di studio. — Ebr. 10:1; 9:23.
Gesù disse che l’intera Legge dipendeva da due comandamenti: amare Dio e amare il prossimo. (Matt. 22:35-40) L’interessante è che nel libro di Deuteronomio (dove la Legge fu un po’ modificata tenendo conto della nuova situazione in cui si sarebbe trovato Israele una volta stabilito nella Terra Promessa) ricorrano più di venti volte i termini ebraici per “amore”, “amato”, ecc.
Le Dieci Parole (Eso. 34:28), o Dieci Comandamenti, erano la parte fondamentale della Legge, ma erano inseparabilmente unite ad altre seicento leggi circa, tutte altrettanto valide e vincolanti per gli israeliti. (Giac. 2:10) I primi quattro dei Dieci Comandamenti definivano la relazione dell’uomo con Dio; il quinto, con Dio e con i genitori; gli ultimi cinque, coi propri simili. Questi ultimi erano elencati in ordine di gravità secondo il danno arrecato al prossimo: assassinio, adulterio, furto, falsa testimonianza e concupiscenza o desiderio egoistico. Il Decimo Comandamento distingue la Legge dalle leggi di tutte le altre nazioni in quanto proibisce il desiderio egoistico, divieto che solo Dio in realtà poteva far rispettare, e così andava alla radice della violazione di tutti gli altri comandamenti. — Eso. 20:2-17; Deut. 5:6-21; confronta Efesini 5:5; Colossesi 3:5; Giacomo 1:14, 15; I Giovanni 2:15-17.
La Legge conteneva molti principi e norme fondamentali. Ma i giudici avevano ampia libertà di investigare e considerare i motivi e i pensieri dei violatori, insieme alle circostanze in cui era avvenuta la violazione. Il trasgressore volontario, irrispettoso o impenitente era trattato con la massima severità. (Num. 15:30, 31) In altri casi si poteva infliggere una condanna più mite. Per esempio, mentre l’assassino si doveva senz’altro mettere a morte, per l’omicida involontario si poteva avere misericordia. (Num. 35:15, 16) Se un toro abituato a cozzare uccideva un uomo, il suo proprietario poteva essere messo a morte; oppure i giudici potevano esigere un riscatto. (Eso. 21:29-32) La differenza fra il furto premeditato e la trasgressione confessata spontaneamente spiega perché la pena stabilita in Esodo 22:7 differisce da quella di Levitico 6:1-7. — Vedi l’accluso schema.
LEGGE DELLA COSCIENZA
La Bibbia spiega che questa deriva dall’avere ‘la legge scritta nel proprio cuore’. Coloro che non sono sotto una diretta legge di Dio, come la Legge data per mezzo di Mosè, sono ‘legge a se stessi’, in quanto la loro coscienza ‘li accusa o li scusa’ nei loro stessi pensieri. (Rom. 2:14, 15) Molte giuste leggi del mondo pagano riflettono questa coscienza, posta in origine nel comune antenato Adamo e tramandata per mezzo di Noè. — Vedi COSCIENZA.
“LEGGE DEL CRISTO”
Paolo scrisse: “Continuate a portare i pesi gli uni degli altri, e così adempite la legge del Cristo”. (Gal. 6:2) Anche se il patto della Legge ebbe termine alla Pentecoste del 33 E.V. (“siccome è cambiato il sacerdozio, v’è di necessità anche un cambiamento di legge” [Ebr. 7:12]), i cristiani sono “sotto la legge verso Cristo”. (I Cor. 9:21) Questa legge è definita “legge perfetta che appartiene alla libertà”, “legge di un popolo libero”, “legge della fede”. (Giac. 1:25; 2:12; Rom. 3:27) Dio aveva fatto predire dal profeta Geremia tale nuova legge parlando di un nuovo patto e di scrivere la sua legge nel cuore del suo popolo. — Ger. 31:31-34; Ebr. 8:6-13.
A somiglianza di Mosè, mediatore del patto della Legge, Gesù Cristo è Mediatore del nuovo patto. Mosè mise per iscritto la Legge, Gesù invece non scrisse personalmente una legge. Parlò e impresse la sua legge nella mente e nel cuore dei discepoli. Neanche i suoi discepoli stabilirono un codice di leggi per i cristiani, con articoli e commi vari. Comunque le Scritture Greche Cristiane sono piene di leggi, comandamenti e decreti che il cristiano deve osservare. — Riv. 14:12; I Giov. 5:2, 3; 4:21; 3:22-24; II Giov. 4-6; Giov. 13:34, 35; 14:15; 15:14.
Gesù diede ai discepoli il comando di predicare la ‘buona notizia del regno’. Tale comando si trova in Matteo 10:1-42; Luca 9:1-6; 10:1-12. In Matteo 28:18-20 venne dato ai discepoli di Gesù il nuovo comando di predicare non solo agli ebrei, ma a tutte le nazioni, per fare discepoli e battezzarli con un nuovo battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate”. Perciò, con l’autorizzazione di Dio, Gesù insegnava e dava ordini mentre era sulla terra (Atti 1:1, 2) e anche dopo la risurrezione. (Atti 9:5, 6; Riv. 1:1-3) L’intero libro di Rivelazione consiste di profezie, comandi, esortazioni e istruzioni per la congregazione cristiana.
La “legge del Cristo” riguarda l’intera vita e attività del cristiano. Con l’aiuto dello spirito di Dio il cristiano può seguire i comandi e ricevere un giudizio favorevole in base a tale legge, “la legge di quello spirito che dà vita unitamente a Cristo Gesù”. — Rom. 8:2, 4.
“LEGGE DI DIO”
L’apostolo Paolo dice che due fattori influiscono sul combattimento del cristiano, la “legge di Dio”, la “legge della mia mente” o “legge di quello spirito che dà vita” da una parte, e la “legge del peccato” o “legge del peccato e della morte” dall’altra. Paolo descrive il conflitto, dicendo che la carne decaduta soggetta al peccato è schiava della “legge del peccato”. “Rivolgere la mente alla carne significa morte”, ma “Dio, mandando il proprio Figlio nella somiglianza della carne peccaminosa e riguardo al peccato, condannò il peccato nella carne”. Con l’aiuto dello spirito di Dio il cristiano che esercita fede in Cristo, mette a morte le abitudini proprie del corpo e vive secondo i dettami dello spirito può vincere la battaglia e avere vita. — Rom. 7:21—8:13.
LEGGE DEL PECCATO E DELLA MORTE
L’apostolo Paolo sostiene che, a motivo del peccato di Adamo padre del genere umano, ‘la morte ha regnato’ da Adamo fino al tempo di Mosè (quando è stata data la Legge), e che la Legge ha reso manifeste le trasgressioni, imputando agli uomini il peccato. (Rom. 5:12-14; Gal. 3:19) La norma o legge del peccato, che opera nella carne imperfetta, ha potere su questa e la spinge a violare la legge di Dio. (Rom. 7:23; Gen. 8:21) Il peccato provoca la morte. (Rom. 6:23; I Cor. 15:56) La legge di Mosè non poteva vincere il peccato e la morte, ma la vittoria e la libertà si hanno grazie all’immeritata benignità di Dio mediante Gesù Cristo. — Rom. 5:20, 21; 6:14; 7:8, 9, 24, 25.
“LEGGE DELLA FEDE”
La “legge della fede” è contrapposta a “quella delle opere”. L’uomo non può conseguire la giustizia con le proprie opere o con quelle della legge di Mosè, come se la giustizia ripagasse le opere, mentre la giustizia deriva dalla fede in Gesù Cristo. (Rom. 3:27, 28; 4:4, 5; 9:30-32) Giacomo dice però che tale fede dev’essere accompagnata da opere che siano il risultato della fede e in armonia con la fede. — Giac. 2:17-26.
LEGGE DEL MARITO
La donna sposata deve osservare la “legge del marito”. (Rom. 7:2; I Cor. 7:39) Il principio dell’autorità del marito è rispettato nell’intera organizzazione di Dio e vige sia fra coloro che adorano Dio che presso molti altri popoli. Dio ha la posizione di un marito per la sua “donna”, la “Gerusalemme di sopra”. (Gal. 4:26, 31; Riv. 12:1, 4-6, 13-17) L’organizzazione nazionale ebraica aveva con Geova la relazione che una moglie ha col proprio marito. — Isa. 54:5, 6; Ger. 31:32.
Sotto la legge patriarcale il marito era il capo indiscusso della famiglia, la moglie era sottomessa, anche se poteva dare suggerimenti soggetti all’approvazione del marito. (Gen. 21:8-14) Sara chiamava Abraamo “signore”. (Gen. 18:12; I Piet. 3:5, 6) La donna si copriva il capo in segno di sottomissione al suo marito e capo. — Gen. 24:65; I Cor. 11:5.
La Legge data a Israele prevedeva la sottomissione della moglie. I voti che faceva erano soggetti all’approvazione o all’annullamento da parte del marito. (Num. 30:6-16) La moglie non riceveva eredità, anzi faceva parte dell’eredità terriera, e nel caso che l’eredità fosse riacquistata da un parente prossimo, lei vi era inclusa. (Rut 4:5, 9-11) Non poteva divorziare dal marito, mentre il marito aveva diritto di divorziare dalla moglie. — Deut. 24:1-4.
Nell’ordinamento cristiano la donna deve riconoscere la posizione dell’uomo e non usurparla. L’apostolo Paolo dice che la donna sposata è sotto la legge del marito finché questi è in vita, ma spiega che alla morte di lui essa è libera, e quindi non è adultera se si risposa. — Rom. 7:2, 3; I Cor. 7:39.
“LEGGE REGALE”
La “legge regale” è la legge di Geova il gran Re. (Giac. 2:8) Il filo conduttore del patto della Legge era l’amore, e “devi amare il tuo prossimo come te stesso” era il secondo dei comandamenti da cui dipendevano tutta la Legge e i Profeti. (Matt. 22:37-40) I cristiani, pur non essendo sotto il patto della Legge, sono soggetti alla legge del Re Geova e di suo Figlio, il Re Gesù Cristo, sotto il nuovo patto.
ALCUNI ASPETTI DEL PATTO DELLA LEGGE
I ORDINAMENTO CIVILE
A. Geova Dio è il Sovrano Supremo
1. Capo dell’ordinamento amministrativo, legislativo e giudiziario, e Capo della religione (Isa. 33:22)
2. L’unico che ha diritto di delegare autorità governativa (Dan. 4:25, 35; 7:13, 14)
3. “Non devi mai avere altri dèi contro la mia faccia”, cioè in atto di sfida contro di me (Deut. 5:7; Eso. 20:3)
4. Proibita l’idolatria (Eso. 20:4-6; Deut. 5:8-10)
a. L’idolatria era lesa maestà, tradimento contro il potere sovrano dello stato, ribellione (Eso. 22:20; Deut. 8:19)
b. Non si dovevano menzionare nomi di altri dèi (Eso. 23:13)
c. Israeliti non avevano visto alcuna forma di Dio da poter riprodurre (Deut. 4:15-20)
B. Vietate le usanze della falsa adorazione
1. Accorciare le basette o tagliare le estremità della barba (Lev. 19:27)
2. Farsi incisioni nella carne per i morti (Lev. 19:28)
3. Tatuaggi (Lev. 19:28)
4. Radersi il capo per i morti (Deut. 14:1) (queste quattro erano azioni connesse con usanze religiose pagane) (Ger. 48:36, 37)
5. Piantare un albero come palo sacro vicino all’altare di Geova (Deut. 16:21)
6. Non si dovevano preservare statue di pietra, immagini e alti luoghi sacri per i cananei (Num. 33:51, 52; Deut. 7:25)
7. Portare in casa propria cose detestabili, destinate alla distruzione (Deut. 7:26; 13:17)
8. Parlare di ribellione contro Geova come falso profeta (Deut. 13:5)
9. La falsa adorazione, chiunque fosse a promuoverla, comportava la pena di morte (Deut. 13:6-10; 17:2-7)
10. Le città che passavano alla falsa adorazione si dovevano distruggere (nulla si poteva prendere dalla città; si doveva bruciare tutto tranne oro, argento, rame, ferro da depositare nel tesoro del santuario di Geova) (Deut. 13:12-16; Gios. 6:19, 24)
11. Chi dedicava un figlio ad altri dèi era punito con la morte (Lev. 18:21, 29)
12. Contatti con altre religioni
a. Vietato ogni patto con divinità o nazioni cananee (Eso. 23:32; 34:12)
b. Vietato seguire statuti d’Egitto o di Canaan (Lev. 18:3-5)
C. Governo di Israele
1. Re scelto da Geova, non eletto; non poteva essere uno straniero (Deut. 17:15)
a. Non accrescere numero dei propri cavalli (Deut. 17:16)
b. Non moltiplicare le mogli né accumulare argento e oro (Deut. 17:17)
c. Scrivere personalmente copia della legge di Geova e leggerla ogni giorno (Deut. 17:18, 19)
2. Funzionari di grado inferiore
a. Capitribù (Num. 1:4, 16, 44)
b. Funzionari, capi di migliaia e di centinaia (Num. 31:14)
c. Altri capi di cinquantine e di decine (Eso. 18:21, 25)
3. Rispetto per i governanti (Eso. 22:28)
D. Censimento fatto da Mosè per ordine di Geova (Num. 1:1-3; 3:14, 15; 4:1-3; 26:2)
1. Nel censimento fatto dopo l’esodo dall’Egitto tutti gli uomini dai vent’anni in su furono tassati per mezzo siclo. (Eso. 30:11-16) Anche se ci possono essere stati, non si ha notizia di atri censimenti ordinati da Geova
E. Congregazione di Israele: privilegi e doveri degli israeliti, entrare nell’area del tempio, partecipare alla pasqua, ecc.
1. Tutti gli ebrei di sesso maschile avevano diritto alla cittadinanza, con le seguenti eccezioni:
a. Nessun evirato mediante schiacciamento dei testicoli o mutilazione del membro virile (Deut. 23:1)
b. Nessun figlio illegittimo né i suoi discendenti fino alla decima generazione (Deut. 23:2)
2. Nessun uomo di Ammon o di Moab a tempo indefinito, perché non avevano mostrato ospitalità anzi si erano opposti a Israele durante l’esodo dall’Egitto (Deut. 23:3-6)
3. Non bisognava detestare gli edomiti
4. Ammessi gli egiziani della terza generazione discendenti da quelli vissuti come residenti forestieri in Israele (Deut. 23:7, 8)
F. Forestieri
1. Tre categorie:
a. Residente forestiero circonciso
b. Residente forestiero incirconciso o avventizio nel paese (Lev. 25:47)
c. Straniero incirconciso di passaggio o temporaneamente residente nel paese (Deut. 15:3)
2. Non si doveva maltrattarli (Eso. 22:21; 23:9; Lev. 19:33, 34; Deut. 24:17)
3. Il residente forestiero circonciso doveva osservare la Pasqua (Eso. 12:48, 49; Num. 9:14); doveva offrire sacrifici (Num. 15:14-16)
4. Forestieri non potevano avere schiavi ebrei permanenti; israeliti erano schiavi di Geova, a cui apparteneva la terra loro affidata (Lev. 25:47-49, 55)
5. L’esenzione dall’imposizione di pagare un debito nel se timo anno non si applicava agli stranieri (Deut. 15:1-3); si poteva richiedere loro un interesse (Deut. 23:20)
6. Al residente forestiero incirconciso o allo straniero si poteva dare o vendere un animale morto, perché non erano adoratori di Geova e mangiandone non violavano la propria coscienza (Deut. 14:21)
(Il residente forestiero circonciso aveva dunque l’obbligo di ubbidire all’intera Legge, ma anche lo straniero incirconciso non poteva trasgredire le fondamentali leggi del paese).
G. Schiavi e schiavitù
1. Gli schiavi potevano essere comprati o alcuni si riducevano alla schiavitù per i debiti (Eso. 21:2; Lev. 25:39, 45, 47, 48); oppure uno poteva essere venduto se non era in grado di risarcire un furto (Eso. 22:3)
2. Stranieri, residenti forestieri e avventizi potevano essere schiavi permanenti, gli ebrei no. (Lev. 25:44-46) Vedi però il punto 4 che segue
3. Schiavo ebreo liberato nel settimo anno di schiavitù o nell’anno del Giubileo, nel caso venisse prima. Mentre era schiavo veniva trattato come un lavoratore salariato, con benignità (Eso. 21:2; Deut. 15:12; Lev. 25:10)
a. Se già ammogliato, la moglie era liberata con lui (Eso. 21:3)
b. Se il padrone gli dava moglie (evidentemente straniera) mentre era in schiavitù, solo lui era liberato; se tale moglie gli aveva dato dei figli, lei e i figli rimanevano proprietà del padrone (Eso. 21:4)
4. Nel settimo anno di schiavitù, anno della sua remissione, lo schiavo ebreo, se lo desiderava, poteva rimanere col padrone (Eso. 21:5, 6; Deut. 15:16, 17)
5. Se un ebreo vendeva sua figlia a un altro ebreo, questi poteva prenderla come concubina; in caso contrario poteva essere affrancata ma non venduta a uno straniero. Se però il padrone la dava in moglie a suo figlio, doveva essere trattata come una figlia. Il figlio non doveva privarla di sostentamento, vestiario e debito coniugale, neanche se prendeva un’altra moglie. In caso contrario, doveva essere rimessa in libertà senza pagare riscatto (Eso. 21:7-11)
6. Schiavi non ebrei potevano passare di padre in figlio (Lev. 25:44-46)
7. Le donne prigioniere erano considerate come bottino (Deut. 20:14); potevano essere prese come schiave (Giud. 5:30) oppure i soldati le potevano prendere in moglie dopo aver fatto i passi necessari. Se in seguito dispiaceva al marito, si doveva mandarla via come desiderava l’anima di lei (Deut. 21:10-14)
8. Lo schiavo poteva essere bastonato dal padrone (Eso. 21:20, 21); se veniva, storpiato, era rimesso in libertà (Eso. 21:26, 27)
9. Se lo schiavo moriva sotto le percosse del padrone, questi poteva essere messo a morte per vendicare lo schiavo oppure i giudici potevano stabilire la pena (Eso. 21:20, 21; Lev. 24:17)
10. Gli schiavi di sesso maschile dovevano tutti essere circoncisi (Gen. 17:12; Eso. 12:44)
11. Schiavi circoncisi potevano mangiare la pasqua; schiavi dei sacerdoti potevano mangiare cose sante (Eso. 12:43, 44; Lev. 22:10, 11)
12. Trenta sicli era il compenso dato al padrone di uno schiavo incornato da un toro (Eso. 21:32)
13. L’ebreo che si fosse venduto schiavo a un residente forestiero o a un avventizio poteva essere ricomprato in qualunque momento da chi aveva il diritto di ricompra o poteva farlo da sé, per l’ammontare stabilito in base agli anni rimasti fino al Giubileo o fino al settimo anno, l’anno di remissione (Lev. 25:47-52; Deut. 15:12)
14. Nel liberare uno schiavo ebreo, il padrone gli doveva fare un dono secondo le sue possibilità (Deut. 15:13-15)
15. Proibito il ritorno coatto di uno schiavo fuggito (evidentemente uno schiavo fuggito dal padrone in un paese straniero, che cercava rifugio in Israele) (Deut. 23:15, 16)
II LEGGI MILITARI
A. Le guerre erano guerre di Geova (Num. 21:14; II Cron. 20:15); perciò prima di combattere i soldati si dovevano santificare (I Sam. 21:1-6; confronta Levitico 15:16, 18)
B. Età dei soldati: dai vent’anni in su (Num. 1:2, 3; 26:1-4) (secondo Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, Libro III, cap. XII, 4, prestavano servizio fino a cinquant’anni)
C. Esonerati dal servizio militare
1. I leviti, quali ministri di Geova (Num. 1:47-49; 2:33)
2. L’uomo che non aveva inaugurato una casa appena costruita (Deut. 20:5)
3. L’uomo che non aveva usufruito di una vigna appena piantata (Deut. 20:6) (questi ultimi due casi secondo il principio che l’uomo ha diritto di godere il frutto del proprio lavoro [Eccl. 2:24; 3:12, 13)
4. L’uomo che si era fidanzato e non si era ancora sposato. Appena sposato era esonerato ancora per un anno (in base al diritto di avere un erede e vedere tale erede) (Deut. 20:7; 24:5)
5. L’uomo che aveva paura, perché poteva scoraggiare i commilitoni (Deut. 20:8; Giud. 7:3)
D. Poiché i soldati erano santificati per la guerra, l’accampamento doveva essere puro (Deut. 23:9-14)
1. Nell’accampamento non erano ammesse donne, perché durante una campagna ci si doveva astenere dai rapporti sessuali. Questo garantiva purezza religiosa e fisica (Lev. 15:18; I Sam. 21:5; II Sam. 11:6-11)
2. Non si doveva usare violenza alle donne del nemico, perché ciò sarebbe stato fornicazione; non si potevano sposare tali donne sino alla fine della campagna. Questo non solo assicurava purezza religiosa ma favoriva anche la resa del nemico, sicuro che le donne non sarebbero state molestate (Deut. 21:10-13)
E. Misure militari contro città nemiche
1. Se la città attaccata faceva parte di una delle sette nazioni di Canaan menzionate in Deuteronomio 7:1, non si poteva negoziare la resa, ma tutti gli abitanti dovevano essere votati alla distruzione, donne e bambini inclusi. (Deut. 20:15-17; Gios. 11:11-14; Deut. 2:32-34; 3:1-7) Se rimanevano nel paese, potevano mettere a repentaglio la relazione di Israele con Geova Dio; egli li aveva lasciati vivere nel paese finché la loro iniquità era giunta a compimento. (Gen. 15:13-21) Fatta eccezione per Gerico (primizia della conquista del paese, città votata a Geova da cui non si doveva prendere bottino), i soldati israeliti potevano prendere spoglie dalle città di quelle nazioni (Gios. 11:14)
2. Nelle città non appartenenti alle sette nazioni, si dovevano prima annunciare termini di pace. (Deut. 20:10, 15) Se la città si arrendeva, gli abitanti erano messi ai lavori forzati. Se non si arrendevano, tutti i maschi e tutte le donne non più vergini venivano uccisi, le altre erano prese prigioniere. (Deut. 20:11-14; confronta Numeri 31:7, 17, 18). Uccidendo tutti gli uomini si evitava il pericolo che poi la città si ribellasse e anche il matrimonio di questi con israelite. Tali misure contribuivano anche a eliminare adorazione fallica e malattie fra gli israeliti
3. Gli alberi da frutto non si dovevano abbattere e usare per opere d’assedio (Deut. 20:19, 20)
4. I cavalli venivano azzoppati perché non fossero utilizzabili in combattimento, poi venivano uccisi; i carri venivano bruciati (Gios. 11:6)
III ORDINAMENTO GIUDIZIARIO
A. Sacerdoti, re e altri giudici nominati sedevano in giudizio (Eso. 18:25, 26; Num. 11:16, 17, 24, 25; Deut. 16:18; 17:8, 9; I Re 3:6, 9-12; II Cron. 19:5, 8-11)
B. Essere davanti ai giudici era come essere davanti a Geova (Deut. 1:17; 19:16, 17)
C. Tutte le cause semplici venivano sottoposte ai giudici. A volte questi potevano giudicare casi di omicidio. Nei tribunali di grado inferiore si impiegavano largamente leviti (Eso. 18:21, 22; Deut. 25:1, 2; I Cron. 23:3, 4; II Cron. 19:8-10)
D. Se il tribunale inferiore non poteva prendere una decisione, la causa era sottoposta a un tribunale superiore (Eso. 18:25, 26; Deut. 1:17; 17:8-11; I Re 3:16, 28)
E. Casi eccezionali o difficili erano sottoposti ai sacerdoti
1. Casi di gelosia o di infedeltà della moglie (Num. 5:12-15)
2. Quelli in cui un testimone accusava qualcuno di rivolta (Deut. 19:16, 17)
3. Qualunque azione violenta, o che aveva provocato spargimento di sangue, difficile da risolvere, o su cui c’era disaccordo (Deut. 17:8, 9; 21:5)
4. Se un uomo veniva trovato ucciso in un campo e l’omicida non poteva essere identificato, dovevano intervenire i sacerdoti insieme agli anziani della città più vicina al luogo del delitto (Deut. 21:1-9)
F. L’omicida involontario poteva fuggire in una città di rifugio. Poi veniva processato davanti all’assemblea che aveva giurisdizione sul luogo del presunto incidente. Se si trattava davvero di una disgrazia, l’omicida involontario era rimandato nella città di rifugio. Se aveva manifestato volontà omicida, veniva messo a morte (Gios. 20:1-6; Num. 35:12, 22-25; Deut. 19:4-7)
G. Per stabilire la verità ci volevano almeno due testimoni oculari (Deut. 17:6; 19:15; Num. 35:30)
1. Il testimone doveva attestare ciò che sapeva, non doveva riferire notizie non vere (Lev. 5:1; Prov. 29:24; Eso. 23:1)
2. I testimoni dovevano essere i primi a colpire e a mettere a morte il colpevole. Questo produceva zelo per la giustizia in Israele e scoraggiava testimonianze false, frettolose o poco accurate (Deut. 17:7)
H. Il padre non poteva essere messo a morte per il peccato di suo figlio né un figlio per il peccato del padre (Deut. 24:16)
I. Si ricorreva all’arresto solo finché il caso era deciso da Geova. La Legge non prevedeva pene detentive. (Lev. 24:11-16, 23; Num. 15:32-36) In seguito, col declino della nazione, e in tempi di dominazione gentile, venivano inflitte pene detentive (II Cron. 18:25, 26; Ger. 20:2; 29:26; Esd. 7:26)
L. Punizione limitata a quaranta colpi, per non disonorare il colpevole (Deut. 25:1-3)
M. Pena di morte, di solito mediante lapidazione. (Deut. 13:10) Dopo la lapidazione a volte il cadavere del criminale veniva appeso a un palo in quanto maledetto e come esempio ammonitore (Deut. 21:22, 23)
N. Rogo: il cadavere del criminale giustiziato veniva bruciato come qualcosa di detestabile (Gios. 7:24, 25)
O. Legge del taglione: punizione uguale alla lesione inflitta (Lev. 24:17-21)
P. Risarcimento
1. Per aver lasciato pascolare gli animali nel campo o nella vigna altrui: compensare col meglio del proprio campo o vigneto (perché il proprietario degli animali ci guadagnava con quello che mangiavano) (Eso. 22:5)
2. Per aver acceso un fuoco che aveva danneggiato la proprietà altrui: compenso (Eso. 22.6)
3. Per l’uccisione di un animale domestico: compenso completo (Lev. 24:18, 21)
4. Se un animale ne uccideva un altro: sia l’animale vivo che quello morto venivano venduti e si divideva il ricavato (Eso. 21:35)
5. Se un toro aveva l’abitudine di cozzare ma non era sorvegliato: il proprietario doveva darlo come compenso per quello morto, che diventava suo (poteva venderlo) (Eso. 21:36; vedi sotto IV, F, 9)
6. Peccato involontario contro cose sante di Geova (Lev. 5:15, 16)
a. Appropriazione involontaria per proprio uso di “cose sante”, come decime, primizie, sacrifici, ecc.
b. Confessione (confronta Levitico 5:5, 16) c. Compenso più 20 per cento da dare al santuario, oltre a un montone come offerta per la colpa, secondo il valore calcolato (evidentemente il valore stabilito dal sacerdote in base alla gravità della colpa)
7. Chi ingannava il proprio “compagno” (NW) circa qualcosa a lui affidata o depositata presso di lui o circa una rapina, o menzogna circa una cosa ritrovata e falso giuramento su cose del genere (Lev. 6:2-7)
a. Confessione (confronta Levitico 5:5; 6:5)
b. Restituzione al proprietario, più il 20 per cento (confronta Matteo 5:23, 24); se il “compagno” era morto o introvabile, il pagamento andava a uno stretto parente; se non c’era un parente il pagamento andava al santuario (Num. 5:6-8)
c. Offerta di un montone secondo il valore calcolato (evidentemente il valore stabilito dal sacerdote in base alla gravità della colpa)
8. Perdita di un animale caduto in un pozzo: compenso, ma l’animale morto andava al proprietario del pozzo (che lo poteva vendere per rifarsi in parte del danno) (Eso. 21:33, 34)
Q. Depositi
1. Denaro o altri oggetti affidati in custodia
a. Qualora fossero stati rubati, il ladro se veniva scoperto doveva rendere il doppio (Eso. 22:7)
b. Se non si scopriva il ladro, il padrone di casa doveva giurare di non aver preso nulla. Il proprietario dell’oggetto doveva accettare questo giuramento e non era richiesto compenso (Eso. 22:8, 10, 11)
c. Se era andato perduto un animale, o qualche cosa di identificabile, chi se n’era impossessato illegalmente doveva rendere il doppio (Eso. 22:9)
2. Se un asino, un toro, una pecora o un qualsiasi animale domestico affidato a qualcuno moriva, era ferito o portato via (disperso o preso da predoni) mentre nessuno guardava (non c’erano testimoni oculari), chi l’aveva in custodia doveva giurare di non averlo preso, e non era richiesto compenso (Eso. 22:10, 11)
a. Se l’animale gli veniva rubato, doveva dare compenso (Eso. 22:12) (di solito gli animali erano tenuti in un recinto o sorvegliati di notte)
b. Se l’animale era stato sbranato da una bestia feroce, doveva presentarlo come prova, ma non era richiesto compenso (Eso. 22:13)
3. Animale preso a prestito per proprio uso
a. Se rimaneva ferito o moriva in assenza del proprietario, era richiesto un compenso (Eso. 22:14)
b. Se il proprietario era presente, non era richiesto compenso (Eso. 22:15)
c. Se preso a nolo, doveva essere incluso nel nolo (perché il proprietario riceveva denaro per il noleggio dell’animale); nessun compenso (Eso. 22:15)
IV DIRITTO PENALE
A. Vietato corrompere con regali (Eso. 23:8; Deut. 16:19; 27:25)
B. Vietato lo spergiuro. (Deut. 5:20; Eso. 20:16; 23:1; Lev. 19:12; Deut. 19:16-20) Se lo spergiuro consisteva in una falsa accusa contro un altro, il falso testimone doveva essere punito (Deut. 19:18, 19)
C. Violazione volontaria della legge e oltraggio a sacerdoti o giudici erano puniti con la morte (Num. 15:30, 31; Deut. 17:12, 13)
D. Vietato ostacolare o travisare la giustizia (Eso. 23:1, 2, 6, 7; Lev. 19:15, 35; Deut. 16:19)
E. Crimini contro Geova Dio
1. Bestemmia; pena di morte (Lev. 24:16)
2. Apostasia, sacrifici ad altri dèi; pena di morte (Eso. 22:20; Deut. 13:6-11)
3. Stregoneria e spiritismo; entrambi comportavano la pena di morte (Eso. 22:18; Deut. 18:10-12)
4. Falsi profeti erano messi a morte (Deut. 13:1-5; 18:20-22)
5. Profanazione del sabato: violazione del quarto comandamento; pena di morte (Num. 15:32-36)
6. Giurare il falso in nome di Dio (Lev. 19:12)
F. Crimini contro la persona o il patrimonio (Vedi anche punto III, P, “Risarcimento”)
1. Assassinio, violazione del sesto comandamento; pena di morte. (Eso. 20:13; Deut. 5:17; confronta Genesi 9:6). Odio manifestato in passato era una prova a carico dell’omicida il quale sosteneva che la morte era avvenuta per disgrazia (Deut. 19:4-6)
2. Figlio incorreggibilmente ribelle, o che colpiva o malediva padre o madre; pena di morte (Eso. 21:15, 17; Lev. 20:9; Deut. 21:18-21)
3. Donna incinta colpita involontariamente durante lotta fra due uomini: legge del taglione se l’incidente era mortale; in caso contrario, risarcimento dei danni stabilito dal proprietario della donna (Eso. 21:22-25)
4. Ferite non mortali. Pena: compenso per il tempo perduto dal lavoro (Eso. 21:18, 19)
5. Fornicazione con serva destinata a un altro uomo, ma non ancora riscattata o liberata: non era richiesta pena di morte, ma una offerta per la colpa a Geova e punizione stabilita dai giudici (Lev. 19:20-22)
6. Furto
a. Doro o pecora, se il ladro li scannava o vendeva, cinque tori o quattro pecore come compenso (Eso. 22:1)
b. Se l’animale di cui si era impossessato era vivo, doveva dare compenso doppio (Eso. 22:4)
c. Se non aveva nulla, doveva essere venduto schiavo per le cose rubate (Eso. 22:3) d. Furti non di bestiame: compenso doppio (Eso. 22:7)
7. Furto con scasso. Se avveniva di giorno il padrone di casa che uccideva lo scassinatore era colpevole di spargimento di sangue, perché lo scassinatore poteva essere riconosciuto o identificato e consegnato alle autorità competenti. Se il furto con scasso avveniva di notte (il movente del ladro era sconosciuto; poteva essere assassinio) e il padrone di casa uccideva lo scassinatore per difendere la sua proprietà (e forse anche la sua vita), non era colpevole di spargimento di sangue (Eso. 22:2, 3)
8. Sequestro di persona: colui che vendeva un uomo rapito, o nelle cui mani si trovava la vittima, veniva messo a morte (Eso. 21:16; Deut. 24:7)
9. Ferita mortale provocata da un animale: l’animale veniva ucciso, non si poteva mangiarne la carne, ma il proprietario era libero (Eso. 21:28)
a. Se un toro aveva l’abitudine di cozzare e il proprietario era stato ufficialmente avvertito, ma l’animale non era sorvegliato, il toro veniva lapidato e il proprietario doveva morire, oppure era richiesto un riscatto per la vita del proprietario secondo il prezzo stabilito dai giudici (Eso. 21:29-31)
b. Se un toro uccideva uno schiavo o una schiava, si dovevano dare trenta sicli d’argento al padrone dello schiavo; il toro era lapidato (Eso. 21:32)
10. Vietata la calunnia; poteva equivalere a levarsi ‘contro il sangue del proprio prossimo’ (se conteneva accuse gravi, poteva provocarne la morte o farlo portare in tribunale e condannare a morte) (Lev. 19:16; Eso. 23:1)
11. Vietato l’uso di pesi e misure falsi (Lev. 19:35-37; Deut. 25:13-16)
12. Vietato spostare confini (Deut. 19:14)
G. Crimini contro la morale
1. Adulterio; violazione del settimo comandamento. (Eso. 20:14; Lev. 18:20; Deut. 5:18; 22:22-24) Pena di morte per entrambi (Lev. 20:10)
2. Adulterio segreto da parte di una donna; pena, gonfiarsi il ventre e cadere la coscia (eufemismo per atrofia degli organi della riproduzione); essa diventava una maledizione in mezzo al popolo. (Perché i giudici potessero imporre pena di morte la legge richiedeva due testimoni oculari dell’adulterio). Se la donna era innocente doveva essere resa incinta dal marito (palese manifestazione che era innocente e che il frutto del suo grembo era benedetto) (Num. 5:11-31)
3. Precedente fornicazione segreta da parte di una ragazza che si sposava dichiarandosi vergine. Se il marito accusava la moglie di non essere vergine al momento del matrimonio, i genitori dovevano presentare agli anziani alla porta della città la prova che la ragazza era vergine. Se l’accusa era vera, non essendoci tale prova, la ragazza veniva messa a morte. Se l’accusa era falsa, l’uomo doveva pagare una multa pari al doppio del prezzo di una vergine (50 sicli x 2) e non poteva mai divorziare da lei (Deut. 22:13-21; confronta Deuteronomio 22:28, 29)
4. Ragazza fidanzata aggredita da un uomo
a. In città, la ragazza doveva gridare, altrimenti era colpevole (Deut. 22:23, 24)
b. In campagna, la ragazza che gridava (anche se nessuno sentiva e veniva in suo soccorso) era innocente (Deut. 22:25-27)
c. L’uomo era condannato a morte. Se la ragazza era consenziente o non gridava, anch’essa era colpevole e veniva condannata a morte (Deut. 22:23-27)
5. Seduzione di ragazza non fidanzata; l’uomo doveva pagare al padre il prezzo d’acquisto per le vergini. L’uomo la doveva sposare e non poteva divorziare da lei per tutta la vita. Se il padre rifiutava di dargli la ragazza, l’uomo doveva comunque versare la somma stabilita (Deut. 22:28, 29; Eso. 22:16, 17)
6. Vietata la prostituzione (Deut. 23:17, 18; Lev. 19:29)
7. Figlia di sacerdote che commetteva prostituzione: veniva messa a morte e poi bruciata (profanava il padre e il suo incarico sacro) (Lev. 21:9)
H. Incesto. Vietato il matrimonio con determinati parenti
1. Un uomo israelita non poteva sposare:
a. La madre, matrigna, o moglie secondaria di suo padre (Lev. 18:7, 8; 20:11; Deut. 22:30; 27:20)
b. Una sorella o sorellastra (Lev. 18:9, 11; 20:17; Deut. 27:22)
c. La figlia di suo figlio o di sua figlia (Lev. 18:10)
d. Una zia (sorella di sua madre o di suo padre) (Lev. 18:12, 13; 20:19)
e. Una zia acquisita (moglie del fratello di suo padre o di sua madre) (Lev. 18:14; 20:20)
f. sua nuora (Lev. 18:15; 20:12)
g. Una figlia, figliastra, figlia di una figliastra o di un figliastro, la suocera (Lev. 18:17; 20:14; Deut. 27:23)
h. La vedova di suo fratello (Lev. 18:16; 20:21) (a meno che non si trattasse del matrimonio del cognato essendo il fratello morto senza figli — Deut. 25:5, 6)
i. La sorella della moglie mentre la moglie era in vita (Lev. 18:18)
2. Una donna israelita non poteva sposare:
a. un figlio o figliastro (Lev. 18:7, 8; 20:11; Deut. 22:30; 27:20)
b. Un fratello o fratellastro (Lev. 18:9, 11; 20:17; Deut. 27:22)
c. Suo nonno (Lev. 18:10)
d. Un nipote (figlio di suo fratello o di sua sorella) (Lev. 18:12, 13; 20:19)
e. Un nipote (figlio di un fratello o di una sorella di suo marito) (Lev. 18:14; 20:20)
f. Suo suocero (Lev. 18:15; 20:12)
g. Il padre, il patrigno, il patrigno della madre o del padre, il genero (Lev. 18:7, 17; 20:14; Deut. 27:23)
h. Il fratello del marito (Lev. 18:16; 20:21) (a meno che non si trattasse del matrimonio del cognato perché il marito era morto senza un figlio — Deut. 25:5, 6)
i. il marito della sorella mentre la sorella era in vita (Lev. 18:18)
3. L’incesto comportava la pena di morte (Lev. 18:29; 20:11, 12, 14, 17, 20, 21)
I. Vietato avere rapporti sessuali con una donna durante la mestruazione. (Lev. 18:19) Pena di morte. (Lev. 20:18) Tuttavia il marito che avesse rapporti con la moglie durante tale impurità (forse per l’inaspettato inizio della mestruazione, involontariamente) era impuro per sette giorni (Lev. 15:19-24)
L. Inganno, falsità (Lev. 19:11)
M.Invocare il male su un sordo (Lev. 19:14)
N. Mettere un ostacolo davanti a un cieco (Lev. 19:14)
O. Raccomandato di non vendicarsi o avere rancore (Lev. 19:18)
P. Vietata la concupiscenza; violazione del decimo comandamento (Eso. 20:17; Deut. 5:21)
Q. Indossare abiti del sesso opposto (onde ingannare per scopi immorali) (Deut. 22:5)
R. Indecente azione violenta (una donna afferra i genitali di un uomo che lotta con suo marito); le veniva amputata la mano invece di applicare la legge del taglione, perché Geova aveva riguardo per la sua facoltà procreativa e per il diritto di suo marito di avere figli da lei (Deut. 25:11, 12)
S. Sodomia; pena di morte (Lev. 18:22; 20:13)
T. Bestialità; pena di morte per la persona e l’animale (Eso. 22:19; Lev. 18:23, 29; 20:15, 16; Deut. 27:21)
V MATRIMONIO
A. Il primo celebrato da Geova (Gen. 2:18, 21-24)
B. Poteva essere combinato dai genitori o dal pretendente con i genitori o tutori (secondo il principio patriarcale di Genesi 24:2-4, 48-53; 29:18, 22-28. — Giud. 14:1-4)
C. Se eredi della terra, le donne dovevano sposarsi entro la tribù (Num. 36:6-9)
D. Matrimonio obbligatorio dopo la seduzione (a meno che il padre della ragazza non lo vietasse) senza possibilità di divorzio. Prezzo della sposa si doveva pagare comunque (Eso. 22:16, 17; Deut. 22:28, 29)
E. Sacerdoti non potevano sposare una prostituta, una donna violentata o divorziata. (Lev. 21:7) Secondo Ezechiele 44:22 i sacerdoti potevano sposare vergini della casa di Israele o una vedova di altro sacerdote. Il sommo sacerdote poteva prendere in moglie solo una vergine del suo popolo (Lev. 21:13, 14)
F. Levirato o matrimonio del cognato (sposare vedova del fratello se morto senza figli maschi). Biasimato chi rifiutava di effettuare matrimonio del cognato (Deut. 25:5-10)
G. Vietate le alleanze matrimoniali con stranieri. (Eso. 34:12-16; Deut. 7:1-4; Nee. 12:23-27) Era però permesso matrimonio con donne prigioniere (Deut. 21:10-14)
H. La moglie era proprietà del marito. (Deut. 5:21; 24:1; Eso. 20:17; Prov. 31:10, 11, 28) Se la moglie faceva un voto il marito poteva confermarlo o annullarlo (Num. 30:6-8, 10-15)
I. Divorzio
1. Solo il marito poteva divorziare (per comportamento indecente della moglie). Doveva darle certificato scritto di divorzio (Deut. 24:1-4)
2. Non poteva divorziare chi aveva sposato una donna dopo averla sedotta (Deut. 22:28,29)
3. Un uomo non poteva risposare la donna da cui aveva divorziato dopo che si era risposata, neanche se il secondo marito aveva divorziato da lei o era morto (Deut. 24:1-4)
VI RAPPORTI FRA GENITORI E FIGLI
A. I figli dovevano onore ai genitori (Eso. 20:12; 21:15, 17; Lev. 19:3; 20:9; Deut. 5:16; 21:18-21; 27:16)
B. Genitori (specie il padre) avevano ordine di insegnare ai figli la legge di Dio (Deut. 6:6-9, 20-25; 11:18-21; Isa. 38:19)
C. Il padre poteva confermare o annullare voto fatto da una figlia non sposata ancora in casa sua (Num. 30:3-5)
D. Il padre poteva combinare matrimonio dei figli (Giud. 14:2; confronta Genesi 24:2-4; 28:1, 2)
E. I genitori potevano dedicare i figli al servizio nel santuario di Geova (I Sam. 1:11, 24-28; Giud. 11:30, 31, 39, 40)
F. Il padre poteva vendere schiava sua figlia (Eso. 21:7)
VII LEGGI RELATIVE ALLE SUCCESSIONI
A. Il figlio primogenito ereditava parte doppia del patrimonio (Deut. 21:15-17)
B. In quanto ad autorità il figlio primogenito veniva subito dopo il capofamiglia (I Sam. 17:28; 20:29)
C. Il padre non poteva privare dei suoi diritti il primogenito, figlio di una moglie “odiata”, per darli al figlio di un’altra moglie (Deut. 21:15-17)
D. La moglie non ereditava dal marito, ma grazie alla disposizione del levirato se lui moriva senza figli poteva essere riscattata insieme alla proprietà da chi aveva il diritto di ricompra (Rut 4:1-12)
E. Quando non c’era un figlio maschio, l’eredità andava alle figlie. (Num. 27:6-8) Se un uomo non aveva né figli né figlie, l’eredità andava ai suoi fratelli, o ai fratelli di suo padre, o al più vicino parente consanguineo (Num. 27:9-11)
F. Secondo la legge del levirato il primogenito che il fratello del defunto aveva dalla sua vedova era erede della proprietà del defunto (Deut. 25:5, 6)
G. Gli schiavi non israeliti facevano parte dell’eredità (Lev. 25:44-46)
H. L’eredità di una tribù non poteva essere trasferita a un’altra tribù (Num. 36:1-12)
VIII DIRITTO DI PROPRIETÀ
(Terra, edifici e migliorie apportate alla terra)
A. Per comando di Geova, paese di Canaan fu ripartito fra le varie tribù (Num. 26:52-56; Gios. 13:7-33; 18:2-10)
B. La terra era assegnata alle famiglie (Num. 33:54; 36:2)
1. Nessuno poteva vendere la terra in perpetuo; in realtà non si poteva vendere la terra, ma solo il valore del prodotto fino all’anno del Giubileo, calcolato come prezzo per averne l’usufrutto fino al Giubileo (Lev. 25:15, 16, 23-28)
2. Le case in città cinte da mura potevano essere riscattate solo entro l’anno, trascorso il quale rimanevano in perpetuo proprietà del compratore (eccetto le case dei leviti nelle loro città). Per le case negli insediamenti privi di mura il diritto di ricompra era permanente; queste case erano affrancate nel Giubileo (Lev. 25:29-31)
3. In caso di vendita, il parente più prossimo aveva il diritto di acquisto (Ger. 32:7-15)
C. La parte dei leviti consisteva di città coi loro pascoli (48 città, di cui 13 per i sacerdoti) (Num. 35:2-5; Gios. 21:3-42)
1. Singoli leviti non avevano eredità materiale (Deut. 18:1, 2)
2. I pascoli di una città levitica non si potevano vendere; appartenevano alla città, non ai singoli (Lev. 25:34)
D. Se un uomo santificava (destinava l’uso o il prodotto di) parte di un campo a Geova (al santuario, al sacerdozio), il valore era calcolato in base all’estensione di terreno che si poteva seminare con un homer di orzo. Tale estensione valeva cinquanta sicli d’argento, valore che diminuiva in proporzione al numero degli anni rimasti fino al successivo Giubileo (Lev. 27:16-18)
1. Se voleva ricomprarlo, doveva aggiungere il 20 per cento; altrimenti gli veniva restituito al Giubileo (Lev. 27:19)
2. Se non lo ricomprava ma era venduto a un altro, non poteva più essere ricomprato; al Giubileo diventava proprietà dei sacerdoti essendo santo a Geova (Lev. 27:20, 21)
3. Se un uomo santificava a Geova parte di un campo che aveva acquistato da un altro, al Giubileo il campo tornava al proprietario originale (Lev. 27:22-24)
E. Se un uomo offriva in voto qualche cosa di sua proprietà (le cose offerte in voto erano destinate unicamente e in modo permanente all’uso del santuario o alla distruzione [Gios. 6:17; 7:1, 15), campi, bestiame o altro, non poteva essere venduta o ricomprata; era di Geova (“come campo votato” non poteva essere ricomprato) (Lev. 27:21, 28, 29)
F. Lo stato non aveva diritto di confiscare per uso pubblico la terra che faceva parte dell’eredità di qualcuno dando semplicemente un compenso (I Re 21:2-4)
G. Riscatto della proprietà
1. In occasione del Giubileo tutta la terra tornava al proprietario originale (con le summenzionate eccezioni) (Lev. 25:8-10, 15, 16, 24-28)
2. I leviti potevano riscattare in qualunque momento le loro case nelle città levitiche (Lev. 25:32, 33)
H. Cessioni e registrazioni
1. A volte si redigevano atti (Ger. 32:9-14)
2. Ricompra di proprietà quando chi aveva il primo diritto di ricompra rifiutava di usufruirne (Rut 4:3-11)
I. Anno sabatico: la terra rimaneva incolta; non si faceva mietitura, ma il proprietario, i poveri e gli animali potevano mangiare quello che cresceva da sé; per lo più si mangiavano le provviste immagazzinate (Eso. 23:10, 11; Lev. 25:1-7, 20-22)
L. Anno del Giubileo: iniziava il giorno di espiazione del cinquantesimo anno, a partire dall’anno in cui gli israeliti erano entrati nella Terra Promessa (Lev. 25:2, 8-19)
IX COMPORTAMENTO E DOVERI INDIVIDUALI
A. Amare Dio (Deut. 6:4, 5; 11:1; 30:16, 19, 20)
B. Amare il prossimo (Lev. 19:18; Deut. 10:19)
C. Timore di Dio (Deut. 5:29; 6:1, 2, 10-13, 24; 8:6, 10; 10:12, 20; 14:23; 17:19)
D. Assemblee (Deut. 31:10-13)
1. Tutti i maschi dovevano radunarsi tre volte all’anno: Pasqua e festa dei pani non fermentati, festa delle settimane e festa delle capanne (Deut. 16:16; Lev. 23:1-43)
2. L’uomo che deliberatamente trascurava di osservare la Pasqua veniva ‘stroncato’, messo a morte (Num. 9:13)
E. Si dovevano mantenere i voti; un uomo o una donna poteva fare voto di nazireato (Deut. 23:21-23; Num. 6:2-12; 30:2)
1. Il voto di una figlia che viveva in casa del padre dipendeva dal padre (Num. 30:3-5)
2. Il voto di una donna fidanzata o sposata dipendeva dal marito (Num. 30:6-8, 10-15)
F. I sacerdoti non dovevano bere vino prima di entrare nel santuario per prestare servizio; pena di morte (Lev. 10:8, 9)
G. Rispetto per i capi (Eso. 22:28)
H. La moglie aveva il dovere di essere sottomessa al marito. (Marito chiamato “proprietario” [Eso. 21:22; Prov. 31:10, 11]). (Confronta Genesi 3:16; 18:12; Romani 7:2; I Pietro 3:1, 5, 6)
I. Onorare i genitori (Eso. 20:12; 21:15, 17)
L. Doveri verso le vedove e gli orfani (Eso. 22:22-24; Deut. 24:17; 27:19)
M. Verso i poveri (Eso. 23:6; Lev. 25:35, 39-43)
N. Verso i residenti forestieri (Eso. 22:21; 23:9; Lev. 19:33, 34; Deut. 10:17-19; 24:14, 15, 17; 27:19)
O. Verso i bisognosi e gli indifesi (Lev. 19:14; Deut. 24:14, 17; 27:18)
P. Verso gli schiavi e i lavoratori salariati (Eso. 21:2; 23:12; Deut. 24:14, 15; 15:12-15)
Q. Rispetto per le persone anziane (Lev. 19:32)
R. Agire con giustizia (Eso. 23:2, 3, 6; Lev. 19:15, 35)
S. Quando veniva ritrovato un oggetto perduto andava restituito al proprietario; se il proprietario era lontano o sconosciuto, chi l’aveva trovato doveva tenerlo finché non gli veniva richiesto (Deut. 22:1-3)
T. Costruire parapetto intorno alla terrazza di casa (per evitare di essere responsabili del sangue sparso se qualcuno fosse caduto) (Deut. 22:8)
U. Spigolatura (Eso. 23:10, 11; Lev. 19:9, 10; 23:22; Deut. 24:19-21)
V. Non incrociare animali diversi, non seminare un campo con semi diversi e non portare un vestito tessuto con filati diversi, mischiati, e non arare aggiogando insieme un toro e un asino (Lev. 19:19; Deut. 22:9-11)
Z. Verso gli animali
1. Animali da soma (Eso. 23:12; Deut. 22:10; Prov. 12:10)
2. Il toro che trebbia (Deut. 25:4)
3. Animali selvatici (Eso. 23:11; Lev. 25:5-7)
4. La madre e i suoi piccoli (Lev. 22:28; Deut. 22:6, 7)
5. Aiutare animali altrui in difficoltà (Eso. 23:5; Deut. 22:4)
X LEGGI SANITARIE E DIETETICHE
(Servivano sia per tenere gli israeliti separati dalle nazioni pagane sia per favorire la purezza e la salute)
A. Si poteva mangiare la carne degli animali puri (Lev. 11:1-31; Deut. 12:20)
B. Era severamente vietato mangiare sangue (Gen. 9:4; Lev. 7:26; 17:12, 14; 19:26; Deut. 12:16, 23-25); la violazione comportava la pena di morte (Lev. 7:27; 17:10)
1. La vita (l’anima) è nel sangue (Lev. 17:11, 14; Deut. 12:23)
2. Il sangue dell’animale macellato si doveva versare per terra come acqua e coprire di polvere (Lev. 17:13; Deut. 12:16)
3. Non si poteva mangiare nessun animale morto di morte naturale o trovato morto (perché era impuro e non era stato dovutamente dissanguato) (Deut. 14:21)
4. Unici usi legittimi: sangue posto sull’altare per espiazione; nelle purificazioni prescritte (Lev. 17:11, 12; Deut. 12:27; Num. 19:1-9)
C. Non si doveva mangiare il grasso; apparteneva a Geova (Lev. 3:16, 17; 7:23, 24)
1. Il grasso di un animale trovato morto o sbranato si poteva usare in altri modi, ma non mangiare (Lev. 7:24)
2. Mangiare il grasso delle offerte comportava la pena di morte (Lev. 7:25)
D. Sotto la Legge, nel deserto tutti gli animali domestici da macellare si dovevano portare nel tabernacolo. Venivano mangiati come sacrifici di comunione (Lev. 17:3-6)
1. La violazione comportava la pena di morte (Lev. 17:4, 8, 9)
2. Animali selvatici presi durante la caccia si potevano ammazzare sul posto; si doveva versare il sangue (Lev. 17:13, 14)
3. Nella Terra Promessa, si potevano macellare animali puri da mangiare nel luogo dove si abitava se era lontano da Gerusalemme, ma il sangue si doveva versare per terra (Deut. 12:20-25)
E. Animali, pesci, uccelli e insetti che si potevano o che non si potevano mangiare
1. Si poteva mangiare qualunque animale che avesse lo zoccolo spartito con una fenditura in mezzo, e ruminante (Lev. 11:2, 3; Deut. 14:6)
2. Erano proibiti: (a) cammello (rumina ma non ha lo zoccolo spartito; ha una fenditura solo superficiale, solo nella parte anteriore); (b) procavia (solo ruminante); (c) lepre (solo ruminante); (d) maiale (solo zoccolo spartito) (Lev. 11:4-8; Deut. 14:7, 8; vedi le voci relative ai singoli animali)
3. Permessi tutti gli animali acquatici che hanno pinne e scaglie (Lev. 11:9-12; Deut. 14:9, 10)
4. Proibiti fra gli uccelli e i volatili: aquila (grosso uccello da preda [Prov. 30:17]), ossifraga (falco pescatore), avvoltoio e avvoltoio nero (si nutrono di carogne), falco e falcone (uccelli da preda), nibbio, corvo, struzzo, civetta e gufo (uccelli da preda, voraci), gabbiano (si nutre di carogne), cigno, pellicano, cormorano, cicogna, airone, upupa (ha abitudini impure), pipistrello, e ogni ‘creatura alata sciamante’ che “cammina su tutt’e quattro” (cioè che incede alla maniera degli animali che vanno a quattro zampe) (Deut. 14:12-19; Lev. 11:13-20)
5. Permessi fra gli insetti e le ‘creature alate sciamanti’, tutti quelli che vanno a quattro zampe e hanno zampe per saltare: locuste, grilli e cavallette (tutti secondo le loro specie) (Lev. 11:21, 22; vedi le voci relative ai singoli insetti)
6. Proibiti fra gli animali ‘che sciamano’ sulla terra: talpa, gerboa (roditore con lunghe zampe posteriori per saltare), lucertola, geco, varano, salamandra, camaleonte; qualsiasi animale che striscia sul ventre, o cammina a quattro o più zampe (Lev. 11:29, 30, 42)
7. Non si poteva mangiare un animale morto di morte naturale, trovato morto o sbranato da una bestia feroce; se era stato sbranato da una bestia feroce, si doveva gettarlo ai cani (anche se si trattava di un animale normalmente puro e quindi commestibile) (Lev. 17:15, 16; Deut. 14:21; Eso. 22:31)
8. Gli animali presentati come voto o offerte volontarie, sacrifici di comunione, si potevano mangiare il giorno in cui erano offerti e il secondo giorno, ma non il terzo giorno; pena di morte per la violazione. Un sacrificio di rendimento di grazie si doveva mangiare il giorno stesso; non si doveva conservare fino alla mattina (secondo giorno). La pasqua non doveva avanzare; quello che non veniva mangiato si doveva bruciare (Lev. 7:16-18; 19:5-8; 22:29, 30; Eso. 12:10)
F. Cose che rendevano impuri
1. Mangiare qualunque animale proibito o toccare corpi morti. Chi toccava un animale puro morto di morte naturale era impuro fino a sera; se uno lo mangiava o lo trasportava, doveva lavarsi gli abiti (Lev. 11:8, 11, 24, 25, 27, 28, 31, 36, 39, 40; 17:15, 16)
2. Vasi, sostegni di giare, forni, indumenti, pelli, sacchi erano impuri se venivano in contatto con carogne di animali impuri (Lev. 11:32-35)
a. Vasi di terracotta, forni e sostegni per giare si dovevano frantumare (erano porosi, quindi più soggetti a trattenere impurità) (Lev. 11:33-35)
b. Altri vasi si dovevano mettere nell’acqua; impuri fino a sera (Lev. 11:32)
c. Solo sorgenti e pozzi rimanevano puri se vi cadeva dentro un animale impuro morto (Lev. 11:34, 36)
d. I semi non diventavano impuri, a meno che non vi fosse versata su acqua (l’acqua poteva far penetrare l’impurità nel seme) (Lev. 11:37, 38)
3. Emissione seminale; la persona doveva fare il bagno e rimaneva impura fino a sera (Lev. 15:16)
a. Ogni indumento venuto in contatto con l’emissione seminale doveva essere lavato e rimaneva impuro fino a sera (Lev. 15:17)
b. La donna, in caso di rapporto sessuale, doveva fare il bagno e rimaneva impura fino a sera (Lev. 15:18)
4. Impurità della donna dovuta al parto
a. Era impura per sette giorni dopo aver partorito un maschio, più altri trentatré giorni (primi sette giorni, impura a tutti gli effetti, come durante la mestruazione; trentatré giorni impura solo in quanto a toccare cose sante, come sacrifici, o entrare in luogo santo) (Lev. 12:2-4)
b. Dopo aver partorito una femmina, la donna era impura per quattordici giorni, più sessantasei (per sottolineare la priorità maschile) (Lev. 12:5)
5. Mestruazione (Lev. 12:2)
a. Donna impura per sette giorni in caso di mestruazione regolare; durante l’intero periodo di una prolungata o anormale perdita di sangue, più altri sette giorni (Lev. 15:19, 25, 28)
b. Durante la sua impurità qualunque cosa su cui si sedesse o sdraiasse era impura (Lev. 15:20)
c. Chi toccasse lei, il suo letto o il suo sedile doveva lavarsi gli abiti e fare il bagno ed era impuro fino a sera (Lev. 15:21-23)
d. L’uomo che venisse in contatto con la sua impurità mestruale era impuro per sette giorni e qualsiasi giaciglio su cui si sdraiasse era impuro (Lev. 15:24)
e. In qualunque tempo la donna avesse una perdita era impura (Lev. 15:25-27)
G. Malattie
1. Lebbra e altre piaghe: il sacerdote stabiliva se era lebbra o no (Lev. 13:2)
a. Procedura: la persona era messa in quarantena per sette giorni; era esaminata e, se la piaga si era arrestata, veniva messa in quarantena per altri sette giorni (Lev. 13:4, 5, 21, 26); se la piaga non si era diffusa, era dichiarata pura (Lev. 13:6); se la piaga si era diffusa, era lebbra (Lev. 13:7, 8)
b. Se uno era lebbroso, doveva avere abiti strappati, capelli incolti e coprirsi i baffi (o il labbro superiore); doveva gridare “Impuro, impuro!” Rimaneva isolato fuori dell’accampamento finché la piaga era guarita (Lev. 13:31, 45, 46; Num. 5:2-4)
c. La calvizie non rendeva impuri (Lev. 13:40, 41)
2. Indumenti affetti da “lebbra” maligna (forse muffa). Procedura: messi in quarantena per sette giorni; se la lebbra persisteva, venivano bruciati. (Lev. 13:47-52) Altrimenti erano lavati e messi in quarantena per altri sette giorni; se dopo il lavaggio la macchia era opaca, doveva essere strappata via. Se la piaga scompariva, venivano lavati di nuovo e dichiarati puri (Lev. 13:53-59)
3. Casa ‘lebbrosa’ (forse invasa da un fungo)
a. Procedura: per prima cosa veniva fatta sgomberare la casa e veniva chiamato il sacerdote (Lev. 14:36); posta in quarantena per sette giorni (Lev. 14:38); se era ancora lebbrosa, le pietre infette si dovevano cavare e gettare fuori della città in luogo impuro (Lev. 14:40); tutto l’interno della casa veniva raschiato e la calcina gettata fuori della città in luogo impuro (Lev. 14:41); sostituite le pietre, la casa veniva intonacata (Lev. 14:42)
b. Se la piaga tornava, l’intera casa veniva demolita (Lev. 14:43-45)
c. Chi entrava in una casa in quarantena era impuro fino a sera (Lev. 14:46)
4. Scolo genitale (evidentemente per malattia) (Lev. 15:2, 3)
a. Letto o ciò su cui il malato si era seduto o sdraiato era impuro (Lev. 15:4)
b. Chiunque toccasse il malato, il suo letto o sedile, era impuro; diventava impura anche una persona a cui il malato sputava (Lev. 15:5-11)
c. Vasi di terracotta toccati da qualcuno affetto da scolo si dovevano frantumare, quelli di legno andavano lavati con acqua (Lev. 15:12)
d. Arrestato lo scolo, uno era impuro per altri sette giorni (Lev. 15:13)
5. Tutela dell’accampamento
a. Luogo privato fuori dove ciascuno doveva coprire propri escrementi (Deut. 23:12, 13)
b. Polluzione notturna rendeva un uomo impuro fino alla sera successiva; doveva rimanere fuori dell’accampamento (Deut. 23:9-11)
6. Regolamenti relativi a corpi di defunti
a. Chi toccava un cadavere, un osso o una tomba era impuro per sette giorni (anche se in aperta campagna) (Num. 19:11, 16)
b. Chi rifiutava di purificarsi era punito con la morte. (Num. 19:12, 13) (Vedi procedura di purificazione in Numeri 19:17-19)
c. Ogni vaso aperto su cui non era legato un coperchio era impuro; erano impuri anche tutti coloro che si trovavano nella tenda o vi entravano (Num. 19:14, 15)
7. Quando si prendeva bottino da una città, tutto ciò che era possibile doveva essere purificato col fuoco (metalli), poi passato in acqua; altre cose si dovevano lavare (Num. 31:20, 22, 23)
XI ATTIVITÀ COMMERCIALI
A. Bilance, misure e pesi accurati (Lev. 19:35, 36; Deut. 25:13-15)
B. Valore del terreno calcolato con cura (in base al tempo rimasto fino all’anno del Giubileo) (Lev. 25:14-17)
C. Diritto di ricompra della terra (Lev. 25:24)
D. Alla fine di sette anni non si poteva più esigere il pagamento dei debiti da fratelli ebrei (Deut. 15:1, 2); si poteva esigere il pagamento di un debito dallo straniero (Deut. 15:3)
E. La paga ai lavoratori salariati, in difficoltà o poveri, sia fratelli che residenti forestieri, si doveva dare il giorno stesso (Deut. 24:14, 15)
F. Se si prendeva un mantello in pegno per un prestito, bisognava restituirlo prima di sera (il povero spesso dormiva nel mantello, per mancanza di altre coperte; se ne era privo di notte poteva soffrire il freddo) (Eso. 22:26, 27; Deut. 24:12, 13)
1. Non si poteva entrare in casa d’altri per farsi dare un pegno come garanzia di un prestito. Si doveva restare fuori di casa e aspettare che lo portasse fuori (rispetto dei fondamentali diritti umani) (Deut. 24:10, 11)
2. Non si poteva prendere in pegno la macina a mano né la sua mola superiore (la persona non avrebbe potuto macinare il grano per sé e per la famiglia; sarebbe stato come ‘prendere in pegno la sua anima’) (Deut. 24:6)