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SantificazioneAusiliario per capire la Bibbia
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guardia dagli uomini senza coscienza che ostentano una santificazione falsa. Se la Parola di Dio dichiara una cosa pura, è pura, e il cristiano, ringraziando di ciò in preghiera, la accetta come se fosse santificata, e Dio lo considera puro se ne mangia. — I Tim. 4:1-5.
I sabati e le feste speciali erano santificati, come lo erano altri periodi di tempo, quali l’anno del Giubileo. — Eso. 31:14; Lev. 23:3, 7, 8, 21, 24, 27, 35, 36; 25:10.
LA TERRA
In Israele un uomo poteva santificare a Dio parte della sua eredità. Poteva far questo disponendo che il prodotto di quel pezzo di terra andasse al santuario, o devolvendo al santuario il valore della terra (cioè del raccolto) secondo la stima fatta dal sacerdote. Se decideva di ricomprarla, doveva aggiungere un quinto al valore del campo (calcolato in base al numero dei raccolti fino al Giubileo) secondo la stima fatta dal sacerdote. Al Giubileo il campo tornava al suo proprietario. — Lev. 27:16-19.
I versetti successivi parlano del proprietario che non ricompra il campo, ma lo vende a un altro, e in tal caso la legge prevede che al tempo del Giubileo il campo diventi possedimento permanente del santuario. A proposito di questa legge, di Levitico 27:20, 21, nel suo Commentary F. C. Cook dice: “[Queste parole] si possono riferire al caso in cui un uomo abbia venduto in modo fraudolento i suoi interessi su un campo e si sia appropriato il ricavato dopo averlo dedicato al Santuario”. Oppure si possono riferire al caso in cui un uomo abbia trattenuto l’usufrutto del campo, abbia adempiuto il voto pagando come affitto annuo una parte adeguata del prezzo di redenzione e quindi abbia ceduto i suoi interessi a un altro per avere del denaro contante. Un campo del genere era considerato “votato”, perché egli aveva trattato una cosa santificata al santuario come sua propria, e aveva mancato di rispettarne la santità facendone un commercio.
Il principio poteva essere simile alla legge di Deuteronomio 22:9: “Non devi seminare nella tua vigna due sorte di semi, onde il pieno prodotto del seme che tu semini e il prodotto della vigna non siano devoluti al santuario”. Questo a motivo della violazione della legge enunciata in precedenza in Levitico 19:19.
La distinzione tra cose ‘santificate’ e cose ‘votate’ consisteva nel fatto che per la cosa ‘votata’ non era possibile redenzione. Lo stesso avveniva per le case. (Lev. 27:14, 15) Tuttavia, se un uomo santificava il campo di un altro che aveva acquistato, al Giubileo il campo tornava al proprietario originale. — Lev. 27:22-24.
NEL MATRIMONIO
L’apostolo Paolo dice ai cristiani sposati: “Il marito incredulo è santificato rispetto alla moglie, e la moglie incredula è santificata rispetto al fratello; altrimenti, i vostri figli sarebbero realmente impuri, ma ora sono santi”. Grazie alla considerazione che Geova ha per il cristiano, la sua relazione coniugale col coniuge non credente non lo contamina. La purezza del santificato non santifica il coniuge come se fosse un santo di Dio, ma il matrimonio è puro, onorevole. Il coniuge non credente ha un’eccellente opportunità di trarre beneficio osservando la condotta cristiana del credente e può essere lui stesso salvato. (I Cor. 7:14-17) Grazie al ‘merito’ del credente i figli piccoli sono considerati santi, sotto la cura e la protezione divina, e non impuri come figli di genitori entrambi mondani.
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SantissimoAusiliario per capire la Bibbia
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Santissimo
Il locale più interno del tabernacolo e poi del tempio. Nel tabernacolo questo scompartimento era cubico, infatti ciascuna delle sue tre dimensioni era di dieci cubiti (m 4,4 ca.); le dimensioni del Santissimo nel tempio costruito da Salomone erano due volte quelle del tabernacolo, quindi come cubatura era otto volte più grande. — Eso. 26:15, 16, 18, 22, 23; I Re 6:16, 17, 20; II Cron. 3:8.
Il sommo sacerdote entrava nel Santissimo solo nell’annuale giorno di espiazione; nessuno, in nessun altro tempo, poteva oltrepassare la cortina che separava questo locale dal luogo santo. (Lev. 16:2) Nel Santissimo il sommo sacerdote era circondato dai variopinti cherubini ricamati sulla copertura interna del tabernacolo e sulla cortina. (Eso. 26:1, 31, 33) Nel tempio di Salomone le pareti e il soffitto erano di legno di cedro rivestito d’oro, e sulle pareti erano scolpiti cherubini, palme, ornamenti a forma di zucca e fiori. — I Re 6:16-18, 29; II Cron. 3:7, 8.
Secondo le Scritture, nel giorno di espiazione il sommo sacerdote entrava tre volte nel Santissimo, prima con l’incensiere d’oro dell’incenso profumato, alimentato con brace presa dall’altare, una seconda volta col sangue del toro, l’offerta per il peccato a favore della tribù sacerdotale, e infine col sangue del capro, l’offerta per il peccato a favore del popolo. (Lev. 16:11-15; Ebr. 9:6, 7, 25) Egli spruzzava il sangue degli animali sul terreno davanti all’arca d’oro del patto, sul cui coperchio c’erano i cherubini d’oro in mezzo ai quali si diceva Geova dimorasse in modo figurativo. (Eso. 25:17-22; Lev. 16:14, 15) La presenza di Geova era simboleggiata da una nuvola evidentemente luminosa e splendente, l’unica luce che illuminava questo scompartimento del tabernacolo, in cui non c’erano candelabri. Quando il tabernacolo era nel deserto, sopra il Santissimo c’era una nuvola di giorno e una colonna di fuoco di notte, visibili all’intero accampamento di Israele. — Eso. 13:22; 40:38; Num. 9:15; confronta Salmo 80:1; vedi ARCA DEL PATTO.
USO SIMBOLICO
Il Santissimo della tenda di adunanza o tabernacolo conteneva l’arca del patto, simbolo della presenza di Geova. Perciò il Santissimo era usato in senso figurativo per rappresentare la dimora di Geova Dio, il cielo stesso. Lo scrittore ispirato della lettera agli ebrei ci dà questa interpretazione paragonando l’ingresso del sommo sacerdote di Israele nel Santissimo una volta all’anno, il giorno di espiazione, con l’ingresso del grande Sommo Sacerdote Gesù Cristo in ciò che il Santissimo simboleggiava (il “cielo stesso”) una volta per sempre, col suo sacrificio per i peccati. — Ebr. 9:7-12, 23, 24.
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SantitàAusiliario per capire la Bibbia
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Santità
Condizione o qualità di chi o di ciò che è santo. I termini italiani “santo” e “santità” sono la traduzione di termini ebraici che hanno il possibile significato fondamentale di “essere luminoso”, “essere nuovo o fresco, immacolato o puro” in senso fisico, anche se nella Bibbia sono usati principalmente in senso morale o spirituale. Santità significa dunque purezza, purità, sacralità. Inoltre l’originale ebraico dà l’idea di qualcosa di separato, esclusivo o santificato a Dio, che è santo; la condizione di chi o di ciò che è riservato al servizio di Dio. Nelle Scritture Greche Cristiane i termini resi “santo” e “santità” pure denotano separazione per servire Dio; anche questi sono usati in riferimento alla santità come qualità di Dio e alla purezza o perfezione della condotta personale di ciascuno.
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