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La matita al vostro servizioSvegliatevi! 1976 | 22 giugno
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si fa la mia guaina. Il legno dev’essere abbastanza tenero da poterlo temperare, abbastanza resistente da reggere in punta la fragile mina e duro perché non si deformi o non si pieghi. Il cedro rosso soddisfa tutte queste esigenze, oltre ad avere un intenso colore naturale e a emanare un piacevole aroma quando mi fanno la punta. È ancor oggi considerato il meglio per la fabbricazione delle matite. Ma poiché questo tipo di legno scarseggia, è stato necessario usare altre varietà, come il cedro dei monti della Sierra Nevada, in California.
Prima il legno viene squadrato in assicelle di circa diciotto centimetri per cinque, assicelle larghe quanto sei matite e dello spessore di mezza matita. Quindi, da un lato vengono prodotte meccanicamente sei scanalature, per accogliere la mina. Poi due di queste assicelle sono incollate insieme dopo avervi messo in mezzo la mina nelle scanalature. Quando la colla ha preso, vengono sagomate prima da una parte dando loro la forma di sei mezze matite. Poi si fa lo stesso con l’altra parte, e si ricavano sei matite separate, tagliate ora nella lunghezza esatta. Segue la verniciatura. Per alcune mie amiche più costose, possono volerci dieci mani di lacca.
Sono quasi pronta per lasciare la fabbrica, ma, prima, bisogna stampare sul mio fianco il mio nome, il contrassegno e la gradazione. Dalla macchina che provvede alla marcatura passo rapidamente alla macchina per l’affilatura automatica, sono ispezionata per l’ultima approvazione, quindi passo alla macchina per l’inscatolatura. Ora sono pronta per la vendita. Ci sono volute centoventicinque operazioni separate per fare di me quello che sono, la vostra matita.
Sì, sono al vostro servizio da molto tempo. La prossima volta che mi prendete in mano, ricordate: “È meglio servirsi di me che fidarsi di una cattiva memoria”.
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Fino a che punto i cristiani devono fare cordoglio?Svegliatevi! 1976 | 22 giugno
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Qual è la veduta della Bibbia?
Fino a che punto i cristiani devono fare cordoglio?
LA MORTE di parenti o amici diletti è una delle più sconvolgenti esperienze che noi creature umane dobbiamo fare. È accompagnata da un profondo senso di vuoto, che dà luogo a dolore. Il pianto è solo una naturale espressione di tale profondo dolore.
Ma la Bibbia non scoraggia il pianto? Non fu detto specificamente ad alcuni di non piangere? Esaminiamo ciò che dice la Bibbia sull’argomento, e perché.
Un caso riguarda la morte di Nadab e Abiu, figli di Aaronne. Questi uomini avevano trasgredito le esigenze di Dio relative alla pura adorazione offrendo “fuoco illegittimo”, probabilmente mentre erano sotto l’effetto dell’alcool. Per questo atto irriverente furono giustiziati da Geova Dio. (Lev. 10:1, 2, 8-11) In questa occasione Aaronne e gli altri suoi figli ricevettero il comando di non abbandonarsi a nessuna esteriore manifestazione di cordoglio. Ubbidendo a questo comando, dimostrarono d’essere pienamente d’accordo con il giudizio eseguito da Dio contro i loro parenti. (Versetti 6, 7) Perciò, il modo in cui si comportarono Aaronne e i suoi figli non dovrebbe avere nessuna relazione con il modo in cui si comporterebbe normalmente il cristiano alla morte di una persona cara.
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