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GrassoAusiliario per capire la Bibbia
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Arabia ed Egitto le pecore hanno la coda grassa, spesso del peso di kg 4,5 o più). La Legge precisava: “Tutto il grasso appartiene a Geova . . . Non dovete mangiare alcun grasso né alcun sangue”. — Lev. 3:3-17.
Il grasso bruciava bene e si consumava quasi completamente sull’altare. Qualsiasi grasso offerto sull’altare non vi doveva rimanere fino all’indomani mattina; probabilmente andava a male e diventava disgustoso, qualcosa del tutto sconveniente per qualsiasi offerta sacra. — Eso. 23:18.
Motivi della legge
Sotto il patto della Legge sia il sangue che il grasso appartenevano esclusivamente a Geova. Il sangue contiene la vita, che solo Geova può dare; perciò gli appartiene. (Lev. 17:11, 14) Il grasso era considerato la parte più ricca della carne dell’animale. L’offerta del grasso dell’animale era evidentemente un riconoscimento del fatto che le “primizie” o le parti migliori appartengono a Geova, che provvede riccamente, e manifestava il desiderio dell’adoratore di offrire il meglio a Dio. Poiché simboleggiava che gli israeliti dedicavano il meglio a Geova, si diceva che fumava sull’altare come “cibo” di “odore riposante”. (Lev. 3:11, 16) Mangiare il grasso era dunque un’appropriazione indebita di ciò che era santificato a Dio, un’usurpazione dei diritti di Geova. Mangiando il grasso si incorreva nella pena di morte. A differenza del sangue, però, il grasso poteva essere usato per altri scopi, almeno nel caso di un animale morto di morte naturale o ucciso da un’altra bestia. — Lev. 7:23-25.
Portata della legge
Prendendo lo spunto da questo versetto, molti commentatori hanno cercato di limitare il divieto di Levitico 3:17 solo al grasso degli animali che venivano offerti in sacrificio, come tori, pecore e capri. Su questo argomento l’insegnamento rabbinico è diviso. Tuttavia l’ordine relativo al grasso in Levitico 3:17 è collegato con quello che proibiva di mangiare sangue, legge che chiaramente includeva il sangue di tutti gli animali. (Confronta Levitico 17:13; Deuteronomio 12:15, 16). È dunque più coerente ritenere che la legge relativa al grasso includesse il grasso di tutti gli animali, anche quelli uccisi dagli israeliti per usi comuni.
L’idea che il divieto si applicasse a tutto il grasso non è smentita dal testo di Deuteronomio 32:14, dove si parla di Geova che dà da mangiare a Israele il “grasso dei montoni”. Questa è un’espressione figurativa per indicare il meglio del gregge o, come rende la frase La Bible de Jérusalem, “il grasso dei pascoli”. Tale significato poetico è indicato dalla seconda parte dello stesso versetto che menziona il “grasso dei reni del frumento” e il “sangue dell’uva”. Lo stesso si può dire di Neemia 8:10, dove al popolo viene comandato: “Andate, mangiate le cose grasse”. Non si deve concludere che mangiassero letteralmente il grasso. “Cose grasse” possono essere porzioni abbondanti, non scarne o asciutte, ma succulente, fra cui gustosi piatti preparati con oli vegetali. Infatti altri traducono “mangiate grassi manicaretti”. — PIB.
La legge mosaica non vietava di alimentare o ingrassare pecore o bovini da mettere in tavola. Leggiamo del “vitello ingrassato” scannato per il figlio prodigo. (Luca 15:23) Il vitto di Salomone includeva ‘cuculi e bovini ingrassati’. (I Re 4:23) Il termine ebraico marbèq tradotto “vitello ingrassato” in I Samuele 28:24 significa letteralmente ‘vitello di stalla o tenuto legato’; mèahh e merì’ si riferiscono a un ‘animale ben pasciuto’ o carnoso. (Isa. 5:17; Ezec. 39:18; vedi anche Proverbi 15:17; Geremia 46:21). Ma, in ciascun caso, questo non significa che l’animale venisse ‘ingrassato’ allo scopo di produrre strati di grasso o lardo; ancora una volta si deve intendere piuttosto che gli animali non erano scarni, ma ben pasciuti. — Confronta Genesi 41:18, 19.
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GrataAusiliario per capire la Bibbia
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Grata
Intelaiatura di listelli di legno o canne incrociate che formano un reticolato e usata in genere per chiudere una finestra. Per secoli le grate alle finestre sono state comuni nel Medio Oriente. Servivano a tenere fresca la casa evitando i raggi diretti del sole, ma consentendo la ventilazione, e contribuivano anche ad abbellire l’edificio. In tempi biblici alcune case avevano finestre a pianterreno che davano su un cortile interno e altre che davano sulla strada. Queste ultime di solito erano nella parte più alta della parete o nella camera in terrazza ed erano munite di grate.
Chi era in casa poteva guardare attraverso la grata della finestra e osservare quello che avveniva fuori senza essere visto dall’esterno. Nel canto di Debora e Barac la madre dell’ucciso Sisera guarda invano da una finestra per vedere suo figlio “dalla grata”. (Giud. 5:1, 28) Attraverso la grata di una finestra fu possibile a un osservatore vedere giù in strada “un giovane che mancava di cuore” incontrare una prostituta. (Prov. 7:6-13) Anche nel Cantico di Salomone (2:9) si parla di guardare “fisso attraverso le finestre, spiando attraverso le grate”.
Le grate di alcune finestre erano evidentemente montate su cardini e si potevano aprire e chiudere. Le finestre della camera in terrazza di Daniele, da cui si poteva vederlo pregare Geova tre volte al giorno, forse avevano grate che si potevano aprire o chiudere. — Dan. 6:10.
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GravidanzaAusiliario per capire la Bibbia
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Gravidanza
Dando ad Adamo ed Eva il comando “Siate fecondi e moltiplicatevi ed empite la terra”, Geova indicò che la gravidanza sarebbe stata un’esperienza normale per la donna. (Gen. 1:28) Una volta subentrata l’imperfezione nella famiglia umana, Dio spiegò che la gravidanza sarebbe diventata più penosa. — Gen. 3:16; vedi DOGLIE.
Presso gli ebrei i figli, specie i maschi, erano considerati una benedizione (Sal. 127:3; 128:3; Gen. 29:32-35; 30:5, 6), e la sterilità una vergogna e un disonore. (Luca 1:24, 25; Gen. 25:21; 30:1) Perciò la gravidanza era qualche cosa che una donna sposata desiderava. (I Sam. 1:2, 11, 20) Una volta avvenuto il concepimento, l’embrione o il feto in via di sviluppo era considerato un’anima. L’atto che provocasse l’uccisione del nascituro nel grembo materno era giudicato secondo la regola di “anima per anima”. (Eso. 21:22, 23) Era un’azione nefanda che un nemico squarciasse o sventrasse una donna incinta. — Osea 13:16; Amos 1:13; II Re 8:12; 15:16.
La gravidanza nel periodo terminale comportava dolore (Sal. 48:6; I Tess. 5:3), ma tale sofferenza temporanea cessava alla nascita del bambino così che la gravidanza giungeva normalmente a una conclusione felice e lieta. — Giov. 16:21, 22.
“GUAI ALLE DONNE INCINTE”
Rispondendo alla domanda degli apostoli circa il termine del sistema di cose, Gesù parlò di fuggire dalla Giudea e disse: “Guai alle donne incinte e a quelle che allattano un bambino in quei giorni!” (Matt. 24:19; Mar. 13:17; Luca 21:23) L’adempimento e la veracità di queste parole furono evidenti prima e durante la distruzione di Gerusalemme nel
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